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VERDE
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Parchi
urbani
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Parco Cavalieri di Vittorio Veneto - P.zza d'Armi - mq 151.800
mezzi pubblici: 4 - 5 - 10 - 17
•
Parco Rignon - C.so Orbassano, 200 - mq 46.200
mezzi pubblici: 2 - 5 - 12 - 58 - 62
Orari di apertura
al pubblico:
dal
1° ottobre al 30 aprile 7.00
- 20:30
dal
1° maggio al 30 settembre 7.00
- 23.00
(in
caso di eventi estivi) 7:00
- 24:00
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Parco
Cavalieri di Vittorio Veneto - P.zza d'Armi
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Il
giardino Parco Cavalieri di Vittorio Veneto, che su tre lati è
incorniciato dai bei filari di platani e su quello verso lo stadio
da bagolari, è sorto nel 1974 e misura 151800 mq. Ma per
molti torinesi il nome di quest'area rimane quello di un tempo:
Piazza d'Armi.
Nel
corso dei secoli a Torino la "piazza d'armi" ha avuto
collocazione variabile. La prima sorgeva nel cuore della città
attuale, cioè piazza San Carlo. Poi si è spostata
all'esterno della città. Fino agli inizi del '900 si estendeva
per 30 ettari tra corso Montevecchio, corso Peschiera, corso Galileo
Ferraris, Corso Stati Uniti, corso Einaudi e la ferrovia.
Come le due precedenti piazza d'Armi (dette di San Secondo, del
1874 e 1917), in gran parte coperte di ville e palazzotti con
giardini,sparì sotto la spinta dell'espanzione edilizia
per costruire una delle zone più belle ed eleganti di Torino.
Per anni un certo avvocato Turbiglio sostenne con conferenze e
opuscoli l'opportunità di predisporre sull'area che la
città veniva acquisendo un parco popolare. Invece la costruzione
dello Stadium, sorto nel 1910 tra i corsi Montevecchio, Castelfidardo,
Einaudi e Duca degli Abruzzi (impianto enorme capace di contenere
70.000 spettatori, ma fu riempito solo due volte) e la controversa
lottizzazione a ville del resto dell'area rimanente, rimandarono
l'intento a zone più esterne: sarà infatti la revisione
del piano regolatore nel 1913 a riaffermarlo con il sistema dei
sei grandi parchi distribuiti in modo che la dotazione fosse ripartita
tra le varie località. Nel frattempo il parco popolare
negato su Piazza d'Armi è sostituito da "abbellimento
urbano": una insolita parte di città (oggi una prte
rimasta di questa viene vissuta come "isola pedonale della
Crocetta") che poteva davvero stupire e incuriosire.
Questo spazio verde, si diceva, doveva essere "popolare"
e non di "lusso". Per realizzare, almeno in parte, quest'area
verde ci sono voluti 70 anni: oggi il parco ospita impianti sportivi
(un maneggio militare, campi da bocce e da calcio), ma è
ricco di alberi e di angoli ombrosi rilassanti.
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Parco
Rignon - C.so Orbassano, 200
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Il dono prezioso di questo verde, oltre che al Comune lo dobbiamo
alla famiglia Provana di Collegno, ultimi proprietari della villa
e del parco; ma la storia è plurisecolare e dobbiamo ripercorrerla
indietro negli anni. L'edificio, prima semplice cascina, poi comenda
ed infine villa, apparteneva alla famiglia Amoretti. La fortuna della
casa è dovuta a Gianbattista Amoretti, un semplice prete, che
dalla natia Oneglia era venuto a Torino prima della metà del
Seicento. Egli riuscì ad entrare nelle grazie del favorito
di corte Filippo d'Agliè e di conseguenza in quelle di Madama
Reale e di Carlo Emanuele II. I servigi resi alla corte gli valsero
alcune ricche abbazie e la cascina, che venne restaurata e ampliata.
Quest'ultima passò in eredità al nipote Carlo Giacinto,
che nel 1722 comperò il feudo di Osasio con il titolo di marchese.
Gli esperti dicono che la villa Amoretti sia stata edificata al posto
della comenda intorno al 1760 dal primogenito Giambattista di Osasio
che morì poi nel 1766.
Dopo molte vicessitudini e cambi di eredità della famiglia
dei Marchesi di Osasio, nel 1840 la proprietà passò
al conte Paolo Luigi Rignon (da cui prese il nome). Nel 1912 il suo
discendente, V. Rignon, demoliti i fabbricati rustici che si addossavano
alla villa, ingrandì anche anteriormente il giardino, trasportandone
l'ingresso in fregio alla stradale di Orbassano e costruì la
nuova portineria e le ampie scuderie. Nell'ultima guerra la dimora
ha conosciuto un certo declino. Attualmente la villa ospita la biblioteca
del quartiere e nel parco, d'estate, a volte si tengono spettacoli.
I suoi muri perimetrali arrivano fino in corso Siracusa; nei locali
dell'attuale AMIAT si vedono tuttora gli archi del fienile ove erano
situate le scuderie. Nel salone dei "Centomila" (Il cui
nome deriva dalla redazione giornalistica che occupava tale area)
vi era, all'epoca, il remissaggio delle carrozze che ora è
salone di quartiere sito in corso Orbassano 192/a
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