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Oggi, nell’anniversario dell’uccisione del procuratore Bruno Caccia, assassinato dalla ’ndrangheta il 26 giugno 1983, la Commissione speciale Antimafia, presieduta da Fosca Nomis, in seduta congiunta con i Capigruppo del Consiglio Comunale, ha audito la figlia del magistrato, Paola Caccia, e l’avvocato dei familiari Fabio Repici, che chiedono di riaprire il caso.
“Ancora oggi – ha dichiarato l’avvocato Fabio Repici – non conosciamo tutti gli esecutori materiali e gli altri mandanti, oltre a Domenico Belfiore, del delitto Caccia. Questo perché nessuno indagò sui casi ai quali stavo lavorando il procuratore: temi delicati, che riguardavano anche il Casinò di Saint Vincent e l’ipotesi di riciclaggio di denaro proveniente da sequestri di persona compiuti dalla criminalità organizzata, sia siciliana che calabrese. Inoltre, ancora oggi il delitto Caccia non è mai stato collegato al tentato omicidio del procuratore di Aosta Giovanni Selis, ferito da un’autobomba il 13 dicembre 1982, sei mesi prima dell’assassinio di Caccia, mentre indagava proprio sul Casinò di Saint Vincent”.
“Da anni la Commissione Antimafia della Città di Torino – ha dichiarato Fosca Nomis – segue il caso Caccia. Ora finalmente forse stiamo per arrivare alla piena verità. Per fare giustizia nei confronti dei familiari del procuratore e di una città che da sempre ha legalità e giustizia tra i propri valori fondanti. Nessuna città è immune dalla contaminazione delle mafie, ma il costante impegno di Istituzioni, associazioni e cittadini può servire a creare validi anticorpi. Lo dobbiamo anche a Bruno Caccia e ai tanti magistrati coraggiosi e integerrimi che, come lui, non sono mai scesi a compromessi, anche a costo della propria vita”.
“Siamo grati alla Commissione Legalità e alla Città di Torino – ha concluso Paola Caccia – per il supporto, anche morale, che ci sta dando. Siamo sul cammino della verità”.
(M.Q.) - Ufficio stampa Consiglio Comunale