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La seduta odierna del Consiglio Comunale ha visto l’avvio del dibattito sulla delibera di iniziativa consigliare che modifica lo Statuto della Città e riforma l’impianto del decentramento e della partecipazione. Il dibattito proseguirà domani, martedì.
Fabrizio Ricca – Lega Nord: Non fosse per l’ingenuità politica del Movimento 5 stelle, caduto in un tranello del Pd, questa delibera non sarebbe neppure arrivata in aula…figuriamoci se governassero la Città. Quanto a Sel, lotta con i padroni ma davanti ai padroni china sempre la testa.
E’ una riforma tagliata su misura del PD, che ha salvaguardato alcune circoscrizioni e ne ha smembrate altre. Un lavoro fatto nel chiuso di una stanza con il righello e non nell’interesse della città che, peraltro, alle circoscrizioni non si interessa. E questo perché le circoscrizioni sono diventate luoghi utilizzati dal PD per foraggiare le associazioni amiche. E’ una riforma sbagliata che, per esempio, tiene insieme San Salvario con la Collina, anche se con essa non c’entra nulla. Il fatto è che in Collina il Pd non vince e allora tenerla assieme a un territorio densamente popolato e elettoralmente favorevole permette di mettere le mani su una circoscrizione in più. La riforma non taglia i costi della politica. Accogliete la nostra proposta: dieci circoscrizioni, nessun emolumento per il personale politico, destinando i soldi all’emergenza sfratti, e noi ritiriamo i nostri emendamenti e votiamo questa sera stessa le delibere. Così com’è la riforma è una porcata.
Enzo Liardo – NCD: ringraziamenti sinceri alla commissione che ha fortemente creduto, anche i membri dell’opposizione, nel suo lavoro. Questa riforma però è stata snaturata dalle segreterie di partito, soprattutto del PD, ed ha dovuto confrontarsi con gli interessi di potere sui territori. Siamo partiti con un’ipotesi di riduzione a 5 Circoscrizioni e mi risulta che oggi sono 7. Cosa è successo? Dopo la chiusura dei lavori abbiamo letto sui giornali i nuovi confini circoscrizionali stabiliti dal PD. La circoscrizione 5 e la 6, non sono state toccate (anche il Sindaco si è mosso su questo punto). Sebbene i pareri delle Circoscrizioni non siano vincolanti spesso da esse provengono fortissime pressioni, in grado di condizionare le decisioni dell’Amministrazione centrale. Ne è esempio la vicenda di Arena Rock, iniziativa sbagliata che tanti soldi è costata ai cittadini.
Avevamo accolto in commissione l’appello a non toccare i confini delle zone statistiche (che però sono anche, io dico, zone elettorali), ma mi risulta che le lotte interne al PD hanno messo in discussione anche quelle. Come NCD abbiamo presentato degli emendamenti di merito, se la maggioranza avrà un atteggiamento costruttivo, riconsidereremo l’ostruzionismo. Si prendano ad esempio in considerazione le nostre proposte sui territori.
Andrea Tronzano - Forza Italia: Questa riforma non decentra, ma accentra. È inutile e non snellisce la burocrazia. Si vuole scimmiottare Renzi, che sta modificando l’impianto costituzionale della nostra Repubblica, facendo a tutti i costi una riforma del Decentramento che nessuno vuole e che non porterà alcun vero risparmio. Invece di difendere il lavoro della buona Politica e di favorire l’interlocuzione con i cittadini, si modificano i confini delle Circoscrizioni secondo logiche di spartizione interne al Partito Democratico e si sacrifica la rappresentatività democratica, con un risparmio del 2,1% dei costi della politica, senza toccare il personale (33 milioni di euro, pari al 92% dei costi delle Circoscrizioni). Piuttosto lasciamo così le attuali 10 Circoscrizioni, senza toccare i confini, diamo loro nuove competenze e lasciamo il compito di rivedere o meno i confini alla prossima Consigliatura comunale.
