Città di Torino > Ufficio Stampa > Comunicati stampa 2014 > SETTEMBRE

Comunicato stampa

TORINO E LA FINANZA ISLAMICA, DIBATTITO IN SALA ROSSA

Dibattito in Sala Rossa, oggi pomeriggio, sul convegno “Turin Islamic Economic Forum – TIEF 2014) in programma nella nostra città il 17 e 18 novembre prossimi. Di seguito, la sintesi della comunicazione in aula dell’assessore all’Integrazione Ida Curti, degli interventi dei consiglieri comunali e della replica del sindaco Piero Fassino.


Assessore all’Integrazione, Ilda Curti
In primo luogo va chiarito il significato della parola araba shari’a, che significa “legge”. In secondo luogo, per finanza islamica si intende il sistema di istituti di credito e soggetti finanziari che opera nel quadro derivante da precetti religiosi. A differenziarla dalla finanza convenzionale è il divieto di guadagnare sugli interessi, considerati dal Corano a stregua di usura. Ad esempio, la banca islamica non concede un mutuo casa, ma acquista l’immobile e lo affitta al riscatto al suo cliente. La finanza islamica si contraddistingue per il peso che attribuisce al carattere sociale dei finanziamenti, orientando i prestiti agli investimenti produttivi.
Ricordo inoltre che le tra grandi religione monoteiste (Cristianesimo, Ebraismo, Islam) sono accomunate nel rifiuto dell’usura, considerata peccato capitale.
In questa fase di crisi economica mondiale, il sistema finanziario islamico risulta invece crescere a tasso ragguardevole. Mentre il mondo anglosassone esprime interesse verso la finanza islamica e la sua dimensione etica, in Italia siamo più in ritardo. Eppure, lo stesso “Osservatore Romano”, già nel 2009, ha sostenuto che la finanza islamica potrebbe contribuire a riformare le regole della finanza occidentale, oggi afflitta dalla crisi di fiducia. L’ABI, da parte sua, ha istituito una commissione di studio in vista di un’intesa con le banche arabe, con la prospettiva di una federazione bancaria italo-araba.
Ricordo come anche il Dipartimento di Management dell’Università di Torino abbia attivato un osservatorio sulla finanza islamica
Costituita nel 2006, l’ASSAIF (Associazione per lo sviluppo di strumenti alternativi e di innovazione finanziaria) organizza un evento con Città di Torino, Camera di Commercio e Università, il prossimo novembre, con amministratori pubblici e rappresentanti del mondo imprenditoriale e finanziario internazionale: il Turin Islamic Economic Forum. Ancora una volta, la nostra città si candida ad essere un punto di riferimento per le politiche di integrazione.
Tolleranza, talento e tecnologia sono i fondamenti dello sviluppo: lo ha sostenuto Richard Florida, sociologo ed economista. Ma già nel XVI secolo, Ferdinando I De’ Medici emanò delle norme, la “Legge livornina”, che assicurarono 300 anni di prosperità al porto di Livorno: norme rivolte agli ebrei e ai mercanti di ogni nazionalità e religione, che garantivano libertà di culto, di mestiere e di commercio.
Una visione cosmopolita non può che aiutare il nostro sistema economico a diventare ancora più forte e competitivo.

Fabrizio Ricca ( Lega Nord )
A volte non è questione di merito ma di opportunità e la vostra egida a un convegno sulla finanza islamica dopo l’orrore quasi quotidiano sconcerta e lascia allibiti. Inopportuno lo sdoganamento di una parte per il tutto come se il riconoscimento della modalità con cui l’Islam segue la via della shari’a nella gestione dei soldi ignorasse quello che la stessa shari’a dice su altre questioni. Come chi dice che il fascismo ha fatto buone cose perché ha introdotto anche in Italia la previdenza sociale. E non capisco neppure il laicismo a senso unico dell’assessore che patrocina un convengo in cui la fede è elevata a termine verso cui tendere mentre partecipa alle celebrazione del 20 settembre a ricordo della cacciata del papa dal suo regno temporale come se quello fosse barbaro oscurantismo quando la shari’a oggetto di convegni è la stessa che è radice e giustificazione dei decapitatori di Siria e Iraq.

Maurizio Marrone (Fratelli d’Italia-AN)
La ricostruzione enciclopedica dell’assessore dipinge la finanza islamica come etica di fronte a quella occidentale. Bisogna stare attenti a distinguere le istituzioni laiche dei paesi arabi dall’islamismo che le sta corrodendo. Dire che shari’a vuol dire “legge” e basta (non legge di dio) aumenta la gravità del fatto perché vuol dire che si sovrappone a qualunque legge laica.
Non ci dica Curti che la finanza islamica è bella perché altruista. Le armate dell’Isis chi le finanzia se non quella finanza che ci venite qui a proporre? Il termine citato nel convegno è finanzia sharia-compatibile e questa è una resa.

