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È continuata oggi in Sala Rossa la discussione – iniziata ieri (www.comune.torino.it/ucstampa/comunicati/article_784.shtml) – sulla riforma delle Circoscrizioni cittadine. Numerosi i consiglieri ancora intervenuti, prima della replica dell’assessore al Decentramento Gianguido Passoni e dell’avvio delle numerose votazioni necessarie per arrivare all’approvazione della riforma:
Maurizio Marrone (Fratelli d’Italia): Il ragionamento principale deve essere: qual è il senso delle Circoscrizioni? Non si può pensare di affrontare una riorganizzazione della macchina amministrativa della città di Torino, senza cogliere l’opportunità di verificare quale sia la funzionalità per i cittadini degli enti decentrati, che dovrebbero fondare le ragioni della propria esistenza sulla maggiore vicinanza al territorio e di conseguenza alla parte di cittadinanza che vi risiede. Chi ha avuto esperienze di consiglio di Circoscrizione conosce bene alcune criticità: enti ritenuti superflui e sacrificabili la cui dotazione finanziaria è assolutamente irrazionale rispetto alle funzioni ricoperte; intere voci di bilancio delle Circoscrizioni, anche importanti, sono ridotte a zero. Alle Circoscrizioni non viene riconosciuta una vera facoltà amministrativa, nemmeno in compartecipazione sulle decisioni dell’amministrazione centrale che ricadono sui territori circoscrizionali. La riforma portata in aula doveva inoltre pensare a un riassetto territoriale, cogliendo l’opportunità di operare per un riassetto globale della Città metropolitana e rispondere a esigenze di risultato di amministrazione, snellendo gli uffici burocratici e inefficienti delle Circoscrizioni per diminuire la spesa pubblica, non risparmiando sui costi della politica, tagliando indiscriminatamente la rappresentatività democratica e popolare.
Silvio Magliano (Area Popolare - NCD): La voglia di cambiamento espressa dalla Commissione Decentramento è stata tradita dall’attuale riforma, che non ha saputo coinvolgere i territori. Porteremo le Circoscrizioni da 10 a 7, ma non le trasformiamo in veri luoghi decisionali. Abbiamo solo tagliato i costi della democrazia, senza dare vere responsabilità e capacità di spesa alle Circoscrizioni. Sono poi scettico sulla gestione delle attività socio-assistenziali e del welfare da parte dei nuovi Sportelli di Quartiere. Anche i territori, in particolare le zone collinari, potevano essere ripensati meglio, alla luce delle esigenze particolari che esprimono.
Lucia Centillo (PD): La riforma riduce del 30% i costi della politica, a fronte di un incremento dei poteri. Introduciamo poi la doppia preferenza di genere alle prossime elezioni e i principi di democrazia paritaria, anche nella composizione delle nuove Giunte circoscrizionali. È prevista anche una clausola di salvaguardia per il trasferimento dei dipendenti, che privilegerà la mobilità volontaria.
La vera scommessa sarà poi investire sulla classe dirigente, sia tecnica che politica, delle nuove Circoscrizioni. Servirà anche una campagna informativa per illustrare le novità ai cittadini. Occorrerà inoltre dare più risorse alle Circoscrizioni accorpate. Ma la riforma del decentramento non terminerà qui: dovremo impegnarci per dare gambe alla Città Metropolitana e raccordarci con essa per favorire la partecipazione.
Alessandro Altamura (PD): Ringrazio tutti coloro che hanno lavorato intensamente a una mediazione politica con la mozione presentata in Aula. E non c’è stato, come detto da qualcuno, un esercizio sterile sui confini delle nuove Circoscrizioni. L’ampio dibattito dimostra il grande lavoro svolto e l’impegno profuso.
Le nuove Circoscrizioni gestiranno direttamente materie e competenze quali la manutenzione, il verde, le strade, gli edifici, i rapporti con i cittadini. E questo si quantifica con un risparmio di € 1.200.00-1.300.000 annui, oltre a sedi che saranno dismesse e alienate. Ed è un azione molto più significativa dei tagli di spesa effettuabili con la limitazione degli staffisti: i collaboratori si scelgono in base alla loro qualità e competenza. Anche se questo impone l’assumersi responsabilità e il rischio di fare degli errori. Mi auguro che l’imminente campagna elettorale non ruoti attorno a questo tema: i torinesi meritano un dibattito su argomenti più nobili. E auspico che i torinesi possano vedere funzionante questa riforma e che possano beneficiare delle concrete applicazioni.
Angelo D’Amico (Forza Italia): È una riforma che di fatto significa il blocco della democrazia. Come è stato fatto in Parlamento con la riforma del Senato (e come si intende fare con la riforma delle Regioni, per accorparle) anche qui a Torino si procede sulla stessa falsariga. E sono vergognosi gli accordi sotto banco tra presidenti di Circoscrizione ai quali ho assistito in queste settimane. Perché di fatto questa è una riforma fatta soltanto per fini elettorali: introdurre una figura come quella dello speaker per trovare dei posti ai futuri “trombati” alle prossime elezioni.
