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Comunicato stampa

IN SALA ROSSA IL DIBATTTITO SULLE LINEE PROGRAMMATICHE 2016-2021

In Consiglio comunale si è aperto il dibattito sulla delibera contenente le Linee programmatiche relative ad azioni e progetti da realizzare nel corso del mandato 2016-2021.

In apertura di seduta, la sindaca Chiara Appendino è intervenuta per illustrare il provvedimento, ricordandone l’importanza quale strumento di programmazione per l’Amministrazione nel breve, medio e lungo periodo. “Dovrà essere uno strumento di dialogo continuo con i cittadini - ha sottolineato Appendino - con i quali abbiamo preso un impegno preciso: ogni sei mesi potranno avere un confronto con gli assessori per giudicarli sul lavoro svolto e sull’andamento delle azioni e dei lavori in corso rispetto agli obiettivi iniziali”. Due allora i valori fondanti di queste linee programmatiche: la partecipazione e il confronto continuo con il Consiglio comunale e con i cittadini. “Un programma frutto di lavoro partecipato - ha concluso la sindaca - iniziato molto prima della campagna elettorale, che non rappresenta solo le esigenze del Movimento 5 Stelle, ma bisogni inespressi che i cittadini hanno chiesto di utilizzare come linee guida per i prossimi cinque anni di mandato amministrativo”.

Concluso l’intervento di Chiara Appendino, gli assessori hanno presentato le linee programmatiche riferite alle proprie deleghe e, subito dopo, si è aperto il dibattito con i consiglieri di cui, di seguito, riportiamo una breve sintesi.

Ha iniziato la serie degli interventi Silvio Magliano, capogruppo dei Moderati, ponendo l’attenzione sul tema del sistema paritario scolastico. Per Magliano, nelle linee programmatiche manca un riferimento alle condizioni di fatica che le scuole convenzionate stanno vivendo: “una assenza grave che non vorrei fosse di natura ideologica”. In tema di welfare, Magliano ritiene sia scomparso il riferimento al disability manager mentre sul volontariato: “mi preoccupo sempre quando al cittadino viene chiesto di occuparsi gratuitamente di attività che spetterebbero all’amministrazione. Intendiamoci allora su cosa s’intende per volontariato e, se serve, facciamo un approfondimento”. In tal senso arriva la sua richiesta di riconvertire gli spazi occupati dai centri sociali quali luoghi di aggregazione. Infine il tema della famiglia, manca nelle linee programmatiche, secondo Magliano, un segnale forte verso le giovani coppie che intendono fare famiglia.

Per Stefano Lo Russo, capogruppo del Partito Democratico, ci si trova di fronte a linee programmatiche completamente sprovviste di visione sulla città, che non inquadrano il ruolo di Torino nel moderno contesto territoriale di riferimento del nord-ovest. “Una corposa mole di obiettivi velleitari, privi di sostenibilità economica, contraddittori, che rappresentano il modo di vedere la città del Movimento 5 stelle”, sostiene Lo Russo. Una visione della città che fa della decrescita una cifra culturale e non scommette nello sviluppo. Non viene colta, per il capogruppo PD, la necessità di continuare quella trasformazione urbana occasione di sviluppo e, anzi, vengono messi in discussione i cardini di questa trasformazione. Linee programmatiche lacunose perché i problemi non vengono toccati grazie ad aggiramenti e slalom speciali rispetto ad alcuni nodi della città che creano conflitto e disagio. Linee programmatiche totalmente inadeguate e di cortissimo respiro. “Ci asteniamo dall’emendarle - ha concluso Lo Russo - per non correre il rischio di migliorarle”.

Nel suo intervento Franceso Tresso pone l’accento sugli approcci metodologici su cui l’amministrazione si è ispirata nel redigere le linee programmatiche, primi fra tutti la trasparenza e la partecipazione: “approcci sui quali sono allineato”. Ciò non toglie, per Tresso che il programma sia carente sotto il profilo delle priorità e degli obiettivi strategici. “In sostanza non emerge una visione d’insieme adeguata al governo di una metropoli come Torino e non commisurata a un’analisi attenta della trasformazione che stiamo vivendo”. Non c’è nulla di attrattivo per attirare investimenti, non ci sono riferimenti all’Europa e mancano stimoli per coinvolgere nuovi attori pubblici e privati. Sa qui la scelta di provare a fare alcune considerazioni attraverso la presentazione di emendamenti.

Fabrizio Ricca (Lega Nord) ritiene che l’Amministrazione debba ascoltare la città, soprattutto i cittadini che non hanno votato il Movimento 5 stelle. Con la gente ci si deve incontrare: meno internet e più cittadinanza. Ricca rimarca poi come nel programma la famiglia venga trattata solo marginalmente. “La famiglia, tuttavia, è una parte fondamentale della società ed è necessario metterla al centro della vita cittadina”. Ricca garantisce poi collaborazione: “su determinate cose abbiamo punti di contatto, ma ci sono ancora numerose divergenze, prima fra tutte l’urbanistica”.

