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E’ stato il fratello di don Aldo Rabino, Piero Rabino a ricevere, questo pomeriggio, a Palazzo Civico, dal presidente del Consiglio Comunale, Giovanni Porcino e dal sindaco Piero Fassino, la cittadinanza onoraria che, a inizio di quest’anno, la Sala Rossa conferì al salesiano, scomparso nell’agosto scorso all’età di 76 anni.
Il presidente Porcino che ha introdotto la cerimonia, ha ripercorso la vita di don Aldo Rabino, definendone l’esistenza “una vita per la fede, per lo sport. Una vita per gli altri”.
Porcino ne ha ricordato l’impegno a favore dei giovani, all’oratorio San Paolo, come educatore, a scuola, come insegnante di francese prima e di religione poi, in missione, attraverso il gruppo Mato Grosso, di cui è stato fondatore ed animatore.
“Per anni si è speso senza risparmio, sostenendoli ed accompagnandoli nella fatica scolastica, esigendo con fermezza quanto ciascuno di loro potesse dare, senza sconti, ha aggiunto Porcino, educando attraverso lo sport, il cinema e il teatro e provvedendo alla loro crescita umana e spirituale, riempiendo le” loro giovani vite di un senso, attraverso il lavorare insieme per gli altri nel senso della reciprocità”.
Ha quindi ricordato le altre iniziative di don Rabino: l’Oasi di Maen, soggiorni estivi per bambini, a campi sportivi di calcio, basket e arrampicata sportiva, ha accompagnato nella formazione giovani ed adulti.
Per 42 anni è stato il padre spirituale del Torino FC, punto di riferimento spirituale per la prima squadra
“Chi ha conosciuto don Aldo, ha concluso Porcino, lo ha apprezzato per la schiettezza, il coraggio, l’onestà morale ed intellettuale, rispettato per l’autorevolezza, è stato un esempio di rara generosità e di profondo impegno nei confronti di tutti”.
Giuseppe Ferrauto ha portato il saluto del Torino FC ricordando in particolare il ruolo di don Aldo Rabino come presidente onorario della Fondazione Stadio Filadelfia mentre Luciano Borghesan ha invece sottolineato i corsi di Don Aldo “A scuola di sport”, finalizzata ad educare genitori, i primi educatori dei figli: “Dobbiamo insegnare loro a far giocare i figli, ad avvicinarsi allo sport, ad avere rispetto per gli avversari, diceva don Rabino, che, ha sottolineato Borghesan, in questo modo è riuscito a far proseguire il suo scopo di vita, ovvero quello di contribuire alla crescita armoniosa dei giovani.
Il sindaco Piero Fassino ha evidenziato come il “destino crudele” abbia impedito di consegnare l’onorificenza a don Aldo Rabino.
“La vita di don Aldo, ha affermato Fassino, può essere riassunta in tre parole: la fede, vissuta pienamente, dedicando tutto se stesso ad un’azione di apostolato, a fianco di persone in difficoltà; lo sport che rappresenta salute, agonismo, luogo di formazione della propria personalità, dialogo, capacità di stare con gli altri, di costruire le condizioni di una comune appartenenza; la terza parola è il Toro, che don Aldo ha accompagnato per quarant’anni vivendo ogni passaggio con passione e generosità, con l’obiettivo sempre di creare comunità”.
Un uomo, ha concluso Fassino, che ha lasciato un’impronta, è stato un simbolo e per molti un punto di riferimento morale, civile e religioso. Ha lasciato un segno che abbiamo il dovere di continuare a coltivare. Il modo migliore per coltivarlo è la costruzione del Filadelfia”.
Infine, dopo la consegna dell’onorificenza, il ringraziamento dei familiari, portati dal nipote di don Aldo, Luca Rabino.
21 dicembre 2015