L'ideatore dei Punti verdi e di Settembre musica è stato ricordato lunedì 3 dicembre in Sala Rossa, durante i lavori del Consiglio comunale dal presidente Beppe Castronovo, dall'assessore Fiorenzo Alfieri e dai consiglieri Domenico Gallo e Antonello Angeleri.
Nel suo saluto iniziale, Beppe Castronovo, ha sottolineato la difficoltà di parlare di Giorgio Balmas "come di una persona che ci ha lasciati. Organizzatore di cultura, straordinario innovatore, capace di vedere oltre, i torinesi continuano ad amarlo e lui continua a vivere nei suoi progetti e nella vita musicale e culturale di Torino".
Di seguito gli interventi completi.
Beppe Castronovo: Buonasera e benvenuti alla cerimonia di commemorazione di Giorgio Balmas. Consigliere, assessore, ma soprattutto un torinese che ha amato e arricchito la sua città.
E' difficile accennare brevemente alle iniziative che Balmas ha sostenuto e realizzato: dagli spettacoli teatrali per ragazzi nei quartieri alle biblioteche decentrate e al programma del teatro regio specifico per le scuole; dalle attività culturali privilegianti l'anziano realizzate nelle circoscrizioni, e agli abbonamenti gratuiti per la stagione lirica 1980-1981 per i pensionati sociali; dall'ampliamento del museo della montagna all'acquisto di nuove opere d'arte da esporre alla galleria d'arte moderna, e al primo lavoro di schedatura dei pezzi di ceramica ora esposti a palazzo madama.
Balmas ricoprì l'incarico di sovrintendente del teatro regio nel 1997, e di presidente dell'istituto musicale di rivoli dal 2004 al 2006.
Ma i Punti verdi e Settembre musica sono sue iniziative da lui organizzate che più lo caratterizzano e che da sempre sono legate al suo nome.
Ben conosciamo la storia di entrambe.
I punti verdi hanno animato e animano l'estate torinese con spettacoli serali nei parchi cittadini. Quando Balmas ha lanciato questo progetto, alla fine degli anni '70, la città era molto legata alla fiat, e ne seguiva i ritmi, svuotandosi nel periodo estivo. Con questa proposta culturale controcorrente Balmas lanciava quasi una sfida, e l'apprezzamento dei torinesi non è mancato. Il pubblico dei punti verdi è stato in questi anni sempre più variegato e numeroso, e il programma si è arricchito di proposte "per tutti i gusti". Anche Settembre musica ha avuto un successo sempre crescente.
Una manifestazione che importò da Stresa, dove aveva una connotazione un po' aristocratica, per renderla una proposta per un pubblico cittadino più vasto. Anche in questo caso l'apprezzamento dei torinesi non si è fatto attendere ed è stato sempre crescente.
Quest'anno Settembre musica è stato organizzato in collaborazione con Milano e ha preso il titolo di mi-to, dalle prime due sillabe delle città.
Ha offerto un programma molto ricco, con maestri di fama mondiale, con orchestre d'eccezione, con la migliore musica italiana, con appuntamenti divulgativi per avvicinare anche i bambini alla musica classica. Tutti momenti con una notevole affluenza di pubblico: le sale scelte sembravano sempre troppo piccole per ospitare il numero considerevole di desiderosi ascoltatori.
i giornalisti sorpresi descrivevano scene quasi da concerti allo stadio.
E' difficile parlare di Balmas come di una persona che ci ha lasciati.
i torinesi continuano ad amarlo. Non in quanto assessore alla cultura ma quale organizzatore di cultura, straordinario innovatore, capace di vedere oltre. Per questo lui continua a vivere nei suoi progetti e nella vita musicale e culturale di Torino.
