Gestione delle alberate
La gestione delle alberate
La Città di Torino vanta una tradizione di decenni relativamente al verde pubblico ed in questo ambito gli alberi presenti sui viali e nei parchi e giardini occupano un posto di primo piano, sia in termini quantitativi che qualitativi.
Il patrimonio arboreo di proprietà della Città di Torino è ingente in termini numerici (ca. 110.000 piante su alberate urbane e in parchi e giardini, oltre 177.000 alberi nei boschi collinari e altre 53.000 nei boschi della Città in territorio di Val della Torre) ed è caratterizzato da un’elevata percentuale di soggetti di età superiore ai 50 anni.
Le piante in ambiente urbano sono sottoposte a numerosi fattori di stress che ne possono condizionare negativamente lo stato di salute: la luce del sole ridotta dallo smog, l’acqua piovana che porta con se’ sostanze acide, l’asfalto che limita l’aerazione del terreno e lo sviluppo delle radici, le pavimentazioni impermeabili che impediscono all’acqua di filtrare, il terreno cittadino povero di humus e di ossigeno, attraversato da tubazioni e condutture, tutto ciò richiede che l’albero in città abbia molta resistenza per riuscire a sopravvivere.
Ne deriva che questo patrimonio va tutelato e curato con professionalità e attenzione, nel rispetto sia delle piante che degli utenti.177
L’attività di gestione degli alberi curata dagli uffici Alberate dell’Area Verde è particolarmente complessa, anzitutto per le responsabilità connesse ed in seconda battuta perché la sensibilità del cittadino nei confronti delle piante è particolare.
Le conoscenze tecniche dei cittadini sono spesso ridotte su questo tema e a volte un intervento drastico come l’abbattimento, che è il frutto di valutazioni approfondite e precise, viene percepito in maniera errata, ritenendo che una pianta esteticamente piacevole sia anche sana.
Le attività legate alla gestione degli alberi possono essere divise in ordinarie e straordinarie.
Attività ordinarie
In un contesto urbano, le ragioni per le quali si effettuano le potature sono le seguenti:
- Principalmente, ridurre la quantità di rami deboli, secchi o colpiti da malattie e la densità ed ampiezza delle chiome, che possono offrire resistenza a vento, temporali e nevicate, aumentando i rischi di schianto, soprattutto su alberate vetuste e/o danneggiate da lavori di scavo per la realizzazione di infrastrutture
- Ridurre l’occultamento di impianti semaforici e di illuminazione, gli ostacoli alle tramvie ed in genere i disagi causati dalla eccessiva vicinanza degli alberi alle abitazioni ed alle arterie di traffico urbano.
Il patrimonio arboreo torinese è gestito sulla base di una pianificazione puntuale, che definisce le priorità e i turni di teorici di potatura che tengono conto:
- della specie e delle caratteristiche fisiche e fisiologiche della pianta (dimensione della pianta, tipo di accrescimento, etc..)
- del contesto in cui la pianta si trova (una pianta isolata all’interno di un parco è in una situazione diversa rispetto ad una pianta situata su un’alberata stradale o posta in prossimità di edifici);
Questi turni devono essere confrontati con le disponibilità economiche e con l’effettiva necessità e fattibilità tecnica di intervento. Nel rispetto di quanto previsto dalle procedure ISO 9001 ed al fine di utilizzare nel miglior modo possibile le risorse, i tecnici territoriali ogni anno viene redatto un “Piano Annuale degli Interventi” per le piante del patrimonio arboreo urbano comunale (esclusi i boschi collinari), che è una selezione degli interventi prioritari tra quelli teoricamente in programma.
Le risorse disponibili per la cura del patrimonio arboreo sono, inoltre, sempre destinate prioritariamente agli interventi urgenti e non procrastinabili legati alla messa in sicurezza dei cittadini dai possibili pericoli derivanti dagli alberi, quali gli abbattimenti conseguenti ai controlli di stabilità degli alberi o gli interventi a seguito di eventi meteo particolarmente forti, che purtroppo si sono verificati frequentemente in città negli ultimi tempi.
I programmi di potatura, consentono di realizzare gli interventi secondo un piano di attività e tramite imprese specializzate in lavori di arboricoltura. Gli interventi di potatura delle alberate poste lungo la viabilità stradale della città vengono organizzati tenendo conto prioritariamente degli aspetti concernenti la tutela della salute e della sicurezza sul lavoro degli operatori coinvolti, ed in secondo luogo le esigenze legate al traffico automobilistico. In ragione di ciò, pur organizzando gli interventi negli orari e con tempi che consentano il minimo impatto sulle condizioni di traffico esistenti, si richiede ai cittadini di scegliere, per quanto possibile, percorsi alternativi, o pazientare in caso di code.
