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La seduta odierna del Consiglio comunale, svoltosi in forma aperta, è stata dedicata, su richiesta della consigliera Eleonora Artesio e decisione della Conferenza dei capigruppo, al tema “Continuità delle cure per i malati non autosufficienti e sistema dei servizi socio-sanitari dedicati”. Al dibattito, di seguito riportato in sintesi, hanno preso parte rappresentanti di associazioni, intervenuti per primi in quanto ospiti, e amministratori comunali.
Assunta De Caro (Sindacato pensionati Cgil, anche a nome delle organizzazioni dei pensionati Cisl e Uil): Quello dei malati non autosufficienti è un tema delicato, in una società che sta invecchiando, con il 24.7% di piemontesi over 65. Malattie croniche e non autosufficienza sono in aumento. Le commissioni di valutazione (UVG) assegnano punteggi per la presa in carico socio-sanitaria, che spesso negano quest’ultima per discrasie tra i punteggi sociale e sanitario. Le risorse sono in calo, in Europa il 5% dei posti letto sono riservati all’assistenza per i non autosufficienti, nell’area della Città metropolitana non si arriva all’1,7%. Con quest’amministrazione avevamo firmato un’intesa per varare un tavolo welfare e un tavolo anziani. Bisogna riprendere quello che era il “modello Torino” e applicare la legge 10.
Paolina Di Bari (ASL 4): L’ASL rappresenta un territorio periferico, comprende le zone da Chivasso a Ciriè sino a Ivrea, 500mila abitanti con più di un quarto di popolazione anziana, percentuale che aumenta nelle zone rurali e montane. E’ il problema delle demenze ad essere particolarmente rilevante, nel campo della non autosufficienza
Andrea Ciattaglia (Coordinamento socio-assistenziale CSA): Il CSA rappresenta 20 associazioni. Più che di liste d’attesa, sarebbe corretto parlare di “liste d’abbandono”, le cure sono di fatto negate a migliaia di persone, Sono 30mila le persone non autosufficienti non prese in carico: non solo anziani con patologie come Alzheimer o Parkinson ma anche soggetti che hanno perduto la loro autosufficienza in seguito ad eventi traumatici o malattie. Il diritto a ricevere cure sanitarie è sancito dalla Costituzione e dalla leggi fondamentali. L’assenza in quest’aula degli assessori alla Sanità è un fatto negativo. I punteggi assegnati dalle UVG spesso escludono dalla presa in carico persone con valutazione sanitaria al massimo (14 punti) ma che hanno magari un piccolo appartamento di proprietà.
Riccardo Ruà, presidente dell’associazione “Adelina Graziani”: Sappiamo che questa Amministrazione non ha responsabilità sui LEA, ma segnaliamo il disagio e il sovraffollamento nei pronto soccorso, che dovrebbero occuparsi dei casi più gravi. Lì arrivano invece pazienti anziani, cronici, non autosufficienti. Un anziano allettato in un pronto soccorso sappiamo che rischia la polmonite, e poi la morte. La politica regionale ha tagliato posti letto, non ha tagliato sprechi e non ha investito su formazione e umanizzazione. Stiamo svendendo la sanità pubblica. Non siamo contro la realizzazione di nuovi ospedali, ma noi vogliamo la salute in città, prima della Città della Salute.
Michele Assandri, presidente piemontese dell’Ass. Naz. Strutture Terza Età: Stiamo lavorando con l’assessore Saitta per la riforma della DGR 45 e la continuità assistenziale. Ogni anno, dal 2013, vengono stanziati 280 milioni di euro per il settore socio-sanitario assistenziale, ma ogni anno non vengono spesi circa 50 milioni. Se venissero impiegate tutte le risorse economiche, si potrebbero assistere annualmente 19mila persone, invece delle attuali 12mila
Terminati gli interventi dei rappresentanti delle associazioni, in Sala Rossa si è aperto il dibattito fra i consiglieri comunali.
Maria Grazia Grippo (PD): Gli sforzi fatti per ribadire il diritto soggettivo del malato nel ricevere assistenza e cure deve essere riconosciuto anche per le persone senza prospettiva di guarigione. Questo deve essere il principio guida. Il modello Torino è l’espressione migliore della legge 10/2010, anche se è isolato rispetto all’Italia, come nel caso dei servizi domiciliari Lea per i malati cronici non autosufficienti. Maria Grazia Grippo auspica che tutte le forze politiche vadano nella stessa direzione.
Eleonora Artesio (Torino in Comune): Il piano regionale non può essere scambiato con quello dell’autosufficienza e sicuramente il Consiglio comunale deve discutere con la Regione. Anche le modalità dei Lea devono essere riviste perché una persona non autosufficiente riceve una visita a domicilio ma il malato non sa sulla somministrazione dei farmaci, sul protocollo terapeutico e sull’andamento del suo stato di salute. La consigliera, poi, porta all’attenzione dell’aula le visite troppo lontane tra loro, le lunghe attese per il ricovero nelle Rsa e la questione delle dimissioni ospedaliere che si trovano tra le famiglie che non possono dare cure ai malati e al sovraffollamento delle strutture mediche. Così, questo sistema arriverà alla rottura.
Giovanna Buccolo (M5S): Ci sono aspetti da tenere in considerazione, ha detto la consigliera Buccolo, come l’invecchiamento della popolazione, l’economia lenta, i tagli delle risorse, i bisogni dei malati cronici che crescono così come le richieste di trattamenti personalizzati. Le politiche di welfare cercano di far fronte a questa mutazione di scenario, come la tendenza a dare direttamente risorse economiche, incrementare i servizi di prevenzione e l’uso di risorse della comunità. Si deve, ha concluso la consigliera, verificare e chiedere alla Regione di rispettare la legge 10/2010, proprio ora che è uscita dal Piano di rientro. Soprattutto per ciò che concerne le cure domiciliari.
