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Comunicato stampa

TRASFORMAZIONI URBANE, APPROVATO IL PROGRAMMA 2013-2016

Il Consiglio comunale ha approvato oggi, dopo un approfondito dibattito, la deliberazione proposta dal sindaco Piero Fassino e dall’assessore Stefano Lo Russo, che delinea gli indirizzi per il programma delle trasformazioni urbane 2013-2016.
Si tratta del riepilogo di alcuni grandi progetti destinati a proseguire lungo quel percorso di recupero e modifica di spazi industriali dimessi che ha caratterizzato gli ultimi quindici anni. Tra i progetti da realizzare, individuati quali fondamentali, la rigenerazione urbana dell’area delle ex acciaierie ThyssenKrupp, la Porta Sud di Mirafiori – con il polo universitario di ricerca – la linea 2 della metropolitana e la connessa Variante 200, fulcro della riqualificazione di un’ampia fascia periferica a nord della città, da Barriera di Milano all’ex scalo Vanchiglia. E ancora, il futuro riassetto di corso Romania, come nuovo viale urbano, oltre al nuovo centro congressi da 5mila posti in via Borsellino (area ex Westinghouse), al recupero funzionale del Palazzo del Lavoro e all’area tra il Lingotto e la futura “Città della Salute e della Scienza”.
Capitolo a parte, gli accordi con il demanio militare per le caserme non più utilizzate e con RFI per le vaste aree ferroviarie in dismissione, o la destinazione a servizi e residenze universitarie dell’area ex Combi tra corso Unione Sovietica e corso Agnelli.
Edilizia, infrastrutture e viabilità, ambiente, sviluppo delle attività economiche e culturali (a partire dal polo universitario, definito “risorsa fondamentale nella competizione territoriale internazionale”) sono quindi gli assi portanti del programma delineato nella delibera, che intende caratterizzare gli assi di lavoro di Palazzo Civico, in campo urbanistico, per i prossimi anni.

La delibera è stata approvata con 23 voti a favore (oltre al sindaco, PD, Moderati, SEL, Scanderebech), 1 astensione (Levi-Montalcini) e 8 contrari (NCD, 5 Stelle, Fratelli d’Italia, Progett’Azione, Lega Nord). Approvato anche un emendamento (prima firmataria Marta Levi) per dare rilevo ai concorsi di progettazione per i nuovi interventi di trasformazione e per un’ampia riflessione sulla qualità dell’ambiente urbano.

La votazione è stata preceduta da un ampio dibattito, del quale si riporta qui di seguito la sintesi.

Assessore Stefano Lo Russo
La delibera oggi in discussione descrive succintamente gli assi di trasformazione urbana che impegneranno l’Amministrazione comunale nei prossimi anni. Una trasformazione avviata col Piano regolatore del 1995: da allora la città ha cambiato pelle e volto, a partire dalle grandi operazione infrastrutturali (Spine, Passante ferroviario, Metropolitana). I siti industriali dismessi sono diventati una risorsa importante per un nuovo assetto urbano, incentrato sulle dorsali di comunicazione, come nel caso della linea 1 della Metropolitana (corso Francia/via Nizza) o della copertura del Passante, con la nuova stazione ferroviaria internazionale dell’Alta velocità di Porta Susa.
Torino da città prevalentemente industriale diventa una città con vocazioni ampie, che individua nuovi assi di sviluppo come quello della formazione universitaria.
Ci sono alcune direttrici che caratterizzano lo sviluppo della città in questa fase: il riutilizzo di siti già compromessi evitando nuovo consumo di suolo, il potenziamento del trasporto pubblico come supporto per le nuove vocazioni di Torino, la cultura e la formazione come asse di trasformazione urbana. Il tutto ragionato su scala di area metropolitana.
La delibera individua sinteticamente interventi concreti nelle diverse zone della città, dalle “porte” (Mirafiori/TNE a Sud, ex ThyssenKrupp a Ovest, l’area Falchera-corso Romania a Nord) agli interventi in aree più centrali come nel caso dell’operazione nell’area ex-Westinghouse impostata intorno al nuovo Centro congressi.
Non sono più i tempi dei grandi investimenti pubblici, la mancanza di risorse pubbliche rappresenta certamente una complicazione: tuttavia, è in momenti come questi che occorrono inventiva e innovazione, anche nel reperimento delle risorse finanziarie, per non fermare le trasformazioni e lo sviluppo che ha contraddistinto Torino in questi anni e dare alla città una prospettiva di crescita oggi quanto mai necessaria.

