La storia del verde a Torino

Breve storia del verde a Torino

Da capitale sabauda a città industriale

Il trasferimento della capitale del Ducato di Savoia a Torino operata da Emanuele Filiberto nel 1559, a seguito della pace di Cateau-Cambrésis, ha dato avvio a un processo di acquisizione fondiaria dei possedimenti attorno alla città da parte dei duchi sabaudi per assicurarsi il controllo e la gestione diretta del territorio in senso assolutistico; ha inoltre innescato un processo di riqualificazione e di ingrandimento della capitale, attuata successivamente in tre fasi di ampliamento (settore sud, est e ovest).

1500 - 1600

La Corona di Delizie

Per due secoli tra fine Cinquecento e Settecento viene realizzata quella che è stata definita la “corona di delizie” ossia quel sistema di residenze extraurbane di loisir, rivolte principalmente alle attività venatorie della famiglia regnante e della corte. Tale complesso ha costituito per secoli e costituisce ancora oggi il principale sistema di beni architettonici e ambientali dell’area metropolitana torinese. Ampie estensioni di foreste e boschi venivano organizzate per tracciare le rotte di caccia, e ampie porzioni di territorio venivano investite da ambiziosi progetti di arte dei giardini. Ricordiamo fra questi i complessi di Mirafiori (ormai scomparso), del Regio Parco, e nella seconda metà del Seicento la costruzione della Reggia della Venaria Reale ad opera dall’architetto ducale Amedeo di Castellamonte, con l’aulico complesso dei giardini formali, rimodellati più volte per un aggiornamento ai canoni stilistici francesi.

1600 - 1700

Le residenze fluviali e collinari

Importanti sono anche le residenze di tipo fluviale e collinare che hanno rappresentato per secoli i luoghi di riposo e svago della famiglia regnante: il Castello del Valentino sul Po con ingresso dal fiume, l’attuale Villa della Regina (costruita come Vigna del Cardinal Maurizio) caratterizzata da un impianto rigidamente formale dei giardini in assialità all’attestamento della città sul fiume Po, l’attuale Villa Abegg. Di questa corona di Maison de Plaisance fanno parte anche i Castelli di Rivoli e di Moncalieri, trasformati e restaurati in diversi periodi e valorizzati dalla presenza di giardini di gusto formale, e la settecentesca Palazzina di Caccia di Stupinigi, opera del primo architetto di corte Filippo Juvarra. Un altro importante luogo di sperimentazione dell’arte dei giardini è il castello di Racconigi, i cui lavori di costruzione vengono avviati dal ramo cadetto della famiglia Savoia nel Seicento e per due secoli il complesso è oggetto di continue trasformazioni. Il grande parco, in particolare, realizzato su progetto di André Le Notre di gusto formale ha subito nei secoli grandi trasformazioni nel continuo aggiornamento dei canoni stilistici, fino ad arrivare alla fine del Settecento con Xavier Kurten ad una completa trasformazione secondo il gusto paesaggistico inglese.

1700

Il verde in ambito urbano

Fino alla fine del Settecento l’ambito urbano non ha consentito la costruzione di grandi giardini all’interno delle mura e le più importanti realizzazioni in materia restano quelle relative alle residenze extraurbane. L’unico elemento dirompente con la fitta maglia edilizia di Torino, ai margini nord della capitale sul Bastion Verde è la presenza dei Giardini Reali, inizialmente realizzati su progetto di André Le Notre e in parte trasformati. L’unico passeggio pubblico di una certa rilevanza si trovava a sud-ovest della città (tra l’Arsenale militare e la Cittadella) e constava di un quadruplice filare alberato, organizzato in quattro tiri sul perimetro bastionato. Gli altri luoghi del passeggio pubblico sono rappresentati dai viali esterni alla città, quelli in direzione delle residenze extraurbane. Tra la Porta Nuova e il castello del Valentino esisteva un viale diagonale, l’Allea Oscura, formato da un quadruplice filare di olmi, luogo di passeggio per la popolazione.

1800 - 1850

Le trasformazioni dell'Ottocento

All’inizio dell’Ottocento Napoleone Bonaparte ordina la demolizione delle fortificazioni di Torino e apre la città al territorio. Per tutti gli anni del governo francese fino al 1814 i lavori di trasformazione si concentrano sulla realizzazione del sistema delle promenades publiques, sistema di viali alberati intorno alla città e sulla realizzazione delle quattro grandi piazze di attestamento alle porte della città. Questo sistema di viali rappresenta per tutto l’Ottocento il più importante luogo del passeggio pubblico cittadino e il più grande patrimonio vegetale della città.

Il concetto di giardino pubblico, di matrice illuminista, si consolida nella cultura politica, sociale e architettonica di Torino proprio durante gli anni di governo francese: oltre al sistema dei viali di circonvallazione viene proposto a sud della città un grande parco di gusto informale chiamato Jardin chinois che non viene tuttavia realizzato.

