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In apertura della seduta odierna del Consiglio comunale, la vice sindaco Elide Tisi ha risposto ad una richiesta di comunicazioni in aula sul tema del Centro di Identificazione ed Espulsione (CIE) di corso Brunelleschi. Autore della richiesta, il consigliere Michele Curto.
In apertura della seduta odierna del Consiglio comunale, la vice sindaco Tisi ha risposto ad una richiesta di comunicazioni in aula sul tema del Centro di Identificazione ed Espulsione (CIE) di corso Brunelleschi. Autore della richiesta, il consigliere Michele Curto.
La vice sindaco Elide Tisi ha premesso che “la chiusura del CIE rimane un obiettivo che impegna questa amministrazione nei confronti del governo, che ha competenza in materia. Anni di esperienza hanno mostrato come questa istituzione non abbia la possibilità di raggiungere gli obiettivi ad essa assegnati in origine dalla legge.” La capienza della struttura di corso Brunelleschi, ha spiegato Tisi, “era stata aumentata, nel 2011, sino a 210 unità, numero da allora ridotto e ripristinato più volte. Dopo gli incendi del 2014, la capienza è ora pari a 21 posti, con tre soli locali idonei”. Inoltre, “le risorse messe a gara per la gestione del CIE – sinora garantita dalla Croce Rossa Italiana – sono state ridotte nella base d’asta da 55 a 40 euro a persona: la Croce Rossa ha ritenuto di non partecipare alla gara”. Sul tema del mancato funzionamento dell’impianto di riscaldamento, Tisi ha comunicato che la Prefettura ha riferito che, dopo precedenti interventi provvisori nello scorso week-end, si è provveduto alla sostituzione della caldaia e ora il sistema di riscaldamento è perfettamente funzionante . “In ogni caso, come già indicato dal Consiglio comunale, è necessario proseguire verso la chiusura del CIE di corso Brunelleschi”, ha concluso la vicesindaco.
Alla relazione della vicesindaco Tisi è seguito un dibattito, del quale forniamo qui di seguito una sintesi.
Michele Curto (SEL): Abbiamo richiesto queste comunicazioni sollecitati da quanti vivono e lavorano al Cie. La riflessione non è ideologica: c’è una situazione di totale abbandono, che non ha precedenti. Emblematica la questione dell’impianto di riscaldamento, che presenta anomalie dallo scorso giugno. Mancano le condizioni minime di abitabilità per i 22 ospiti rimasti e per i 45 operatori, che potrebbero essere più utilmente impiegati altrove. È inaccettabile continuare a tenere aperta questa struttura: Sindaco, chiami il Ministro per far chiudere un luogo che nessuno vuole più.
Maurizio Marrone (F.D’.I.): C’è un elenco preciso di cose che non vanno al Cie, ma che misure alternative vengono pensate per contrastare l’immigrazione clandestina? L’ala antagonista sobilla rivolte al Cie, per delegittimarlo e distruggerlo, ma ormai il vero Cie è l’ex Moi - Villaggio Olimpico. Se anche verrà chiuso il Cie, che ne sarà dell’ex Moi? Vogliamo sottrarre i migranti clandestini all’assistenza istituzionale per affidarli ad altre strutture, illegali, controllate non si sa da chi?
Fabrizio Ricca (Lega Nord): In passato al Cie c’erano 214 posti, ora ce ne sono solo 20, perché gli “ospiti” l’hanno incendiato e quest’Amministrazione non fa nulla per intervenire. Intanto, il Governo Renzi, così come prima quello Letta, spreca oltre 9,5 milioni di euro al mese per l’operazione Mare Nostrum, che ha già causato oltre 3mila morti in mare: sarebbe più utile aiutare i clandestini a casa loro. Dovremmo poi mandare al Cie gli abitanti dell’ex Moi, per identificarli e quindi espellere dall’Italia i clandestini e aiutare i rifugiati che scappano dalla guerra. Dovremmo anche valutare uno spostamento del Cie fuori città, per evitare continui disagi e vessazioni ai torinesi.
Vittorio Bertola (5 Stelle): Il livello della discussione in aula su questi argomenti è sempre molto basso. Eppure, non dovrebbe neanche esserci bisogno dell’intervento del Consiglio Comunale per far riparare una caldaia! Con dispiacere constato che i problemi dei Cie e dell’immigrazione continuano a esserci, salvo vedere che nel Lazio c’è un sottobosco di persone che campano alle spalle di queste strutture.
Enzo Liardo (NCD): Con tristezza, voglio rimarcare che i Consiglieri comunali potevano anche non recarsi all’ex Moi: ci è stato impedito di svolgere il nostro mandato. C’è una gestione totalmente illegale dell’area, mentre questa Amministrazione continua a rimanere assente o agisce sempre in ritardo. Lì dentro c’è un stato di degrado tale che neanche le bestie potrebbero viverci. E noi consiglieri abbiamo potuto soltanto osservare la situazione dall’esterno. Questa Amministrazione non ha saputo governare l’ex Moi: spero che il Cie verrà gestito meglio.
Luca Cassiani (PD): Per tutto ciò che riguarda i Cie è necessario tenere presente il fatto che sussistono due problemi di fondo: uno economico e uno politico. La Croce Rossa Italiana, che ha gestito a lungo il sevizio di assistenza all’interno della struttura, ha deciso di non partecipare all’ultimo bando; ciò significa che la cooperativa che si è aggiudicata la gara difficilmente riuscirà a far fronte alle spese, dal momento che la struttura oggi ospita appena 21 persone e costa circa 5.000 euro al giorno, e il totale di fondi a disposizione per l’assistenza corrisponde a circa 800 euro al giorno. Come si fa a mantenere in piedi una struttura del genere? Cosa succederà dal 15 gennaio? Si spera che la cooperativa, qualora dovesse accettare l’assegnazione della gara, non abbassi gli standard di servizio, peggiorando ancora di più le condizioni degli ospiti. In secondo luogo, sorge un problema politico. Il sistema Cie si è rivelato fallimentare: le espulsioni sono diminuite, gli ospiti si sono ridotti e le condizioni di vita all’interno delle strutture sono vergognose. È necessario superare questa situazione sperando che, anche grazie all’apertura del Governo in materia di diritti civili, si riesca a trovare una soluzione che decreti la chiusura dei Cie e salvaguardi la dignità delle persone ospitate.
(C.R.) - Ufficio stampa Consiglio comunale