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Sebastiano D’Alleo e Antonio Pedio, due guardie giurate assassinate un gruppo di terroristi al termine di una rapina, sono stati ricordati questa mattina con l’inaugurazione di una targa commemorativa.
Il 21 ottobre del 1982, le Brigate Rosse – Partito della Guerriglia effettuarono una rapina presso la filiale del Banco di Napoli in via Domodossola all’angolo con via Rosolino Pilo.
D’Alleo e Pedio, che erano già stati disarmati e messi nell’impossibilità di reagire, vennero uccisi con inutile ferocia proprio mentre i rapinatori si accingevano ormai a fuggire col bottino.
La Città di Torino, d’intesa con l’AIVITER (Associazione Italiana Vittime del Terrorismo) ha voluto ricordare i due giovani collocando una targa proprio sul luogo del loro brutale assassinio.
Nel corso dell’iniziativa, alla quale hanno preso parte numerosi familiari delle vittime e abitanti del quartiere, sono intervenuti il presidente del Consiglio comunale, Francesco Sicari, il presidente della Circoscrizione 4, Claudio Cerrato, il presidente dell’AIVITER, Roberto Della Rocca e Cristina Porrati, preside della scuola secondaria SS. Natale, che ha ospitato la cerimonia prima dello scoprimento della targa. Anche Pino Pedio, fratello di Antonio, ha reso una commovente testimonianza di quei fatti.
Il presidente Sicari, nell’intervento che ha aperto la cerimonia, ha sottolineato come Torino sia stata “una delle città dove il terrorismo ha colpito più frequentemente e con maggior brutalità”. Rievocando quelli ormai passati alla storia come “gli anni di piombo”, Sicari ha messo in evidenza come “l’intera società si fosse opposta a coloro che, facendosi scudo di un’ideologia mal rimasticata, assassinavano persone indifese sotto casa o alla fermata del bus. Senza la mobilitazione di ampi strati della società”, ha aggiunto il presidente del Consiglio comunale, “il movimento operaio, i giovani, gli intellettuali, non sarebbe stato possibile per la Repubblica sconfiggere i terroristi, ed al tempo stesso evitare di cadere nella trappola di tentazioni autoritarie”.
Concludendo il suo intervento, Sicari ha evidenziato che “la dialettica politica può essere anche durissima, perché è il sale della democrazia; ma al tempo stesso, massima dev’essere la capacità di unire le forze per la difesa di quelle istituzioni repubblicane e democratiche, nate dalla Resistenza, che non devono mai essere considerate come definitivamente acquisite. Ogni volta che la democrazia si trovasse ad essere minacciata, le donne e gli uomini che amano la libertà propria come parte della libertà di tutti, dovranno essere capaci di unire le forze al di là di ogni divisione ideologica. Senza fingersi uguali, coltivando e rispettando le reciproche differenze, ma respingendo insieme”, ha terminato il presidente, “ogni tentativo di sovvertire quelle che andranno magari anche migliorate, ma restano le nostre istituzioni democratiche”.
C.R. - Ufficio stampa del Consiglio comunale