E' scomparso da 17 anni, Ludovico Geymonat: ma nella voce di Fabio Minazzi, suo allievo ed oggi docente universitario di filosofia teoretica a Lecce, traspare un velo di commozione quando ne rievoca la poliedrica personalità. In Sala Rossa, per ricordare il filosofo e matematico torinese, che fu anche partigiano, consigliere comunale ed assessore, ci sono autorità e consiglieri, ma soprattutto parenti, amici, ex allievi, persone che avevano conosciuto quest'uomo che ha onorato non solo Palazzo Civico ma anche tutta la cultura italiana del Novecento. Il professor Minazzi parla per ultimo: prima di lui, sono intervenuti il presidente Beppe Castronovo, l'assessore Luigi Saragnese, il consigliere regionale Sergio Dalmasso e Dante Notaristefano per l'associazione degli ex consiglieri comunali. Tutti, con accenti diversi, hanno reso omaggio all'armoniosa sintesi di impegno civile e rigore scientifico che ha caratterizzato tutta la vita di Geymonat, anche nella sua attività di amministratore pubblico, nella Torino del 1946-1951. L'intervento di Minazzi ripercorre quindi l'itinerario umano di Ludovico Geymonat, che sino alla fine si autodefinì "uno sconfitto che continuava a lottare". Una curiosa definizione per chi, laureatosi in filosofia e poi in matematica in due anni, ha conosciuto - dopo la caduta del fascismo, cui aveva contribuito da partigiano combattente e da redattore del foglio clandestino "Il grido di Spartaco" - una luminosa e meritata carriera accademica. Che ha dato frutti rigogliosi, ricorda il relatore suo allievo, poiché è grazie alla sua battaglia culturale, combattuta per anni, che oggi la filosofia della scienza è insegnata in tutti gli atenei italiani. Lo stesso vale per la rinascita in Italia della logica matematica. Geymonat ha contribuito in modo determinante ad unire due mondi che sembravano rigorosamente separati, nel mondo accademico e culturale.
Lo ha fatto formando generazioni di allievi, all'università di Cagliari prima ed a in seguito Milano, dove detenne per più di vent'anni la prima cattedra di filosofia della scienza istituita in Italia. Lo ha fatto curando la collezione dei classici del pensiero scientifico per la UTET e con la monumentale "Storia del pensiero filosofico e scientifico", in sette volumi: 300.000 copie vendute, una cifra da best seller. E lo ha fatto sempre, ricorda Minazzi in conclusione del suo intervento, nel segno di quella ribellione della quale, negli anni della clandestinità e della guerra partigiana, scriveva: "è qualcosa di individuale, è la protesta contro ogni immutabilità, contro il proprio stesso passato". La chiave di lettura del suo impegno contro il totalitarismo fascista e contro ogni conformismo. Questo è stato il professor Geymonat: un uomo di scienza, schierato ma refrattario al dogmatismo.
Nelle foto: Fabio Minazzi, docente di filosofia teoretica all'Università di Lecce, ricorda il suo maestro durante la cerimonia organizzata in Sala Rossa per il centenario della nascita dell'intellettuale torinese, Un francobollo dedicato da Poste Italiane alla memoria di Ludovico Geymonat