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C’è un’analisi scientifica del fenomeno movida dietro i recenti provvedimenti che l’amministrazione comunale ha intrapreso per il governo della vita notturna torinese.
Il progetto si chiama “Mover la Movida” ed è stato affidato al gruppo di Lavoro del Centro interdipartimentale Future Urban Legacy Lab (FULL) del Politecnico di Torino, per conto della Divisione Decentramento, Servizi Culturali e amministrativi, giovani e pari opportunità della Città grazie a un finanziamento di Compagnia di San Paolo, tramite il bando Next Generation WE 2021.
Il report conclusivo, dal titolo “Vivere, convivere, far vivere la notte a Torino” è stato presentato oggi pomeriggio negli spazi di Off Topic in via Pallavicino alla presenza del Sindaco Stefano Lo Russo e degli assessori alla Rigenerazione Urbana e ai Giovani Carlotta Salerno, alla Sicurezza Gianna Pentenero, all’Ambiente Chiara Foglietta e al Commercio Paolo Chiavarino dai ricercatori Loris Servillo e Erica Mangione.
“L’avvio del progetto– spiega il Sindaco Stefano Lo Russo - è stato il primo tassello di un lavoro più ampio e trasversale che ha coinvolto in questi mesi gli assessorati alla Sicurezza, all’Ambiente, al Commercio, alle Politiche Educative e gli stessi esercenti, che hanno a cuore il fatto che la vita notturna di Torino sia vivace, bella da vivere per i giovani ma contemporaneamente rispettosa delle norme che, anche nell’ottica di tutela della salute pubblica e dei residenti, dobbiamo poter garantire”.
“È la prima volta – aggiunge l’Assessora Carlotta Salerno - che il fenomeno della cosiddetta movida viene affrontato con un approccio scientifico e accademico. Questo permette all’amministrazione di entrare nel merito del tema conoscendone tutti gli aspetti, sia per assumere le scelte necessarie per il governo della notte che per costruire una proposta alternativa e positiva, che non mira a punire e ridurre le opportunità di divertimento ma anzi ad ampliarle, evitando così l’eccessiva concentrazione del fenomeno in un solo luogo della città”.
“Mover la Movida” si è articolato come percorso partecipativo in sessioni di laboratorio e ha riunito protagonisti della vita notturna di diverse generazioni tra i 25 e i 65 anni in una serie di interviste. Obiettivo analizzare gli scenari della notte torinese per costruire una nuovo modello operativo. Le attività di ricerca si sono svolte da ottobre 2022 a marzo 2023.
Nel concreto, il progetto ha lavorato ad una indagine qualitativa e quantitativa per individuare i protagonisti e gli scenari della vita notturna, la dimensione sociale e geografica delle aggregazioni notturne nella città, criticità e conflitti legati alla notte. All’attività di analisi si è affiancato l’avvio di un processo di co-progettazione con gli attori del territorio per trovare soluzioni comuni e costruire insieme una nuova strategia di governo della notte.
Anzitutto, “non chiamatela movida”: per gli intervistati la rappresentazione della notte associata solo a comportamenti eccessivi da parte dei giovani e all’abuso di alcol e sostanze è stigmatizzante perché la vita notturna è anche offerta, e desiderio, di produzione culturale.
Dal report emergono poi le zone di maggior concentrazione della vita notturna ovvero il centro, nelle zone di piazza Carlo Felice, piazza Vittorio, via Po e il Quadrilatero, piazza Santa Giulia in Vanchiglia, San Salvario, in particolare l’area intorno a largo Saluzzo e nel primo tratto di via Madama Cristina. Concentrazioni medie invece si osservano tra Cenisia e San Paolo, nei dintorni di piazza Sabotino, e poi lungo Via Nizza a sud e Corso Giulio Cesare a nord, e in maniera un po’ più allargata, lungo Corso Francia a Ovest. Le mappe per fasce orarie mostrano invece come, nelle ore più tarde, si assista ad una progressiva contrazione e concentrazione delle aree con attività commerciali aperte. Chiudono i bar nelle aree periferiche, mentre restano aperti in alcune delle zone di maggiore concentrazione. La mappa dei bar che chiudono tra mezzanotte e le 6 di mattina mostra aree completamente vuote, tra cui spicca la zona a ridosso del centro, che include il quartiere Crocetta. Al contrario le aree con elevate concentrazioni sono piazza Vittorio e largo Saluzzo, seguite da via Po, Quadrilatero e piazza Santa Giulia. Statistiche in continua evoluzione: i trend della notte, in termini di tipo e modalità dell’aggregazione e della fruizione, ma anche per fasce orarie, luoghi considerati di tendenza, seguono le mode del momento e non sono facilmente prevedibili, nemmeno da parte degli operatori. Per questo – è emerso- è importante attivare un sistema di monitoraggio e di aggiornamento dati integrato, anche con l’aiuto degli operatori, che consenta di percepire le dinamiche in corso. E diventa strategico facilitare azioni di trasformazione di aree di città che hanno bisogno di processi rigenerativi e che possano ospitare il divertimento notturno. Tra queste gli intervistati indicano la zona di viale Ottavio Mai, parco Dora, Colletta, le zone di corso Novara e della Pellerina.
Anche la musica dal vivo è un elemento chiave delle attività culturali notturne. Dal rapporto si evince anche come la musica live si concentri più in alcuni quartieri della città. Più di un terzo delle esibizioni sono in locali del centro, seguono San Salvario e Barriera di Milano, mostrando anche in questo caso come ci siano geografie specifiche e isole della notte. Questi tre quartieri contano quasi la metà dei locali torinesi e oltre il 60% delle esibizioni. In alcuni quartieri (Madonna del Pilone, Le Vallette, Mirafiori Nord e San Paolo) sia i locali che, di conseguenza, le esibizioni sono molto rare.
La dialettica fra naturale spontaneità delle aggregazioni notturne e controllo da parte delle forze dell’ordine pubblico, ma anche da parte dell’amministrazione e degli stessi organizzatori di eventi è citata in molte delle interviste. Emerge secondo i ricercatori la difficoltà a trovare un equilibrio fra la volontà di assecondare libertà e spontaneità delle attività notturne e la necessità di organizzazione e supporto per garantire ordine e sicurezza. In tema di sicurezza, per gli intervistati, oltre che ragionare sulla possibilità di incrementare il controllo del territorio, incentivare la sicurezza significa migliorare l’illuminazione pubblica, garantire maggiori passaggi del trasporto pubblico nelle ore notturne e, soprattutto, lavorare sulla responsabilizzazione dei frequentatori della notte sia in termini collettivi che individuali.
Il gruppo di lavoro ha concluso tracciando il ritratto ideale della notte torinese attraverso una serie di aggettivi. Diffusa, dove gli eventi e le occasioni
di ritrovarsi sono tanti e diffusi in tutti i quartieri, raggiungibili e collegati fra loro; pubblica e popolata, in spazi come biblioteche, parchi, strade, piazze e lungo i fiumi; innovativa, come luogo della creatività culturale ed artistica; libera e inclusiva; di continuità con il giorno, fatta di spazi polifunzionali, che rimangono aperti anche di notte; europea ed internazionale.