Fiorenzo Alfieri: Circa un anno fa, per l'esattezza il 15 dicembre del 2006, dopo aver concluso verso le 12,30 la conferenza stampa di presentazione del rinnovato Palazzo Madama, trovai due messaggi sul cellulare: uno di Diego Novelli e uno di Pino Chiezzi che mi dicevano entrambi la stessa cosa: "Balmas è stato trovato morto in casa questa mattina, sulla sua poltrona". La mia reazione immediata fu la più irrazionale: "Come, proprio il giorno in cui avrebbe potuto rivedere aperto il Museo Civico di Arte Antica, dopo 18 anni di chiusura?".
Fu questo il museo della città su cui Balmas puntò di più durante il periodo in cui rivestì la carica di assessore per la cultura. Suo fu l'acquisto delle due straordinarie tavole di Giacomo Jacquerio (che adesso si possono ammirare nel salone Acaja) e sue furono mostre memorabili come quella sui cavalli di San Marco, su Turner, sul fondo Gualino e tante altre, allestite da quello stesso architetto Carlo Viano che è stato l'artefice, insieme alla direttrice Enrica Pagella, della riapertura di Palazzo Madama.
Toccò a me, nel tardo pomeriggio di quello stesso 15 dicembre, dare l'annuncio della sua morte a tanti suoi amici ed estimatori che si trovavano tra il pubblico confluito nella sala del Teatro Regio per ascoltare i discorsi inaugurali del redivivo Museo civico. Anche quella sala aveva molto a che fare con Balmas: basti pensare a quanti concerti di Settembre Musica vi organizzò e al fatto che per un certo periodo fu sovrintendente di quel teatro.
Ma andiamo con ordine. Giorgio Balmas, come è già stato detto, iniziò a occuparsi di fruizione pubblica della cultura nel 1946, quando aveva 19 anni, fondando l'Associazione Studentesca Amici della Musica che prese poi il nome di Unione Musicale. Ne fu il direttore fino al 1975 (dividendosi con l'insegnamento dell'italiano in un liceo classico), quando fu eletto consigliere comunale di Torino e subito dopo nominato dal sindaco Novelli assessore per la cultura. Ci teneva a quel "per la" che aveva voluto al posto del più corrente "alla": indicava la volontà di predisporre le condizioni affinché il maggior numero di cittadini potessero non tanto fruire passivamente delle offerte culturali quanto piuttosto vivere la cultura come esperienza creativa e per questo formativa. L'espressione "alla cultura" veniva da lui vista invece come segno di un'attitudine alla scelta dall'alto di ciò che sarebbe poi
stato "consumato" in basso. (Io mi definisco, in questo secondo mandato, assessore alla cultura non perché abbia una visione diversa da quella di Balmas, ma perché mi è sembrato giusto lasciare a lui quel particolare distinguo.)
A noi due era stato chiesto dal PCI, nel 1975, di entrare in lista: Balmas come indipendente, io come semplice (recente) iscritto. Per lui c'era la prospettiva dell'assessorato in caso di vittoria; io invece avevo concordato la non elezione. Le cose andarono diversamente per me e dopo un anno ci trovammo nella stessa Giunta, collocati al terzo piano del palazzo che oggi ospita la Divisione Servizi Culturali e che allora conteneva ben tre assessorati: quello per la cultura, quello all'istruzione (con Gianni Dolino) e il mio alla gioventù, allo sport e al turismo. Anche da questo particolare logistico si può evincere quanto le attività culturali si siano sviluppate in questi trent'anni: gli uffici che le curano oggi occupano per intero un palazzo che prima ospitava tre assessorati. E pensare che quando Balmas iniziò il suo percorso non aveva né un ufficio né una scrivania per il semplice motivo che prima di lui la figura dell'assessore alla cultura non esisteva nel Comune di Torino.
Nel primo quinquiennio il lavoro del nostro dipartimento divenne molto popolare, contribuì non poco a caratterizzare l'amministrazione Novelli e le elezioni dell'80 lo premiarono in modo vistoso. Il segreto del successo stava soprattutto nel metodo che seguimmo durante quella prima tornata: ogni venerdì mattina i tre assessori si incontravano, insieme ai loro funzionari, e progettavano iniziative come la "Città ai ragazzi", l' "Estate Ragazzi", "I Punti Verdi", "Torino Enciclopedia", il "Progetto Giovani", l' "Informagiovani", "Settembre Musica" oltre a interventi più strutturali come il sistema delle biblioteche civiche che Balmas avviò in quegli anni e che portò in breve tempo a una distribuzione capillare di questi nuovi servizi culturali in tutto il territorio comunale.
