Città di Torino > Ufficio Stampa > Comunicati stampa 2013 > NOVEMBRE
Dopo la comunicazione dell’assessora Ilda Curti (vedi il nostro precedente comunicato http://www.comune.torino.it/ucstampa/comunicati/article_827.shtml) sul caso delle conferenze sull’omosessualità, organizzate presso l’Istituto Faà di Bruno e poi annullate dopo le accuse di un’impostazione omofoba dell’iniziativa, si è svolto in Sala Rossa il dibattito qui di seguito riassunto:
Marta Levi (PD):
Il fatto grave è l’idea di proporre l’omosessualità come una malattia da curare, dentro una scuola e rivolgendosi ai genitori. Ci sono casi di adolescenti omosessuali che si tolgono la vita. Il tema va affrontato nelle scuole e con i genitori, ma con cautela e soprattutto con uno spettro un po’ più ampio di opinioni e “teorie”. Perché c’è in gioco la vita delle persone.
La stessa FISM ha chiesto la sospensione degli incontri presso la Faà di Bruno, gli studenti del liceo hanno preso le distanze esprimendo le loro scuse nei confronti di chi si fosse sentito offeso e ricordando come la presunta natura patologica dell’omosessualità sia stata disconosciuta da 30 anni da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Spero che quella scuola abbia voglia di riproporre il tema in modo aperto e plurale, per il bene di ragazzi e genitori.
Maurizio Marrone (Fratelli d’Italia):
Non ha più senso parlare di un incontro ma dell’ignobile teatro diffuso sulla base di un copione prodotto dai media. Teatrino che apre un precedente in questa città, laboratorio di civiltà e libertà. Un episodio di censura preventiva su un convegno che non si è potuto svolgere, il cui titolo era “Omosessualità, domande e risposte”, dove era invitata un’infettivologa che non abbiamo la minima idea di cosa sarebbe andata a raccontare e non lo sapremo mai, visto che l’incontro è stato annullato. Mi ha dato fastidio l’intimidazione contenuta nelle richiesta di comunicazione con la richiesta di sospendere la convenzione e quindi i finanziamenti nei confronti di una singola scuola. E così la proposta di un atto di indirizzo nei confronti di tutte le paritarie. Avete trascinato il Vescovo, la federazione delle scuole paritarie e con loro il Magistero della Chiesa in una specie di tribunale mettendoli sotto giudizio sul tema dell’omosessualità stupendovi poi del fatto che la risposta sia stata che la Chiesa non è favorevole all’omosessualità. L’unica utilità di questo dibattito e che serve a ribadire che se esiste in questo Paese il riconoscimento delle scuole paritarie non statali è proprio affinché il programma educativo e il modello educativo che vi viene proposto non debba passare dall’approvazione preventiva di commissari politici di qualunque fazione. E fortunatamente non esistono strumenti giuridici per costringere scuole non statali ad applicare un orientamento educativo che non condividono.
Infine vorrei chiedere le dimissioni di Cassiani, responsabile di simili intimidazioni, perché indegno e inadeguato a ricoprire la carica istituzionale di garanzia alla presidenza della Commissione comunale competente ad applicare la convenzione con le scuole paritarie.
Silvio Magliano (PdL):
Il mio intervento nasce anche per la stima e la conoscenza umana che ho potuto approfondire in questi due anni con alcuni consiglieri, penso a Marta Levi e Michele Curto in particolare, che mi hanno insegnato come la diversità sia sempre un’opportunità e mai un’occasione di scontro. Chiedo allora di non usare oggi in modo strumentale un fatto e di non abbassare il livello del dibattito, proponendo in sostanza un ricatto verso chi la pensa in modo diverso e impedendogli di esprimersi, andando ad incidere sulle risorse da destinare. Se, come diceva Voltaire “Non condivido la tua idea ma darei la vita perché tu possa esprimerla”, così la convinzione di quella dottoressa invitata al convegno potrebbe anche risultare per qualcuno assurda e strana, ma deve poter essere espressa. Se iniziamo con questa deriva, i buoni propositi che nascono dalla legge sull’omofobia andranno persi e rischiamo invece di anteporre alle giuste ragioni e alla possibilità di capire tutti insieme dove sta il vero, un tasso di ideologia che ci porterà allo scontro che non può fare bene a noi, ai nostri figli, e tanto meno a coloro che quella legge vorrebbe difendere. Ma non voglio pensare che il tema dell’omofobia sia gestito così. Chiedo allora a chi ha fatto della libertà di espressione e della libertà di pensiero la propria bandiera, di non pensare oggi di usare una richiesta di comunicazione per chiudere la bocca a chi la pensa in modo diverso.
