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Assessore Sergio Rolando
Martedì scorso è giunto il pronunciamento definitivo sul consuntivo 2015 e sul Bilancio 2016-2018 che segue nel solco la pronuncia del gennaio di quest’anno, relativa al consuntivo del 2014.
Lo stato delle casse del comune è noto a tutti i presenti, nel corso di due decadi si è avuta una crescita del debito complessivo. La situazione ereditata dalla Giunta precedente ha lasciato poco spazio di manovra, usato con scarsa lungimiranza, portando i magistrati dei conti ad esprimersi nel modo che mi accingo ad illustrare.
Il giudizio su alcune voci del rendiconto 2015 può apparire positivo in alcuni elementi, ma ci fa trovare come prima voce, di fronte ad un’insufficiente riduzione della spesa corrente, rispetto alla mole di uscite non adeguatamente coperte dalle entrate
Altro aspetto di rilievo è l’ammontare complessivo dell’indebitamento della Città. Grazie al Decreto 35, la Città ha potuto beneficiare di crediti per circa 500 milioni di euro, attivati fra il 2013 e il 2015, da restituire entro il 2043. Questi incidono sulla spesa corrente per maggiori oneri, come dice la stessa Corte dei Conti, per 20 milioni /anno. Appare quindi evidente come al termine della passata consiliatura l’ammontare complessivo del debito fosse aumentato rispetto al 2011. Nel documento della Corte troviamo come la sovrastima delle entrate, perdurante negli anni, abbia portato l’ente a non riscuoterne una parte rilevante. La Corte ha evidenziato come il ricorso all’anticipo di Tesoreria anche nell’esercizio 2015 fosse peggiorato, questa è punta di un iceberg che affonda la sua base in plurimi esercizi nei quali la spesa è stata misurata su previsioni di entrata rilevatesi non pienamente attendibili.
La tensione di cassa appare fondata su plurimi esercizi. Secondo i magistrati contabili, occorreranno molti anni per tornare ad una sana gestione, e solo se l’attuale giunta opererà su diversi versanti, dall’incremento della riscossione su conto residui alla riduzione della spesa al fine di parametrarla alle entrate, non con rapporto tra entrate ed uscite fuori controllo, come avvenuto in precedenza.
Dopo aver analizzato situazione critica dell’ente nel finale del mandato amministrativo precedente, la Corte riconosce che alcuni provvedimenti sono stati adottati, con l’incremento del fondo dubbia esigibilità in relazione alle sanzioni da Codice della Strada, il maggior recupero del disavanzo è stato accantonato al 31 dicembre 2016, i proventi dall’estinzione anticipata degli strumenti derivati sono stati accantonati sempre al 31.12 e così i flussi positivi. L’equilibrio corrente nel Bilancio preventivo 2017 è stato raggiunto senza vincoli sul risultato d’amministrazione. A questi primi risultati nei primi mesi di insediamento, la pronuncia della Corte ne individua altri. Tutta l’Amministrazione sta lavorando alacremente. Chi ci ha preceduto, ha utilizzato negli anni avanzi di amministrazione più teorici che effettivi, per aggiustare gestioni poco avvedute.
La Corte riconosce il nostro impegno per la riduzione dell’avanzo per la gestione di competenza, così come avvenuto nel previsionale 2017.
Tra gli impegni assunti, vi è sicuramente potenziamento delle attività di riscossione, il 17 marzo, con la creazione di apposito servizio il 1° giugno 2017, con piano di potenziamento incassi e riorganizzazione uffici preposti.
Mal interpretato da parte delle Giunte precedenti l’aspetto riguardante le garanzie nei confronti degli organismi partecipati. La Corte sconfessa l’interpretazione contenuta nei rendiconti precedenti, secondo la quale le lettere di “patronage” abbiano svolto una funzione di riassicurazione rispetto ai 760 milioni di euro di debito della Città con gli Istituti di credito.
Il giudice individua nelle lettere a garanzia dei debiti di TRM, FCT e Farmacie Comunali un’assimilazione dell’obbligazione assunta attraverso la lettura delle lettere di patronage definito forte a quella di fidejussore con obbligo che la Corte applica alle amministrazioni, con obbligo di redigere scritture contabili veritiere che contengano la corretta situazione patrimoniale e finanziaria.
