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Il Consiglio comunale ha approvato con 21 voti favorevoli ed un voto contrario la nuova regolamentazione dell’attività di vendita e scambio di cose usate, definita “Barattolo”. La delibera è stata illustrata dall'assessore Marco Giusta.
Prendendo atto del fatto che le "aree di libero scambio non hanno mai goduto di una progettualità di lungo periodo, né si sono mai realmente integrate nel tessuto urbano circostante anche e soprattutto a causa di una crescita esponenziale del numero di
operatrici e operatori e hanno più volte subito cambiamenti di sede, spesso connesse a
manifestazioni di scontento da parte della cittadinanza”, il provvedimento punta a valorizzare le funzioni di inclusione sociale ed economica di persone svantaggiate.
Si tratta, recita la delibera “di valorizzare i luoghi e il contesto che ospiterà le suddette attività, anche dando la possibilità a tutti i cittadini e cittadine residenti, in determinate occasioni, di porre in vendita o scambiare oggetti propri ed infine, non ultimo, eliminare l'alone di illegalità ed abusivismo che caratterizzavano il passato.
A tal fine, la Città dovrà stabilire “rapporti di collaborazione con le realtà del territorio, in particolare con quelle Associazioni (senza fini di lucro) che hanno nel proprio statuto la valorizzazione dei rapporti sociali e solidali”.
Tre sono i temi su cui l'Amministrazione ha scelto di concentrarsi: la scelta degli operatori, i beni scambiati e l'organizzazione delle attività.
Le categorie merceologiche ammesse sono quattro: mobilia, oggettistica, abbigliamento, libri, riviste e dischi.
Ci sarà l’obbligo di residenza a Torino, l’esclusione di chi ha licenze commerciali (o parenti e affini di primo grado che ne posseggono), l’obbligo di autocertificare la provenienza dei beni in vendita e il divieto di proporre in vendita utensili elettrici di potenza superiore agli 800 Watt e pneumatici.
E’ prevista l'estensione delle attività anche alla giornata della domenica.
Gli operatori dovranno corrispondere un contributo a copertura dei costi di raccolta rifiuti, dei costi di gestione e della tassa di occupazione del suolo pubblico.
La vigilanza sarà a carico della Polizia municipale oltre che degli altri organi preposti e dal cosiddetto “soggetto accompagnatore” che dovrà segnalare violazioni del regolamento. Dopo le sanzioni economiche, chi reitera eventuali violazioni viene sospeso fino ad un anno ed in caso di ulteriore reiterazione, allontanato definitivamente.
Parte degli introiti generati dalla tassa di occupazione del suolo pubblico, sarà destinata alla promozione di progettualità e investimenti sul territorio su cui insistono le attività di scambio, sia avviando un ciclo virtuoso di sostegno economico che, eventualmente, di accompagnamento verso un'evoluzione a forme di micro-imprenditorialità.
I “soggetti accompagnatori” oltre a presiedere all’organizzazione delle attività ordinarie dovranno promuovere manifestazioni tematiche finalizzate alla partecipazione dei cittadini e alla valorizzazione delle aree proposte per lo svolgimento delle attività.
L’atto è stato approvato con emendamenti presentati da:
Fabrizio Ricca (Lega Nord), che prevedono la verifica della regolarità di documenti e eventuali permessi di soggiorno degli operatori e incrementano le categorie di oggetti nuovi di cui non è ammessa la vendita. Accolta anche la proposta di divieto di svolgere attività simili a meno di 500 metri dal mercato e di aumentare la sanzione minima da 50 euro a 100 euro.
Accolto anche l’emendamento che prevede la sospensione per tre edizioni del mercato per chi viola ripetutamente il regolamento.
Monica Canalis e altri consiglieri per il PD, che rafforzano la richiesta al “soggetto accompagnatore” di vigilare sulle attività e sulla pulizia delle aree.
Marco Giusta ha sottolineato in apertura di dibattito che la regolamentazione del mercato di libero scambio è uno strumento che offre una possibile risposta alle persone svantaggiate ma affronta anche il tema della legalità che invece riguarda tutti i cittadini. Giusta ricorda analoghe e esperienze di altre città italiane ed europee evidenziando anche il potenziale di attrazione turistica del fenomeno.
Spiegando che è stata mantenuta la promessa di spostare il mercato da via Monteverdi, Giusta ha rivendicato la novità costituita dalla separazione del progetto di gestione del mercato dalla sua ubicazione, cui si aggiunge la possibilità di organizzare mercatini tematici ovunque, aperti a tutti i cittadini e in accordo con le circoscrizioni.
Giusta ha concluso la sua illustrazione ricordando che questo tipo di mercato non costituisce un’attività commerciale, come riconosciuto dal Tar in una sentenza del 2013.