Roberto Carbonero - Lega Nord: Nella Consigliatura 2006/2011 la riforma del Decentramento proposta da Marta Levi è naufragata miseramente, senza un accordo all’interno della Maggioranza. Ora, si vogliono modificare i confini a sei mesi dalle elezioni, con un’operazione di facciata inutile e costosa, a soli fini propagandistici ed elettorali, per consolidare i bacini elettorali del Partito Democratico. La gente però è stufa e non è stupida: credo se lo ricorderà alle prossime elezioni.
Guido Alunno – PD: Ai lavori della commissione che ha prodotto il testo oggi in discussione, hanno preso parte anche i consiglieri di opposizione, per cui non riesco a riconoscere il “bluff” ai danni del lavoro della Commissione, del quale essi parlano. E’ pur vero che il dibattito delle scorse settimane ha portato alla formulazione di emendamenti, ma vorrei ricordare che in Commissione Decentramento non ci eravamo limitati a valutare il numero delle Circoscrizioni, ci sono questioni di sostanza, più importanti. Ricordo qui che io, personalmente, sarei stato più favorevole a sole cinque Circoscrizioni, tuttavia riconosco che attraverso il dibattito politico si può arrivare a una sintesi superiore. Credo che tutti concordiamo nel giudicare che il decentramento attuale non sia più adeguato, le stesse Circoscrizioni hanno auspicato un cambiamento. Abbiamo scelto di riformarle intervenendo sui punti deboli, a partire dai problemi della partecipazione e dell’efficienza nel governo del territorio.
Meglio sarebbe stato se tutte le forze politiche avessero sostenuto la proposta finale della Commissione, ma Forza Italia aveva sin dall’inizio scelto di sostenere la continuità delle dieci Circoscrizioni attuali.
Nel corso del dibattito sono scaturite modifiche, questo è legittimo e anche positivo. Io quindi difendo questa riforma anche se, ripeto, avrei preferito limitare a cinque le suddivisioni amministrative. Voglio precisare che, nell’ambito degli accorpamenti delle attuali Circoscrizioni previsti, nessuna di esse viene smembrata.
Per me è fondamentale costruire il futuro delle Circoscrizioni, occorrono 23 vere Commissioni di Quartiere, sulla base dei “quartieri storici”, i cui presidenti possano intervenire nella Giunta circoscrizionale quando si trattino questioni inerenti allo specifico territorio. Servono elezioni organizzate sulla base dei quartieri, credo che debba esserci uno Sportello di quartiere per ognuno di essi (che dovrà velocizzare pratiche e autorizzazioni), che le Commissioni debbano essere parte attiva nella preparazione dei piani di sviluppo dei quartieri, favorendo da parte della Giunta circoscrizionale delle scelte in sintonia con il sentire del territorio.
C’è poi il tema della sussidiarietà. In una fase di scarse risorse finanziarie, occorre valorizzare i corpi intermedi sull’organizzazione e la gestione dei servizi. Va ridefinito il ruolo delle Circoscrizioni nel governo del territorio, superando il problema di competenze attribuite ma di fatto rimaste sulla carta. Certo, ci sono competenze – come le biblioteche – che dovrebbero essere cogestite fra centro e periferia dell’Amministrazione comunale.
Tema alquanto rilevante è quello dell’attribuzione di una valenza esterna alla Giunta circoscrizionale, superando la situazione attuale che richiede il passaggio in Consiglio della più secondaria delle delibere, fatto che non favorisce la partecipazione, quanto l’inefficienza. Diamo quindi potere esecutivo alla Giunta, fatto per cui riteniamo non opportuna l’elezione diretta del presidente, per l’equilibrio dei poteri.
Non è la riforma migliore del mondo ma dietro ad essa c’è un pensiero, una volontà di ridare voce e sostanza alla partecipazione, di ridurre la burocrazia, avvicinando l’Amministrazione comunale alla cittadinanza. Vinceremo la scommessa se riusciremo a rilanciare l’idea di una politica territoriale partecipata.
