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Sala Rossa al completo per la commemorazione di Giovanni Picco, ex sindaco di Torino tra il dicembre del 1973 e il giugno 1975, poi consigliere regionale, deceduto il 3 gennaio scorso all’età di 81 anni.
A ricordare la figura dell’ultimo sindaco democristiano di Palazzo Civico, oltre al primo cittadino Piero Fassino, il presidente dell’Associazione ex consiglieri comunali Giancarlo Quagliotti e il suo vice Piero Aceto. Presenti in sala i familiari dello scomparso e numerosi esponenti politici, soprattutto dell’ex DC.
La cerimonia è stata introdotta dal presidente del Consiglio comunale Giovanni Maria Ferraris, che ha ricordato “gli 81 anni vissuti appieno” da Giovanni Picco, sempre dimostratosi “rispettoso verso le istituzioni che ha servito, in qualità di amministratore pubblico, con onestà e serietà, credendo nei valori irrinunciabili della centralità della persona, del rispetto, della lealtà e della dignità. Forte della sua moderazione, che ne ha caratterizzato i modi garbati, ha adempiuto ai suoi doveri con passione e amore per la nostra città” ha proseguito Ferraris, ricordandone “le riconosciute capacità di mediazione” e le “conoscenze tecniche della sua professione di architetto”, premessa della sua grande attenzione al campo urbanistico, a cominciare dalle periferie. “Il Consiglio comunale - ha concluso il presidente – ricorda oggi un uomo che ha saputo incarnare la sua missione sociale di marito e padre, di professionista e di politico, sapendo anteporre, all’interesse individuale, il bene comune”.
Il tema dell’inclinazione al dialogo e alla mediazione che ha caratterizzato l’azione politico-amministrativa di Giovanni Picco ha attraversato anche gli interventi successivi.
Giancarlo Quagliotti, consigliere comunale per il Partito comunista tra il 1970 e il 1985, ha rievocato quegli anni difficili, a partire dall’instabilità politica in Sala Rossa (“ 8 crisi politiche, in buona parte maturate nell’ambito della stessa DC, nel periodo in cui Picco era assessore, 2 nel breve periodo che lo vide sindaco”), che si inseriva in un contesto di forte crisi economica e sociale. “Le forze politiche popolari, il PCI e alcune componenti democristiane, pur nelle loro differenze, collaborarono per affrontare concretamente problemi come la crisi delle abitazioni, che vedeva allora massicce occupazioni abusive, soprattutto di case popolari, in una città che aveva raggiunto 1.200.000 abitanti”, ha esemplificato Quagliotti. Il presidente degli ex consiglieri ha poi dato atto a Picco di aver percepito la crisi istituzionale di quegli anni (“anche incalzato da noi del PCI”), promuovendo l’inizio del decentramento e proponendo una politica di respiro metropolitano tramite un organo rappresentativo dei Comuni della cintura. Infine, il ricordo della “collaborazione tra le forze politiche costituzionali contro il terrorismo, di cui lo stesso Picco fu vittima venendo ferito nel 1978”.
Piero Aceto, capogruppo democristiano in Sala Rossa all’epoca in cui Picco era sindaco, ne ha rievocato a sua volta “l’alto senso civico e morale” e “l’impegno generoso nel vivere il suo ruolo istituzionale”. Aceto si è poi soffermato su alcune scelte lungimiranti di Picco “allora quasi demonizzate dagli avversari”: dal piano per la riorganizzazione dei trasporti urbani alla progettazione di una seconda pista per l’aeroporto di Caselle (“se si fosse realizzata, forse Malpensa non sarebbe nato e il nodo aeroportuale di Torino oggi sarebbe ben più importante”). Un’azione politica, quella dello scomparso ex sindaco, sempre svoltasi “all’insegna del dialogo e della moderazione, prediligendo le scelte condivise, anche quando apparivano la strada più complicata”.
Il sindaco Piero Fassino ha quindi preso a sua volta la parola per concludere la cerimonia, esordendo nel ricordare come quegli anni di crisi economica e sociale, segnata ancora da una forte immigrazione interna, determinassero per chi amministrava la città un grande impegno per garantire i servizi e l’integrazione. “Erano anche anni - ha aggiunto Fassino - nei quali lo scenario politico stava mutando, con il referendum sul divorzio del ’74 e la vittoria delle sinistre (anche a Torino, dopo 25 anni di egemonia democristiana) alle amministrative del 1975”. Fassino ha sottolineato come “guidare la città non fosse facile, in quegli anni: e Picco lo ha fatto da protagonista, con le sue competenze professionali, attraverso atti amministrativi che hanno contribuito a cambiare l’assetto urbanistico di Torino, quali le Varianti urbanistiche 13 e 17, così come istituzionalizzando i Comitati di quartiere”. Per il primo cittadino, “Picco era un uomo di grande equilibrio, che faceva prevalere la ragione sull’unilateralità delle convinzioni, con un grande amore per la sua città, per la politica e il bene pubblico. Ne ricordiamo la capacità di individuare soluzioni non scontate, all’insegna della trasformazione e del cambiamento”, ha concluso Fassino.
C.R. - Ufficio stampa del Consiglio comunale