Fabrizio Ricca (Lega Nord):
Dall’urbanistica filosofica siamo passati all’urbanistica fantascientifica, queste linee di indirizzo sono una bella brochure dedicata agli investitori in cemento e in centri commerciali. Centri che poi molto spesso vengono bloccati dai ricorsi al Tar. Si parla di porte di accesso alla città, a nord, sud, ovest, forse siamo alla vigilia di nuovi regali come quello fatto alla Fiat con l’operazione Tne. Si parla di crocevia strategici per investitori in una regione che conta 1200 fallimenti all’anno e l’impresa subisce una tassazione del 68%. Si parla di linea di metropolitana 2, ma non abbiamo neppure terminato la linea 1 perché l’azienda che faceva i lavori è fallita perché non veniva pagata. Della variante 200 si parla da 7 anni ma i soldi per farla non ci sono. Corso Romania dovrebbe diventare viale urbano con l’edificazione di nuovi quartieri...per i milanesi che dovrebbero abitarli e spostarsi con l’alta velocità? Ma a Torino non si vende più niente e abbiamo 50.000 appartamenti sfitti. Bene le residenze universitarie, ma le realizziamo grazie agli investimenti di altri soggetti, mentre avremmo potuto realizzarle negli edifici ex Moi, occupati abusivamente..
Cosa si può fare, mi chiede il Sindaco. Si smetta di fare varianti, siamo quasi alla numero 300, si ripensi un Piano regolatore, programmando sui 30 anni e non sui 5 anni, perché no si può più andare avanti vivendo di oneri urbanistici. Si guardi meno al cemento e di più al verde, si pensi a riqualificare vecchi quartieri. Questa delibera è un dépliant che rimarrà, con tutti i suoi progetti, in fondo ad un cassetto.

Alessandro Altamura (PD):
Voglio tranquillizzare Ricca sul cosiddetto “libro dei sogni”. Aldilà delle valutazioni già fatte in commissione, sappiamo che il 50% delle varianti citate sono già state realizzate e l’altra metà è in itinere. Suggerisco che l’orizzonte temporale di queste linee di indirizzo sia esteso al 2016. Mi permetto di suggerire all’assessore Lo Russo e al Sindaco un impegno che si potrebbe prendere : che le trasformazioni delineate siano agganciate alla fonte normativa primaria: il Piano regolatore di Torino, del 1995 con le oltre 280 varianti già approvate e la legge urbanistica regionale (cosiddetta Astengo) del 1977. E’ importante infatti che questa legge cambi superando l’attuale separazione del piano strutturale da quello operativo.

Marta Levi (PD):
Questa delibera compie lo sforzo di mettere insieme, nero su bianco, tutti gli ambiti e le ipotesi di trasformazione su cui gli Uffici dell’Urbanistica stanno lavorando. Poi per dettagliare e concretizzare gli interventi serviranno altre delibere. Oggi però è necessario aprire una riflessione a tutto campo, tra amministratori, operatori, aziende e soggetti locali, sugli esiti e sulla qualità, sia urbanistica che sociale, delle trasformazioni già completate.
Altro tema centrale è poi l’individuazione di nuovi strumenti e procedure più efficaci per la condivisione e la partecipazione delle scelte. In questo senso, il concorso di progettazione si è dimostrato un ottimo strumento. Serve anche ripensare gli altri strumenti utilizzati sinora, ad esempio l’Urban Center, per proseguire nella riqualificazione delle aree industriali dismesse.

