Via Stradella 3, accanto a Stazione Dora, proprio all'inizio del curvone che sale verso corso Venezia. Era lì il dancing Lutrario, o meglio la sua parte scoperta, quella usata durante l'estate. Ora è demolita, assieme a lei spariranno presto anche Stazione Dora e corso Venezia, così come li vediamo oggi. La prima verrà rasa al suolo e ricostruita sotto terra. diventerà una stazione di importanza secondaria, soppiantata dalla Rebaudengo, in Parco Sempione, dove si innesterà la ferrovia Ciriè-Lanzo. Il secondo, sarà "riqualificato" e molto allargato grazie all'interramento della contigua ferrovia. Quanto alla piazza Baldissero, quella su cui si affaccia l'attuale stazione, demolito l'ultimo tratto di cavalcavia che ancora pende inerte sulle rotaie, ospiterà una grande rotonda. Un lungo discorso che avremmo potuto riassumere così: Spina due. Ossia il grande viale che da nord punta verso il cuore della città, sprofondando sotto di sé la linea ferroviaria che oggi la spacca in due.
Ma qualche volta le spine strappano un sobbalzo doloroso. In questo caso quello dei torinesi oltre la mezza età che hanno danzato su quella pista nei primi anni '60, con gambe leggere e occhi lucenti di gioventù.
E' il 1959 quando Attilio Lutrario e la sua società "Le Roi", ricevono da un architetto ed artista torinese, Carlo Mollino, le chiavi del nuovo locale: il "Lutrario".
Sorprese di questa nostra città segreta: quello era il geniale Mollino che dal vecchio guscio settecentesco del "Circo Vittorio Emanuele" aveva ricavato il modernissimo auditorium RAI di via Verdi, quello che nel '73 nasconderà un'incredibile astronave-conchiglia rossa, dietro la severa facciata del Teatro Regio, andato a fuoco prima della guerra.
Il tempo di fornire il bar di aranciate, chinotti e Punt & Mes ed eccoci nel 1960, pronti ad accogliere un imberbe Lucio Dalla con i suoi "Flippers" nel fiammante "Dancing Music Hall Le Roi Lutrario" .
Se il concetto di "tempo libero" è nato con la società industriale, il boom in arrivo, all'alba dei magnifici '60, annunciava l'inizio di un nuovo ciclo nel consumo di tempo libero, e anche nuovi gusti musicali.
In quello stesso anno, in un'alba romana, Fred Buscaglione, al volante della sua Thunderbird rosa, terminava la sua vita e la sua musica con un botto contro un camion.
Lui e i suoi swinganti Asternovas avevano segnato gli anni '50 e fatto la fortuna del "Faro" di via San Massimo. Ora cominciava l'era del Lutrario, così dopo Dalla in via Stradella arrivò Morandi e dopo di lui tanti altri.
Lo scettro di locale giovanile di tendenza passerà alla fine degli anni '60 al Piper Club, nei '70 allo Studio 2, al Big negli anni '80. Ma il Lutrario anche dopo aver superato il suo zenit nei primi anni 60, non ha smesso di essere uno dei locali più noti e frequentati della città.
Per chi fu giovane in quegli anni ed in quella sala, resta una consolazione: quello demolito è lo spazio all'aperto. La sala di Mollino, a metà del curvone, rimane in funzione e a quest'età va bene così, l'aria della notte si è fatta troppo fresca.
Nelle foto: il lutrario "estivo" in demolizione e - in basso - come appariva nel 2005