La collina di Torino
Alla scoperta della
collina di Torino
Poche città vantano, come Torino, itinerari escursionistici nella natura a meno di due chilometri dal centro, come quelli percorribili sulla collina torinese; pochissime offrono, durante tali passeggiate, oltre ad una grande varietà di paesaggi e bellezze naturalistiche, testimonianze storiche e culturali paragonabili a quelle presenti in un itinerario cittadino.
L’invito è di andarci a piedi, percorrendo non solo le strade, ma soprattutto i sentieri che si allontanano da esse, inoltrandosi nella campagna e nei boschi, per immergersi nella natura. Per chi non ha un buon allenamento, è tuttavia possibile raggiungere alcuni punti con i mezzi pubblici, la tranvia Sassi-Superga, o l’auto, per poi proseguire a piedi.
Mezzi pubblici con fermate in collina
(si veda per maggiori informazioni sulle singole fermate www.gtt.to.it)
- Linea 30 – da corso San Maurizio al Comune di Chieri
- Linea 47 – da piazza Carducci a Lavoretto
- Linea 52 – da via Scialoja a piazzale Adua
- Linea 53 – da corso San Maurizio a strada San Vincenzo (ospedale)
- Linea 54 – da corso Gabetti a strada del Maniero
- Linea 70 – da corso San Maurizio a Moncalieri passando per strada Valsalice e strada San Vito-Revigliasco (Parco della Maddalena)
- Linea 73 – da piazza Gran Madre a piazza Zara, passando per strada antica di San Vito e strada Val Pattonera
- Linea 78 – da largo Casale a Borgata Mongreno
- Linea 79 – da piazzale di Sassi (piazza Modena) a Basilica di Superga
- Collegamento San Camillo – Feriale: da corso San Maurizio a Villa Genero / strada Santa Margherita
La Tranvia Sassi-Superga
è la tranvia a dentiera che in 20 minuti supera i 400 metri di dislivello tra il piazzale di Sassi (piazza Gustavo Modena) e la Basilica di Superga, con pendenze dal 7 al 20 per cento. È un impianto di trasporto pubblico storico per la città di Torino, inaugurato nel 1884 e azionato all’epoca da una motrice a vapore.
Insieme alle caratteristiche stazioncine dislocate lungo i 3.130 metri di linea, la tranvia è una delle ultime testimonianze di mezzi di trasporto che ben si inseriscono in ambiti di grande valore paesistico come quello della collina.
Maggiori informazioni
In auto
Sono diverse le strade di accesso automobilistico alla collina, se ne elencano alcune
- Per raggiungere Superga: prendere la strada Comunale di Superga, che da Sassi – corso Casale, sale sulla collina di Superga, a fianco della stazione della tranvia a dentiera. Il percorso è lungo circa 4,5 km ed è raggiungibile anche a piedi o in bicicletta.
Accanto al complesso monumentale della Basilica vi è un piazzale che può comodamente accogliere autopullman e autovetture. - Per raggiungere il Parco Europa: da corso Moncalieri a sud di piazza Zara prendere a sinistra via Sabaudia e poi strada Lavoretto.
All’interno del Parco è disponibile un parcheggio auto di circa 50 posti. - Per raggiungere il parco della Maddalena: prendere strada Val Salice e poi strada San Vito-Revigliasco.
Diversi posti auto sono disponibili nel piazzale al Colle della Maddalena, e nel piazzale che da’ accesso all’Area Gioco, pochi i posti disponibili negli altri ingressi al parco.
Sono organizzate con un fitto calendario annuale dal Coordinamento Sentieri della Collina Torinese e dall’Ente di gestione delle Aree Protette del Po e della Collina Torinese.
Rivolgersi a:
Associazione Pro Natura Torino – Tel. 011.5096618 – Fax. 011.503155, e-mail torino@pro-natura.it
Centro Visite del Parco Naturale di Superga – Strada della Funicolare, 55 (stazione di arrivo della tranvia a dentiera), 10132 Torino (TO)
La collina Torinese
Sulla collina torinese, intesa nella versione più ampia, si estende, in parte o del tutto, il territorio di altri 26 comuni, oltre a Torino.
