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Comunicato stampa

IL CONSIGLIO COMUNALE CHIEDE LA CHIUSURA DI TUTTI I CIE

Il Consiglio comunale ha approvato con 18 voti favorevoli, 11 contrari e 7 astensioni una mozione proposta dal consigliere Marco Grimaldi che impegna il Sindaco e la Giunta a chiedere al Governo di procedere alla chiusura dei Centri di identificazione e espulsione (Cie).
L’atto invita inoltre a:” - ribadire a tutte le istituzioni, dal Prefetto al Parlamento Italiano, che i Cie sono un'esperienza fallimentare, sottolineando che rinchiudere immigrati senza documenti sino a 18 mesi, è una inqualificabile violazione dei diritti umani oltre che uno spreco di risorse pubbliche;
- invitare il Parlamento a prevedere una nuova legislazione che abroghi la Bossi-Fini,
sancendo che ogni forma di limitazione della libertà personale degli stranieri deve essere
conforme alla riserva di giurisdizione prevista dall'articolo 13 della Costituzione e perciò
ogni competenza in materia deve spettare al solo giudice togato (non più il giudice di
pace, ma il Tribunale in composizione monocratica, al pari di ogni altra restrizione delle
libertà fondamentali)…”.
Tra i punti accolti nel testo della mozione e proposti in forma di emendamenti dal consigliere Silvio Viale, anche l’appello al Parlamento perché sia attuata una delibera dell’Onu del 1990 relativa alla protezione dei lavoratori migranti e delle loro famiglie, la richiesta al Ministero della Giustizia di dare attuazione alla circolare che prevede l’identificazione degli stranieri detenuti durante il periodo di detenzione in carcere, e quella al Ministero dell’Interno per la riduzione “da subito” della permanenza nei Cie ad un massimo di 30 giorni.
I Cie erano stati introdotti dalla Legge cosiddetta “Turco – Napolitano”, nel 1998, con la denominazione di Centri di permanenza temporanea e assistenza. Trasformati nel 2008 in Cie, il tempo massimo di “trattenimento” è passato progressivamente da 30 giorni a 18 mesi (D.L. 89 del 2011). Tra le valutazioni addotte dai firmatari dell’ordine del giorno, la scarsa efficacia del Cie in ordine all’identificazione ed espulsione dei trattenuti, la violazione delle norme di diritto italiane e internazionali, lo stato di sofferenza morale dei trattenuti che sfocia in frequenti rivolte, in atti autolesionistici e in un forte consumo di farmaci antidepressivi, gli alti costi di gestione e mantenimento delle strutture.
Recentemente una numerosa rappresentanza di consiglieri comunali aveva effettuato un sopralluogo nel Cie di corso Brunelleschi.
Hanno votato a favore del provvedimento il Sindaco e tutti i consiglieri di Pd e SeL, si sono astenuti i consiglieri Moderati, compreso il Presidente del Consiglio, Giovanni Maria Ferraris, oltre alla consigliera Scanderebech ed al consigliere Berthier; hanno votato contro il provvedimento i consiglieri di opposizione.
La mozione presentata dal Consigliere Maurizio Marrone ( Fratelli d’Italia) che chiedeva provvedimenti di razionalizzazione nella distribuzione dei pasti nel Cie di corso Brunelleschi per evitare sprechi di cibo ha ottenuto 14 voti favorevoli, 14 voti contrari e 7 astensioni.

