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Il sindaco Piero Fassino è intervenuto oggi in aula per una comunicazione relativa al nuovo assetto della Giunta.
Dopo aver ringraziato Tom Dealessandri e Maria Cristina Spinosa – usciti dall’esecutivo di Palazzo Civico - per il contributo da essi fornito all’amministrazione della Città, Fassino ha riassunto la redistribuzione delle deleghe nell’ambito della Giunta, dopo l’ingresso dei nuovi assessori Stefano Lo Russo e Domenico Mangone. Un riassetto teso a conformare delle aree omogenee di attività. Le politiche di welfare al nuovo vicesindaco Elide Tisi (la cui scelta come “numero due” della Giunta ribadisce l’attenzione per la parità di genere), le deleghe ai diritti (pari opportunità, integrazione, giovani) all’assessore Ilda Curti, le politiche territoriali e urbanistiche a Stefano Lo Russo, quelle su risorse e organizzazione dell’ente a Gianguido Passoni, le attività economiche (lavoro, commercio) a Domenico Mangone, le politiche della sicurezza e le aziende partecipate a Giuliana Tedesco. Invariate le deleghe agli assessori Enzo Lavolta (ambiente), Claudio Lubatti (mobilità e trasporti) Stefano Gallo (sport e servizi demografici), Mariagrazia Pellerino (servizi educativi) e Maurizio Braccialarghe (cultura e turismo).
La riorganizzazione della Giunta, ha poi spiegato il primo cittadino, “si è resa necessaria in funzione di tre obiettivi: mettere l’amministrazione in condizioni di agire con maggiore dinamismo, ottimizzare i rapporti tra Giunta e Consiglio e avviare una seconda fase nell’azione di governo, articolata su quattro linee d’azione: continuare il percorso di trasformazione e cambiamento della città, assicurare il mantenimento dei servizi ai cittadini con particolare attenzione a welfare ed educazione, proseguire il risanamento finanziario e definire il terzo Piano strategico per il futuro di Torino”.
Il sindaco ritiene che si debbano “mettere in campo adeguate misure di contenimento della crisi, che negli ultimi sei anni ha segnato profondamente la città, creando opportunità di lavoro e investimento, offrendo prospettive di futuro ai settori più colpiti dalla crisi, a partire dai giovani”.
In sintesi, Fassino ha poi delineato le quattro linee d’azione per il lavoro della Giunta: “In primo luogo, la trasformazione della città. Negli ultimi 15/20 anni, Torino è passata da un profilo a vocazione esclusivamente industriale all’essere una città plurale per vocazione e identità. Innovazione, formazione e cultura sono i tre assi da consolidare, mantenendo il dinamismo degli ultimi 15 anni. In concreto, occorre proseguire nella realizzazione delle infrastrutture (completamento linea 1 metro e avvio progettazione linea 2, completamento Passante ferroviario, manutenzioni straordinarie e piano parcheggi), rilanciare le trasformazioni urbane (aree Continassa, ex OGR, Parco Michelotti, ex Thyssen, ex Manifattura Tabacchi, ex stadio Filadelfia) e proseguire sulla strada di Torino città universitaria (entro l’anno due bandi per altrettante nuove residenze universitarie, concludere insediamento facoltà scientifiche a Grugliasco, progetti per ricerca e innovazione). A settembre presenteremo i progetti per Smart City finanziati dal MIUR e a febbraio 2014 sarà completato il cablaggio di tutta la città per la banda ultralarga di ultima generazione, Poi, la trasformazione della Falchera, con finanziamenti dallo stato, e la mobilità sostenibile, con il Biciplan.
Servirà inoltre – ha proseguito il sindaco – un impegno straordinario sul fronte culturale: a settembre sarà presentato il masterplan di Torino turistica, anche in vista dell’Expo 2015”.
Seconda linea d’azione illustrata da Piero Fassino, i servizi legati al welfare e al diritto di cittadinanza: “La crisi accresce la precarietà di redditi, lavoro e futuro delle giovani generazioni. Occorre uno sforzo per garantire servizi socio-assistenziali in grado di contrastare la povertà e la marginalità. Rafforzare il sistema educativo è fondamentale per una formazione che prepari i giovani per un mercato del lavoro sul quale bisognerà cercare, anche in accordo col governo, di sperimentare percorsi innovativi, sui quali abbiamo già iniziato un confronto col Ministero del Lavoro”.