Molti, oltre a quello di Superga, sono i parchi collinari: oltre al famoso Parco della Maddalena, si segnalano il romantico Parco Europa a Cavoretto e i meno noti, ma molto suggestivi, Parco Leopardi, Parco del Nobile, Parco di Villa Genero, Parco di San Vito.
Numerosi sono anche i percorsi sia all’interno dei parchi, sia all’esterno, attraverso la fitta rete di strade carrozzabili, strade campestri, carrarecce e infine sentieri, che negli ultimi decenni del XX° secolo rischiarono di scomparire, un pò per la crescente urbanizzazione collinare, un pò per il declino delle attività agricole e forestali, un pò per incuria.
Tali percorsi sono oggi tornati ad essere valorizzati e utilizzabili grazie al Coordinamento Sentieri della Collina Torinese, raggruppamento di associazioni costituito nel 1997 sotto l’egida della Provincia di Torino (Assessorati per la cultura e il turismo), con capofila l’Associazione Pro Natura Torino, con lo scopo del recupero e valorizzazione dei percorsi, redazione di carte e guide, e promozione della conoscenza e della frequentazione di questo territorio di straordinario interesse, e più recentemente anche alla realizzazione dell’anello verde.
L'area della collina torinese
Collina Torinese | Area 1 | Area 2 | Area 3 | Collina di Torino | |
---|---|---|---|---|---|
Numero di comuni | 27 | 5 | 9 | 13 | 1 |
Superficie territorio collinare (km2) | 350 | 100 | 125 | 125 | 25 |
Abitanti** (migliaia) | 1150 | 1000 | 50 | 100 | 900 |
Numero di percorsi numerati | 180 | 48 | 75 | 57 | 14 |
Lunghezza totale percorsi (km) | 750 | 200 | 300 | 250 | 70 |
km di percorso / km2 di area | 2,14 | 2 | 2,04 | 2 | 2,06 |
km di percorso / migliaia di abitanti | 0,652 | 0,2 | 6 | 2,05 | 0,053472 |
* il cui territorio è compreso “anche solo in parte” nei confini indicati.
** in migliaia in “tutto” il territorio relativo
Gestione forestale sostenibile dei boschi della collina di Torino
La Città di Torino, riconoscendo nel patrimonio boschivo una componente fondamentale e peculiare dell’infrastruttura verde torinese, con potenzialità in buona parte inespresse, ha predisposto un Piano Forestale Aziendale, strumento per una gestione eco-sostenibile della risorsa "bosco" e contestualmente ha avviato un percorso finalizzato all’ottenimento della certificazione della gestione sostenibile del patrimonio boschivo secondo lo standard FSC (Forest Stewardship Council).
Il Piano Forestale Aziendale dei boschi di proprietà del Comune di Torino si pone l’obiettivo di una gestione sostenibile, innovativa ed efficace, rispondendo alle esigenze dei cittadini e individuando nella risorsa bosco le potenzialità nell’affrontare le criticità ambientali attese negli anni a venire. La Città di Torino a differenza di un classico proprietario di aree boschive non ha esigenze produttive, l’obiettivo generale della pianificazione diventa l’incremento della capacità dei boschi di migliorare la biodiversità.
Il PFA consentirà quindi di impostare una corretta gestione, sostenibile, delle filiere forestali atte a erogare i servizi eco-sistemici valutati pur non impedendo una eventuale gestione tradizionale, sempre nei limiti della sostenibilità prevista per legge. Gli interventi di utilizzazione previsti sono le cure colturali, i diradamenti e i tagli a scelta per singola pianta.
La superficie catastale del territorio di proprietà del comune di Torino considerata complessivamente per la certificazione FSC è pari a circa 429 ettari, di cui circa 340 ettari di bosco.
Per maggiori approfondimenti, cliccare sul pulsante scopri di più.
Elementi di interesse
Le passeggiate in collina, in un ambiente di grande valore naturalistico e scorci panoramici impareggiabili, consentono suggestivi punti di vista su antiche Vigne, cappelle private, muri di cinta in mattoni e ciottoli di fiume, giardini e paesaggio agrario.