Il voto è stato preceduto da un vivace dibattito, aperto dall’illustrazione del provvedimento da parte del consigliere Grimaldi

Marco Grimaldi – SeL: Introdotti dalla cosiddetta “legge Turco-Napolitano”come Centri di permanenza temporanea con periodo di trattenimento di 30 giorni, diventati poi Cie (centri di identificazione e espulsione), questi centri hanno visto aumentare i periodo di trattenimento fino a 18 mesi.
Sia la commissione De Mistura, nel 2007, sia la commissione presieduta dal Senatore Marcenaro, nella precedente legislatura, hanno chiesto il superamento di questi centri.
Meno della metà dei trattenuti è stata rimpatriata a fronte dei costi elevati per l’allestimento la gestione e la sorveglianza delle strutture.
I diritti delle persone trattenute non sono regolati da norme primarie ma solo da lacunose disposizioni regolamentari o addirittura da ”capitolati” di gestione.
Nei sopralluoghi al Cie di corso Brunelleschi, la Commissione consigliare ha verificato la presenza di 85 persone. Solo 3 anni fa lo Stato aveva speso 14,5 milioni di euro per ampliare questo Cie: una cifra inverosimile se si considera che i posti disponibili sono 98, sui 210 teorici ma in gran parte inagibili a causa delle rivolte e degli incendi.
La maggior parte dei reclusi proviene da una esperienza carceraria, hanno scontato la pena ma non sono stati identificati in quel periodo perché la procedura non lo prevede.
Nei Cie italiani la situazione è anche peggiore di quella di corso Brunelleschi. La loro chiusura per evitare sofferenze inutili, operare risparmi virtuosi e sanare una lacerazione ai principi costituzionali, costituisce un imperativo urgente per Torino e per l’Italia.
Perciò impegniamo il Sindaco a chiedere al Governo di superare nel più breve tempo il Cie di corso Brunelleschi, ribadire a tutte le istituzioni che si tratta di un’esperienza fallimentare che va superata e in seguito definitivamente chiusa, a invitare il Parlamento ad abrogare la legge “Bossi – Fini”, sancendo che ogni forma di limitazione della libertà personale degli stranieri deve essere conforme all’articolo 13 della Costituzione e ogni competenza in merito deve competere al giudice togato e non al giudice di pace. I Cpt non andavano pensati e realizzati. Finalmente in tanti, come noi, iniziano a sostenere che i Cie vanno chiusi perchè hanno manifestato il loro totale fallimento. Il senso è semplice: rinchiudere immigrati senza documenti sino a 18 mesi è una inqualificabile violazione dei diritti umani oltre che uno spreco di risorse pubbliche”.

Fabrizio Ricca (Lega Nord): Siamo qui a perdere tempo anziché parlare dei problemi di Torino.
I dati del Vicinale sono chiari e dimostrano come le persone all’interno del Cie siano clandestine, recluse come irregolari. Non è un problema nostro se dei 210 posti solo 98 funzionano, visto che gli altri sono stati distrutti dagli stessi ospiti e non è pensabile utilizzare ulteriori soldi pubblici, nostri soldi, per aree del Cie che sono state distrutte.
Chiudere il Cie rappresenta una resa all’immigrazione clandestina: in altri Paesi europei come Francia o Spagna esiste il reato di immigrazione clandestina e dei meccanismi per definire l’immigrazione come la Bossi-Fini.
Il Cie di Torino va chiuso e deve essere spostato fuori dalla città per dare anche maggiore tranquillità ai residenti della zona che spesso devono subire le rivolte degli ospiti del Cie con l’appoggio dei gruppi antagonisti.

Vittorio Bertola (Mov. 5 Stelle): In Italia, l’immigrazione è diventato un problema nonostante i flussi siano inferiori rispetto a quelli che hanno riguardato altri Paesi. La politica non ha saputo dare risposte ad un problema che è stato gestito solo attraverso slogan contrapposti. Bisogna prendere atto che la nostra società ormai è multietnica ma occorre il rispetto delle regole. Non si può pensare di dare occupazione ad un numero indistinto di persone. Ho presentato emendamenti per sostituire affermazioni ideologiche: il Cie non funziona e va chiuso ma occorre in ogni garantire l’espulsione di chi non è in regola.