A dire il vero era più Balmas a collaborare con noi che noi a collaborare con lui per le iniziative di sua più specifica competenza: la sua forte passione organizzativa, un poco gelosa di se stessa, necessitava di molta autonomia e di una forte impronta personale. Noi lo sapevamo e non insistevamo per entrare più di tanto nel suo mondo; in compenso ci faceva piacere che lui entrasse nel nostro perché il suo buon gusto, il suo estro, la sua zampata inconfondibile risultavano molto utili alla qualità e all'originalità delle nostre iniziative indirizzate alle scuole e ai giovani.
Quando Gianni Dolino lasciò il dipartimento nel 1980 per passare ad altro incarico gli incontri del venerdì diradarono: Balmas ne soffrì certo meno di me. D'altra parte la maggior parte delle iniziative erano già state avviate e quasi tutte, peraltro, durano tuttora. Poi all'inizio dell'85, a soli sei mesi dalle elezioni amministrative vi fu un ribaltone politico che ci portò all'opposizione per parecchi anni. Balmas riprese l'insegnamento e venne chiamato a diversi incarichi: a organizzare i concerti del Lingotto che nel frattempo si era arricchito del grande auditorium progettato da Renzo Piano, a presiedere la commissione cultura del Comune quando venne rieletto consigliere nel 1997, a sovrintendere il Teatro Regio poco dopo, negli ultimi anni a dirigere l'istituto musicale di Rivoli.
Nei periodi in cui svolgeva un compito istituzionale avevamo il piacere di incontrarlo nei luoghi della cultura, specialmente in quelli della musica; negli altri periodi era più difficile vederlo.
Non è stato lasciato solo come qualcuno ha scritto subito dopo la sua morte. Molti amici sono restati in costante contatto con lui. Ma Balmas era un uomo-gatto: le carezze gli piaceva distribuirle e riceverle, ma pretendeva di essere lui a scegliere il quando e il come.
Domenico Gallo: Ho avuto l'onore di conoscere Giorgio Balmas nel 1997 quando fu eletto come indipendente nelle liste di Rifondazione Comunista. Giorgio era uno degli otto Consiglieri del Gruppo, ricordo le presentazioni, mi rivolsi a lui dando del lei ad una persona che non conoscevo personalmente: sono Mimmo Gallo e lui rispose sono Giorgio Balmas, mi puoi dare del tu fra compagni si fa così.
Gli chiesi sei Giorgio Balmas quello dei Punti Verdi?, e quasi lo ringraziai perché grazie a lui le mie prime estati a Torino furono meno difficili. Ero a Torino da pochi anni e non sapevo dove andare la sera, i Punti Verdi mi hanno aiutato a superare le difficoltà che una grande città crea.
Io penso che come me tanti hanno goduto di quella straordinaria idea che Giorgio aveva avuto. Un'idea che aveva avuto l'effetto di diffondere la cultura e la musica nel territorio. Mai come in quella fase Torino è stata una Città policentrica sul piano della cultura, la gente poteva assistere a spettacoli di qualità dovunque. I parchi erano stracolmi accompagnando le estati che diventavano così più sopportabili.
Ricordo il momento in cui il Gruppo che aveva al suo interno intellettuali di grande levatura culturale come Marco Revelli e di grand'esperienza politica come Mariangela Rosolen (Capogruppo) doveva proporre il Presidente della Commissione Cultura. Posso dire che non ho mai partecipato ad una riunione così breve: Mariangela Rosolen indicò il nome di Giorgio Balmas e non ci fu discussione, in pochi minuti il Gruppo all'unanimità considerò quasi di diritto che Giorgio fosse la persona più adeguata a presiedere la Commissione Cultura. Tutti sanno che solitamente quando si tratta di ricoprire incarichi le discussioni non sono mai brevi né tantomeno tranquille. Questo fu un incarico che Giorgio ricoprì per poco tempo perché ben presto fu nominato Sovrintendente del Teatro Regio, carica che ricoprì sino alla scadenza del mandato consiliare.
