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Comunicato stampa

LE POLITICHE CULTURALI A TORINO: IL DIBATTITO DELLA SALA ROSSA

Su richiesta delle opposizioni il Consiglio comunale di Torino ha dato vita nella mattinata del 30 marzo, all’apertura della seduta, ad un dibattito sulle politiche culturali della Città.

Enzo Liardo – Ncd: La politica culturale è una parte integrante del “sistema Torino”: una piramide con base ben solida creata in più di 20 anni di potere del Pci/Pds/Ds/Pd, cui si sono piegati pezzi di borghesia liberale. Il continuismo tra Castellani, Chiamparino e Fassino, alla faccia di Renzi, non ha nulla di innovativo. I renziani più visibili della città, Fassino e Chiamparino, sono approdati alla corte di Renzi col bagaglio di idee e prassi della solita sinistra.
Su queste fondamenta sono state costruite le tre facce della piramide. La prima è la deindustrializzazione che vede Torino depredata dalle sue ricchezze con la complicità della classe politica e del suo partito di riferimento: il Pd. Le fabbriche, il Salone dell’automobile, la telefonia, La Stampa, le banche, le compagnie assicuratrici.
La seconda faccia è la vocazione turistica, un giorno, quella culturale un altro giorno. La prima avrebbe trovato compimento attraverso il sistema fieristico e convegnistico supportato dall’alta velocità e dallo sviluppo dell’aeroporto. Si potevano realizzare attrazioni originali negli enormi spazi dei capannoni dismessi, invece si è preferito fare palazzi mediocri e supermercati. A sostenere il turismo resta solo il centro storico, a fronte dell’isolamento delle residenze sabaude fuori da quel perimetro. Ma il merito è più dei Savoia che di Castellani, Chiamparino, Fassino.
La terza faccia della piramide è la più sconcertante ed è fatta di un fiume di denaro pubblico sprecato, (biblioteca Bellini, Festival Jazz, Lumix), quando non ha rappresentato episodi di dubbia moralità. Così è stato per il caso Soria e lo scandalo del Grinzane Cavour, il caso Martina, che ha messo in evidenza l’esistenza di un sistema di fornitori che prospera attorno al Comune, il caso La Rotella, passata disinvoltamente, dopo lo scandalo del concorso per dirigenti, alla segreteria della fondazione per la cultura (esempio di “promuovere per rimuovere”).
Tra i beneficiari del “sistema” il nuovo assessore alla cultura della Regione: troppo facile costruire carriere politiche con progetti deboli e autoreferenziali, troppo difficile emergere grazie ai propri meriti.

Maurizio Marrone – Fratelli d’Italia: In aggiunta a quanto già detto voglio solo ricordare l’incapacità di questo sistema culturale di produrre sviluppo per produrre, invece, benessere, ma solo per qualcuno. In questo quadro la completa estromissione della Sala Rossa dai processi decisionali in campo culturale. Il complesso della Cavallerizza, sottratto dall’occupazione all’uso pubblico è un patrimonio della Città, ma questo dibattito avviene alla vigilia della firma da parte della Giunta di un protocollo blindato che nonostante gli impegni di Cassiani non c’è stato dato di vedere e di discutere in commissione. Ennesimo schiaffo dato al Consiglio. Se non riusciamo a fermare quella stipula e a riaffermare il protagonismo del Consiglio, possiamo stralciare le politiche culturali, dai suoi orizzonti operativi.

Chiara Appendino - M5S: I poteri del Consiglio comunale sono limitati, tuttavia essi dovrebbero poter rappresentare, nella pluralità delle idee, i diversi strati sociali di questa città. Il dibattito odierno, dovrebbe pertanto fornire indicazioni per gli indirizzi delle politiche culturali del Comune.
Invece, in questi anni, ho avuto l’impressione che l’assemblea consiliare sia considerata un inutile appesantimento dell’attività amministrativa, mente la Giunta dovrebbe ascoltarla, valutarne le proposte e solo dopo decidere.
Il caso del complesso della Cavallerizza Reale, per la quale la Giunta approverà domani un protocollo d’intesa con altri Enti, mai esaminato e discusso dal Consiglio, è emblematico.
Quella del settore culturale è una situazione difficile: per la situazione economica ma anche per la mancanza di un’adeguata politica di programmazione e individuazione delle priorità nell’assegnazione delle risorse.
Non si può pensare che la Fondazione per le Attività Culturali possa svolgere tutte le funzioni, così come non si può immaginare di impostare la vita culturale cittadina solo su grandi eventi. La Città di Torino dovrebbe essere il catalizzatore della convergenza dei diversi soggetti, pubblici e privati, invece mancano persino adeguati strumenti di controllo e indirizzo.
Mantenere un simile status quo porterebbe alla desertificazione culturale di questa città, con la scomparsa di realtà magari “minori” ma importanti.
Nessuno di noi ha la soluzione in tasca ma è chiaro che occorre rivedere il sistema culturale a Torino, con risorse magari scarse ma certe e destinate a una pluralità di soggetti, poiché è un sistema, per fortuna, al quale non possono essere imposti dei contenuti dall’alto. Una nostra proposta è ferma in commissione da due mesi.
In una fase di ristrettezze finanziarie occorre una trasparenza ancora maggiore, perché l’emergenza non è più tale, si protrarrà per anni. La Fondazione per le attività Culturali è troppo staccata dai meccanismi decisionali della Città.