Tocchiamo ora l’argomento GTT-InfraTo, con peculiare interesse da parte delle attuali minoranze verso i disallineamenti tra il Comune e le due società partecipate, il tentativo mediatico è stato quello di imputare come debiti fuori bilancio per addossare alla Giunta attuale una situazione mal gestita negli anni precedenti. La Corte dei Conti ci ricorda come l’esistenza di passività potenziali con entrambe le società sia certa: per dirla in breve, i debiti esistono. Spetterà però a questa Amministrazione avviare le procedure che riterrà necessarie per finanziarli.
Per concludere la disamina delle carte, riportiamo un’altra considerazione del giudice contabile: i provvedimenti adottati e adottandi non potranno portare risultati che in un orizzonte temporale pluriennale. Superfluo sottolineare come il Comune di Torino abbia ereditato oltre alla cassa un disavanzo pesante e gli sforzi per risanare il bilancio saranno sulle spalle di tutti per plurimi esercizi. La Corte dei Conti non è un organo politico, ma rende chiari i tentativi di salvare una situazione divenuta molto problematica. Si individuano una rotta da tenere e i provvedimenti da eseguire. La mancanza di un’inversione di tendenza non potrà che portare a più gravi provvedimenti. La Corte dei Conti ha prescritto al Comune di Torino un articolato piano di interventi da presentare entro il 30 settembre, valutando anche il ricorso all’articolo 243 bis del TUEL, che riguarda il cosiddetto predissesto, ovvero il Piano di riequilibrio finanziario, che comporta un impegno decennale a condizioni rigide e paletti ben precisi. Tra le prescrizioni che consideriamo un campanello d’allarme, l’obbligo di report semestrali alla Corte dei Conti al fine di verificare i risultati ed effettuare eventuali correzioni.
In un anno di lavoro abbiamo programmato per il futuro ma la situazione non si risana con la bacchetta magica
Alla relazione dell’assessore al Bilancio ha fatto seguito il dibattito in aula, del quale si riporta di seguito la sintesi:
Piero Fassino (Partito Democratico)
Oltre la lettura parziale della relazione della Corte dei Conti che ha fatto l’assessore Rolando vorrei soffermarmi sulle conclusioni del testo che, cito dal testo della Corte dei Conti “rispetto al 2014, con il bilancio 2015 proseguono i miglioramenti: la spesa corrente è ridotta; il saldo di parte corrente è migliore di quello dell’esercizio 2014; prosegue il trend di diminuzione dell’indebitamento; vi è stato un ripiano del disavanzo trentennale superiore alla quota annuale prevista; la riscossione in conto competenza sale dal 76% all’85%. Parole che esprimono il netto miglioramento dal 2014 al 2015.
Dati che sono ancora più evidenti se si guarda al quinquennio 2011/2016: si è passati da un debito strutturato di 3,3 a 2,9 miliardi; i derivati da 1,2 miliardi sono scesi a 600 milioni e le esposizioni verso le aziende partecipate da 380 a 130 milioni. Il valore delle azioni di Iren (con i Comuni soci) passa da 0,40 a 2,2. Il contesto è anche cambiato: dal 2016 c’è un patto di stabilità meno stringente e i Comuni non sono più penalizzati da tagli lineari. Ricordo il presidente nazionale della Corte dei Conti aveva definito insostenibili i bilanci dei Comuni causati dai tagli lineari dello Stato. Quanto ai rilievi della Corte dei Conti, vorrei ricordare che nel bilancio 2017 le entrate non ripetitive sono molto più alte che nel 2015-2016. Questa giunta non ha una politica di entrate ed è la prima volta, in questi anni, che Torino è stata declassificata ed ha un rating più basso. Ed è la prima volta che si profila il predissesto finanziario.
A un anno di questa Amministrazione si vede un ridimensionamento delle opportunità di Torino, una città più piccola, come si è visto dalla presentazione della variazione del Prg. Il momento della verifica ci sarà nel momento dell’assestamento del bilancio che metterà a nudo la vostra assenza di un progetto per il futuro di Torino.
Francesco Tresso (Lista civica per Torino)
Anch’io trovo che la lettura della relazione della Corte dei Conti che è stata fatta dall’assessore Rolando, è parziale. Negli anni precedenti, come ha ricordato il consigliere Fassino, ci sono stati dei miglioramenti come la diminuzione del debito, il controllo dell’anticipo di Tesoreria e l’esposizione verso le aziende partecipate.