Quello che ricordo di quei pochi mesi dell'esperienza consiliare di Giorgio Balmas, oltre al rispetto che tutto il Gruppo gli dimostrava e all'orgoglio di averlo come componente della nostra delegazione, era il suo spirito d'uomo di sinistra convinto delle proprie idee politiche, severo nel modo di esprimere le proprie opinioni, ma assolutamente ispirato da un pensiero autonomo.
Giorgio era geloso della sua autonomia, un'autonomia a cui non rinunciava facilmente e questo ovviamente lo rendeva un uomo per certi versi difficile.
Credo che questa caratteristica sia tipica dei grandi personaggi, che comunque gli fa onore visto che la sua autonomia culturale ha generato delle iniziative che resteranno nella storia della nostra Città e del nostro Paese.
Non c'è traccia di subalternità nella vita di Giorgio Balmas, credo che questo assieme alla sua spiccata personalità d'uomo di cultura lo hanno reso grande e fatto entrare nella storia della cultura internazionale.
A questo proposito ed a riprova della sua forza culturale e della sua capacità di innovare nel mondo dello spettacolo musicale, è utile ricordare che Jaques Lang lo ha nominato chevalier de l'ordre des arts et des lettres della Repubblica Francese nel 1984. Nello stesso anno ha ottenuto il riconoscimento del Premio Abbiati della critica musicale italiana. Altro aspetto dell'uomo Balmas che ho apprezzato nei pochi mesi di condivisione dell'attività consiliare era la gentilezza e la signorilità che dimostrava nel rapporto con gli altri componenti del Gruppo.
Per me è stato un onore averlo conosciuto, sono quelle conoscenze che ti aiutano a crescere, che ti fanno capire l'importanza della cultura nella vita degli uomini. Quella cultura che aiuta ad essere autonomi e liberi, quella cultura che dovrebbe aiutare a realizzare una società migliore e più giusta.
IO dico grazie a Giorgio per quello che di bello è riuscito a fare e che resterà per sempre.
La Città deve dire grazie a quest'uomo che è riuscito a diffondere la cultura concependola come patrimonio di tutti e come elemento fondante per una società veramente civile.
Grazie per averci regalato gli splendidi Punti Verdi, Settembre Musica, le Biblioteche decentrate, e per aver fondato l'Unione Musicale, grazie, ti ricorderemo per questo e per tutto quello che hai fatto per la nostra Città e che dovrà essere un esempio sempre vivo nel modo di concepire e considerare la cultura, la cultura di tutti e non di pochi.
Antonello Angeleri: L'amore per la musica e quello per i giovani. Credo sia questo il sottile filo rosso che ha legato l'impegno professionale e quello politico di Giorgio Balmas, a poco meno di un anno dalla sua scomparsa, avvenuta il 15 dicembre del 2006.
Balmas aveva soltanto diciotto anni quando, sospinto da una rara passione musicale, decise, insieme a alcuni compagni del liceo classico torinese Cavour, di fondare l'Associazione Studentesca Amici della Musica, primo nucleo di quella che sarebbe diventata l'Unione Musicale. Era il 1946 e lui, giovane frequentatore dei concerti al Conservatorio, per lo più seguiti da signore dell'alta borghesia, si proponeva di dare allo studente musica ben eseguita, rendendone facile la comprensione, ma soprattutto annullando quelle barriere che esistevano tra la musica classica, fino allora riservata a un'élite culturale e sociale, e gli studenti. La diresse per trent'anni, aiutato dai suoi ragazzi, come amava definirli, Walter Vergnano e Michele Torassa, che assunsero la direzione dell'Unione Musicale quando Giorgio fu chiamato, nel giugno del 1975, dall'allora sindaco Diego Novelli, nell'appena costituita giunta di sinistra, a ricoprire il ruolo di assessore alla Cultura. Nessun ruolo era più indicato, avendo insegnato a lungo lettere al liceo Cairoli, dove gli studenti di quegli anni Settanta ancor oggi ricordano quelle lezioni su Dante divenute celebri, in cui traspariva la sua eccezionale cultura e la capacità di attualizzare il messaggio di un grande poeta.
