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Mercoledì 22 gennaio, alle ore 20.30, la Sala Tre del Cinema Massimo (via verdi 18) ospiterà, la proiezione - in lingua originale con i sottotitoli in italiano - del film Renoir di Gilles Bourdos.
La pellicola sarà introdotta da una presentazione al pubblico da parte del regista, Gilles Bourdos, invitato speciale della serata che, insieme al direttore del Museo Nazionale del Cinema, Alberto Barbera e all’Assessore alla Cultura, Turismo e Promozione della Città di Torino, Maurizio Braccialarghe, racconterà ai presenti alcuni degli aneddoti del suo lavoro.
Presentato l’anno scorso al Festival di Cannes, uscito nelle sale in Francia agli inizi del 2013, Renoir, racconta l’estate del 1915, una delle ultime nella vita del pittore, al Domaine des Collettes, nella tenuta di Cagnes del grande pittore impressionista, nel sud della Francia.
Gilles Bourdos ha fatto ricostruire l’atelier di Renoir facendo portare un paio di ulivi secolari per ricreare l’atmosfera. Villa Rayolet è diventata la casa di Renoir. Quarantaquattro giorni di lavoro per “inventare” i luoghi di Renoir e 33 giorni di riprese.
Sono le memorie del figlio Jean (che diventerà a sua volta maestro di un’altra arte, la settima) che fanno da filo conduttore alla sceneggiatura. “Quel che colpiva gli estranei erano gli occhi di un marrone chiaro e le mani deformate...” scrive Renoir figlio.
Quella precisione nel descrivere la fatica e la malattia del padre, l’amore e il rispetto filiale che risuonano nelle sue parole sono gli stessi che ritroviamo nella regia di Gilles Bourdos. Jean, tornato dalla guerra per una ferita alla gamba, trascorre la convalescenza nella casa di famiglia dove il padre, nonostante l’avanzata età e la grave artrite che lo costringe a legarsi i pennelli ai polsi, continua a dipingere quotidianamente. L’ostinazione e l’amore per il proprio lavoro di «artigiano» del colore, che hanno trovato nuova linfa nelle giovanili forme della sua ultima modella, Andrée, sono d’esempio anche al figlio che si riprenderà dal trauma della guerra e sarà spinto dalla bella Andrée a intraprendere la via del cinema.
Ispirato dal libro Le tableau amoureux di Jacques Renoir, nipote del pittore, il film non è stato però girato a Cagnes (pare per problemi logistici e di budget), ma in uno splendido giardino mediterraneo che Renoir avrebbe adorato, il Domaine du Rayol. Uno spazio naturale protetto, 20 ettari di natura spettacolare e intatta ai piedi del Massiccio dei Maures e difronte alle isole di Hyères, dove il grande paesaggista Gilles Clément ha ricreato giardini mediterranei del mondo, dal Sud Africa all’Australia, la California, e naturalmente il Midi.
Curiosità: il falsario che ha riprodotto le opere di Renoir, Guy Ribes, è stato cercato direttamente dal regista appena uscito dal carcere. Ribes infatti, Lionese, figlio di un ganster, nato in un bordello, un passaggio per la Legione Straniera, divenne dal 1975 falsario su commissione e così bravo a rifare alla perfezione Chagall, Picasso, Matisse, ecc. e da finire per questo in prigione nel 2010. Tre anni di galera, due con la condizionale, ma con il riconoscimento da parte della corte della sua qualità d’artista.
“Solo lui poteva creare un vero Renoir, con la tecnica di Renoir”, sostiene Bourdos. Sono sue - truccate per sembrare deformate dall’artrite - le mani dell’artista che dipingono nel film.
La proiezione della pellicola, l’idea è giunta da una proposta della giornalista Rosalba Graglia, è un’occasione per curiosare nella vita del pittore proprio mentre alla Gam (e fino al 23 febbraio) è allestita la mostra “Renoir. Dalle collezioni del Musée d’Orsay e del’Orangerie”.
La meravigliosa fotografia, punto di forza del lungometraggio, è affidata alla direzione di Mark Ping Bing Lee.
Ingresso Cinema Massimo: 6.00 euro.
(lc)