Andrea Tronzano (Forza Italia): Sono contrario alla mozione. Esiste una legge, oggi non modificata e non si può andare contro le normative vigenti. Certo nel nostro Paese l’immigrazione è un problema, ma non lo si risolve andando contro la legge come propone il gruppo di Sel.
La questione dell’abrogazione del reato di clandestinità è molto delicata. Occorre sempre tutelare la salvaguardia del territorio italiano, mentre il messaggio negativo che passa (anche all’estero) con la proposta è la nuova apertura delle frontiere del nostro Paese. Non si deve abrogare il reato.
Ricordo anche il parere del Ministro degli Interni da sempre favorevole al mantenimento del Cie. I problemi d’altronde non possono essere scaricati sui cittadini dopo averli aperti in modo improvvido. Non ci sono state violazioni dei diritti umani nel Cie di Torino, ma occorre identificare le persone li rinchiuse per farle tornare al più presto al loro Paese.

Enzo Liardo (Ncd): Siamo contrari alla mozione. Ho visitato il Cie di Torino, ne sono uscito angosciato. Un tempo, quando questi centri si chiamavano Cpt, si trattava di luoghi più aperti a fughe e per questo pericolosi. Oggi è una struttura più a carattere detentivo. Intervenire e cambiare le cose è difficile. Mi chiedo come si possa superare il Cie, ma non ci sono alternative. E infatti oggi in Aula non ho sentito proposte in tal senso. Soltanto vaghe proposte contro la legalità, quasi il compiacimento per una situazione di disagio.
Non esagererei infine sulle cattive condizioni di salute delle persone lì rinchiuse. A vederli non mi è sembrato così, anzi alcuni di loro hanno fatto i furbi. Concludo con tono polemico dicendo che a volte queste situazioni di disagio sono una ricchezza per un partito come Sel che poi le governa con le sue associazioni.

Michele Paolino (PD): Non è vero, come dice il consigliere Tronzano, che senza CIE arriverebbero i barconi carichi. Dal 2002 di barconi ne sono arrivati davvero tanti. Fosse coerente il consigliere Tronzano dovrebbe, come noi, rendersi conto che il modello dei CIE ha fallito. E’ un modello che non funziona più. Un modello che non rappresenta più l’idea iniziale, quella di un luogo dove riconoscere persone senza documenti e rimandarli al paese d’origine sulla base di accordi bilaterali.
Oggi arrivano persone già identificate. Persone che vivono uno stato di detenzione in una struttura nata non con quello scopo, inadeguata. Per il nostro ordinamento il carcere non deve essere punitivo ma rieducativo, riabilitativo. Impossibile in quella struttura preparare al reinserimento nella società. Non ci sono le condizioni. Una struttura così non la voglio nella mia città e in nessun altra città. Non possiamo trattare le persone in quel modo.
Se parliamo di superamento di quel modello è perché quella struttura va chiusa e dobbiamo sforzarci di pensare ad un modello diverso.

Lucia Centillo (PD): Non dobbiamo dimenticare che il problema originariosono le presone che muoiono in mare, in fuga dal proprio Paese. Persone che vanno ricordate sempre, non solo quando c’è una tragedia. Se Lampedusa è la porta dall’Africa verso l’Europa, le politiche dell’immigrazione richiedono una logica, una strategia e risorse a livello europeo.
La palese violazione dei diritti umani che si vivono nei CIE è altrettanto inammissibile. Sono inaccettabili i tempi di permanenza e le condizioni di vita. I CIE sono un fallimento perché non hanno risolto il problema per cui sono stati allestiti. Sono una logica da smantellare nel Paese di Cesare Beccaria. Serve allora modificare l’impianto legislativo nel suo complesso anche perché la pena deve essere riabilitativa e non punitiva. Senza più prevedere di trattenere in una situazione più alienante del carcere, persone che non hanno commesso reati penali. Persone private di ogni status giuridico e che andrebbero invece trattate senza dimenticare la storia personale di ognuno di loro.

