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Comunicato stampa

IL GIORNO DEL RICORDO CELEBRATO A PALAZZO CIVICO

Celebrato in Sala Rossa il Giorno del Ricordo, la ricorrenza che rievoca il dramma dell’esodo di 350mila giuliani e dalmati dai territori annessi alla Jugoslavia, all’indomani della seconda Guerra Mondiale. Esodo, come ha ricordato il consigliere Alessandro Altamura, aprendo la seduta, preceduto da uccisioni di massa e violenze nei confronti di italiani di ogni appartenenza politica. “Ricordo a tutti noi come coloro che subiscono ingiustizie e violenze non abbiano colore”, ha sottolineato Altamura, evidenziando anche come “queste pagine della nostra storia vadano insegnate a chi ancora non ha compreso cosa sia stato il Novecento”.

Ha poi preso la parola Antonio Vatta in rappresentanza dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD), stigmatizzando “sia le strumentalizzazioni politiche di chi del nostro dramma fa argomento di campagna elettorale”, sia il revisionismo storico di chi cerca di negare la portata e il significato dei massacri e dell’esodo subiti dagli italiani di Venezia Giulia, Quarnaro e Dalmazia. Un esodo, quello giuliano e dalmata, che Vatta ha rievocato come segnato anche dall’indifferenza e persino dall’ostilità con la quale i profughi venivano accolti nelle altre zone del Paese. Fondamentale, secondo Vatta, l’informazione nelle scuole: “Non siamo noi, che già viviamo di pane e nostalgia, a dover ricordare: è necessario che siano le generazioni future a conservare la memoria di quei fatti”.

Il silenzio quasi totale che ha avvolto i dramme delle foibe e dell’esodo, con una sorta di rimozione dei fatti, è stato quindi analizzato nell’intervento di Claudio Dellavalle, presidente dell’Istituto Storico della Resistenza (ISTORETO): “Il trattato di pace del 1947, che segna il passaggio di vaste zone della Venezia Giulia e di Zara alla Jugoslavia, è l’anno in cui inizia la Guerra Fredda che spaccherà il mondo in due campi avversi per un quarantennio, subordinando ogni questione alla ragioni dei blocchi contrapposti”. La legge che ha istituito il Giorno del Ricordo, ha sostenuto Dellavalle, è stata tardiva e non ha chiarito quelle vicende sino in fondo. “Occorre favorire la comprensione delle cause di quel dramma, valutare le responsabilità in termini storici, come si discuterebbero in un Paese quasi normale”. Un compito, questo, che spetta in primo luogo alla scuola e alle Università. Dellavalle ha poi concluso segnalando il risorgere, in Europa, di pericolosi nazionalismi e auspicando che nel costituendo Polo del Novecento anche le vicende dei territori Giuliani e dalmati abbiano uno spazio importante.

Infine ha preso la parola il sindaco Piero Fassino. Evidenziando di essere stato tra i primi firmatari della legge istitutiva del Giorno del Ricordo, il primo cittadino ha sottolineato la necessità di dare la giusta attenzione a queste pagine della nostra storia, analizzandone le ragioni legate alla politica interna e internazionale, cercando di comprenderne le cause senza che questo significhi giustificare le atrocità. “Dopo la caduta del Muro, in Europa si è affermata la coscienza del fatto che un popolo debba assumere sulle proprie spalle ogni pagina della propria storia, tanto più quando queste narrano di 350mila esuli, di migliaia di persone uccise in un’autentica operazione di pulizia etnica, come avvenne in quel periodo anche per milioni di tedeschi espulsi dai Sudeti e dalla Slesia polacca”. Ma la memoria, ha aggiunto il sindaco, deve essere coltivata al fine di poter operare per evitare altre tragedie. “Non è infatti scontato che le tragedie del passato siano un monito efficace” ha spiegato Fassino, rievocando le stragi delle guerre balcaniche della prima metà degli anni Novanta. Il ricordo deve accompagnarsi “all’impegno per far sì che le persone siano rispettate nella loro dignità e identità, senza discriminazioni di genere, lingua, religione o colore della pelle. Ancora in troppe zone del pianeta vengono negati diritti che a noi sembrano scontati”. Il sindaco ha infine riaffermato l’inaccettabilità di ogni forma di negazionismo: “c’è una sola storia: può essere discussa, interpretata, ma i fatti restano tali, i 350mila esuli, le migliaia di morti sono un dato di fatto”.

Alla cerimonia in Sala Rossa hanno preso parte anche il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, il prefetto Paola Basilone, autorità militari e vari consiglieri comunali (Magliano, Genisio, Greco Lucchina, Marrone, Liardo, Ricca, Carbonero, Tronzano, D’Amico).

C.R. - Ufficio stampa del Consiglio comunale


Pubblicato il 10 Febbraio 2016

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