Maurizio Trombotto - SEL: Su questa riforma si è lavorato bene, creando un dibattito nel quale le attuali Circoscrizioni sono state parte attive. Non vi sarà sfuggito, a questo proposito, che le proposte formulate dai presidenti di Circoscrizione sono menzionate nella delibera presentata dall’assessore Passoni.
Voglio rassicurare i consiglieri d’opposizione sul fatto che gli emendamenti, per quanto mi riguarda, non sono blindati, la normale dialettica d’aula – se la minoranza lascerà cadere l’ostruzionismo – potrebbe dare modo anche a loro di portare a casa dei risultati alla fine vantaggiosi per tutti.
Questa riforma era necessaria. Sono stato presidente per 14 anni e consigliere circoscrizionale per altri quattro, ho potuto maturare una visione in merito. Le Circoscrizioni hanno bisogno di cambiare, di riacquistare legittimazione agli occhi dei cittadini. La dialettica istituzionale tra centro e periferia dell’Amministrazione è stata disegnata nel 1984: da allora Torino è profondamente cambiata, così come le forme della partecipazione, che oggi risentono dell’allontanamento dei cittadini dalla politica.
La riforma delle Circoscrizioni è compito nostro. Non è da sottovalutare la novità della rilevanza esterna attribuita alla Giunta circoscrizionale, fattore di maggiore efficienza, che conferisce maggior capacità di intervento rendendo l’elenco delle competenze un fatto concreto. Occorre anche immaginare forme di partecipazione da parte dei cittadini che siano nuove ed innovative, un aspetto questo che non è ancora abbastanza considerato. Importante a questo proposito, l’esperienza del bilancio partecipato.
Aggiungo che la Città dovrà rivedere la propria stessa organizzazione in funzione della nuova suddivisione delle Circoscrizioni. Questo appartiene al patrimonio politico di chi questa città amministra e il piano strategico dell’area metropolitana, d’altra parte, conferisce alle periferie un ruolo importante, nell’ottica di un miglioramento della qualità della vita in città in una prospettiva policentrica, di una maggiore qualità degli spazi urbani tra Torino e la sua prima cintura. L’esperienza del Progetto Speciale Periferie, che aveva contraddistinto le precedenti amministrazioni, è stata oggi abbandonata. Credo che la prossima Amministrazione comunale dovrebbe ripartire da quell’esperienza, collocando le periferie – che non sono necessariamente ai margini geografici della città - al centro del proprio agire politico e amministrativo, in una nuova visione metropolitana.
Mi auguro infine che sia un’ampia maggioranza ad adottare una riforma che avrà ricadute positive su chiunque si troverà ad amministrare Torino.
Paolo Greco Lucchina - NCD: I lavori della commissione Decentramento erano partiti nel migliore dei modi. A un certo punto, però, è calato il buio. La discussione è ripresa negli ultime mesi con attori diversi, con l’esclusione dei consiglieri e una forte interlocuzione tra l’assessore al Decentramento e i presidenti di Circoscrizione. E’ legittimo che la Città decida di prendere in mano il provvedimento, certo l’obiettivo non è più quello condiviso in Commissione. Concordavo sul reale riassetto del Decentramento, basato sull’analisi dei bisogni, delle nuove realtà socio-territoriali della Città metropolitana, di riorganizzare complessivamente la macchina comunale che abbia il riordino delle competenze amministrative tra amministrazione centrale e decentrata. Di punto in bianco, però ci ritroviamo solo difronte alla ridefinizione dei confini, con la logica di tenere insieme esigenze ed interessi diversi spesso legati a questioni esclusivamente elettorali e di correnti interne al partito di maggioranza, Il nostro Gruppo si è concentrato su una serie di richieste che ci paiono qualificanti per il decentramento: l’elezione del presidente della Circoscrizione avvenga per suffragio universale così come avviene per il sindaco.
Sulla contribuzione, l’attività istituzionale del consiglio si concretizzerà in ratifica di provvedimenti di giunta e non avrà il ruolo di indirizzo e programmazione. Scopo della riforma avrebbe dovuto essere quello di creare organismi, quartieri arricchiti di strumenti di partecipativi e deliberativi con maggiore coinvolgimento dei cittadini.