Il platano del Giardino Vittorio Pozzo prima e dopo la potatura (2019)
Il tiglio di Via Nizza 151 in inverno prima della potatura e in primavera dopo la potatura (2019)
La Città di Torino, il cui patrimonio arboreo pubblico è di entità molto rilevante (oltre 160.000 esemplari tra viali alberati, piante in parchi e giardini pubblici, boschi collinari), ed è caratterizzato da alberi di età avanzata e di grandi dimensioni, dagli anni ‘90 sottopone le piante del territorio cittadino (esclusi i boschi) a periodici e ricorrenti controlli della stabilità.
La grande maggioranza dei controlli viene effettuata con metodo VTA (Visual Tree Assessment), che comporta un’attenta analisi visiva dell’albero e successivi approfondimenti con strumenti particolari (martello elettronico, resistograph, frattometro) che permettono di individuare un’eventuale degenerazione dei tessuti legnosi. Al momento il V.T.A. è la tecnica di analisi che garantisce maggiore affidabilità e migliore facilità di applicazione consentendo di individuare situazioni di rischio potenziale non visibili esternamente.
Lo schianto (caduta) di alberi, al di là di eventi eccezionali, è prevalentemente causato da fenomeni di degradazione del legno o dell’apparato radicale, che sono attribuibili alla presenza di marciumi derivati da funghi agenti di carie. Poiché non è possibile curare la pianta, le uniche strade percorribili per evitare la diffusione dei marciumi del legno sono la prevenzione (gestione corretta degli alberi e tutela da danni per scavi e cantieri), un costante monitoraggio dello stato di salute degli alberi e qualora ci siano situazioni di decadimento avanzato, l’intervento tempestivo con potature di messa in sicurezza o abbattimenti.
Ogni 3 mesi la città riceve le risultanze delle verifiche effettuate, affidate a professionisti esterni specializzati (dottori agronomi e forestali, periti agrari), che vengono selezionati attraverso appalti specifici; le attività sono sottoposte al coordinamento ed alla supervisione dei tecnici comunali e consentono di ridurre il pericolo derivante dalla caduta di alberi, rimuovendo le piante potenzialmente instabili, o effettuando degli interventi di riduzione della propensione al cedimento.
Le risultanze dei controlli effettuati dai professionisti esterni sono sempre verificate in contraddittorio con i tecnici del Comune: dove vi siano dubbi o perplessità, vengono richiesti gli approfondimenti necessari; finita questa fase c’è una ulteriore verifica di ogni scheda di analisi del singolo albero per cui si è riscontrato un fattore di sicurezza ritenuto non sufficiente, verifica che viene fatta anche con controllo sul posto; anche in questo caso se subentrano dubbi o perplessità si chiedono ai professionisti degli ulteriori approfondimenti.
Finita questa fase, vengono organizzati e realizzati gli interventi, che vengono realizzati da imprese appaltatrici DIVERSE e senza nessuna relazione con chi ha eseguito i controlli; durante tutte le operazioni i tecnici comunali seguono sul posto le attività. Le analisi di stabilità sono documenti disponibili presso il Servizio Verde Gestione e consultabili dai cittadini con richiesta di accesso agli atti.
Gli interventi sono di diversa natura: in alcuni casi, la stabilità è fortemente compromessa (classe D metodo VTA) e dunque si deve ricorrere all’abbattimento; in altri casi (classe C/D metodo VTA) si può intervenire con interventi di messa in sicurezza: potature e consolidamenti.
È un’attività complessa perchè deve coniugare le esigenze di tutela delle piante con quelle tecnico operative di lavori che, in alcuni casi, non hanno alternative al l’interferenza con le alberate.
A difesa del verde urbano, il Regolamento del Verde Pubblico e Privato del Comune di Torino vincola in modo significativo le attività di enti e privati che devono effettuare lavori su aree verdi e prevede significative sanzioni in caso di danneggiamenti. Le norme che identificano un corretto comportamento sono contenute nell’Allegato n. 8 a tale regolamento “Manomissioni e ripristini delle aree verdi e alberate della Città”.
