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L’assessore al Bilancio, Gianguido Passoni, ha risposto in aula ad una richiesta di comunicazioni presentata dai consiglieri del Movimento Cinque Stelle, relativa ai contributi erogati alle fondazioni culturali per il 2013.
Di seguito, una sintesi del confronto svoltosi in Sala Rossa.
Assessore Gianguido Passoni
Com’era già accaduto nel 2011 per il Teatro Regio, il sistema culturale ha visto un mix di risorse ad esso destinate, in parte finanziario e in parte in natura (immobili).
Il sistema culturale torinese può essere suddiviso in tre categorie: la parte gestita direttamente dalla Città (nel proprio bilancio), le fondazioni operative e le fondazioni di erogazione (qual è la FAC). Si tratta di un sistema culturale che vale cento milioni di euro, dei quali una sessantina sono a carico della Città.
Alle prese con l’aleatorietà degli introiti fiscali iscrivibili a bilancio, abbiamo scelto comunque di mantenere ed anzi incrementare le risorse per la cultura, arrivando a stanziare 40,5 milioni. E’ importante tenere in piedi la struttura culturale cittadina, poiché laddove venisse meno, la sua ricostruzione sarebbe molto difficile.
In sintesi, alla Fondazione Torino Musei sono stati destinati 2,5 milioni, più 9,5 in immobili; alla FAC (Fondazione Attività Culturali) 1 milione più 650mila in immobili; al Teatro Regio, 900mila euro più 3,4 milioni in immobili; al Teatro Stabile, 2,1 miloni più 2,2 in immobili; alla Fondazione Museo Del Cinema, 800 mila euro più 2,5 milioni in immobili. Il valore degli immobili supera del 20% gli introiti messi a bilancio dagli enti.
Abbiamo cercato la miglior soluzione tra quelle concretamente possibili, riuscendo anche a garantire stabilità per il 2014 in termini di erogazioni messe a bilancio. Resta intatta la consapevolezza dell’importanza del settore culturale per la nostra città e della necessità di mantenere l’hardware culturale. In quest’anno che è iniziato avvieremo una profonda riflessione sul rapporto tra Città e Fondazioni e una seria programmazione.
Chiara Appendino (Movimento Cinque Stelle)
Alcuni enti e associazioni hanno vissuto in passato dei “tempi d’oro”. Penso che alcuni di essi, come la Fondazione per le Attività Culturali, andrebbero chiusi, riportando le loro funzioni in ambito comunale.
L’attuale sistema di finanziamento alla cultura è fallito e su questo terreno la maggioranza è miope, si presentano bilanci, si discutono e poi leggiamo sui giornali che quanto ipotizzato non si realizza.
Come potranno gli immobili coprire le spese effettuate dagli enti? Sarann venduti? O ipotecati? E chi pagherà gli interessi?
Credo che l’incertezza delle risorse possa essere peggiore della loro diminuzione.
Proponiamo un regolamento per il riordino del settore culturale, all’insegna della massima trasparenza, della certezza delle risorse e delle pari opportunità nell’accesso ai contributi. Vogliamo avviare il confronto che su questo tema è stato carente. Fondazioni, enti e associazioni culturali potranno sottoscrivere un patto triennale che, nella certezza dei fondi disponibili, impegni alla trasparenza ed all’efficienza, oltre che alla qualità dei progetti culturali. In parallelo Occorre una regolamentazione sullo strumento dei contributi, con una commissione di valutazione indipendente.
Luca Cassiani (PD)
Sono soddisfatto che questo dibattito approdi in sala Rossa che possa essere utili per esprimere le linee guida. Mi auguro di non trovarci più nella situazione a fine anno scorso, con il conferimento degli immobili agli enti culturali, questo perché ci si trova in difficoltà coprire soldi già spesi.
Nei prossimi bilanci le risorse devono essere impegnate dalla spesa corrente e non in conto capitale. La certezza di risorse è fondamentale per gestire e produrre eventi culturali. Infine voglio sottolineare che oggi senza le fondazioni, la cultura non esisterebbe, poiché gli sponsor e le fondazioni bancarie non potrebbero finanziare le attività cittadine direttamente, ma solo attraverso le fondazioni culturali.
Marco Grimaldi (SEL)
Non sono così soddisfatto dalla discussione perché parlare del conferimento di immobili ci si allontana dall’oggetto vero: l’analisi sulla fine di una stagione; a quando si potevano accendere facilmente mutui e si finanziava la cultura torinese soprattutto con i mezzi di investimento.