La critica più rilevante mossa invece da Eleonora Artesio di Torino in Comune è quella di aver ridotto il programma di mandato ad un elenco di casi specifici senza una visione integrata. La scelta di stesura non solo rinuncia a una visione, ma rivela una pericolosa difficoltà di leggere la società nella quale ci muoviamo e di rappresentarla. Il richiamo ai termini “cittadine e cittadini”, sempre secondo Artesio, rende di fatto impossibile vedere le diseguaglianze e non propone una proposta per contrastarle. Nel programma inoltre mancano le intenzioni sulle politiche attive per il lavoro, ignorando disoccupazione e povertà conseguente. “Non siete e non sarete la novità - ha concluso Artesio - ma siete solo una riedizione dei più antichi rapporti di forza”.

Roberto Rosso ha cominciato il suo intervento ricordando come la sua lista, in campagna elettorale, si proponesse poche cose: sicurezza, superamento del razzismo a danno dei torinesi nell’assegnazione delle case popolari, infrastrutturazione della città, un fondo per il lavoro finanziato dalle fondazioni bancarie e il superamento del “sistema Torino” pervasivo e compromesso col potere. “Vedremo ora se si fa sul serio con Profumo”. E nelle gare occorrerà accogliere i suggerimenti di Anac, in particolare per asili nido e migranti, per non escludere i soggetti disegnando lotti troppo impegnativi. Per Rosso occorre rendere davvero trasparenti le modalità di assegnazione degli impianti sportivi e anche le modalità organizzative delle feste di via. “Torino faccia come altri comuni dell’area metropolitana sganciandosi da ATC e dalla sua cattiva gestione” ha chiesto Rosso, chiedendo di bonificare il terreno su cui si giocherà la partita politica. “Quanto al TAV - ha concluso - andate all’Osservatorio e battetevi perché i risparmi derivanti dal nuovo progetto siano reinvestiti per finanziare linea 1 e 2 della metropolitana torinese”.

Per Antonio Iaria (M5S), il programma rivede il concetto di crescita e di Prodotto Interno Lordo, rimettendo al centro il cittadino e le sue esigenze. “Al Pil noi sostituiamo il Benessere Interno lordo - ha sottolineato - se lo facciamo crescere riusciamo a diminuire la disuguaglianza economica e sociale. Questa è la visione integrata che il nostro programma porta”.

Piero Fassino (PD) ha posto l’accento sulla mancanza di una visione, di un’idea di sviluppo della città. “Ho letto con attenzione le cinquantasei cartelle delle linee programmatiche: c’è dentro di tutto. Manca invece l’indicazione delle risorse economiche necessarie per portare a termine tutti gli obiettivi”. Un elenco di buone intenzioni, alcune condivisibili, non di un programma, sostiene Fassino. Un progetto inadeguato a pensare lo sviluppo di questa città nei prossimi cinque anni e linee programmatiche senza discontinuità con la precedente amministrazione. Solo cultura e urbanistica si discostano “e c’è da essere preoccupati”, perché nel programma non si parla dei progetti di riqualificazione e trasformazione urbanistica quali Città della Salute, Cavallerizza, via Asti, Torino Esposizioni e Centro congressi. “E’ un programma che rinuncia a quello che è stato il motore fondamentale per vent’anni del cambiamento di Torino. Un programma di buona manutenzione della città, che non determinerà sviluppo, attrazione d’investimenti e la ricchezza necessaria per combattere la povertà”. Sulla cultura, Fassino ha sottolineato la necessità di non separarla dal turismo, perché i flussi turistici di questi anni, sono aumentati grazie ai grandi eventi, alle mostre, all’offerta culturale complessiva della città.

Osvaldo Napoli (Forza Italia) si è dichiarato stupito dalle dichiarazioni di Iaria sulla ricerca del benessere per i cittadini: “quale politico, quale amministratore non vuole il benessere dei cittadini?. Quali sono invece le prospettive concrete nel programma per andare incontro alle esigenze dei centocinquantamila poveri che vivono in città”. Dove verranno trovate le coperture finanziarie per mettere in pratica quanto scritto nel programma, anche in considerazione della prevedibile diminuzione delle risorse provenienti dallo Stato, “sarebbe un peccato illudere i cittadini, meglio se state con i piedi per terra a lavorate per attrarre investimenti”.