Paolo Greco Lucchina – NCD: Questo dibattito era necessario. Doveroso riflettere sulle priorità cui dedicare le risorse pubbliche a nostra disposizione.
Crediamo che questa amministrazione, che pure ha dichiarato più volte di voler puntare sulla cultura e sul turismo, non abbia saputo valorizzare le risorse culturali della nostra città. Per un settore in crisi di idee, oltre che di risorse economiche, è necessaria una diversa programmazione per il futuro, in grado di rilanciare l’offerta culturale di Torino.
Per anni la cultura ha potuto contare sui contributi a pioggia erogati a soggetti legati in qualche modo all’attività politica. L’uso poco virtuoso delle risorse è alla base della crisi di diverse amministrazioni locali. La causa è da ricercare nel modo in cui è stato elargito e speso il contributo pubblico, in un momento in cui era possibile contrarre debito. Anche questa amministrazione ha scelto, in questi anni, di sostenere le partecipazioni comunali. Ma oggi è arrivato il momento di delineare nuovi, più severi, criteri di utilizzazione delle risorse pubbliche. Non si può più ricorre alla tasse locali, le addizionali, per garantire la sopravvivenza a manifestazioni ed eventi pseudo culturali con una spesa di denaro pubblico non lungimirante. L’obiettivo deve invece essere quello di mettere la nostra comunità nelle condizioni di occupare spazi di attività per fare impresa senza pesare sulle casse pubbliche. Di contro la pubblica amministrazione deve ridefinire il proprio spazio d’azione rinunciando a fare impresa. A Torino serve un nuovo modello culturale, cominciando dalla rinuncia dei contributi a pioggia. Serve una nuova cultura della qualità e dell’efficienza rinunciando alla gestione diretta e con la ricerca di forme di gestione alternative. Va ricercato, insomma, un nuovo modello di cultura sostenibile.

Luca Cassiani - Partito Democratico: Mi pare che questa mattina si voglia fare un processo a 20 anni di centro sinistra a Torino. Vorrei allora ricordare cos’era Torino, nel 1993, quando si insediò la prima giunta Castellani e cos’è oggi. Allora la città stava vivendo una grave crisi economica e industriale e nel panorama turistico nazionale e internazionale non era considerata da nessuno. Palazzo Madama era chiuso, oggi è diventato una delle eccellenze nazionali visitate da tutti ed è simbolo di questa rinascita. Il Museo del Cinema non esisteva, la Mole Antonelliana era un luogo abbandonato.
Alcune manifestazioni come Settembre Musica che quest’anno compie 38 anni, arrivano da molto lontano.
Si saranno anche commessi errori ma la cultura e il turismo sono diventati opportunità straordinarie. Non è casuale la presenza di una popolazione universitaria di 100 mila studenti che, a sua volta, è motore di economia.
Sono diventate eccellenze nazionali ed internazionali il Teatro Stabile, il Teatro Regio, le nostre orchestre, il Museo Egizio che riaprirà nei prossimi giorni.
Oggi la cultura torinese della Città può contare su poche risorse ma certe, nell’ambito della spesa corrente del Bilancio. E’ una svolta epocale non ricorrere più a risorse straordinarie.
Resta l’esigenza di avere una biblioteca civica cittadina. Purtroppo quando Tremonti ha cambiato da un momento all’altro la finanza locale e bloccato i trasferimenti, la biblioteca “Bellini” non si è potuta realizzare ma non si poteva non pagare i progettisti che l’avevano ideata attraverso un bando di gara.

Assessore Maurizio Braccialarghe: Nei primi mesi del mio incarico mi sono prefissato tre linee di intervento, che seguo ancora oggi:
1) fare entrare la nostra comunità in relazione con il maggior numero possibile di eventi, per aumentare la partecipazione dei cittadini alla vita sociale della città;
2) sviluppare iniziative per incrementare la fruizione degli eventi culturali, in particolare da parte dei giovani;
3) favorire la città come meta turistica, valorizzandone le risorse culturali.
È così che il “sistema Torino” è diventato uno degli elementi cardine, uno dei principali laboratori in Italia per la governance della cultura e la partecipazione. Successo riconosciuto anche dalla nostra collettività, come dimostrano recenti sondaggi.
Certo, ci sono luci e ombre e dobbiamo continuare a lavorare, soprattutto per diffondere la cultura nelle periferie.
Sin dall’inizio del mandato abbiamo sviluppato un piano per politiche culturali decentrate, ma mancano risorse. Basti pensare che nel 2011 il bilancio comunale per la cultura stanziava 35 milioni di euro; nel 2014 soltanto 23,9 (l’85% destinato alle strutture: teatri, musei, biblioteche…).
Grazie però alla Fondazione per la Cultura siamo riusciti a trovare nuovi partner economici, che credono nei valori della nostra città. Ciò ha permesso di realizzare eventi a costo zero per la città (Biennale Democrazia, Torino Jazz Festival di cui paghiamo solo la comunicazione, i festival di Beethoven e Mozart, Natale coi fiocchi, ecc.), di pagare i fornitori in tempi record, di sviluppare politiche dal basso e di creare un notevole indotto: solo il Salone del Libro garantisce un indotto di 50 milioni di euro sul territorio!
Senza contare che da sette anni – caso unico in Italia – lo sviluppo turistico di Torino cresce a doppia cifra.
Certo, cultura e turismo non saranno la soluzione di tutti i nostri problemi, ma sono una delle leve strategiche di sviluppo di Torino. Mi auguro quindi di poter continuare a discuterne con il Consiglio Comunale e la Commissione Cultura.

Ufficio stampa del Consiglio comunale


Pubblicato il 30 Marzo 2015

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