L’idea di un grande parco pubblico urbano nasce dunque all’inizio dell’Ottocento, ma si deve attendere la metà del secolo per vedere la realizzazione del Parco del Valentino, situato lungo le sponde del fiume Po nell’area dell’omonimo castello e dell’Orto Botanico della Regia Università di Torino. Costruito su progetto di P. B. Kettmann, vincitore di un concorso di idee bandito nel 1854, il Parco del Valentino ha una fase di attuazione molto lunga, dovuta alle difficoltà fondiarie di unificazione dei terreni e alla gestione politica del progetto da parte del Consiglio Comunale.

1850 - 1900

Torino capitale nazionale

Nel 1861 in vista del titolo di capitale nazionale, Torino promuove una serie di opere di abbellimento che vengono affidate alla consulenza di progettisti francesi, allora impegnati nei Grands Travaux di Parigi diretti dal prefetto G. E. Haussmann. L’ingegnere capo del Service Promenades et Plantations de la ville de Paris Jean-Charles Adolphe Alphand e i suoi collaboratori – fra cui il giardiniere-paesaggista Jean-Pierre Barillet Deschamps – elaborano numerosi progetti di squares e giardini per l’abbellimento della capitale. I progetti vengono realizzati solo in parte: lo square di piazza Carlo Felice, lo square Lamarmora (posto sull’attuale via Cernaia) e l’ampliamento del Parco del Valentino con una revisione generale del progetto originario.

Nel 1864 la perdita di tale titolo constringe la classe politica al rilancio economico della città e alla focalizzazione di una riconversione in senso industriale. A fine Ottocento le grandi trasformazioni urbane per la riqualificazione dello spazio e la creazione di parchi e giardini pubblici si arresta all’ampliamento sempre maggiore del parco del Valentino che diventa sede dell’Esposizioni nazionali e industriali.

1900

L'approccio strategico del Novecento

Il Piano Unico Regolatore della Città di Torino del 1908 e la parte relativa alla collina del 1913 individuano una serie di nodi strategici per incrementare il tema del verde urbano. Le istanze funzionali e igienico-sanitarie proprie delle grandi città industriali vengono recepite dalla classe politica torinese che nei primi decenni del Novecento formula una proposta relativa alla omogeneizzazione del verde urbano realizzando sei grandi parchi equidistanti e rispondenti ad analoghe esigenze.

Gli unici due realizzati negli anni trenta sono il parco della Pellerina e il parco Ruffini, situati nelle aree periferiche del settore ovest della città. Tali parchi rispondono agli obiettivi sociali del parco popolare, che vede in una nuova proposta di vita all’aperto caratterizzata da attività di svago l’obiettivo principale da realizzare.
Nella prima metà del XX secolo assumono importanza nel sistema del verde urbano di Torino i viali alberati, presenti in grande quantità, e le piazze che diventano i luoghi di ritrovo e di passeggio della popolazione, come la formazione della Piazza d’Armi.
Anche la collina di Torino viene progressivamente investita da progetti per la realizzazione di giardini e parchi pubblici: primo fra tutti il Parco della Rimembranza che viene realizzato negli anni’20 con l’obiettivo di ricordare la vittoria nella prima guerra mondiale ed i caduti torinesi e di costituire contemporaneamente un arboreto sperimentale di specie esotiche. In altri casi si tratta di presenze di antica tradizione che vengono riconvertite per un uso pubblico, come il caso del Parco Leopardi, o di ricostruzioni ex-novo come il caso del Parco Europa di Cavoretto.

Un grande impulso ai temi del verde urbano vengono dagli allestimenti realizzati per i festeggiamenti dell’unità d’Italia con la formazione del Parco d’Italia 61 e tutte le iniziative ad esso connesse come la realizzazione della Panoramica fra Pino Torinese e Superga.
Negli anni settanta si avvia il dibattito sulla riqualificazione delle sponde fluviali del Po e degli altri fiumi che attraversano Torino e più in generale delle aree marginali, al fine di creare un sistema organico di parchi. Le prime proposte vengono riassunte nel Rapporto preliminare di Studi sul Sistema del verde, prodromico al Progetto di Piano Regolatore Comunale del 1980, che individua due sottosistemi di verde urbano denominati “Verde Azzurro” (l’attuale “Torino Città d’acque“) ed “Anello Verde” (l’attuale “Parco della collina“). Negli anni ’80 vengono quindi realizzati lungo i fiumi i parchi Colletta e Crescenzo alla confluenza fra la Dora ed il Po, in collina il Parco della Maddalena come ampliamento della Rimembranza, i parchi di S.Vito e del Nobile ed il Parco di Superga collegato alla strada Panoramica.

Negli anni novanta vengono avviati due progetti strategici da parte del Comune di Torino e della Regione Piemonte, i progetti Torino Città d’Acque e Corona Verde, finalizzati alla creazione di un sistema di spazi verdi e di connessioni ecologiche nell’area metropolitana torinese, basato sul recupero e sulla riqualificazione delle sponde fluviali (di Po, Dora, Stura di Lanzo Sangone e altri fiumi) e sulla creazione di connessioni tra le aree protette regionali. In conseguenza di ciò vengono realizzati i Parchi dello Zoo sul Po, dell’Arrivore sulla Stura, di Via Calabria sulla Dora e del Meisino alla confluenza fra Po e Stura.