Nel suo intervento Viviana Ferrero (M5S) ha precisato che il programma è frutto di ascolto e interazione con i cittadini, avvenuta attraverso i banchetti e il dialogo con le associazioni. “In un sistema globale Torino ha delle peculiarità - ha ribadito - ma abbiamo perso troppi pezzi lasciando indietro tante persone”. Per Ferrero i torinesi hanno sognato un cambiamento, che vogliamo declinare come ricchezza e come qualità della vita, “se i cittadini ci hanno dato fiducia ci sarà un motivo e pertanto faremo di tutto per realizzare quel sogno di cambiamento”.

Maria Grazia Grippo (PD) ha ripetuto come nelle pagine del programma ci sia una diffusa genericità degli obiettivi e degli strumenti con cui perseguirli. Un’immagine di città che viene offerta più simile al disegno di un bambino che alla “road map” di cui ci sarebbe bisogno. Per Grippo i prossimi anni della città sono stati tracciati in maniera del tutto incerta: “non è chiaro, ad esempio, come questa amministrazione rappresenti lo sport e di conseguenza quale piano abbia per le società sportive che hanno contribuito alla vita sociale torinese”. Nell’approfondire si finisce per lasciarsi cullare da continue rassicuranti dinamiche di partecipazione, nelle quali tuttavia si perde il senso della proposta.

Per Domenico Carretta (PD): “Ricorrere a metodi di lettura diversi ci può aiutare a decifrare quello che avete in mente per questa città. Nel programma trovo delle omissioni che credo derivino da un disegno politico ben definito. In un documento così importante vi sono degli “omissis” davvero eccezionali”. D’accordissimo sulla necessità di cambiare il piano regolatore, il consigliere del PD sottolinea come nel programma non ci sia nemmeno un riferimento al piano strategico territoriale e ad altre politiche integrate fondamentali. Garantisce poi la disponibilità del suo gruppo a offrire un contributo, “ma dobbiamo conoscere il campo in cui muoverci, e il documento che presentate oggi non ne dà la possibilità”.

Elide Tisi (PD) riferendosi alle parole della consigliera Ferrero, che ha parlato di disegnare un sogno, ricorda che fare politica significa sforzarsi di tradurre il sogno in opportunità concrete in un quadro di sostenibilità e di risorse reali, cosa non semplice. Ha ribadito che cultura e turismo non sono semplici fattori di orgoglio per la Città ma anche di benessere, occupazione e lavoro. E chiesto di riflettere prima di fare scelte che potrebbero rappresentare un arretramento. “Ricorre nel programma la parola partecipazione - ha continuato Tisi - ma la partecipazione deve essere organizzata e finalizzata e riguardare non solo i singoli cittadini ma i corpi sociali. Manca invece la parola ‘sussidiarietà’ che è capacità dei cittadini autorganizzati di rispondere ai bisogni del territorio ed è prevista dalla Carta Costituzionale”. Per Tisi, occorre creare sinergie con quei privati che possono fare investimenti nel welfare, come è successo in questi anni, e di cui non c’è traccia. Assente dal programma il tema centrale dei minori che necessitano di protezione, la cui tutela, per legge, è assegnata all’Amministrazione. “Non sono interessata alla diatriba su ‘famiglia o famiglie’ - ha concluso - ma occorre sostenere la genitorialità. E’ il Sindaco che presiede la conferenza della programmazione sanitaria: il tema dei diritti sanitari e socio-sanitari non è pura enunciazione di principi ma comporta la loro esigibilità”.

Ultimo ad intervenire Alberto Morano: “Mi chiedo se siamo davanti a un programma di governo, a un libro dei sogni, o ad una sceneggiatura comica mal riuscita, come nella parte dedicata alle olimpiadi dei rifiuti”.
Per Morano, quindi, questo elenco di buone intenzioni ha un costo e il bilancio di Torino da anni chiude in pareggio grazie alla vendita all’ultimo mese di asset della Città. Lo sviluppo urbanistico è stato il motore del cambiamento della città; ora non ci sarà più. Non chiede di costruire case (non si vendono più), ma le infrastrutture sì. Non si capisce come si possa affrontare i tema del lavoro senza creare ricchezza. Come fare cultura se non si pensa di vendere ai privati ciò che si produce. Per Morano il programma non parla nemmeno di turismo, mentre occorre internazionalizzarlo portando qui turisti con buone capacità di spesa. Per farlo occorre connettere l’aeroporto ai grandi flussi internazionali di traffico. “Sul welfare ed il suo sostegno, chiede di specificate ‘compatibilmente con le risorse disponibili’, forse perché si è presa consapevolezza che non si possono vendere sogni”, ha continuato, per concludere poi con: “fastidioso l’approccio pedagogico: io non sono vegano, non vado in bicicletta, queste sono cose che non mi interessano. Mi interessa una città che cresce e non che si impoverisce”.

Terminato il dibattito, è ora in corso in Sala Rossa l’esame degli oltre cento emendamenti presentati alla delibera. Voto finale previsto nella notte.

Ufficio stampa Consiglio comunale


Pubblicato il 28 Luglio 2016

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