Mi preoccupa la richiesta di monitoraggio che è un segnale di incertezza che avvolge il bilancio.
Roberto Rosso (Direzione Italia)
Esiste un dato di fatto; l’ex sindaco Fassino ha ereditato un bidone da Chiamparino e dal suo assessore al Bilancio, Peveraro. Mi riferisco al 1.200.000.000 di ‘derivati’ contratti da Peveraro in quegli anni.
Fassino ha fatto quello che ha potuto, ma oggi quello che vorrei capire è altro.
Il pre-dissesto preconizzato dall’assessore Rolando è un’opzione oppure diventerà obbligatorio? Sui derivati residui l’attuale maggioranza intende bonificare o meno? I debiti fuori bilancio ci sono o non ci sono?
Domande inevase, finora. Mi piacerebbe comprendere cosa intende fare il gruppo del M5S, comprendere da questa amministrazione di chi sono le responsabilità di questa situazione.
In definitiva, vorremmo capire in quale direzione stiamo andando.
Fabrizio Ricca (Lega Nord)
Ho visto il litigio di due bambini: o litigate o , invece, fate qualcosa di serio, sedendovi a un tavolo, per lavorare con numeri alla mano. Non si può ammazzare una città per i vostri litigi. Torino non deve pagare questo prezzo. Se volete davvero risolvere qualcosa convochiamo una commissione a breve e numeri alla mano iniziamo a lavorare e risolviamo questa situazione insieme.
Alberto Morano (Lista civica Morano)
Ho assistito a uno sterile scambio di accuse e di rimpallo di responsabilità sulla pelle dei torinesi tra il sindaco Appendino e l’ex sindaco Fassino. La polemica politica prevale sulla verità e la offusca. La corte dei Conti ha detto che vi sono squilibri strutturali nei conti che si traducono in una grave crisi finanziaria riflessa nell’abnorme utilizzo dell’anticipazione di tesoreria e dichiara che tutto ciò non ha origine nel 2015 e nel 2016, ma è il risultato di esercizi plurimi in cui la spesa è stata plasmata su previsioni di entrata non attendibili mentre i trasferimenti dallo Stato si sono poco a poco azzerati. I conti di Torino sono drammatici e la Corte suggerisce di valutare il ricorso alla procedura di pre-dissesto.
In sintesi: l’indebitamento (al netto di quello delle Partecipate) ammonta a euro 4.365.568.552, vi sono circa 500 MIO di debiti per garanzie , che secondo la Corte non figurano nei conti del Comune, l’indebitamento delle Partecipate è ad oggi ignoto. Il rendiconto 2016 evidenzia quattro parametri di deficitarietà strutturale. Il bilancio di previsione 2017/19 non rappresenta correttamente la situazione, sopravvalutando gli attivi per 25 MIO, e sottovalutando/occultando passivi per 80 MIO.Serve l’abbandono dell’approccio ideologico e il coraggio di un cambio di passo secondo tre linee ben precise: a) riduzione dell’indebitamento con la dismissione di partecipazioni che abbiano un valore e la chiusura di quelle non remunerative. Il sistema delle partecipate, cancro della Città, utile al consenso e alle clientele deve essere drasticamente ridimensionato. b) occorre ricondurre al Comune i servizi di competenza propria e affidare a privati i servizi svolti in modo inefficiente dalle Partecipate, da Enti e da fondazioni. c) occorre ripensare il trasporto pubblico che genera oggi cospicue perdite. Gtt e Infra.To sono tecnicamente fallite. Occorre individuare un management adeguato che ridisegni queste società e le renda efficienti e appetibili sul mercato sottraendole all’influenza del sistema politico.
In un secondo momento occorrerà: a) revisionare tutti i contratti d’appalto per ottenere risparmi ed eliminare diseconomie. b) rinegoziare il debito coinvolgendo banche internazionali estranee a logiche di contiguità per garantire liquidità da reinvestire. c) grazie a quanto previsto nei punti precedenti occorre ridurre le tasse locali, dare fiato ai cittadini e sostenere e sviluppare politiche sociali di tutela delle fasce più deboli.
