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Il Consiglio comunale ha approvato un ordine del giorno che, in relazione alla situazione dei lavoratori Comdata delle sedi di Torino e Ivrea, impegna la Sindaca e la Giunta “a farsi parte attiva per scongiurare la progressiva sostituzione dell'attuale forza lavoro non impattata dalla deregolamentazione introdotta dal job's act, con una nuova generazione di lavoratori ad alta flessibilità e senza alcuna tutela dei diritti”. L’atto impegna anche a intervenire presso la Giunta regionale piemontese per la convocazione di un tavolo di confronto con i vertici aziendali di Comdata, per ottenere maggiori tutele e garanzie per i lavoratori, verificando anche l’uso dei finanziamenti pubblici ricevuti dall’azienda e la tipologia di formazione effettuata con fondi pubblici.
Comdata Group è un gruppo industriale multinazionale nato a Torino nel 1987. Attualmente opera nel settore dei servizi alle imprese nelle aree dell'assistenza clienti, della gestione dei processi di back office e di gestione del credito.
Il Gruppo è presente in 16 Paesi, con un portafoglio di oltre 550 clienti e circa 42.000 dipendenti in 78 centri operativi. Sul territorio piemontese sono attive le sedi di Ivrea, Torino ed Asti.
Comdata impiega in Italia 10.369 lavoratori, di cui il 70% a tempo indeterminato, il 15% con contratto di somministrazione, ed il 15% con contratti a progetto. Ai propri collaboratori Comdata applica prevalentemente il CCNL delle Telecomunicazioni.
Nella sede di Torino sono impiegati tra i 400 e i 500 dipendenti, che lavorano come outsourcer, e nella sede di Ivrea sono impiegati circa 1.500 dipendenti, di cui 480 con contratto di somministrazione.
La situazione dei lavoratori dell’Azienda era già stata oggetto di due audizioni di rappresentanze sindacali presso la commissione lavoro.
Anche nella sede di Torino, secondo alcuni sindacati, si è rilevato un maggiore utilizzo di lavoratori somministrati, che ha portato ad un peggioramento delle condizioni lavorative: l'immissione di personale somministrato avrebbe infatti compresso gli orari dei lavoratori fissi, su cui sono stati distribuiti i turni più disagevoli.
Questa elevata flessibilità, recita l’atto approvato, “è aumentata con l'entrata in vigore del D.L. n. 35 del 2014, che modifica l'articolo 1 del Decreto n. 368/2001, che ha tolto il vincolo della motivazione per i contratti a termine”.
“Come appreso da recenti fonti di stampa - prosegue l’ordine del giorno - i lavoratori contestano l'introduzione, in via sperimentale, del countdown pause, applicativo che consiste nell'installazione di un timer nel pc in uso ai dipendenti che blocca il singolo computer se il dipendente non riprende il lavoro entro 30 secondi dalla conclusione della pausa di 15 minuti prevista per legge, costringendo così il dipendente ad una sorta di autodenuncia al responsabile di riferimento per riavviare il sistema”.
Ulteriori elementi di preoccupazione sono, prosegue atto, “il ricorso da parte dell'azienda, in maniera unilaterale e fuori dal contratto, allo smaltimento di ferie e permessi in caso di mancanza di lavoro, i licenziamenti incentivati e la formazione a gettone, non in orario di lavoro, che a detta dei sindacati prevede una modalità di compenso economico non conforme ai contratti nazionali”.
Ufficio stampa del Consiglio comunale (S.L.)