Michele Paolino (PD): Ha detto bene il consigliere Altamura quando ci ha richiamato a ricordare che dobbiamo avere a cuore i cittadini e offrire loro uno spettacolo all’altezza delle loro esigenze. L’istituzione di una Commissione aveva l’intento di realizzare una riforma il più condivisa possibile. Noi ci assumiamo la responsabilità di arrivare in aula con un testo, cercando di portare a casa una riforma attesa dai cittadini e da chi ritiene che la politica sia principalmente un servizio. Noi vogliamo provare a cambiare le cose: non ci abituiamo al fatto che rimangano così. Questa è una prova di coraggio e pertanto vogliamo portare in fondo questo tentativo di riforma. I cittadini si meritano di avere un luogo in cui confrontarsi e in cui essere ascoltati, riducendo la distanza tra il problema e la soluzione. Se approviamo questo statuto diamo più competenze a chi è vicino ai cittadini e gli diamo la possibilità di risolvere subito il problema, cedendo parte del potere centrale. Tutto ciò si chiama democrazia. Mi auguro ci sia ancora il coraggio di provare a cambiare e a non lasciare le cose così come sono, dal momento che il mondo è cambiato. Le Circoscrizioni siano un luogo dove la classe dirigente cresce e dove si possa fare vera politica. Io proverei fino alla fine a spostare l’attenzione guardando verso le persone e le istituzioni, nello sforzo di provare a migliorare.
Laura Onofri (PD): Ringrazio i consiglieri per l’apprezzamento unanime del lavoro svolto dalla Commissione Decentramento per discutere ogni punto di vista. Ho seguito tutti gli interventi in aula perchè ritengo doveroso ascoltare i contributi sulla delibera e perchè la riforma è un atto importante che definisce il nuovo assetto amministrativo e organizzativo del decentramento. Dalla discussione, sostanzialmente, sono emerse due critiche. La prima ha riguardato il fatto che la riforma non sia innovativa: però mi chiedo quali dei punti innovativi nati in Commissione non sono stati recepiti dalla delibera? Credo che questa riforma sia innovativa perchè incide nello snellimento degli apparati burocratici e politici, nella ri-vitalizzazione del volontariato e della sussidiarietà, inserisce la rilevanza esterna della giunta, la democrazia paritaria, il recupero della dimensione dei quartieri storici.
La seconda critica è di non aver tenuto conto del contributo della minoranza, sia in Commissione, sia nel periodo intercorso da quando è stata depositata la riforma. Non è così: c’è sempre stata la nostra disponibilità a modificare, rivedere, mediare.
Il tempo trascorso dalla bozza uscita dalla Commissione a oggi è invece una risposta democratica: sono state molte le deroghe sui pareri delle Circoscrizioni, che si sono confrontate con i cittadini e dove non si è riuscito a farlo significa, a maggior ragione, quanto serve questa riforma per avvicinare i cittadini.
Infine, è stato criticato il fatto di portare la riforma sul decentramento in aula a fine legislatura. Ricordo che questa è stata una decisione di tutto il Consiglio comunale.
Questa è una buona riforma, certamente perfettibile, ma si è potuto giungere ad essa perchè ognuno ha fatto un passo indietro permettendo così all’atto di essere condiviso e spero che questo nuovo decentramento sia vicino ai cittadini. Cittadini che non saranno più semplici fruitori o utenti di servizi, ma i veri protagonisti della loro città.
Ha concluso il dibattito prima delle votazioni l’assessore al Decentramento Gianguido Passoni: Questa riforma nasce dal lavoro della Commissione consiliare sul Decentramento, sede di confronto ed elaborazione. Se poi c’è stato chi non ha voluto partecipare assiduamente a quel percorso, non è colpa della Commissione né del percorso seguito: semplicemente, dipende da quanto si voglia veramente innovare. La Commissione è stata una sede fondamentale per la dialettica, ivi compresa la dialettica tra Giunta e Consiglio, anche se c’è stato chi ha ventilato l’esistenza di un doppio confronto, all’interno del Consiglio e tra Giunta e presidenti di Circoscrizione. Questa è una caricatura del dibattito, ma non è così irragionevole pensare che su una riforma istituzionale interloquiscano vari livelli dell’amministrazione, compreso quello che amministra l’attuale decentramento. La Giunta ha sempre partecipato al dibattito consiliare, dando il suo parere, se non politico, tecnico.
C’è un tema che questa riforma non chiarisce: quello dell’interazione tra le nuove suddivisioni amministrative della Città e il Sistema Metropolitano, soprattutto in relazione a servizi che devono avere una gestione “sovraterritoriale”, come quelli socio-sanitari. Un tema del quale si è invece avvicinata la soluzione, ovvero il fatto che non per forza i livelli istituzionali debbano coordinarsi sulla stessa scala territoriale per ogni tipo di servizio. Il coordinamento tra Città Metropolitana e le Circoscrizioni deve essere chiarito anche a livello legislativo, così come la possibilità di rapportarsi orizzontalmente, nell’ambito dell’area metropolitana, tea le Circoscrizioni torinesi e i Comuni confinanti. Stessa considerazione vale per il concetto di sussidiarietà, che passa attraverso l’organizzazione del territorio in Circoscrizioni. Un aspetto finora poco dibattuto, che forse diventerà di grande attualità prossimamente, è quello del rapporto tra nuovo decentramento e riorganizzazione della macchina comunale. Gli Sportelli unici su base di quartiere – e non di Circoscrizione – devono essere visti in questo senso. Ma soprattutto, dopo la riforma occorrerà una ristrutturazione profonda della macchina comunale, che ieri – annuncio – è scesa per la prima volta sotto la soglia dei diecimila dipendenti, dato il blocco del turn over e la scarsità di risorse determinatasi a livello nazionale. Non per questo la Città intende rinunciare a un’efficace gestione dei servizi territoriali. E magari lo farà anche tramite le economie sul costo della politica derivanti da questa riforma. Gli assi portanti di questa riforma sono la partecipazione, lo Sportello di Quartiere, la riforma delle istituzioni circoscrizionali, la ristrutturazione dell’Ente a sostegno di questa riforma, con rinnovata volontà di fornire servizi ancora più efficienti alla cittadinanza torinese.
(Ufficio Stampa Consiglio Comunale)