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Con lo scoprimento di una targa e una cerimonia a Palazzo civico, la Città di Torino ha voluto celebrare i 150 di fondazione del Club Alpino Italiano.
Due momenti che si sono aperti con un istante di raccoglimento proposto dal presidente del Consiglio comunale, Giovanni Maria Ferraris, in ricordo di Alberto Musy.
Questa mattina, al Castello del Valentino, per lo scoprimento della targa, avvenuta il 23 ottobre 1863, proprio nell’attuale sede della facoltà di Architettura il presidente della Sala Rossa ha evidenziato il ruolo del Club Alpino Italiano “nella promozione della cultura e dei valori della montagna, nostro patrimonio naturale da amare e da tutelare”.
Il presidente generale del Cai, Umberto Martini, ha sottolineato come il Club Alpino italiano, il quarto nato in Europa, dopo quelli inglese, austriaco e svizzero “abbia seguito, nel bene e nel male, la storia dell’Italia unita”. Ha affermato che l’intuizione di pochi uomini, tra i quali Quintino Sella, di creare una rete nazionale, non così scontata nel 1863, continua ad essere di attualità.
Oggi, infatti, il Cai, su base volontaria, è organizzato in 500 sezioni, in 400 sottosezioni, gestisce centinaia di migliaia di chilometri di sentieri e 22000 posti letto.
Costanza Roggero ha portato il saluto del rettore del Politecnico. Ha sottolineato come il Valentino si leghi al Cai, ricordando gli anni in cui venne istituita a Torino, nel 1861, proprio nel Castello in riva al Po, la prima scuola di applicazione per ingegneri, il primo centro universitario scientifico, di cui fu artefice lo stesso fondatore del Cai, Quintino Sella.
Infine Mario Cornelio Levi ha portato il saluto della Circoscrizione 8.
A Palazzo civico, nel pomeriggio, il secondo appuntamento, alla presenza delle autorità e di tanti soci.
Ferraris ha letto un messaggio del sindaco Fassino, nel quale il primo cittadino sottolinea il legame fra Torino e il Cai. “Il Club Alpino, ha scritto Fassino, rappresenta una sintesi fra tempo libero, turismo, amore per la montagna, il territorio e servizio verso la comunità nazionale, a partire dal soccorso alpino, così come la rete di sezioni che fanno conoscere il patrimonio culturale e storico delle montagne”.
Aldo Audisio, direttore del Museo nazionale della Montagna, ha sottolineato la costante collaborazione tra la Città, il Cai e il Museo, come testimoniato dalla presenza di lapidi, monumenti e toponomastica, iniziata dal sindaco Felice Rignon che diede vita, sul monte dei Capuuccini, alla Vedetta Alpina, diventata poi Museo della Montagna
Alessandro Pastore, docente di Storia moderna all’Università di Verona, ha rimarcato l’intreccio fra la storia del Cai e la storia dell’Italia unita. Ha ricordato le sezioni a favore dell’intervento nella prima guerra mondiale ma ha anche sottolineato le pagine oscure, quando le leggi razziali furono recepite nello statuto del Cai. Tuttavia, qualche anno dopo, sintonia d’intenti, tra i soci del Cai e la guerra di liberazione,.
La giornalista Sandra Tafner ha ripercorso la storia della donna nell’alpinismo, un percorso, ha affermato, che non si è aperto immediatamente all’universo femminile, così come accaduto in altri ambiti della società, come ad esempio la politica,.
Il presidente del Cai di Torino, Osvaldo Marengo, ha ricordato il lavoro di tutti coloro che hanno mantenuto il Cai per 150 anni, persone non famose ma che consentono al Cai, con i sui 5000 iscritti in Torino, di essere un riferimento di valori per i giovani.
Umberto Martini, presidente generale del Cai, ha sottolineato come il Club Alpino rappresenti un’immagine caratterizzata dal riconoscimento dei propri limiti, dal riconoscimento delle proprie capacità e dal senso di responsabilità verso le altre persone e nei confronti dello Stato, un’immagine diversa di quella proposta da altri ambiti della società, ispirata a successi facili, ricchezza, e alla non consapevolezza dei problemi.
Gli interventi sono stati chiusi dall’assessore allo Sport, Stefano Gallo: “La festa del Cai è la festa di tutta la città, ha affermato. La vostra storia, scritta nel dossier della candidatura di Torino, ci ha permesso di vincere il titolo di Torino 2015, capitale europea dello Sport. Sport per noi vuol dire sognare, pianificare e organizzare. Non si può fare questo senza guardare a chi, a livello nazionale, ha dimostrato di poter scrivere pezzi importante della storia sportiva come ha fatto il Cai”.
F.D'A. - Ufficio stampa Consiglio comunale