Luca Cassiani (PD):
Il tema è serio: non è una questione di carattere personale. Io non querelo o minaccio nessuno: confrontiamoci nel merito e non facciamo inutili battaglie politiche. Faccio parte della Commissione di coordinamento scuole Fism e da anni dialoghiamo in maniera franca e positiva sul lavoro che viene svolto in città. Il sistema della scuola misto pubblico/privato/convenzionato è una ricchezza per la città: è insostituibile e nessuno lo mette in discussione. Il volantino però è stato improvvido. Fism, vescovo e studenti si sono giustamente dissociati: non possiamo dare spazio a certe iniziative. Non possiamo rischiare di cadere nell’omofobia. Oggi il tema vero sono i ragazzi omosessuali che vengono picchiati, discriminati e si buttano dalla finestra, anche perché sono considerati ‘malati da guarire’. A loro dobbiamo guardare.
Angelo D’Amico (Progett’Azione):
Esprimo il mio rispetto verso le comunità omosessuali e verso chi viene vessato a causa della propria inclinazione sessuale. Non condivido però il processo alle intenzioni che è stato fatto. È gravissimo non aver concesso a un gruppo di persone la possibilità di esprimere un pensiero, giusto o sbagliato che sia. È una “fregnaccia” dire che l’omosessualità sia una malattia, ma non si può impedire a qualcuno di esprimersi: non è democratico. E non si può minacciare come rappresaglia di tagliare i finanziamenti alla scuola. Sarebbe stato corretto da parte dei consiglieri comunali prima andare ad ascoltare e poi, eventualmente, prendere provvedimenti.
Marco Grimaldi (SEL):
La questione è nata dalla richiesta di alcuni cittadini ad altri cittadini, tra i quali alcuni consiglieri comunali, che si sono domandati se fosse normale in una scuola della città affrontare il tema dell’omosessualità in questo modo.
Qui non si trattava di discutere una posizione diversa o contraria rispetto a unioni civili: qui si stava parlando della paura e o dell’avversione all’omosessualità e di persone gay lesbiche transessuali basta sul pregiudizio che si chiama omofobia, considerata dall’Unione europea alla stregua del razzismo e della xenofobia.
In un paese democratico non dovremmo avere idee diverse sull’omofobia ed accettare che in una scuola si parli di contrastare la legalizzazione dell’omosessualità o la depatologizzazione dell’omosessualità.
Come è successo per il razzismo e il sessismo, l’omofobia spesso è travestita da valori tradizionali. In qualsiasi scuola il superamento di ogni forma di discriminazione deve essere considerato al primo posto in una scala di valori, perché la Costituzione vale per tutti.
Lucia Centillo (PD):
E’ stato necessario intervenire perché cose analoghe non si debbano ripetere. Torino, capitale dei diritti, strutturata per promuovere iniziative positive, che considera l’omofobia contraria al suo dna, si scopre non scevra da tentativi omofobi.
Questo Paese ancora non ha una legge contro l’omofobia. C’è ancora molta strada da fare. Sarebbe bene spegnere i riflettori su questa vicenda ma occorre non spegnerli sul problema, continuando il lavoro nelle Commissioni per poter audire associazioni e tutti coloro che possono contribuire a sostenere gli strumenti e gli indirizzi che la Città si è data su questi temi.
Silvio Viale (PD):
In questo dibattito sono fuorvianti “sciocchezze” i riferimenti ai suicidi giovanili, fenomeno in diminuzione e non riferibile soltanto all’omofobia. Il problema di questa serie di incontri organizzati alla Faà di Bruno è che erano tutti a senso unico, senza considerare le diverse posizioni sul tema. E la professoressa Atzori
dice cose sbagliate, se afferma che l’omosessualità è una malattia. Il nocciolo del problema è la percezione di quasi il 10 per cento degli italiani (secondo le ricerche Eurispes) che si dichiara ostile nei confronti degli omosessuali o considera immorali le unioni tra persone dello stesso sesso, convinti di essere la maggioranza.
L’omofobia è un atteggiamento da combattere e mi auguro che molti dei consiglieri di opposizione intervenuti oggi, le cui famiglie sono “naturali” come la mia, non si senta assediata dall’ideologia gender come io non mi sento assediato.