Divenendo assessore alla Cultura nel '75 e ricoprendo l'incarico fino all'85, Balmas, legato alla sinistra indipendente, dimostrò ancora una volta di essere un organizzatore nato, tanto da far dire al critico Massimo Mila: "Se in Italia ci fossero tre o quattro Balmas, tutti i problemi della musica italiana sarebbero di colpo risolti". Fu in grado di creare una vera e propria scuola di organizzatori musicali e amò a tal punto la musica, da partecipare intimamente e emotivamente all'ascolto dei concerti, tanto da isolarsi per alcuni giorni, dopo un'esecuzione di un concerto che lo avesse particolarmente colpito.
Il suo impegno nella giunta Novelli come assessore alla Cultura rimane legato alla creazione dei "Punti Verdi", nel '76: Torino, grazie a questa iniziativa, che dura tuttora, riemergeva dagli anni bui del terrorismo. Venivano aperti per la prima volta i parchi cittadini a uno spettacolo capace di coinvolgere un pubblico appartenente a tutti i censi e tutte le età. La gente, e soprattutto, tanti giovani, uscivano per assistere alla celebre "Gatta Cenerentola" di De Simone o per vivere intensamente un concerto. Nel '78, per sua iniziativa, nasceva la celebre rassegna Settembre Musica, tuttora fiore all'occhiello del patrimonio musicale torinese, festival che avrebbe portato la musica in chiese, palazzi, teatri, capaci di aprirsi per un mese alla cultura.
Grandi concertisti, tra cui Arturo Benedetti Michelangeli, Mstislav Rostropovic e Nikita Magaloff, grazie all'impegno di Balmas, si esibirono a Torino, soprattutto all'Unione Musicale. Poi, quando assunse la Sovrintendenza del Teatro Regio negli anni '97-'99, ebbe il genio di inventare il "Regio itinerante": gli orchestrali del teatro, su suo impulso, si raggrupparono in varie formazioni di musica da camera, che si esibivano in molte località del Piemonte.
Ma accanto a un Balmas, fedele nell'impegno politico e professionale a quel rigore che gli proveniva anche dalla formazione valdese oltre che da quella scolastica, ci piace ricordare un Balmas affabile e altruista verso gli amici, oltre che pronto a stimare i colleghi. Una grande stima lo legava all'allora sindaco Novelli e, su un altro versante, al grande musicista Maurizio Pollini, di cui intuì subito il talento, facendolo suonare appena diciottenne. Con Pollini e gli amici più cari trascorreva spesso momenti spensierati in un paesino arroccato sulla Costiera Amalfitana, Scala, di fronte a Ravello, dove venivano anche a trovarlo i suoi allievi.
Quest'anno, il 5 dicembre prossimo, un suo grande amico, Pollini, appunto, ricorderà "il professore", che usava anagrammare il suo nome con l'espressione "ars imago globi", dedicandogli un concerto.
Noi lo vogliamo celebrare la sua memoria con l'immagine di quei tanti giovani che oggi, grazie alle sue iniziative pionieristiche, hanno la possibilità di affollare le sale da concerto, ascoltare Beethoven come Schoenberg e fare della musica classica una patrimonio della loro esistenza.
Le notti bianche di oggi, infine, non sono nient'altro che un'eredità dei suoi "Punti Verdi", nati da quella passione per la musica, per i giovani e per la vita che per lui erano un tutt'uno e che, dai banchi della II C del liceo Cavour di tanti anni fa, lo hanno accompagnato fino alla fine.
Nella foto: Giorgio Balmas (Sistema Musica)