Maurizio Marrone (Fratelli d’Italia):
C’è la consapevolezza che predisporre un piano di trasformazione urbanistica che guardi al futuro sia un passaggio obbligato, pur senza entrare nel dettaglio, ma siamo preoccupati che manchi una programmazione economica d’insieme! Vengono previsti tasselli importanti, ma onerosi, che richiedono uno sviluppo economico… che non c’è. Penso ai progetti sull’ex Moi, diventato un ghetto a causa della mancata progettazione post-olimpica. Penso al piano di riutilizzo delle caserme, che dovevano essere già utilizzate quest’inverno per il social housing, come prevedeva una delibera approvata dalla Sala Rossa. E penso al Valentino, dove si vuole realizzare la nuova Biblioteca Civica, senza però avere un disegno complessivo dell’area, condiviso da Politecnico e sistema teatrale. Un’assenza di programmazione economica confermata dalla valutazione di impatto economico della delibera, che afferma che gli oneri per l’Amministrazione “non sono prevedibili”!

Piera Levi-Montalcini (Moderati):
Non capisco il valore di questa delibera. Si parla di aree in discussione da tempo e di progetti che dovranno essere affrontati singolarmente. Mi sembra un provvedimento inutile, che non voterò. Il provvedimento avrebbe senso solo se si tenesse conto di quanto già deliberato e non ancora costruito. E poi non si capisce quale direzione vogliamo dare a Torino! Una città universitaria? Un luogo in grado di attrarre gli anziani milanesi con costi della vita inferiori? Una città operaia? Intellettuale? Turistica?

Vittorio Bertola (Mov. 5 Stelle):
Pensavamo che finalmente si parlasse di linee di indirizzo. In realtà si tratta di un insieme di iniziative senza un filo logico, adatto ad una brochure.
L’edilizia non può essere motore di sviluppo della città, ma deve essere al servizio di una città che cresce sulla base di altri motivi.
Non ci sono iniziative per servizi pubblici. Mi sarei aspettato un ragionamento su quanti abitanti si vogliono ospitare, visto che il piano regolatore è finalizzato a 1 milione 200 mila residenti: ci sono cubature in eccesso. Allo stesso modo occorre capire quali servizi manchino e come si possano ottenere. In questo ambito potrebbe anche rientrare la trasformazione con il coinvolgimento di soggetti privati, ma comunque subordinati ad una pianificazione pubblica. Qui invece avviene il contrario.
Non si parla di mobilità sostenibile e di piano dei trasporti, a fronte di una pianificazione trasportistica che fino ad oggi ha prodotto errori. A settembre abbiamo presentato una delibera che propone la revisione del piano regolatore, attendiamo di poterla discutere.
Anche se contrari alla delibera, abbiamo presentato un emendamento perché sia chiaro che questa delibera non vincoli il Consiglio comunale a future decisioni dei progetti citati in questo provvedimento.

Marco Grimaldi (SEL):
Qui non si tratta di ripensare ad un nuovo piano regolatore ma, semmai, ripensare agli strumenti di supporto ad esso che in questi vent’anni avrebbero dovuto sostenerlo. Dobbiamo però discutere di come si trovino i soldi pubblici: ad esempio TNE è un’operazione pubblica ma intorno al Politecnico c’è il deserto sul piano della viabilità, della piazza commerciale, della piazza Mirafiori mai realizzata. Per fortuna abbiamo bloccato la Variante 200, che ci ha evitato un indebitamento per oltre 1 miliardo di euro.
Mi piacerebbe affrontare tre grandi questioni: abbiamo 22 milioni di metri quadri di aree verdi: due di queste sono destinate ad aree agricole: diamole in concessione per ricavare le risorse della manutenzione per parchi e giardini. Allo stesso modo si possono concedere aree per lo sport in cambio ad esempio, della cura delle sponde fluviali.
Seconda questione: bassa residenzialità pubblica rispetto a quella privata. Per questo chiediamo di reimmettere percentuali di residenzialità pubblica e prestare attenzione a social housing.
Terza questione: La residenzialità e l’attrattività: Torino deve essere aperta e l’attrattività deve essere il primo oggetto di discussione. L’idea di un programma di residenzialità universitaria sarà una nuova sfida perché dalle migliaia di studenti e dal mix sociale che ne deriva nasca una nuova idea di città.