Silvio Viale (PD)
Sono allibito nel sentire forze politiche che hanno governato in questo Paese, usare la parola “islamico” come un insieme unico, come se dovessimo giudicare il cristianesimo solo dagli aspetti più estremisti.
In altri paesi europei c’è già una finanza islamica. A Torino sono molti gli islamici e c’è da comprendere dove finiscano i loro soldi. Il convegno è un momento di confronto.
Credo che il nostro ruolo sia la strada dell’inclusione del mondo islamico altrimenti rischiamo di restare chiusi in un fortino. Ben vengano in Europa Albania, Bosnia e Turchia.
Il convegno è organizzato da Comune, Camera di commercio e Università che non sono certamente istituzioni dell’integralismo islamico.

Andrea Araldi (PD)
Stiamo parlando di un convegno organizzato da istituzioni che non sono a sfondo ideologico, di un’iniziativa culturale e tecnica. Mi pare che si sia esagerata la polemica che si è creata; nello spirito di laicità nessun argomento è proibito, tanto meno questo. Non si deve aver paura delle parole e si possono utilizzare. Da liberale mi rendo conto di comprendere le cose in modo ampio. Non vorrei che la polemica dell’opposizione sia pretestuosa.

Andrea Tronzano (Forza Italia)
Non sappiamo di cosa si parla a questo Forum Islamico, non sappiamo chi interviene e quali Paesi sono coinvolti… Vorrei capire meglio, assessore Curti. Parlare di shari’a in un comunicato stampa della Giunta poi mi sembra eccessivo e mi lascia basito! Non è accettabile sindaco, in questo momento storico: è imbarazzante. Non dovremmo poi fare confusione tra i diversi Paesi islamici e dovremmo smetterla di esagerare con il multiculturalismo.

Enzo Liardo (NCD)
Non possiamo sempre assecondare tutte le posizioni: cosa succederebbe se la “parte buona” del mondo islamico non dovesse normalizzarsi e venisse emarginata? Non possiamo far prevalere il dialogo con chiunque, a ogni costo! Non capisco poi la posizione delle consigliere del PD, che continuano a condividere certe impostazioni. Siamo sempre in soggezione di fronte al mondo islamico: dobbiamo cambiare atteggiamento!

Vittorio Bertola (Mov. 5 Stelle)
È giusto cercare di capire come funziona la finanza islamica, anche se il comunicato stampa della Giunta lascia un po’ perplessi: è giusto integrare e accogliere costumi diversi, ma certi comportamenti dettati dalla shari’a non sono compatibili con la nostra Costituzione, ad esempio per quanto riguarda i diritti delle donne. I rapporti devono sempre essere chiari e dobbiamo domandarci dove vogliamo arrivare tra vent’anni, quale tipo di integrazione vogliamo.

Luca Cassiani (PD)
Non possiamo confondere pochi assassini con tutto l’Islam, con un miliardo di persone che segue una delle grandi religioni monoteistiche del pianeta. Credo sia un esercizio di bassissimo livello per questo Consiglio comunale. E poi va detto che ci sono convegni sulla finanza islamica così come ci sono quelli sulla finanza cattolica e ce ne saranno altri su quella indù o ebraica, averne paura è il vero pericolo. Da sempre le vicende economiche e quelle religiose si intrecciano e quando si comprende che in occidente grazie all’illuminismo abbiamo avuto la separazione dei poteri mentre nei Paesi islamici questo non è accaduto, allora ha ragione Viale: non voglio diventare come l’Arabia Saudita ma che l’Arabia Saudita diventi come l’Italia. In Italia a nessuno è vietato esprimere il proprio credo religioso mentre è impedito agli occidentali nei Paesi islamici: non sbagliamo noi, sbagliano loro!


Barbara Ingrid Cervetti (Moderati)
Può andare benissimo anche il convegno di oggi, anche se in realtà non ne capisco fino in fondo l’oggetto. E l’assessore Curti con il suo intervento non ci ha aiutato in questo senso, fornendo un excursus storico più da difesa d’ufficio che non da spiegazione pragmatica alle implicazioni economico-finanziarie per la nostra città e la nostra regione, che questo convegno poteva avere. Mi rivolgo allora direttamente al Sindaco, in quanto uomo di grande equilibrio e di grande esperienza politica e sociale, per suggerirgli di aprire gli orizzonti della nostra Città. Non sottovalutiamo insomma l’importanza di prestare attenzione all’apporto che anche altri Paesi, altre Culture possono avere. Va bene l’Islam, ma vanno bene anche l’India,la Cina o il Giappone che ci dimostrano di avere un’economia di successo e che possono rappresentare un modello da imitare in molti aspetti della loro struttura economica. Allora diversifichiamo! Non rischiamo di farci etichettare come una città a senso unico nella sua capacità di offrire integrazione. Perché esistono altri esempi culturali ed altre economie da simulare che possono portare un valore aggiunto alla nostra città.

