"Ego
Sapientia habito in Consilio"
è
la scritta che compare nel cartiglio srotolato da una cascata di
angioletti nel cielo dell'allegoria al centro del soffitto della
Sala Rossa. La fonte è la Bibbia e l'intento simbolico risulta
evidente: il dipinto è organizzato come una pala d'altare,
con la metà inferiore riservata ai membri del Consiglio e
la metà superiore a Dio; tra i due, qualche esile squarcio
di cielo invaso dal palco di nembi che sorregge l'impianto celeste
e che, con la luce avvolgente, mette in comunicazione le due zone;
su tutto, il cartiglio come suggello.
Ispiratore dell'opera fu il letterato Emanuele Tesauro (1591-1675),
autore forse il pittore Giovanni Andrea Casella, esponente della
folta schiera di artigiani e artisti lombardo-luganesi attivi nel
XVII secolo in Italia e oltralpe.
Durante i sopralluoghi effettuati per la ristrutturazione della
Sala Rossa, è stato possibile esaminare da vicino il grande
dipinto (cm 518x317,5) collocato al centro della volta.
Le
condizioni della tela si presentavano gravissime: su ampie zone,
colore e preparazione erano sollevati a scaglie pericolanti, molte
erano già cadute.
La tela "spanciava" vistosamente in avanti e presentava
evidenti deformazioni, piegature e raggrinzimenti, in corrispondenza
dei quali la pellicola pittorica era fratturata.
In
vecchi interventi, nell'intento di fermare la caduta del colore,
era stato steso sulla superficie dipinta, a mo' di fissativo, uno
strato di colletta animale che, però, riducendosi di volume
in fase di asciugatura ha "tirato", strappando il colore
e aggravando ulteriormente la situazione. Probabilmente nel corso
dello stesso intervento, per limitare la "spanciatura"
del dipinto e sostenerne il peso, la tela è stata in più
punti incollata al telaio. Le porzioni di tela aggiunte, che modificavano
la forma e le misure originali del dipinto, erano in alcuni punti
staccate dalla tela di rifodero: i rifacimenti e i ritocchi, ampi
e diffusi, erano stati eseguiti su grossolane stuccature piastronate
e sollevate.
Esaminando
i margini perimetrali si è avuto conferma che il dipinto
era stato inserito dall'alto: la modanatura interna della cornice
perimetrale, infatti, non è smontabile e si vede chiaramente
che il dipinto era stato fissato alla cornice del cassettonato attraverso
chiodi infissi da sopra, dal telaio verso la cornice (e non al contrario).
La tela era distanziata dalla cornice per circa 8 centimetri, tenuta
sollevata da patte metalliche a esse avvitate da sopra sul retro
del telaio e sul bordo della cornice: in questa fessura erano state
inserite, a suo tempo, le bocchette di aspirazione del vecchio impianto
per l'aria condizionata.
La
rimozione del dipinto dalla propria sede ha comportato, pertanto,
difficoltà notevoli che hanno richiesto uno studio attento
e un intervento ben collaudato. Con una prima leggera pulitura sono
stati rimossi i depositi di sporco più superficiali, asportati
i collanti stesi a mo' di fissativo, responsabili in molti casi
dei sollevamenti di colore, quindi eliminati i ritocchi ultimi e
le riverniciature eseguite nell'ultimo intervento. In seguito, sono
state scollate le numerose toppe di tela applicate sul retro a chiusura
di strappi e lacerazioni avvenute successivamente al primo intervento
di rintelo; sono stati rimossi i punti di cucitura che trattenevano
il perimetro del dipinto originale alla tela di foderatura.
Consolidata
la preparazione e fissato il pigmento, sono state suturate le numerose
lacerazioni e il retro del dipinto è stato supportato con
una nuova tela in puro lino, tessuta in un unico settore; sono stati
poi asportati i vecchi rifacimenti, esclusi quelli più antichi
presenti sulle fasce di ampliamento, resi necessari durante lo spostamento
dalla Sala Congregazione alla Sala del Consiglio, avvenuto nel Settecento.
L'operazione ha consentito il recupero dei toni e dei contrasti
originali, riportando in luce le pennellate veloci eseguite talvolta
con colore poco diluito, steso in strati sovrapposti a creare vibrazioni
e trasparenze cromatiche.
Le
numerose cadute di preparazione e colore sono state risistemate
con stuccature a gesso e colla di coniglio. La reintegrazione delle
parti mancanti è stata condotta nel pieno rispetto dell'originale
e tenendo conto delle particolari caratteristiche tecnico-pittoriche
dell'autore: le abrasioni più profonde sono state attenuate,
gli ampliamenti settecenteschi sono stati schiariti. Il dipinto,
riportato così a nuovo splendore, è stato collocato
su un telaio in frakè stagionato, costruito sulla sagoma
della tela, e fissato con una tecnica particolare, che consente
di sostenere in modo omogeneo e bilanciato il peso a soffitto.
Con
quest'operazione è stata conclusa la parte più consistente
ed impegnativa del restauro, che sarà portata a termine nei
prossimi mesi con il ripristino delle due porte in legno, della
boiserie, della tribuna di accoglienza per il pubblico e la stampa
ed il palco.
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