Andrea Tronzano (Forza Italia):
La mia visione è diversa da quella dell’assessore. Realmente l’edilizia è uno dei motori dell’economia italiana. Questi progetti presentati rischiano però di naufragare perché il sistema creato fino ad oggi non consente al settore edile di ripartire. Prima bisogna dare risposte concrete a quei settori che oggi devono rimettersi in modo: 1 occorre dar vita ad una commissione sulla semplificazione dei costi che gravano sulle imprese edili, come da me richiesto e avallato dall’assessore tre mesi fa, ma non ancora partita. 2 La legge 106 non è bene applicata dalla Città, chiediamo la monetizzazione degli oneri di urbanizzazione quando la legge non lo prevede, con un aggravio di costi sulle imprese 3. Si riapra al più presto via Nizza il cui cantiere continua a provocare la chiusura di esercizi commerciali.
Ripartiamo dal quotidiano, diamo risposte immediate, solo dopo ci possiamo permettere il resto.

Enzo Liardo (NCD):
Potremmo anche condividere queste linee presentate in delibera. Ma ci sono alcune evidenti problematiche legate alla continuità con il disastro di questi anni, non certo imputabile al sindaco attuale o a questo Consiglio. Abbiamo investito in modo disordinato e Torino è oggi un cantiere aperto. Il progetto della biblioteca Bellini grida vendetta, il tunnel di corso Spezia grida vendetta, una sola linea di metropolitana che coinvolge parte della città, grida vendetta! Non è una mia invenzione che i torinesi abbiano subito queste ed altre situazioni senza averne ricadute favorevoli. Ci prepariamo a dare continuità a scelte non condivise che non hanno certo migliorato la qualità della vita nei nostri quartieri.

Luca Cassiani (PD):
Il consigliere Liardo non lo vediamo in commissione urbanistica dal novembre del 2012. Per cui la sua grande competenza urbanistica è dell’ultima ora. O ha fatto un supercorso questa notte oppure parla di cose di cui non conosce il senso, il merito e anche ogni tipo di addentellato. Una campana stonata che racconta sciocchezze. Libero di farlo in quanto consigliere comunale, anche se un minimo di decenza andrebbe mantenuta. Nel merito: la vicenda della biblioteca Bellini è una necessità che c’era, c’è e ci sarà. Non si è fatta lì perché non c’erano risorse per farla, ma era giusto pensarla e realizzarla. Importante poi che l’assessore si sia reso disponibile per un confronto sul tema della riqualificazione dell’area del Parco del Valentino e di quella di Torino Esposizioni. Un’operazione anche culturale di grande respiro. Infine vorrei invitare l’opposizione a parlare di cose positive ed elevare la discussione: basta continuare a rimarcare i presunti errori del passato, lavoriamo insieme per migliorare la nostra città.

Mimmo Carretta (PD):
Il dibattito di oggi mi ricorda un famoso film, dove Bill Murray ogni giorno si sveglia e deve ripetere le stesse azioni. Potrei chiudere gli occhi e ripetere gli interventi di alcuni consiglieri, adattandoli alla delibera in discussione: ripeteranno sempre le stesse cose. Provate a parlare di altro! Va poi dato atto alla Sala Rossa di avere il potere di scaldare cuori e ugole a consiglieri che hanno offerto oggi un contributo importante diversamente da quanto accaduto durante le sedute di commissione, cui gli stessi consiglieri hanno deciso di non prendere parte, anche fisicamente.
Nel merito: stiamo parlando di linee guida? Sono necessarie quando si parla delle trasformazioni della città. In commissione si darà spazio ai singoli interventi, per dettagliare l’impianto generale della delibera. Singoli interventi che, necessariamente, saranno oggetto di dibattito e approfondimento.