Domenica Genisio (PD):
In prima battuta è bene ricordare che gli incontri organizzati dalla Faà di Bruno erano a cura delle associazioni dei genitori della scuola e rivolti ai genitori delle scuole superiori. E si rivelano inopportune le modalità di questo ciclo che dava una visione a senso unico del tema omosessualità.
Questo argomento così rilevante è stato sollevato in un modo non corretto. Serve invece un ampio dibattito per la comprensione della sessualità nelle scuole. E al proposito aspettiamo le linee di indirizzo ministeriali, ma nel frattempo invito la Città ad avviare una sperimentazione.
Da questa vicenda occorre imparare ed evitare in futuro degli attacchi alle scuole, un brutto segnale per una vicenda che poteva essere gestita con una richiesta di spiegazioni agli organizzatori del ciclo di incontri. E voglio ringraziare gli studenti per la lettera pubblicata oggi sui quotidiani.
Infine, chiedo di fare in Commissione Pari Opportunità degli approfondimenti sull’argomento.
Chiara Appendino (Movimento 5 stelle): Mi unisco a molte delle cose dette e riparto dal discorso dell’assessora Curti: tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge senza distinzioni di sesso, censo, religione…è pleonastico ripeterlo? Temo di no, data l’arretratezza del nostro Paese. Sono lieta che grazie a strumenti come Facebook qualcuno si sia ribellato e ho apprezzato la lettera dei ragazzi del Faà di Bruno perché penso che siamo di fronte a un caso di omofobia ammantato di cultura e che la reazione di Torino sia segno dell’ esistenza degli anticorpi di una società viva. Nessuno della maggioranza, poche settimane fa si è posto il problema di finanziare con 1,5 milioni di euro chi fa la voce grossa ma invece di perseguire interessi e valori generali, tra i quali non c’è l’omofobia
Michele Curto (SEL):
La Città si è impegnata in questi anni a costruire dei punti di avanzamento perciò ringrazio tutti per questo dibattito perché era necessaria una reazione. Non sono mai stato per il finanziamento alle scuole private ma riconosco che, nel caso delle scuole materne aderenti a Fism, senza di esse non tutti i bambini avrebbero
posto nel sistema dell’istruzione. E queste scuole, così come l’ambiente cattolico, hanno reagito bene in questo caso come pure i genitori del Faa di Bruno quando hanno visto il loro modello educativo strumentalizzato. In particolare va ricordata la lettera degli studenti della scuola.
La libertà di espressione va sempre tutelata, ma esiste anche uno spazio pubblico che va tutelato da chi vuole violare i diritti della persona come nel caso dell’omofobia. E’ questo il caso della Preside della scuola e di suo marito, lo “studioso” Introvigne.
Vittorio Bertola (Movimento 5 stelle): A meno che ci siano dirette istigazioni alla violenza, penso che sia sbagliato che la politica intervenga e tenti di dire che cosa si può e non si può dire in un dibattito perché genera una reazione vittimistica. Siamo in un sistema che spinge i bambini verso un sistema dell’istruzione che non è laico. Richiamo l’articolo 33 della Costituzione che ammette l’istruzione privata senza oneri per lo Stato, mentre una settimana fa quest’aula ha approvato uno stanziamento di 1,5 milioni di euro con la motivazione che altrimenti non ci sarebbero posti a sufficienza nella scuola pubblica. Se li avessimo investiti nell’istruzione pubblica forse il problema non ci sarebbe.
Andrea Tronzano (PdL): Il mio intervento non parlerà di omofobia o omosessualità ma solamente della grave violazione di un principio sancito da convenzioni internazionali e dalla Costituzione: il diritto di esprimere liberamente le proprie opinioni e di organizzare riunioni. Io non mi rivolgo a chi in questa aula ha atteggiamenti unilaterali ma parlo a quanti sono disposti a un confronto democratico.
Questi consiglieri non sono più capaci di indignarsi neanche quando delle persone devono rinunciare a svolgere un convegno per paura di ripercussioni polemiche. Questo è inaccettabile perchè ricorda tempi bui che non vorremmo più rivedere.
Il Consiglio è stato interrotto per alcune intemperanze in aula. Al termine della riunione dei capigruppo, il presidente del Consiglio comunale Giovanni Maria Ferraris ha stigmatizzato quanto avvenuto, richiamando a un maggiore rispetto per le istituzioni e i consiglieri tutti.
(Ufficio stampa del Consiglio comunale)