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Il CIE (Centro di identificazione ed espulsione) di corso Brunelleschi va chiuso e non ampliato. Lo chiede la mozione approvata oggi dal Consiglio Comunale di Torino (prima firmataria: Eleonora Artesio - Torino in Comune), con 24 voti favorevoli (M5S e Lista Civica per Torino) e 2 contrari (Lista Civica Morano e Lega Nord).
Il documento impegna la Sindaca Chiara Appendino a esprimere – anche di concerto con la Regione Piemonte che, attraverso il Consiglio Regionale, si è dichiarata per la chiusura del CIE – la contrarietà dell’Amministrazione comunale a ogni ipotesi di ampliamento e riutilizzo del CIE di Torino.
La mozione – ha spiegato la prima firmataria Eleonora Artesio – richiama una valutazione già espressa nel 2014 dal Consiglio Comunale di Torino, che chiedeva già allora al Governo il superamento del CIE di corso Brunelleschi. Anche perché i Centri – ha concluso la capogruppo di Torino in Comune – si sono dimostrati inefficaci e diseconomici.
La consigliera Daniela Albano (M5S), che ha sottoscritto il documento insieme ad altri rappresentanti del M5S, ha ribadito che i CIE non risolvono il problema dei flussi migratori, né di coloro che risiedono irregolarmente nel nostro Paese. Lo Stato – ha osservato – spende 55 milioni di euro all’anno per i CIE: investiamo le risorse nelle sfide dell’inclusione e per il presidio del territorio, in particolare per l’area dell’ex MOI.
Per il capogruppo Fabrizio Ricca (Lega Nord), al posto della fatiscente struttura di corso Brunelleschi, bisognerebbe costruirne un’altra – grande il doppio – fuori Torino e collocarvi le persone che ora risiedono nel MOI, per poi espellerle dal Paese.
Francesco Tresso (Lista Civica per Torino), sottoscrittore della mozione, si è detto contrario a costruire CIE ancora più ampi. Ha quindi spiegato che quello dei rimpatri è un problema annoso perché comporta spese elevate (4mila euro a persona): occorre lavorare su accordi bilaterali e politiche europee condivise.
Per il Partito Democratico – ha dichiarato il capogruppo Stefano Lo Russo – l’esperienza dei CIE è stata in larga parte fallimentare, non tanto e non solo per le modalità con cui sono stati pensati, ma per il disagio che implicano una forte concentrazione di persone e l’incertezza sui tempi di permanenza. I CIE – ha affermato – vanno ripensati, ridimensionati e maggiormente diffusi sul territorio. Ha quindi spiegato che il PD non voterà l’atto perché Torino non può tirarsi fuori dalla questione, in maniera demagogica, delegandola ad altri Comuni della Regione, in assenza di strategie e risorse adeguate.
(M.Q.) - Ufficio stampa Consiglio Comunale