Silvio Magliano (NCD)
Chiedo ci sia maggiore attenzione da parte della Città di Torino nel sostenere iniziative di questo genere. Occorre una conoscenza preventiva seria e approfondita nella concessione dei patrocini: la Città ha il dovere di capire fino in fondo quali sono gli interlocutori e i fondi finanziari. Tanto è che ancora oggi – per quanto concerne il convegno di cui stiamo parlando - non sappiamo esattamente chi saranno coloro che interverranno.
Ricordo infatti che esistono diversi fondi finanziari del mondo arabo e certo non tutti assimilabili a una stessa scuola di pensiero. Per alcuni di loro il sostegno alla Jihad è prioritario e la nostra città con essi non deve avere nulla a che fare.

Laura Onofri (PD)
Ho preso la parola per controbattere il Consigliere Liardo, il quale ha definito le donne del Pd sempre pronte a difendere i diritti femminili. Noi continuiamo a sostenere i diritti delle donne, denunciando i casi in cui vengono violati. Non è vero che le donne islamiche presenti a Torino sono costrette a rimanere in casa su pressione dei mariti. È appurato come in numerosi casi esse siano partecipi di progetti che le vedono integrarsi nella società. Questo grazie alla politica inclusiva della Città che permette l’integrazione, e al tempo stesso si posiziona contro le ideologie che discriminano.

Domenica Genisio (PD)
Ho letto la delibera riguardante la partecipazione all’iniziativa, atto che fa riferimento a un percorso risalente al 1997: la decisone della città è conforme alla norma. Sullo stesso genere, il forum di Londra si è svolto in modo positivo.
La shari’a di cui si è parlato a lungo non entra nel merito sull’uso del danaro.
Ma voglio ricordare le parole del Santo padre in Albania a proposito del dialogo interreligioso, un dialogo da ricercare da parte di tutti per sciogliere il vero nodo di tutta la questione.

Replica del sindaco Piero Fassino
Ho l’impressione che il dibattito in aula sia andato al di là del buon senso. Nessuno pensi che in quest’aula possa esservi qualcuno che con condanni recisamente le violenze dell’Isis. E non si pensi che si possa collegare un convegno di studio sulla finanza islamica al terrorismo fondamentalista. Tutti siamo convinti che il dramma del Medio Oriente richieda un atteggiamento netto nei confronti di movimenti radicali come Al-Qaida o l’Isis, i quali devono essere isolati e sconfitti. Una delle condizioni per isolarli e sconfiggerli è proprio il non omologare arbitrariamente tutto l’Islam a questi gruppi. L’intervento del vicepresidente Magliano, in questo senso, si distingueva dagli altri espressi dall’opposizione. Equiparare qualsiasi movimento o istituzione che si richiami all’Islam al terrorismo fondamentalista è un tragico errore. Non a caso, non lo commettono né il presidente Obama, né l’Unione Europea, altrimenti non avremmo avuto il recente vertice di Parigi, insieme a Stati Uniti e Paesi dell’Unione Europea al quale hanno preso parte diversi Stati arabi. Secondo certi interventi che ho sentito qui, si sarebbe invece dovuto interrompere le relazioni diplomatiche con i Paesi arabi!
La finanza islamica è parte della finanza globale. In questa fase, tutti sono alla ricerca di investimenti da parte del Qatar, di Abu Dhabi o dell’Arabia Saudita. Basta andare a Londra per capire cosa rappresenti oggi la finanza islamica. Non credo che il sindaco conservatore di Londra vorrebbe che le banche arabe se ne andassero dalla capitale britannica.
Per quanto riguarda il convegno in discussione, il Comune ha contribuito ad organizzarlo su sollecitazione dell’Università e della Camera Di Commercio – che non sono certo fiancheggiatori del terrorismo fondamentalista! – per approfondire un tema, quello appunto della finanza islamica, sul quale ormai da tempo si confrontano governi e istituzioni economiche e finanziarie su scala mondiale. Nel 2010, la stessa Banca d’Italia ha dedicato un numero del suo bollettino “Questioni Economiche e Finanziarie” alla finanza islamica.
Il convegno del prossimo novembre si prefigge di individuare le modalità per creare a Torino e in Italia un ambiente favorevole ad attrarre investimenti dall’area islamica. Tutto qui. Non si discuterà in quella sede di politica o di religione, di multiculturalità o altro, temi importanti sui quali ci potranno essere altre sedi di discussione.
Ribadisco caso mai fosse necessario che i diritti della persona sono indisponibili e inviolabili, sotto qualunque cielo e sotto qualunque legge. Ma non è questo il tema del convegno, che qualcuno, in quest’aula, ha voluto caricare di significati che non ha in alcun modo.

(Ufficio stampa del Consiglio comunale)


Pubblicato il 22 Settembre 2014

Stampa questa pagina

Condividi

Torna indietro