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L’obiettivo è quello di riorganizzare i servizi cittadini di welfare sulla base delle necessità del tempo, cioè di creare le condizioni affinché, seppure in un contesto in cui le risorse a disposizione dell’ente non aumentano di pari passo e in proporzione alla domanda, possano comunque rispondere adeguatamente alla crescente richiesta di prestazioni socio-assistenziali.
A tale scopo l’Amministrazione comunale ha deciso di avviare un piano di riorganizzazione (la relativa delibera è stata approvata questa mattina dall’esecutivo di Palazzo Civico) che prevede anche il pieno coinvolgimento di coloro che, ai diversi livelli, svolgono quotidianamente la propria attività professionale nell’ambito dei servizi di welfare e il confronto con le organizzazioni che rappresentano i lavoratori e con quelle impegnate nella tutela dei diritti dei cittadini.
“Un percorso partecipato – spiega l’assessora al Welfare, Sonia Schellino - che partirà da un confronto con gli operatori, in calendario già nei prossimi giorni, nel corso del quale saranno raccolte e formalizzate le esigenze e le proposte operative che potranno rendere più efficace ed efficiente il disegno organizzativo del settore”.
Sarà un lavoro di squadra svolto da quattro gruppi, in rappresentanza delle varie professioni e dei servizi sociali territoriali, e da un quinto gruppo costituito da dirigenti e funzionari della Direzione comunale Politiche sociali.
Entro il prossimo mese di novembre dovrà essere definito il dimensionamento degli organici che, da un lato, sarà rapportato ad indicatori di bisogno, condizione socio-economica e stato di salute degli utenti e, dall’altro, ai carichi di lavoro degli operatori. Inoltre, dovranno essere individuate sedi adeguate sotto il profilo strutturale, delle dotazioni strumentali e dei supporti informatici.
Dal punto di vista dell’organizzazione macro, è già previsto che l’articolazione del settore venga pensata e realizzata per livelli interagenti e complementari: quattro distretti sociali che, territorialmente, coincidono con i distretti sanitari dell’Asl; poli specialistici sovraterritoriali di inclusione sociale (nell’ambito della misure per il Sostegno all’Inclusione Attiva, SIA); servizi specializzati sovraterritoriali già attivi (come il Servizio Adulti in Difficoltà) che accolgono le richieste direttamente o su segnalazione dei servizi territoriali; progetti e attività sperimentali su specifici ambiti che necessitano di competenze e professionalità specifiche (ad esempio l’Ufficio Rapporti con Autorità Giudiziaria). (mge)