Lo sfondo è quello di una città che corre dritta alla bancarotta e in questo quadro si inseriscono tanti piccoli episodi di incapacità, compresa la tragica pagina di piazza San Carlo. Qui però è in gioco qualcosa di più importante delle fortune politiche di Appendino o di Fassino o altri: è in gioco la sopravvivenza di una città di fronte al rischio che il default acceleri le dinamiche di impoverimento e spopolamento.
Siamo capaci di accantonare le ambizioni personali per dare una speranza a questa città? Oggi propongo a quest’aula un patto per Torino, una tregua alla polemica politica per un incontro intorno a un minimo denominatore di risanamento e prospettiva.
Se la sindaca vuole intraprendere un serio progetto di risanamento secondo le linee che ho sinteticamente prospettato, mi consideri al suo fianco.
Antonio Fornari (M5S)
La Corte dei Conti ci riporta con i piedi per terra, imponendoci misure draconiane. Ereditiamo una situazione di cattiva gestione a partire dal dopo olimpiadi fallimentare, senza dimenticare la stipula di contratti ‘derivati’ che ancora oggi gravano sul bilancio comunale.
La Città ha malamente svenduto le quote delle società partecipate, ha ricevuto aiuti dal Governo, ma di fatto ha agito male. Tanto che è una bugia il calo dell’indebitamento sbandierato oggi dall’ex sindaco.
Ho svolto un esame dei dati contabili e ho potuto verificare che i debiti a fine 2012 ammontavano a 4.269.000.000. Bene, alla fine del 2016 sono aumentati, sono pari a 4.926.000.000, senza tenere conto dei debiti dei mutui di Infra.To e Gtt, le cui rate non sono più state pagate a partire dal 2014.
La gestione di Fassino, anche in qualità di presidente dell’Anci, è stata poco incisiva e non in grado di tutelare i Comuni d’Italia. Un dato evidenzia il declino della nostra città: gli abitanti di Torino sono diminuiti e tutto questo significa che la qualità della vita della nostra città è calata, al servizio di pochi anziché della collettività.
Massimo Giovara (M5S)
Capisco il consigliere Fassino che cerca di salvare la faccia e di trovare un capro espiatorio, che però non può essere il Movimento 5 Stelle. La Corte dei Conti scrive di pesante disavanzo e di rilevanti elementi di squilibrio accertati: chi è il responsabile? Non noi: noi abbiamo ridotto la spesa. In questi giorni, con l’entrata in Giunta del capogruppo Unia, l’ampliamento delle deleghe di altri assessori e l’ingresso della neo-consigliera Pollicino stiamo portando avanti il nostro programma con rinnovato slancio. Non si possono associare i problemi ai nuovi arrivati, al cambiamento: i Torinesi, che sostengono la Città con le loro tasse, devono sapere la verità. Chi dice la verità ha iniziato ad agire, scriveva Hannah Arendt. E noi vogliamo lavorare per un futuro migliore, iniziando finalmente dal risanamento strutturale dei debiti.
Osvaldo Napoli (Forza Italia)
Non posso nascondere la delusione politica per l’analisi dell’assessore Rolando volta solo al passato e ad errori commessi da altri: abbiamo tutti eredità da gestire. È vero, l’attuale Giunta ha trovato il Comune in situazione critica, come evidenzia la Corte dei Conti, ma sinora non ha brillato. È stato un anno perso a costi notevoli, anche per la tenuta sociale della città. Si naviga tra Scilla e Cariddi. Ora bisogna fare le scelte non fatte, contemperando giustizia sociale e stimolo alla crescita, per non penalizzare le famiglie torinesi e siglare il patto sociale del risanamento. Il Sindaco deve avere l’onore di coinvolgere il Consiglio in queste scelte difficili, costruendo un clima nuovo, di dialogo e confronto, al riparo del furore ideologico del M5S.
Eleonora Artesio (Torino in Comune)
Questo Consiglio ha approvato da poco due odg: sui “Diritti prima del bilancio” e sull’avvio di un audit pubblico. Mi illudo si possa parlare di questi documenti e della spesa pubblica in funzione anticiclica. Ogni volta, invece, ci si scambia reciproche accuse e responsabilità. Dal 2012 e fino al 2016 le anticipazioni di cassa gravano fortemente sul Bilancio: è un tema reale da affrontare. Non si riescono a incassare i residui attivi: è normale non incassare 25 milioni dal Ministero della Giustizia e 32 milioni dalle Asl? Ci sono poi 61 milioni da recuperare dal Governo sul conteggio Imu/Ici. Dobbiamo lavorare senza collocarci nella logica del pre-dissesto.