Le costruzioni sono generalmente sobrie, a pianta rettangolare, con una disposizione regolare delle aperture.
Perlopiù sono di origine Sei-Settecentesca, il periodo d’oro delle Ville Collinari, anche se possono aver subito rimaneggiamenti nel tempo a causa di danneggiamenti dovuti alle guerre, o rifacimenti legati ai frequenti passaggi di proprietà.
Interessante la cura scenografica e il gusto del paesaggio raggiunti nella progettazione di alcune ville “speciali”, come la Vigna di madama Reale, oggi Villa Abegg, o la Villa della Regina, le prime residenze reali proiettate all’esterno della città.
E naturalmente non si possono dimenticare la sagoma inconfondibile nel profilo della collina della Basilica di Superga , e il Faro della Vittoria al Parco della Maddalena, l’imponente statua faro dello scultore Edoardo Rubino, alta 26,5 metri e dal peso di 220 tonnellate, rappresentante la Vittoria Alata e eretta per celebrare il decennale della vittoria dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale.
La collina torinese iniziò ad essere abitata circa 20.000 anni fa nel periodo di terrazzamento delle alluvioni glaciali: la vegetazione era simile a quella delle steppe.
Nel periodo post glaciale si formano le foreste di latifoglie miste: frassino, acero, quercia, tiglio, nocciolo, olmo, tiglio.
In epoca pre romana gli abitanti della collina scesero a fondare la città di Torino.
Nell’epoca medievale si ridussero le querce a favore di castagneti e di pino silvestre (unica conifera autoctona e motivo del toponimo da cui deriva il nome di Pino Torinese).
Dopo l’anno 1000 in collina sorsero numerose abbazie costruite dagli ordini monastici, molte superfici boscate sono state sostituite con colture agricole e sono sorti i primi centri abitati.
Dal ‘500 al ‘700 numerose famiglie nobiliari torinesi hanno costruito ville e cascine in collina che venivano utilizzate sia come villeggiatura sia per la produzione agricola. Esse sono state soprannominate “Vigne” in quanto la tipologia privilegiata di coltura era la vite.
Molte di queste cascine e ville sono presenti ancora oggi e nei grossi parchi che le circondano vi sono numerosi esemplari esotici come, per esempio, la Magnolia grandiflora, il Fagus purpurea e tricolor, Ippocastani, Platani, Cedri, ecc…
Lo sfruttamento agricolo di questi terreni ha condotto, nel ‘700 al verificarsi dei primi dissesti idrogeologici. In particolare, dopo gli smottamenti che si sono verificati inseguito all’alluvione del 1750, è stata introdotta la Robinia, importata dal Nord America.
Le classi lavoratrici iniziarono a frequentare il territorio collinare a partire dal ‘900: a quell’epoca cominciarono a svilupparsi i primi sentieri collinari e venne costruita una funicolare che collegava la città alla Basilica di Superga.
Durante la Seconda Guerra Mondiale numerosi boschi sono stati tagliati e negli anni ’50 e ’70 le nuove urbanizzazioni hanno interessato le zone più belle. Questo fenomeno ha portato a ulteriori dissesti idrogeologici, a una profonda alterazione del paesaggio e del patrimonio naturalistico, ad una riduzione sia della vegetazione naturale, sia della possibile fruizione pubblica di numerose zone collinari.
Inoltre la progressiva diminuzione delle utilizzazioni di legname ha provocato l’abbandono di molte particelle boscate (cedui di Robinia) che, a causa della struttura alterata e squilibrata sono in via di degrado per i numerosi schianti a cui tale specie è soggetta, peggiorati dall’invasione di Rovo e Vitalba che si aggrovigliano attorno alle piante e agli arbusti e ne provocano il diradamento.
Inoltre in alcune zone un tempo coltivate si può notare come l’espandersi della vegetazione arbustiva ed arborea, soprattutto nella vicinanza di vecchi cascinali abbandonati, ha colonizzato progressivamente le aree anticamente a prato o a frutteto costituendo i cosiddetti “boschi d’invasione”: si tratta di piante di robinia, frassino, salicone, ciliegio, betulla, acero campestre e pioppo bianco.