Deborah Montalbano (Gruppo Misto - Uscita di Sicurezza): Il mio primo comunicato, il 30 settembre 2016, riguardava questo tema e diceva che il Comune stava chiedendo alle Asl di dare garanzie di continuità assistenziale per le persone non autosufficienti, e di affrontare le liste d’attesa, che contavano allora 10.000 malati. Son passati due anni e non è successo niente. Non è partito il tavolo della Regione con il Governo sui nuovi Lea, non abbiamo ottenuto dal dottor Alberti e dalla Regione l’aggiornamento più volte richiesto sulle liste d’attesa per cui siamo ancora fermi ai dati del 2014. eppure ci parlano di eccellenze sanitarie e di nascite di maxi-strutture (con taglio complessivo di posti letto). La Città e gli assessori competenti devono rompere il loro silenzio accomodante e superare la loro debolezza. La politica oggi non ha più una visione. Aldo Moro diceva: “la persona prima di tutto o questo Paese non si salverà. Se lo Stato non riuscirà più a garantire i diritti della persona, quel giorno sarà la fine dello Stato democratico”. Non sono abituata a fare richieste alle sedie vuote e siccome Schellino Alberti e Saitta non ci sono, chiudo qui il mio intervento.
Antonio Iaria (M5S): Occorre smettere di confondere le visioni con le illusioni. Ci sono state ipotesi che guardano ad altre regioni, come nell’intervento di Assandri, ma stiamo dimenticando che alle persone che hanno dei diritti non si può chiedere di contribuire economicamente. Anche se Schellino, sempre presente, oggi è assente perché a Roma ad una assemblea Anci, per quanto riguarda gli altri soggetti non capisco perché si sono sottratti a questo confronto. Noi stiamo cercando di lavorare per tenere l’attenzione alta su questi temi e per fare pesare il ruolo che Torino ha sempre avuto in fatto di Welfare.
Monica Canalis (PD): Non siamo in Regione e dobbiamo capire qual è il nostro perimetro di azione. Credo che non possa però esaurirsi nella richiesta di essere aggiornati sulle liste di attesa. Richiamo dunque l’attenzione su tre punti di nostra competenza: 1) Le risorse che siamo in grado di allocare sul Welfare: nel 2016 a consuntivo e al netto di trasferimenti l’impegno del Comune è stato di 41.252.650 euro, mentre per il 2018 la cifra prevista scende di 2.337.000 euro. Una riduzione che ci dicono giustificata dalla diminuzione del bisogno su due voci: minori e assistenza diurna. Ma questa non è una vera diminuzione del bisogno: succede che i denari della quota sociale a carico del Comune vengono impegnati solo dopo che le Asl hanno impegnato la loro quota, e dunque ci si nasconde dietro le Asl che non attivano tutti gli interventi necessari. 2) C’è un aumento di strutture Rsa sul territorio comunale. Fatto positivo ma che genera un rischio di ritiro da parte del pubblico che deve invece continuare a definire l’offerta e non lasciare il campo solo alle dinamiche di mercato. 3) Il Comune di Torino è da anni un’eccellenza nazionale in fatto di presa in carico delle persone non autosufficienti, chiediamo che si superi la fase delle proroghe degli assegni di cura e si dia corso ad una vera programmazione.
Francesco Tresso (Lista Civica per Torino): Come già richiamato da altri, il modello che questo territorio ha saputo costruire e che rappresentava un’eccellenza, non deve venire meno. E soprattutto non deve venire meno il diritto alla cura. Ritengo allora necessario che lo spirito solidaristico che ha caratterizzato gli interventi odierni sull’approccio a queste tematiche, venga mantenuto fino al prossimo anno, per tenerne conto quando le scadenze elettorali ci porteranno ad elaborare, ognuno per la sua parte i rispettivi programmi elettorali.
Assessore Alberto Unia: l’assessora Schellino, a Roma per impegni istituzionali, in qualità di presidente della Conferenza socio-sanitaria, ha sistematicamente ribadito la necessità di tutelare la salute dei cittadini non autosufficienti in capo alla Sanità. Anche richiedendo un aumento delle attuali prese in carico rispetto ai bisogni. La Città ha anche richiesto alla Regione l’apertura di specifici tavoli di confronto (anche con ANCI). Ad oggi non abbiamo ancora ottenuto risposte. Come Comune stiamo facendo quanto possibile ma, anche alla luce di quanto detto oggi, ci impegneremo a fare ancora di più, perché siamo particolarmente sensibili a questo tema.
Silvio Magliano (Moderati): in teoria siamo tutti d’accordo, poi però servono gli atti concludenti da parte di regione e Città. Un primo fatto è accaduto oggi grazie ad Artesio, considerato che erano anni che si parlava, inutilmente, di organizzare un Consiglio comunale aperto per ascoltare le ragioni delle associazioni. Sul tema in questione, non è solo una questione di costi e di risorse e a mio giudizio non possiamo solo attendere che i problemi si risolvano da soli. Da oggi, forse, può cambiare il nostro atteggiamento, anche grazie all’attuale maggioranza di governo della città che sembra avere la sensibilità per capire come muoversi, anche in sintonia con la Regione, da questo punto di vista. Innanzitutto per evitare che la Regione continui a scaricare sui nostri servizi troppe problematiche in tema socio-sanitario. Auguriamoci allora di inaugurare una stagione in cui ci sia un’alleanza guidata non da una visione politica o economica, ma dalla centralità della persona e dall’esperienza di coloro che lavorano nelle associazioni impegnate sul campo.
(Ufficio stampa consiglio comunale)