di Lucia Nicoletta
Di fronte alla Manifattura Tabacchi. Io mi piazzavo lì.
Le tabacchine sfollavano.
Quando mia madre mi vedeva:
- Cosa è successo?
- Ho litigato con nonna. Non ci voglio andare più.
- Non farmi diventare matta! Io devo lavorare! E cos’hai lì dentro?
- Mi sono ripresa i regali!
Quando litigavo con nonna mi riprendevo le palle con la neve, i soprammobili che cambiavano colore, i posacenere.
- Domani dovrò chiederle scusa...
- Alle medie mi farai stare da sola?
- Vedremo. Adesso andiamo a far spesa.
In via delle Maddalene, naturalmente, piena di negozi e di tabacchine che, uscite dal lavoro, facevano acquisti.
Sentivo l’odore del lattaio anche fuori dal negozio. D’inverno aveva dei coni di panna che non ho più ritrovato. Non era del tutto montata, ma si spalmava come un gelato.
Nella pasticceria all’angolo con via San Benigno si andava alla domenica. Con gli ospiti facevi sempre bella figura. Gestivano il negozio due signore gentili che mio padre, chissà perché, aveva soprannominato le sorelle Menegotti.
Quando la Manifattura ha chiuso, anche tutti i negozi di alimentari hanno serrato i battenti. Ha resistito solo l’impagabile pasticceria.
Con gli anni in via delle Maddalene, prima abbandonata, hanno aperto una libreria, un’erboristeria, una birreria, un ristorante, un mercatino di cose usate.
Rimane l’atmosfera di via di paese e la sensazione di essere lontani da Torino, in un angolo remoto.
Sullo sfondo la vecchia fabbrica con i mattoni rossi neri di polvere e le inferriate sempre più arrugginite.
Si è parlato di una riconversione a polo universitario. Sciami di studenti sarebbero usciti dal portone come le tabacchine. Piazza Abba e via delle Maddalene sarebbero ritornati vitali. Avrebbero riaperto i negozi di alimentari: anche i giovani hanno bisogno di pane e companatico.
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