Spero che il 2013, sia l’ultimo in cui vediamo nel bilancio preventivo 5 milioni di spesa corrente e con le altre risorse attenute grazie a delle dismissioni ed entrate straordinarie.
Il 2014 sarà il primo anno in cui la spesa corrente sarà il modo più normale per finanziare la cultura.
Il dibattito è stato concluso da un intervento del sindaco Piero Fassino:
La cultura non è un fattore aggiuntivo ma un fattore costitutivo nella vita una comunità. Essa infatti concorre alla qualità della vita dei cittadini ma anche alla qualità dello sviluppo economico-sociale di una comunità e al suo grado di attrattività. Nell’economia della globalizzazione la competizione non è solo tra imprese, ma anche tra territori. Si può riassumere l’evoluzione che ha conosciuto il profilo è l’identità di Torino, come l’incontro tra il profilo storico industriale e manifatturiero della nostra città con tutto ciò che ruota intorno alla conoscenza. Per questo l’investimento cultura è strategico. Se questo è dunque il nostro approccio è privo di senso accreditare l’idea che quando questa Città è di fronte alle ristrettezze finanziarie, abbia tagliato sulla cultura, come ho anche letto recentemente su alcuni giornali in relazione alle erogazioni alle fondazioni. Abbiamo erogato tutto ciò che avevamo previsto con due modalità, per una parte in liquidità e per l’altra in conferimenti patrimoniali. Si tratta comunque di valori, tant’è vero che vengono iscritti a bilancio.
Segnalo che la programmazione culturale nel 2012 è stata superiore a quella del 2011, che nel 2013 è stata superiore a quella del 2012 e che quella prevista per il 2014, sarà superiore a quella del 2013. Ben due ministri della cultura, appartenenti a diverse aree politiche, prima Ornaghi, poi Bray, hanno parlato di “modello Torino”.
La cultura ovunque si sostiene con risorse di finanza pubblica, che sono meno di un tempo, a cui si aggiungono risorse private di vario genere. Soprattutto questa scelta si è rafforzata in città particolarmente impegnate in campo culturale, come Venezia e Milano. Nell’ultima legge di stabilità approvata dal Parlamento, non a caso si sono introdotte agevolazioni per la contribuzione dei privati alla cultura.
E’ paradossale che il nostro sforzo per finanziare, a partire dal 2014, l’intera spesa per la cultura con mezzi ordinari, mentre per quindici anni era stata erogata in conto capitale, sia da qualcuno considerato una colpa.
A proposito di risorse private segnalo alcune cifre: nel 2013 il Teatro Regio ha realizzato 5 milioni di sponsorizzazioni, il Teatro Stabile 2,5 milioni, la Fondazione per la Cultura 4 milioni, la fondazione Musei 3,5 milioni, la Fondazione cinema, festival compresi, 3 milioni, il Museo dell’automobile 500.000 euro, il Salone del libro 700.000. Dunque attraverso queste risorse aggiuntive si è compensata la riduzione delle risorse pubbliche, con il risultato che il saldo totale non riduce le risorse globalmente destinate alla cultura.
Quest’anno abbiamo, a consuntivo, più del 50% della spesa per la cultura sui mezzi ordinari di bilancio.
L’altra fonte abbiamo dovuto, per le ristrettezze di bilancio coprirla eccezionalmente con trasferimenti patrimoniali. Dal 2014 tutta la spesa sarà coperta con mezzi ordinari di bilancio, scelta che non si è fatta neppure quando tali ristrettezze non c’erano.
Per i patrimoni trasferiti a Teatro Regio, Teatro Stabile e Fondazione per la cultura, sono in corso attività di dismissione atte a trasformarli rapidamente in liquidità mentre per quelli trasferiti al Museo del Cinema e alla Fondazione Musei, di più complessa gestione, abbiamo garantito a queste istituzioni le risorse necessarie alle loro attività, liquidando entro gennaio quanto dovuto oltre ad anticipare i trasferimenti relativi al 2014.
Detto questo, resto sempre disposto a discutere sull’organizzazione delsistema della cultura, purchè si sia consapevoli che non è riportando tutto il sistema ad una gestione diretta del Comune si possa sostenere la cultura a Torino, perché quello è il modo per distruggerla. L’unico modo di sostenere e ampliare l’offerta culturale è unire risorse pubbliche e risorse private e questo non è solo un fatto finanziario, ma attiene anche alle modalità gestionali ed erogative della spesa, attraverso lo strumento più flessibile ed elastico di gestione rappresentato dalle fondazioni.
Ufficio stampa del Consiglio comunale