La situazione si complica con cantieri importanti come ad esempio quelli relativi alla Metropolitana ed al Passante ferroviario, per citare alcune situazioni note a tutti. È importante evitare posizioni estremiste; il verde e gli alberi sono un elemento fondamentale per la qualità della vita in città e pertanto vanno tutelati il più possibile; ma del resto è altrettanto vero che tali opere sono necessarie per la comunità e devono pertanto essere realizzate. Il dialogo tra chi progetta ed esegue le opere e chi deve gestire e tutelare le piante ed il verde urbano è indispensabile per cercare le soluzioni migliori ad entrambi.
È altresì importante la collaborazione dei cittadini, che devono essere correttamente informati circa gli avvenimenti, le procedure e le motivazioni che portano a determinate scelte, ma che devono anche accettare, in alcune situazioni, l’abbattimento di un albero piuttosto del mantenimento in vita di un soggetto deturpato e, successivamente, potenzialmente a rischio.
La Città da molti anni utilizza solo materiale di prima scelta, sia per le sostituzioni di piante morte o abbattute, che per la creazione di nuove alberate, rifornendosi nei migliori vivai nazionali. La politica di utilizzo di piante di pregio è importante soprattutto in ambiente urbano, dove le condizioni di sopravvivenza per gli alberi sono limitate da numerosi fattori di stress.
Nel caso della realizzazione di nuove alberate viene riservata attenzione all’individuazione di siti che possano essere ottimali per la crescita delle piante, evitando interferenze con traffico, manufatti, fabbricati. Dal punto di vista botanico si individuano le specie che presentano le migliori condizioni di adattabilità alla vita in città. Dal punto di vista climatico, al fine di garantire le migliori probabilità di attecchimento, la messa a dimora viene realizzata, di norma a fine inverno, prima della ripresa vegetativa. Può essere fatta anche in autunno, ossia prima del periodo delle gelate, ma quando la pianta è già in riposo vegetativo.
Attività straordinarie
Oltre alle attività descritte, il Servizio si occupa anche di affrontare in modo tecnico scientifico, aspetti legati a problematiche fitopatologiche che si stanno diffondendo nel nostro Paese e che, all’interno di un’area urbana densamente popolata, incontrano maggiori difficoltà operative per essere debellate.
Il cancro colorato del platano
Il cancro colorato è una malattia gravissima specifica del platano (gli alberi più diffusi a Torino), la cui lotta in Italia è obbligatoria ed è regolamentata dal D.M. 29 febbraio 2012 e dalle relative circolari applicative. L’abbattimento tempestivo delle piante malate e di quelle limitrofe è l’unica possibilità conosciuta, non esistendo alcun metodo di cura, per ridurre la diffusione della malattia e salvaguardare i viali cittadini di platano. Nelle località dove sono presenti focolai di cancro non è possibile sostituire le piante malate con nuovi alberi per almeno 5 anni.
Il cancro colorato del platano è provocato dal fungo Ceratocystis fimbriata. Si tratta di un microrganismo estremamente virulento, in grado di uccidere alberi secolari nell’arco di 3-4 anni. La malattia si sviluppa a carico degli organi legnosi (tronco, rami) dei platani, dove il fungo penetra tramite qualsiasi lesione della corteccia che metta a nudo il legno. L’infezione può anche trasmettersi tramite le anastomosi radicali (contatto tra le radici di piante vicine)
Il principale vettore della malattia è l’uomo, che con le operazioni di scavo in prossimità degli alberi, o con le potature, trasmette l’inoculo.
Ai sensi della normativa vigente, l’abbattimento deve essere effettuato nei periodi più caldi, oppure più freddi, dell’anno, seguendo procedure particolari che prevedono, durante l’operazione, una serie di precauzioni volte a limitare il più possibile la dispersione di particelle legnose infette e a ridurre la possibilità di contagio di altri alberi (teli per la raccolta della segatura, ridotto numero di tagli, irrorazione con prodotti fungicidi, smaltimento del legname tramite interramento in discarica, ecc.).
L’abbattimento, che riguarda obbligatoriamente anche le piante sane adiacenti a quella ammalata, è molto importante al fine di ridurre la diffusione della malattia e salvaguardare i viali cittadini di platano.
Nelle località dove sono presenti focolai di cancro non è possibile sostituire le piante malate con nuovi platani per almeno 5 anni.
La lotta al cancro colorato in Piemonte e a Torino
Il D.M. 29 febbraio 2012 prevede che l’Ente competente per la lotta al cancro colorato sia il Settore Fitosanitario della Regione Piemonte, che provvede al controllo delle alberate di platano, all’individuazione delle zone focolaio ed alla emissione delle ingiunzioni di abbattimento nei confronti dei proprietari di piante malate. Il proprietario è quindi obbligato a procedere all’abbattimento. La lotta alla malattia comporta anche una serie di altri obblighi per i proprietari di platani, che riguardano la necessità di autorizzazione regionale per ogni intervento sugli alberi in zona focolaio: potature, scavi in prossimità, ecc..
