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Si è svolta in Sala Rossa la cerimonia di consegna del Sigillo civico a otto ex partigiani che hanno ricoperto il mandato di consigliere comunale, i soli oggi sopravvissuti tra gli oltre un centinaio. L’iniziativa, assunta nel quadro delle celebrazioni per il 70° anniversario della Liberazione, ha voluto essere una testimonianza dell’apprezzamento della Città per il lungo e fattivo impegno politico e democratico svolto dai consiglieri comunali che hanno partecipato alla Resistenza contro il nazifascismo.
Nel corso della cerimonia, introdotta dal presidente del Consiglio comunale Giovanni Porcino, hanno preso la parola il sindaco Piero Fassino, il docente emerito dell’Università di Torino Aldo Agosti, il presidente dell’Associazione ex consiglieri Giancarlo Quagliotti e alcuni degli insigniti dell’onorificenza civica.
Gli otto ex consiglieri, sono:
Gianni Alasia, classe 1927, in Sala Rossa dal 1960 al 1964 con il Partito socialista italiano e dal 1993 al 1997 con Rifondazione comunista; Sante Bajardi, nato nel 1926, consigliere per il Partito comunista italiano dal 1985 al 1992; Gastone Cottino, 1925, indipendente eletto con il Pci tra il 1985 e il 1990; Achille Galvagno, nato nel 1928 e consigliere nel 1993-1997 con la lista dei Verdi; Giulio Poli, classe 1925, consigliere del Partito comunista italiano tra il 1985 e il 1990; Filiberto Rossi, 1928, in Sala Rossa con il Pci dal 1969 al 1985; Bruno Segre, il decano del gruppo (nato nel 1918), consigliere per il Partito socialista italiano nel 1975-1980, incarcerato per “disfattismo” già nel 1942. Renato Valente, classe 1923, tra i banchi della Sala Rossa con la Democrazia Cristiana tra il 1960 e il 1985.
Il presidente Giovanni Porcino, in apertura della cerimonia, ha ricordato la Resistenza quale “pilastro portante e condiviso della nostra Patria”, che resta “un momento storico sempre attuale”. Il Sigillo civico, ha aggiunto il presidente, “è l’occasione per un tributo di riconoscenza nei confronti di chi ha lottato per liberare la nostra città, nonché un attestato di stima per la passione e dedizione che hanno caratterizzato anche la loro attività politica e amministrativa”.
Giancarlo Quagliotti ha esordito ricordando come il centinaio di partigiani eletti in Sala Rossa, negli anni successivi alla Liberazione, venissero da ambienti sociali diversi e abbiano poi “contribuito alla formazione di una nuova classe dirigente, impegnata nel ricostruire il Paese su basi nuove”. Ritrovandosi poi, ha proseguito Quagliotti, “spesso divisi su questioni fondamentali, ma sempre mantenendo ferme le comuni radici di aspirazione alla libertà e alla giustizia che aveva ispirato la loro gioventù”. Il presidente degli ex consiglieri ha infine rievocato il centenario dell’entrata in guerra dell’Italia nel Primo conflitto mondiale, che “sconvolse l’Europa e gettò le basi per l’ascesa del nazifascismo”.
Un monito per quel rischio di nuovi conflitti su scala planetaria “i quali, oggi, nascono da conflitti sociali ed etnici più complessi di quelli che divisero l’Europa tra le due guerre mondiali. Gli effetti li vediamo – ha concluso Quagliotti – nella disperazione dei profughi che cercano libertà e giustizia, proprio quelli che furono i valori fondamentali della Lotta di liberazione.”
Il professor Aldo Agosti, da parte sua, ha sottolineato come quei ragazzi di 15 o 16 anni, provenienti da ambienti sociali e orientamenti diversi, fossero “accomunati dal fatto di aver compiuto una scelta: quella giusta”. Agosti ha infatti polemizzato con i tentativi di delegittimare la scelta antifascista, tramite il mettere sullo stesso piano la buona fede e l’impegno di partigiani e sostenitori della Repubblica di Salò, in opposizione alla “zona grigia” degli indifferenti. La Resistenza a Torino, ha poi spiegato Agosti, si è sviluppata mentre nel centro cittadino “normalizzato” si continuava ad andare nei cinema e nelle fabbriche, nei quartieri periferici, ribolliva una ribellione che circondava di crescente solidarietà popolare la Torino clandestina dei CLN e dei gruppi armati. E le persone insignite oggi del Sigillo, ha concluso “hanno contribuito a fare di questa città una comunità di uomini liberi”.
Il sindaco Piero Fassino ha voluto evidenziare come con questo conferimento, la Città intenda rendere omaggio a tutti i Caduti della Resistenza, così come alle vittime civili dei bombardamenti e delle rappresaglie, ai deportati nei campi di sterminio, ai sei milioni di ebrei – tra i quali 600 torinesi – assassinati dal nazifascismo, ai militari internati e spesso morti in prigionia per non aver voluto aderire alla Repubblica Sociale Italiana di Mussolini, alla donne protagoniste delle lotte e di tante sofferenze.
“Il decorrere del tempo espone al rischio dell’oblio – ha aggiunto il sindaco – inducendo a guardare a fatti decisivi della nostra storia come a qualcosa di lontano, estraneo”. Invece, ha proseguito Fassino, serve una maggiore consapevolezza del passato per tracciare il nostro futuro.
Il gruppo che ha ricevuto oggi il Sigillo, ha sottolineato il primo cittadino, è uno spaccato del carattere unitario e socialmente variegato della Resistenza piemontese, alla quale presero parte liberali, comunisti, democristiani e socialisti, azionisti, militari e operai…”Se c’è un valore che la Resistenza ci ha trasmesso, che si ritrova nella nostra Costituzione, è il valore dell’unità: non intesa come annullamento delle differenze o delle appartenenze politiche, ma come riconoscimento dei principi fondamentali nei quali ci si riconosce, in una civile convivenza”.
Il sindaco ha poi ribadito come libertà e giustizia ci appaiano a volte come acquisiti e scontati, “ma nel mondo vediamo aree in preda a conflitti, dove quei diritti sono negati e soffocati”. Fassino ha quindi stigmatizzato il revisionismo storico, ricordando anche come in questo Paese si verifichino ancora episodi di razzismo e antisemitismo. Nel nostro stesso continente, in pace da 70 anni grazie ai processi di integrazione europea, non sono mancati drammi sanguinosi come quello dell’ex Jugoslavia.
C.R. - Ufficio stampa del Consiglio comunale