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A Torino, per 6mila malati cronici non autosufficienti e disabili, è a rischio il finanziamento della quota sanitaria destinata alle prestazioni di assistenza domiciliare, a meno che la Regione Piemonte non receda dal proposito di non considerare più spesa sanitaria questi interventi, come invece è stato previsto nel piano, concordato al Tavolo Massicci, finalizzato a ridurre il debito della sanità piemontese.
A denunciarlo è il vicesindaco Elide Tisi, con una lettera inviata oggi al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin.
“La modalità con cui le Asl, dal 2006 ad oggi, hanno preso in carico le persone alle quali assicurare prestazioni a domicilio – ha scritto Elide Tisi - oltre ai criteri di appropriatezza hanno tenuto conto anche quelli di economicità, considerando questo tipo di prestazione sufficiente a garantire la continuità assistenziale anche fuori dalla strutture ospedaliere. Al sistema sanitario – ha sottolineato il vicesindaco – spetta coprire una quota della spesa pari al 50 per cento (in media circa 20 euro al giorno) e il resto è pagato dal cittadino o, se indigente, dall’Amministrazione comunale”.
Per il vicesindaco e titolare della delega alle politiche sociali e assistenziali, quella della Regione Piemonte e del Ministero è “una scelta miope e foriera di ricadute diseconomiche che interrompe una sperimentazione che incominciava a dare risultati incoraggianti in termini di diminuzione del tasso di ricoveri ospedalieri e di aumento dell’aspettativa di vita della popolazione assistita, e dalla quale forse, con gli opportuni correttivi e adattamenti, possono essere tratte linee innovative di intervento nelle cure a domicilio, nella direzione auspicata dallo stesso Ministero della Salute”.
Al ministro Lorenzin, il vicesindaco Tisi ha chiesto “un incontro urgente nel quale individuare la via per scongiurare questo grave rischio”.
(mge)