A Torino la malattia è stata segnalata per la prima volta nel 1979 in corso Regina Margherita e da allora sono stati individuati numerosi alberi malati in diverse zone della Città, che sono stati abbattuti secondo quanto previsto dalla normativa.
Approfondimenti:
Il cancro colorato del platano e le zone focolaio presenti a Torino sul sito della Regione Piemonte.
Lotta alla Processionaria del pino
La processionaria del pino (Traumatocampa pityocampa Lepidoptera Thaumetopoeidae) è un insetto della famiglia dei lepidotteri. Una volta l’anno depone le uova in bozzoli attaccati ai rami – di solito di pino nero o di pino silvestre – e le larve, una volta dischiuse le uova, si nutrono degli aghi fino a uccidere la pianta, o comunque indebolirla al punto da essere facile preda di altri parassiti. Ma i danni non si fermano qui. Le larve sono ricoperte di peli urticanti che possono causare irritazioni cutanee e alle mucose, agli occhi, alle vie respiratorie di persone e animali.
Nei casi più gravi questi arrivano a provocare veri e propri choc anafilattici. Il nome processionaria deriva dal comportamento di queste larve, lunghi bruchi dotati di peli che, da fine febbraio a inizio aprile, lasciano la pianta ponendosi in processione l’uno in coda all’altro per trasferirsi sotto il terreno a profondità tra i 5 e i 20 cm. Un “evento” che, con l’innalzarsi delle temperature medie invernali, si è gradualmente anticipato: infatti, le “processioni” sono già apparse nei parchi dove sono presenti conifere. Un evento che è il momento più pericoloso per la salute delle persone e dei loro animali d’affezione.
Approfondimenti:
Processionaria dei Pini- indicazioni e linee guida della Regione Piemonte
Attenzione a non confondere la processionaria del pino con l’Ifantria americana, innocua per l’uomo. Si veda: E’ veramente processonaria?- approfondimenti del Servizio Fitosanitario della Regione Piemonte
Lotta alla Cameraria Ohridella
E’ un piccolo lepidottero che colpisce le piante di ippocastano provocando la caduta anticipata delle foglie in estate ed alterando l’equilibrio fisico-chimico delle piante. È comparso a Torino nel 2000 determinando da subito un danno molto evidente: la maggior parte delle alberate di ippocastano, poste nelle zone centrali, assunse un aspetto desolante, come se fosse arrivato l’autunno in anticipo.
Ad oggi il fenomeno si è decisamente ridotto, è quasi scomparso. Ciò grazie soprattutto ai limitatori naturali e al fatto che le foglie malate e cadute a terra vengono subito raccolte dall’Amiat, consentendo così di scongiurare il contagio.
Lotta alla cimice dell’olmo
La diffusione della cimice dell’olmo è una problematica recente e non sono ancora state individuate procedure di lotta efficaci. L’Arocatus melanocephalus è un emittero ligeide di piccole dimensioni (6-7 mm di colore nero con disegno rosso) che sverna come adulto in luoghi riparati (fessure dei muri, rivestimenti ed infissi delle case) e poi, nelle giornate più calde di fine inverno e inizio primavera, esce dai luoghi di svernamento e raggiunge gli olmi dove si nutre dei frutti, le samare. L’accoppiamento fra i maschi e le femmine avviene durante il periodo di nutrizione. Dalle uova fuoriescono le forme giovanili e quindi gli adulti a fine primavera iniziano i voli per la ricerca dei rifugi. L’insetto compie una sola generazione l’anno, non punge l’uomo e non è agente di patologie pericolose per uomini e animali, ma la sua presenza è molto fastidiosa
Per la tutela del verde pubblico e soprattutto degli alberi è indispensabile il confronto con gli enti che si occupano di ricerca, con i professionisti, con strutture che operano su temi simili in ambiti diversi da quelli di una Amministrazione pubblica.
L’Università di Torino ha maturato notevoli esperienze sui temi legati alla salvaguardia degli alberi in ambiente urbano e passate collaborazioni tra il Verde Pubblico e l’Università hanno portato risultati notevoli che si sono tradotti in un arricchimento delle conoscenze e nell’utilizzo quotidiano delle nuove tecniche.
Nel 2015 è stata stipulata una nuova convenzione con il Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari, DISAFA.