A fine dibattito, replicando in modo spesso specifico alle considerazioni della consigliera Artesio, Giusta ha riconosciuto il fatto che la Città ha difficoltà a riconoscere la realtà della povertà, ma ha ricordato anche di aver interloquito ed essersi impegnato nel confronto con persone che manifestavano la propria indigenza e la propria necessità di procurarsi un reddito di sopravvivenza attraverso il mercato.
Giusta si è inoltre detto consapevole dell’importanza del riuso dei materiali, ricordando che sono 70 i quintali di merci usate che ogni settimana vengono scambiate presso questo mercato. Una interlocuzione con realtà operative nel campo del riuso è aperta da tempo, ha detto Giusta, come pure la ricerca di risorse ed immobili idonei, in prospettiva futura, ad accogliere il mercato in una spazio chiuso.
In questo senso anche questo nuovo regolamento, ha affermato, è da considerare parte di un progetto complessivo in itinere.
Il dibattito:
Roberto Rosso (Direzione Italia): Apprezzo lo sforzo dell’assessore di rendere il mercato attrattivo per la Città. Questo però è un suk mediorientale, dove si trova merce rubata: non c’entra niente con il mercato delle pulci di Berlino o con il Trovarobe. Tant’è che a Torino la gente lo rifiuta, mentre in altre città lo richiede.
Fabrizio Ricca (Lega Nord): Il mercato di libero scambio creato 15 anni fa dal PD ha subito una serie di modifiche nel tempo, ma è non è mai migliorato: è solo peggiorato. Anche la nuova Amministrazione non ha saputo fare meglio. Abbiamo proposto alcune modifiche al Regolamento del Barattolo che prevedano che tutti i venditori abbiano documenti in regola e permesso di soggiorno. Chiediamo inoltre che le Circoscrizioni vengano coinvolte per individuare la sede del mercato e che il loro parere sia vincolante. Il mercato andrebbe chiuso, ma comunque non può stare in via Carcano. Va poi stroncato il commercio di generi alimentari e di oggetti nuovi di dubbia provenienza: telefoni, tv, utensili, bici, ecc. E tutta la merce deve essere tracciata, anche con un’autocertificazione. Infine, ci auguriamo che i Vigili Urbani riescano a far rispettare il Regolamento.
Monica Canalis (PD): L’attività di libero scambio non è stata inventata dalle precedenti Amministrazioni di Centro-Sinistra: esiste in forma spontanea da moltissimi anni ed è espressione di malessere e disagio sociale. Otto mesi fa la Giunta Appendino ha proposto nuove aree e la revisione del Regolamento del mercato. Ora, dopo molti errori e tante decisioni calate dall’alto, siamo al punto di partenza, nonostante il tardivo avvio di un confronto. Non vedo grandi differenze rispetto al Regolamento precedente: anzi, è la sua brutta copia.
Silvio Magliano (Moderati): Il fenomeno nasce dal disagio, ma le risposte sinora date sono sempre state sbagliate. Ero contrario al mercato di libero scambio in passato e lo sono ancora adesso. Non c’è un sostegno alla povertà. E la collocazione in via Carcano scontenta tutti, in particolare chi fa impresa e investe in quell’area, oltre alle associazioni sportive e a chi pratica sport nella zona: mi auguro i cittadini si rivolgano al Tar. Il fenomeno è stato gestito in modo inadeguato e ideologico: per questo, il mio voto sarà contrario.
Viviana Ferrero (M5S): Barattolo è una sperimentazione. È importante avere individuato una zona dove sperimentare la socialità attraverso forme di commercio, confrontandosi con l’altro, senza paura, portando il degrado verso la legalità. Il modello è quello di una società che riusa e non consuma materie prime per creare nuovi prodotti. È un importante tentativo di integrazione.
Alberto Unia (M5S): Il Barattolo non è la brutta copia di ciò che c’era prima: peggio di quello che c’era prima è impossibile. È un esperimento, condiviso dal Gruppo, e ci impegneremo per portarlo avanti nel modo migliore.
Eleonora Artesio (Torino in Comune): Questa discussione non mi appassiona, perché ormai si sono consumate le relazioni con i cittadini. Di fronte a una situazione complessa per la convivenza e faticosa per disagio, circolazione e pulizia, considerare il mercato di libero scambio come uno strumento di contrasto alla povertà è la pietra tombale del progetto. La nostra società ha perduto meccanismi di solidarietà verso la povertà esibita: nessuno vuole vederla a casa sua. Sarebbe opportuna una pausa di riflessione, per poi puntare sul tema del riuso e del recupero, senza applicare i rigidi criteri proposti. Per questo, non parteciperò al voto.
Ufficio stampa del Consiglio comunale (S.L. - M.Q.)