A concludere il dibattito, l’intervento del sindaco Piero Fassino:
Oggi votiamo un documento di indirizzi che propone al Consiglio comunale una visione d’insieme: seguiranno provvedimenti appositi che saranno discussi e approvati singolarmente in Sala Rossa.
Con questa deliberazione, la Giunta vuole evidenziare la sua visione strategica per la città. Come ho più volte sottolineato, partiamo da una trasformazione che si è sviluppata negli ultimi quindici anni in una città che per un secolo si era configurata quale factory town, con un’organizzazione urbanistica, sociale, persino politico-istituzionale che rifletteva questa impronta. A partire dagli anni Ottanta, Torino ha vissuto un duplice processo di calo demografico e di deindustrializzazione, tanto che allora si discuteva su un possibile “declino” della città.
Ma il tempo, è sempre medico: e la città ha metabolizzato il cambiamento e capito di non poter vivere di nostalgia. Con un ampio processo di trasformazione, siamo quindi passati dall’essere una città a sola vocazione industriale ad una pluralità di vocazioni, fondate sull’incontro tra il profilo industriale e l’economia della scienza e del sapere: ricerca, università, cultura.
Le trasformazioni urbane sono state influenzate da questo processo ed ognuna di esse è stata occasione per dare corpo alla pluralità delle vocazioni: ad esempio, i centri di formazione universitaria hanno utilizzato i contenitori industriali svuotati, l’ex Italgas, l’ex Manifattura Tabacchi, l’area TNE a Mirafiori.
Le grandi trasformazioni degli ultimi anni hanno quindi consentito di ridefinire l’identità della città: quello delle vocazioni plurali è oggi un percorso da proseguire e consolidare. Ed è significativo, che Torino sia considerata, a livello internazionale, come un caso esemplare.
La delibera di oggi, quindi, delinea la volontà di proseguire questa strategia, incentrata su alcuni assi. In primo luogo, la specializzazione tecnologica dell’apparato produttivo, all’insegna di ricerca e innovazione: penso ad esempio alla trasformazione dell’ex ThyssenKrupp in incubatore tecnologico o all’Energy Center sull’ex Westinghouse o al raddoppio del laboratorio di Biotecnologie in via Nizza. C’è poi il ruolo dell’alta formazione universitaria. Oggi Torino è una grande città universitaria, con il 35% degli studenti e il 13% stranieri. Occorre dunque potenziare le infrastrutture per la popolazione universitaria, dai poli residenziali dell’apposito master plan approvato in questo Consiglio (già appaltato quello di via Caraglio) al progetto di portare Scienze Motorie all’ex Manifattura Tabacchi e le facoltà scientifiche sul polo di Grugliasco. In terzo luogo, il turismo e la cultura: nel 2001 Torino registrava 1 milione di presenze turistiche, l’anno scorso 8 milioni, incremento trainato in gran parte dalla cultura. A proposito della quale, ricordo il progetto di recuperare Torino esposizioni, vuoto da 21 anni, portandovi la Biblioteca Civica e altre attività culturali, recuperando il Teatro Nuovo, così come rafforzerà la dotazione di strutture culturali il recupero del MOI e del Virtual.
E’ vero, la crisi determina anche emergenze sociali, come quella abitativa: vogliamo rilanciare il social housing e l’integrazione sociale, sviluppare la mobilità sostenibile, riqualificare gli ingressi della città e le periferie, come nel caso della Variante 200 che cambierà il volto della zona Nord della città. Ad oggi, abbiamo un 40% di spazi abbandonati dalle attività industriali ancora da riutilizzare, altri se se aggiungeranno: pensiamo a 2 milioni di metri quadrati – a 500 metri da piazza San Carlo! - che risulteranno dal graduale ridimensionamento del ruolo di Porta Nuova, con l’affermarsi della stazione di Porta Susa. Insomma, sempre più le trasformazioni urbane andranno utilizzate come strumento di sviluppo.
Naturalmente non sfugge a nessuno un diverso scenario finanziario. Negli scorsi anni, le trasformazioni erano basate su importanti fondi pubblici. Oggi è necessario fare maggiormente leva su risorse private che si aggregano a quelle pubbliche. Governare una città è oggi più difficile che in passato, ma questo non può essere un alibi per l’immobilismo. Se vogliamo cercare di superare la crisi, mettere in moto gli investimenti, rilanciare le opportunità di lavoro, dobbiamo avere un ruolo attivo in questi processi.

(Ufficio stampa del Consiglio comunale)




Pubblicato il 10 Febbraio 2014

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