La distribuzione delle competenze, che si volevano per alleggerire l’amministrazione centrale, in realtà non porterà particolari cambiamenti.
La sensazione è che questa riforma si faccia solo perché era stata individuata fra i punti qualificanti delle linee programmatiche del sindaco Fassino.
Ferdinando Berthier - Moderati in Rivoluzione: Se da un lato è vero che abbiamo lavorato insieme su questa delibera, è altrettanto vero che non abbiamo sottoscritto alcun documento e, di quel lavoro, ben poco è rimasto.
L’intesa sul numero di 7 Circoscrizioni non è stata raggiunta con la minoranza ma è stata un’intesa interna alla maggioranza stessa perché se ne accontentassero alcuni Gruppi (I Moderati). La gestione di 23 sportelli spalmati su 7 circoscrizioni implica costi di gran lunga maggiori rispetto a quelli attuali. E’ irrilevante la riduzione dei consiglieri, il risparmio è di circa 500 milioni annui a fronte di un costo attuale di 14 milioni delle Circoscrizioni.
Molto del lavoro è stato fatto dagli uffici, i soggetti che hanno ridefinito i confini. La maggioranza è stata coinvolta nelle nuove regole del gioco, visto che la minoranza è stata tagliata fuori?
Mi chiedo se i cittadini siano tutti d’accordo su questo progetto. Molti non sono assolutamente a conoscenza del nuovo disegno della città.
Rispetto alla tempistica, rilevo come sia impossibile approvare il provvedimento in questa fase. Occorreva farlo prima o, al limite, rinviarlo alla prossima Consigliatura.
Giovanni Maria Ferraris – Moderati: E’ importante che oggi si sia arrivati a questa riforma, perché se ne parla dal 1990 e oggi la soluzione è giunta in Aula. E di questo fatto ne riconosco il merito alla presidente Onofri, assieme alla Giunta, al Consiglio tutto, ma anche al Sindaco che nella sua amministrazione ha portato a compimento questo provvedimento.
E’ bene ridurre il numero delle Circoscrizioni, centralizzando i servizi e contenendo i costi, senza snaturarne i confini e con nuove prerogative e funzioni per i nuovi Enti.
L’opposizione non si fa con migliaia di emendamenti e caricando di lavoro gli uffici ma lavorando nei tavoli istituzionale con lo spirito di servizio che ci dovrebbe contraddistinguere.
Il meglio è nemico del bene; non sarà forse un provvedimento perfetto, ma si tratta di un ottimo passo avanti. L’occasione per fare questa riforma non è quindi mancata anche se si poteva lavorare di più sul principio della sussidiarietà rendendo sempre migliore la partecipazione e il rapporto con i cittadini.
Paola Ambrogio – Fratelli d’Italia: E’ una riforma importante quella contenuta nel documento che stiamo discutendo. E sono convinta che sarebbe stato meglio avviare la discussione a inizio mandatura, fatto che avrebbe consentito un dialogo migliore con tutte le forze presenti in Consiglio comunale. E invece si è iniziato soltanto un anno fa, tant’ è che non c’è condivisione con i gruppi di minoranza.
Le Circoscrizioni chiedevano cose diverse, che non si trovano nella proposta del Consiglio comunale. E infatti hanno dato un parere favorevole, ma condizionato. E questo la dice lunga sull’atteggiamento del Comune il quale è voluto andare avanti lo stesso.
Il nostro gruppo è convinto invece che non sia opportuno ampliare il territorio delle Circoscrizioni. Con le sette Circoscrizioni proposte si uniscono territori che tra loro hanno poco da spartire. E si ingarbugliano i meccanismi del loro funzionamento senza semplificare la vita dei cittadini.
Inoltre diminuiscono i Coordinatori delle Circoscrizioni affidando loro maggiori competenze. Si è perseguita soltanto la logica del taglio dei costi, che peraltro non è chiaro quanto diminuiscano.
