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Il Comune di Torino lancia la prima campagna istituzionale di contrasto allo stigma per le persone sieropositive e invita a sottoporsi al test per conoscere il proprio stato sierologico.
Nel 2017, secondo i dati diffusi dal SeReMi, i e le piemontesi che hanno scoperto di aver acquisito l’infezione da hiv sono 255 (6 ogni 100.000 abitanti). La classe di età con il tasso di incidenza più elevato (15,6) risulta quella tra i 25 e i 34 anni di età. I e le giovani di meno di 25 anni con nuova diagnosi di hiv nel 2017 sono 34.
La Città di Torino, sulla base di dati regionali e di quelli provenienti dal Progetto “Sanarcobaleno” dell’Odv Casa Arcobaleno, vincitrice del bando indetto dal servizio Pari Opportunità e Diritti, ha realizzato una campagna volta a combattere lo stigma delle persone sieropositive dal titolo “Sono HIV positivo/a, e allora?”. Il messaggio, volto a conoscere il proprio stato sierologico e accettarlo serenamente, è importante ed essenziale per combattere in maniera efficace lo stigma. La comunicazione verrà diffusa a partire dal sito della città www.comune.torino.it/hiv e su manifesti di grandezza 200 x 140 che saranno affissi in 220 spazi dedicati a partire dalla prossima settimana.
La campagna mette in risalto il fatto che, secondo i dati rilevati dal servizio “Sanarcobaleno” di somministrazione di test rapidi hiv e sifilide, il 27,36% delle persone che accedono al servizio non ha mai eseguito un test hiv prima, dato in linea con quelli regionali. Inoltre, la maggior parte della popolazione non conosce lo stato sierologico del/la proprio/a partner. Queste informazioni, aggiunti al fatto che la popolazione non è consapevole che le persone con HIV che eseguono una terapia efficace e hanno carica virale non rilevabile da almeno 6 mesi non possono trasmette il virus sessualmente, hanno reso necessaria una campagna di lotta allo stigma dell’ hiv e di incentivazione del test HIV e sifilide.
Sempre dai dati regionali diffusi anche nel 2017 la componente maschile tra i casi di nuova diagnosi di hiv è nettamente prevalente (78%) – 198 persone. Tra le donne infatti contiamo 57 casi nel 2017. Nel 2017, cresce la quota (39%) di diagnosi avvenute in stadio avanzato di infezione da HIV e si riduce la frequenza delle persone con nuova diagnosi di HIV che si sono testate precedentemente.
La Città riconosce il merito alle associazioni attualmente attive nella somministrazione del test rapido HIV in contesti non ospedalieri, collegati però con il servizio sanitario regionale in grado di far fronte a specifici bisogni di diagnosi. Tra queste ci sono le associazioni come “Arcobaleno Aids”, e “Lila Piemonte” e “Anlaids”, che propongono iniziative periodiche e gruppi di sostegno. Iniziative che si sommano all’impegno costante di servizi di assistenza territoriale svolta da tutte le Associazioni che aderiscono alla Consulta Hiv/Aids della Regione Piemonte.
La campagna è stata realizzata da Odv “Casa Arcobaleno” in collaborazione con “Arcigay Ottavio Mai”, con un servizio semipermanente con accesso gratuito, diretto e anonimo in risposta a bisogni specifici della popolazione Lgbtq.
“Sono convinto che, attraverso l’impegno congiunto e coordinato di tutte le istituzioni, rete dei centri per la diagnosi e cura delle infezioni sessualmente trasmissibili e associazioni community based, sia possibile combattere lo stigma verso per persone hiv+ e ridurre i casi di diagnosi tardiva diminuendo il rischio di contagio – dichiara l’assessore alle politiche giovanili Marco Giusta. Quello che mi preoccupa maggiormente è l’altissimo tasso di incidenza tra i e le giovani: occorre quanto prima ricominciare a parlare di sessualità e prevenzione anche nelle scuole. Nel frattempo ho scelto di far declinare questa campagna sul tema del contrasto allo stigma che vivono le persone sieropositive, con due immagini per ricordare che anche le donne corrono il rischio di contrarre l’infezione”.
Conclude Giusta: “Conoscere il proprio stato è fondamentale, è questione di rispetto delle altre persone ma soprattutto di sé stessi/e. Ridurre la paura e i pregiudizi che vivono le persone sieropositive aiuta anche chi non conosce ancora il proprio stato a fare il test, ricordando che il preservativo resta il primario strumento di prevenzione e che, attraverso una terapia efficace le persone che hanno carica virale non rilevabile da almeno 6 mesi non possono trasmette il virus sessualmente”.
(mm)