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Un apprezzamento alle politiche smart city della Città di Torino è giunto oggi da John Tolva, ospite della città nella sala delle Colonne di Palazzo civico, dove è stato ricevuto dal sindaco Fassino, dall’assessore Lavolta e da una platea piena di imprenditori, giornalisti, operatori che a vario titolo si sono misurati con questa idea di città. La smart city è al centro delle politiche di sviluppo del programma Horizon 2020 della Commissione europea e sul suo paradigma si sono moltiplicate nel mondo esperienze, ricerca, soluzioni innovative.
John Tolva, ex-Chief Technology Officer (Cto) del Comune di Chicago, attualmente è il presidente di Positive Energy Practice, una società di ingegneria fondata nel 2010. John Tolva ha vinto il Premio “Innovation Champion of Change” (è tra i 13 “campioni del cambiamento”) della Casa Bianca nel 2012 ed è consulente di “Code for America”, un’associazione non profit che ha l’obiettivo di promuovere la partecipazione civica, la digitalizzazione, l’accessibilità e l’efficienza delle pubbliche amministrazioni negli Usa.
L’incontro di stamattina, dal titolo “Torino e Chicago: due modelli di smart city a confronto”, intendeva mettere in relazione le reciproche esperienze e idee e le possibili aree di collaborazione.
“Per 12 anni sono stato ovunque nel mondo per analizzare le esperienze di smart city – spiega Tolva -. Dal privato sono passato al pubblico quando il sindaco di Chicago mi ha chiesto di fare un progetto per la città. Da questa doppia esperienza nel pubblico e nel privato ho tratto delle conclusioni: dobbiamo pensare alle città come delle piattaforme informatiche virtuali e fisiche. La città è come una rete internet. Ma non dobbiamo pensare a Smart City come un software unico da applicare bensì come un cambiamento organizzativo e culturale”.
Cuore dell’esperienza descritta da Tolva è l’uso intelligente degli open data: “Attraverso una gestione dei dati in tempo reale il sindaco, ogni venerdì, proponeva sul sito della città un report sui servizi pubblici erogati, per mostrare ai cittadini come l’amministrazione lavorava per loro”, ad esempio con una mappatura dei percorsi degli spazzaneve, o con la tempistica necessaria per riparare una buca. Tre le categorie di dati utilizzati: dati in tempo reale (taxi, treni, passaggi dei bus), dati futuri (impegni per ottimizzare i servizi), dati storici (come un certo intervento si è sviluppato nel tempo). L’obiettivo è di passare ad un atteggiamento proattivo della politica: ad esempio, non attendere che si manifestino i topi ma fare una mappatura per capire dove potrebbero annidarsi e agire prima che il problema si manifesti.
Oggi le smart cities possono essere un’opportunità di sviluppo industriale no solo per le nuove tecnologie; uno sviluppo intelligente della città passa dalla completa ridefinizione delle sue strategie energetiche, dei servizi, della mobilità. “Per dare una dimensione del fenomeno - ha affermato il console generale Usa a Milano, Kyle Scott - e delle potenzialità in termini di creazione non solo di città più intelligenti, ma di un’industria “competitiva” a livello internazionale, si stima che le Smart Cities porteranno a connettere, nell’ambito di quella che viene definita Internet of Everything, 25 miliardi di oggetti entro il 2015 e 50 miliardi di oggetti per il 2020, creando, a livello globale, valore per 14,4 trilioni di dollari nei prossimi 10 anni”. Il nuovo “rinascimento” che parte dalla città sarà frutto del connubio tra efficienza energetica, attenzione ai costi, ridisegno dei servizi sulla base delle esigenze dell’utenza, integrazione tra rete elettrica intelligente, internet, sensoristica, tecnologie più mature e innovazioni di frontiera generate da start-up: uno scenario che sta mettendo in moto una vera e propria rivoluzione industriale e finanziaria.
Il sindaco Fassino ha sottolineato l’impegno della città espresso dal masterplan Smile e il valore dell’aspetto sociale della città intelligente. “Insieme a Torino Wireless abbiamo predisposto il piano d’intervento coinvolgendo un ampio numero di progetti. Adesso siamo alla loro implementazione. Tolva identifica le città come una piattaforma, ma ora dobbiamo fare un salto di qualità: da “smart city a “smart community”. Finora abbiamo pensato alla struttura amministrativa in termini verticali. Questa visione era coerente con la società del ‘900. Dobbiamo compiere un salto culturale, pensare alla costruzione di una comunità che ricostruisce le policy sulla base delle opportunità che la rete può offrire”.
Enzo Lavolta ha ricordato che “in questi mesi abbiamo incontrato molte imprese che ci hanno proposto un “cruscotto” ovvero la messa in rete delle informazioni per ottimizzare ed efficientare i servizi. Ma Smart City non è solo la possibilità di realizzare ed erogare servizi mettendoli in rete, dobbiamo cominciare a pensare che se da un lato possiamo controllare i servizi erogati dall’altro possiamo anche sapere qual è la percezione da parte dei cittadini di tali servizi. Dobbiamo pensare ad una “smart democracy”: è un nuovo orizzonte su cui abbiamo riflettuto ancora poco. Ci interessa sviluppare nuovi modi di partecipazione democratica attraverso strumenti innovativi”.
(mm)