Silvio Viale – PD: C’è un punto che tocca tutti noi e verso il quale non si può dissentire perché il Cie è un centro d’internamento, una prigione. Questa è la prima cosa che dobbiamo dire. Oggi proporre il superamento del Cie deve significare la sua chiusura. Una cosa è identificare persone che hanno commesso un reato, un’altra è per chi non lo ha commesso perché la clandestinità non lo è.
Un immigrato clandestino che non delinque perché deve essere considerato un delinquente? Ci sono tutte le possibilità per l’identificazione senza il Cie. Gran parte dei lavori più umili sono svolti da persone straniere, e il nostro Paese ha, in Europa, il minor numero di immigrati stranieri.
Molti sono delinquenti e vanno messi in galera ma non possiamo accettare la detenzione nel Cie.
Chiedo di sostituire nella mozione la parola superamento (del Cie) con la parola chiusura.

Maurizio Marrone – Fratelli d’Italia:Trovo che in questa discussione non ci sia interesse verso l’argomento, né quello mediatico e nemmeno amministrativo perché non è un tema di competenza del Comune. Si sta parlando solo in chiave ideologica. Devo dire che non mi aspettavo il paragone tra i campi di concentramento e i Cie, basato sui menu: questo è grottesco. In quest’aula non si sta parlando di niente e non state decidendo niente.
Non è stato sbagliato visitare il Cie e vedere il servizio mensa. Il punto è che si parli di chiusura senza dare un’alternativa. Per chi da decenni chi si trova in clandestinità e resta in Italia anche con un foglio di via, deve essere la disponibilità delle autorità per un rientro forzoso. Questo è il tema e non i menu o i diritti umani. Il problema è dove li mettiamo se non stanno nel Cie.
La mozione che ho presentato pone la questione del troppo cibo che arriva nel Cie e che viene sperperato mentre molte mense cittadine ne sono prive. Chiedo attenzione nella lettura del testo.

Michele Curto (SEL): E’ vero, forse la sinistra non è riuscita a sviluppare un progetto di società per fare fronte all’aumento delle sperequazioni sociali: ma la destra ha fornito la risposta più becera, contrapponendo gli ultimi ai penultimi.
Fortunatamente sono finiti gli anni delle leggi Bossi-Fini o Fini-Giovanardi, leggi inutili e anche stupide. I CIE non sono dei lager, ma certamente il governo di centrodestra che li aveva istituiti si è comportato come un regime di estrema destra, fascista, rispondendo all’emergenza sociale con l’uccidere le speranze delle persone. Sono strutture inutili, dal 2010 vi sono passate 26mila persone e 12.800 sono state espulse, questo a fronte di mezzo milione di immigrati clandestini. I CIE sono assurdamente costosi, 55 milioni di euro ogni anno, mentre i fondi per l’integrazione culturale sono passati dai 33 milioni del 2011 agli zero euro di oggi. Sono anche disumani, i 18 mesi di permanenza non hanno eguali in Europa: e guarda caso, per la vicenda della cittadina kazaka Shabalayeva sono invece bastate due ore di CIE prima del rimpatrio coatto, dati gli interessi politico-economici dell’Italia! Si è inasprita la normativa sulla detenzione nei CIE mentre reati come la truffa, l’abuso in atti d’ufficio o il falso in bilancio hanno visto la depenalizzazione o la riduzione delle pene in termini al di sotto di qualunque termine di prescrizione. Qual è il problema vero del Paese, gli immigrati o i 50 miliardi bruciati annualmente dalla corruzione?
Sono già stati chiusi i CIE in mezza Italia, da Crotone a Bologna, ora tocca a Torino. Il Consiglio deve chiedere la chiusura immediata del CIE di corso Brunelleschi.


Uficio stampa del Consiglio comunale (S.L.)


Pubblicato il 17 Febbraio 2014

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