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Questa mattina alla Curia Maxima si è svolto un confronto tra Città, Circoscrizioni, ASL Città di Torino e organizzazioni sindacali per avviare a livello cittadino la sperimentazione delle Case della comunità previste dal PNRR, che rappresenteranno la sede privilegiata dell’integrazione tra prestazioni sociali e sanitarie e uno snodo fondamentale dell’assistenza di prossimità. Si è parlato anche del futuro delle cure domiciliari per le persone non autosufficienti.
L’incontro, promosso dall’assessorato al Welfare della Città di Torino che ha convocato la Conferenza socio-sanitaria allargata alle organizzazioni sindacali CGIL, CISL e UIL, alle omologhe organizzazioni dei pensionati e ai direttori di distretto dell’ASL Città di Torino, si inserisce nel percorso avviato dall’Amministrazione Comunale con l’obiettivo di dare vita a un dibattito pubblico sulla Missione 6 – Salute del PNRR che coinvolga le rappresentanze sociali e territoriali. Parallelamente la Città partecipa ai tavoli di coordinamento a livello distrettuale convocati sullo stesso tema dalla ASL.
Durante l’incontro si è discusso delle sperimentazioni in atto di strutture di prossimità. La Regione ha infatti dato mandato a ciascuna ASL di sviluppare, in collaborazione con gli Enti gestori delle funzioni socio-assistenziali, strutture di prossimità definite “Centri servizi distrettuali integrati”, finalizzati a fornire una rete di prossimità di tipo socio-sanitario prioritariamente a sostegno delle persone più fragili. Il Centro dovrebbe rappresentare il ponte verso le future Case della comunità.
Le sperimentazioni in atto sono uno sviluppo dell’assistenza territoriale, come prevede il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, in una regione in cui la quota maggiore di residenti ha una fascia di età tra i 50-59 anni, con una preponderanza di persone oltre i 70 anni, e una popolazione anziana tra le più alte a livello nazionale, con circa il 24% degli abitanti oltre i 65 anni.
Il PNRR stabilisce il rafforzamento della rete che eroga prestazioni sul territorio con lo sviluppo e la creazione di strutture e presidi territoriali tra le quali le Case della comunità, con l’obiettivo di potenziare l’accessibilità dei servizi sanitari e socio-sanitari territoriali. È a queste strutture che le persone fragili si rivolgeranno per avere risposte ai bisogni di salute e sostegno sociale che sarà offerto dal personale dei Servizi sanitari e sociali, presenti in questi nuovi modelli organizzativi, per orientarli nei vari percorsi di assistenza. A Torino ne dovranno essere istituite 18, 91 in tutto il territorio regionale.
Per raggiungere questo obiettivo è fondamentale la sinergia tra Amministrazione Comunale e ASL Città di Torino, che avranno il compito attraverso le Case della comunità di perseguire l’integrazione tra prestazioni sanitarie e sociali, per assicurare una risposta coordinata e continua ai bisogni di salute della popolazione, l’uniformità dei livelli di assistenza e la pluralità dell’offerta.
Secondo l’assessore al Welfare della Città di Torino l’incontro di questa mattina ha posto le basi per la sperimentazione del Centro servizi distrettuali integrato, che sarà il ponte verso le Case della comunità e vedrà la collaborazione tra ASL e Servizi sociali. L’assessore ha ricordato come la presenza delle Circoscrizioni e delle Organizzazioni sindacali testimonia la volontà dell’Amministrazione di coinvolgere la cittadinanza in questo percorso. L’auspicio è che la ASL renda partecipi anche le organizzazioni del Terzo settore. Il titolare della delega al Welfare ha inoltre espresso una forte preoccupazione per gli effetti del taglio di 5 milioni alle risorse “extra-LEA” da parte della Regione, che oggi finanziano le prestazioni domiciliari, e per le recenti indicazioni dell’Assessore regionale Maurizio Marrone che sembrano preludere ad un disimpegno del Servizio sanitario regionale dalle cure domiciliari, che invece costituiscono un elemento di realizzazione del diritto fondamentale alla salute. (ma.co.)