Abbiamo presentato migliaia di emendamenti per esprimere il nostro no a questa riforma. Si poteva mantenere le dieci Circoscrizioni, riducendo i costi dei gettoni di presenza e rivendo le competenze delle Circoscrizioni stesse.
Luca Cassiani – PD: C’è stato un lavoro importante fatto dai colleghi della commissione Decentramento e poi un dibattito politico nel PD, dove possono esserci posizioni diverse, ma una riforma è positiva quando non è la riforma di qualcuno ma di tutti.
Le Circoscrizioni sono state, in passato, spesso viste come qualcosa di lontano rispetto al centro amministrativo, ma ci si deve recare nei quartieri per cogliere la vera realtà delle cose e della vita cittadina. Questa riforma non è la più bella del mondo ma la migliore possibile.
L’approdo di questa riforma sarà molto più simile alle municipalità romane. Territori con una popolazione uguale a quella di molti comuni della Città metropolitana, devono essere diretti da un governo che decide.
Silvio Viale – PD: Mi aspettavo che dopo il passaggio del numero dei consiglieri comunali da 51 a 41 si passasse da 25 a 21 consiglieri circoscrizionali. Nel 1986 si passo da 23 quartieri a 10 circoscrizioni, mantenendo i confini. Quindi le 7 circoscrizioni di oggi non sono un fatto incoerente con la storia perché si mantiene una divisione che ha una sua origine. Io avrei preferito 5 circoscrizioni, come avrei preferito unificare tutta la collina, che ha caratteristiche territoriali specifiche e omogenee, ma voterò questa riforma perchè è, comunque, indice di un cambiamento. Le circoscrizioni potranno avere più forza decisionale perché rappresentanti d territori più grandi.
Questo è l’atto che impiegherà più ore di sedute del Consiglio comunale, non solo di questa tornata amministrativa ma credo negli ultimi 20 anni. Questo ostruzionismo delle opposizioni, però, non mi spaventa perché è uno di quei provvedimenti che cambia realmente qualcosa.
Chiara Appendino - M5S: Oggi approda in aula la riforma del decentramento, attesa dalla città da tantissimi anni. Questa riforma ha visto tutte le forze politiche protagoniste in una Commissione, dove purtroppo, in un secondo momento, si sono trovate a diventare spettatrici. Dopo questa fase di esclusione ve ne è stata un‘altra, quella dello stallo; il documento prodotto in Commissione, infatti, rimase fermo tanto tempo e ora ci tocca correre per approvare una riforma, probabilmente non delle migliori.
Circa 4 anni fa, noi Movimento 5 Stelle abbiamo deciso di presentarci anche nelle Circoscrizioni perché ritenevamo fondamentale il concetto di essere attivi sul territorio. Il regolamento prevede che i consiglieri di circoscrizione svolgano un lavoro politico, il che, mi sento di dire, rappresenta un ruolo bellissimo per la democrazia, nonostante vi sia attualmente un forte distacco tra le Circoscrizioni stesse e i cittadini.
Noi avremmo voluto contribuire in modo propositivo alla riforma; voler ridisegnare le competenze non vuol dire uccidere il decentramento, ma renderlo effettivo ed efficace, nello spirito di immaginare un’istituzione che funzioni al meglio. Purtroppo, a differenza di quanto detto, gli interessi della politica hanno prevalso. La Commissione si è battuta ma non è riuscita a mettere freno ai dissidi interni della maggioranza, che hanno prevalso mettendo in crisi ciò che era davvero necessario; la nuova versione di riforma ne è la prova. Io penso che sia evidente che vi siano delle derive che hanno visto privilegiare il particolare sul generale e si debba ricostruire un rapporto di fiducia tra i cittadini e l’Amministrazione. Di conseguenza noi non possiamo votare questa riforma perché delude le prospettive di cambiamento che credevamo esistessero.
Ufficio stampa del Consiglio comunale (S.L.)