Occorrerebbe pertanto intervenire rapidamente al fine di riportare i boschi in buone condizioni, provvedendo alla periodica ripulitura del sottobosco, al fine di prevenire gli incendi e convertendo gradualmente i vecchi cedui in fustaie, per prevenire il dissesto idrogeologico e frenare il degrado.
Il versante torinese della collina presenta una morfologia con pendenze elevate, forti incisioni, piccoli corsi d’acqua a carattere torrentizio con elevata predisposizione all’instabilità idrogeologica e all’erosione.
Dal punto di vista geologico la collina è costituita da depositi, provenienti dallo smantellamento della catena alpina, sedimentati in ambiente marino poco profondo durante l’era terziaria, compresa fra 65 e 2 milioni di anni fa. Durante questo periodo infatti l’intera area del Piemonte centro-orientale era occupata dal bacino marino.
In seguito al progressivo diminuire della profondità del mare che occupava la Pianura Padana ed ai movimenti orogenetici da cui ebbero origine anche le Alpi e gli Appennini, questi depositi emersero verso la metà del periodo miocenico (circa 15 milioni di anni fa) dando origine ai rilievi collinari. La struttura rocciosa è di carattere sedimentario e composta da argille, arenarie, marne con forti componenti argillo-sabbiose quindi facilmente soggetta a fenomeni franosi.
La copertura boschiva della collina torinese era originariamente costituita da querceti (rovere e roverella) che, in seguito alla crescente antropizzazione, sono stati sostituiti dai castagneti prima e successivamente dai robinieti. In generale sono presenti boschi misti di querce (Acero, Tiglio, Carpino, Ciliegio), raramente si trovano Faggi e Betulle. Sono stati realizzati anche impianti sperimentali di conifere esotiche lungo la Panoramica Pino Superga che negli ultimi anni denotano gravi e diffusi sintomi di deperienza dovuta ai ridotti apporti idrici e alla concentrazione di piogge acide. Tra gli arbusti si trovano Biancospino e Nocciolo; nelle zone più fresche e umide si può trovare l’Ontano; nelle zone abbandonate dall’uomo specie invasive come il Rovo, e rampicanti come l’Edera e la Vitalba.
Nei versanti a nord crescono localmente la Farnia e il Faggio. Si ritrovano anche specie tipiche degli ambienti mediterranei,che si sono affermate nei periodi caldi alternati a quelli delle glaciazioni: si tratta ad esempio del Giglio caprino, della Ginestra, del Pungitopo. Nei freschi versanti nord-occidentali si trovano il Giglio martagone, il Mughetto, il Mirtillo e il Rododendro. Nel Parco della Rimembranza, esiste inoltre un vasto arboreto ( Arboretum Taurinense) frutto di impianti sperimentali iniziati al fine di ricordare i caduti della Prima Guerra Mondiale e proseguiti dagli anni ’20 agli anni ’50 per l’osservazione del comportamento di specie esotiche nel contesto della collina torinese.
I lavori di realizzazione dell’ Arboretum sono iniziati nel 1924 sulla base di un progetto ideato dal prof. Aldo Pavari. L’Arboretum Taurinense costituisce un’importante fonte di studio e di osservazione. Esso era stato creato infatti, come quello di Vallombrosa, anche con il preciso scopo di verificare l’attecchimento, la velocità di crescita, la resistenza alle malattie e tutte le caratteristiche forestali delle specie introdotte, soprattutto in funzione del loro futuro impiego per rimboschimenti e per la produzione di legname.
Nelle zone collinari il bosco svolge una fondamentale funzione di protezione idrogeologica (conservazione del suolo, stabilità dei versanti, regimazione idrica, prevenzione delle valanghe e difesa da caduta massi).
In particolare il bosco:
- Contiene l’erosione e conserva la fertilità dei suoi grazie alla presenza della copertura vegetale
- In caso di forti precipitazioni riduce la portata di piena dei fiumi intercettando le acque meteoriche sia negli strati organici del suolo sia sulle chiome
- Per mezzo degli apparati radicali, protegge le scarpate stradali e le sponde dei corsi d’acqua proteggendo insediamenti e strade da frane e smottamenti