Chiara Giacosa (M5S)
Il consigliere Fassino ha citato solo poche righe della relazione della Corte dei Conti e ha tralasciato i passaggi principali. Per noi il Pd non è il diavolo e ha fatto sicuramente cose positive, ma fa parte della stessa forza politica che ha governato negli ultimi 20 anni e che ci ha portato a questa situazione.
Il dibattito in aula è stato quindi concluso dalla replica della sindaca Chiara Appendino:
Il consigliere Fassino sa bene, data la sua esperienza, che quando si eredita un’amministrazione, questa è un’auto in corsa, occorre sapere dove va e come funziona. E la sua principale responsabilità, seguendo la metafora, è quella di aver detto per cinque anni di aver ereditato una Ferrari, solo che non lo era affatto, era piuttosto un’auto che aveva una ruota sola e poca benzina.
Un’amministrazione, a prescindere dal colore politico, deve avere il coraggio di dire come stanno le cose a proposito dei conti della Città, mentre ora il consigliere Fassino si è limitato a leggere poche righe del corposo documento della Corte dei Conti. Il debito è sceso in modo strutturale, poiché non si poteva più accedere a nuovi finanziamenti, ma cosa ha fatto la precedente amministrazione? Una scelta senza dubbio legittima – mai ho parlato di illegalità – ovvero l’utilizzo del Decreto 35. Da consigliera di opposizione segnalai che questo consentiva di accedere a crediti ma non risolveva i problemi, parlai anche di entrate sovrastimate ma l’allora maggioranza lo negò.
Avrei preferito trovare i conti a posto e non dover operare tagli: ma non è questa la situazione, l’ex sindaco Fassino non ha mai voluto raccontare quale fosse la situazione.
Il debito strutturale è diminuito, dice l’ex sindaco, ma non dice, come afferma la Corte dei Conti, che è aumentato in quanto l’amministrazione precedente ha utilizzato uno strumento straordinario che ha avuto effetti postumi, non ha gestito in modo strutturale la tesoreria ed ha caricato la spesa corrente di 20 mln in più per gli oneri di quel Decreto 35. Si è parlato dei derivati come di qualcosa di virtuoso, ma l’unica amministrazione che si è presa in carico i derivati è stata la nostra, recuperando 7 milioni di euro. Dov’è la virtuosità nell’usare l’avanzo per coprire la spesa corrente, ci avete accusati di usare gli oneri di urbanizzazione, che non sono entrate certe ma quando si concretizzano generano cassa, ma l’avanzo quale cassa genera sulla spesa corrente? Genera solo disallineamento. Sulle aziende partecipate, la Corte dei Conti ha detto che non era stato predisposto un piano di ricognizione, cosa che noi faremo entro settembre. Su GTT e InfraTo, i torinesi dovranno pagare le passività, chi è stato dal 2014 a non finanziarie quelle passività? Le prossime amministrazioni dovranno farsi carico di questo. Ci avete accusati di aver ridotto la spesa, ci avete invitati a non aumentare le entrate…ma quest’Amministrazione si assume le proprie responsabilità. Ci vuole onestà intellettuale, non un rimpallo di responsabilità, la realtà oggettiva ci dice che questa Città ha i conti in disequilibrio strutturale. Dobbiamo guardare avanti, senza raccontare una realtà che non esiste. Lavoreremo su un piano pluriennale, cercando di non ricorrere al predissesto. Questo comporterà scelte coraggiose, in passato non fatte: rinegoziare i contratti di servizio, rivedere le partecipate, riprendere in mano tutta la spesa. Sul piano della cassa, occorre essere più capaci di riscuotere entrate attuali, anche il pregresso, residui di anni. Sulla competenza, siamo in disequilibrio strutturale e lo dicevamo già a novembre. Ho detto alla Corte dei Conti – e lo ribadisco qui – che non è pensabile tagliare dall’oggi al domani, occorreranno tagli dolorosi, riorganizzare i servizi. Abbiamo bisogno di un piano strutturale per risanare i conti, siamo pronti a farlo ma deve essere chiaro a tutti il contesto: c’è una situazione di disequilibrio strutturale, il quale prevede un forte risanamento: se questo non avverrà, il rischio è il predissesto