Terzo capitolo, il risanamento finanziario di un debito consistente ma dovuto a investimenti e non da spesa corrente. “Dobbiamo proseguire con le dismissioni patrimoniali e di partecipazioni, cercando sempre partner che intendano sviluppare le società da noi messe in vendita. Inoltre, si dovranno ottimizzare le risorse, già a partire dal bilancio 2013 in discussione a settembre, mettendo mano alla macchina comunale per usarne al meglio risorse finanziarie e umane. La riforma del decentramento è una priorità strategica”. Infine, la necessità di disegnare le prospettive di medio termine per la città, lavorando a un terzo Piano strategico (dopo quelli del 2001 e del 2006). “Un Piano che delinei il futuro tenendo conto dei nuovi scenari imposti dalla crisi, dalle risorse disponibili e dagli assetti istituzionali, a partire dal lavoro già avviato sotto la direzione di Valentino Castellani e Anna Prat”. C’è poi “una crisi politica e istituzionale” - ha aggiunto Fassino - “che rende necessario individuare forme nuove di partecipazione dei cittadini all’elaborazione del futuro. A fine anno, faremo il punto con gli Stati Generali della Città, per una prima bozza del Piano strategico”. E parlando di assetti istituzionali, il sindaco ha ricordato come si vada delineando il superamento delle Province, con la costituzione delle Aree metropolitane: “Torino deve ragionare sullo sviluppo dell’intera conurbazione, dando corpo a scelte amministrative e politiche su scala metropolitana, come già avviene per l’acqua (con SMAT) e il trasporto pubblico e come si sta progettando per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti da parte di un unico soggetto. Anche le trasformazioni urbanistiche dovranno essere concepite su scala metropolitana”. E non solo. Secondo Fassino, “il futuro di Torino è da collocare in un ambito più ampio, a livello nazionale (Terzo valico, bretella Torino-Milano-Malpensa, Expo 2015…) e anche internazionale, visto che la nostra è la seconda provincia italiana per esportazioni e abbiamo un sistema culturale a livello internazionale”.
Il sindaco si è poi soffermato sui rapporti fra Torino e la FIAT: “L’accordo con Chrysler è stato un fattore strategico senza il quale la FIAT avrebbe avuto difficoltà a proseguire la sua attività. Questa certamente comporta la riorganizzazione del gruppo, ma ribadiamo che Torino deve rimanere un presidio strategico per FIAT/Chrysler, rappresentando un grande hub dell’automotive: Mirafiori è un patrocinio di competenza e ci aspettiamo da parte dell’azienda scelte che ne tengano conto”.
In ogni caso, ha proseguito Fassino, “Serve un nuovo quadro di rapporti tra Stato ed Enti locali, dopo anni di riduzione dei finanziamenti statali ai Comuni e dopo l’evidente esaurimento dell’efficacia di un Patto di stabilità che ha mortificato le possibilità di investimento da parte delle amministrazioni municipali. Una deriva neocentralista ha ridotto le possibilità di autogoverno dei Comuni, mettendo in discussione gli stessi servizi ai cittadini. L’ANCI ha sottoposto questo tema al Governo, chiedendo di aprire un negoziato per ristabilire le competenze a livello istituzionale, con una vera autonomia – anche fiscale – per gli Enti locali. Anche con la Regione occorre continuare la collaborazione, ma superando alcune sovrapposizioni di competenze e riconoscendo ai Comuni autonomia e risorse necessarie”.
Fassino ha quindi concluso: “ Ho voluto con questa esposizione illustrare il nesso tra il nuovo assetto della Giunta e le scelte strategiche di questa amministrazione. La coesione della maggioranza sarà rafforzata da un Comitato di Maggioranza che vedrà riuniti la Giunta e i capigruppo della nostra coalizione, mentre saremo sempre aperti al confronto e ad ascoltare le proposte dell’aula consiliare”.
Terminata la relazione del sindaco, sono intervenuti i rappresentanti dei gruppi consiliari:
Andrea Tronzano (PdL): Dobbiamo impedire che Torino si svuoti per l’eccessiva tassazione e per l’immigrazione clandestina fuori controllo. Su questo tema, la scelta di identificare l’assessore Curti come detentore di una delega alle politiche di integrazione, non aiuta ad andare in una direzione diversa.
A Torino, dal ‘94 a oggi, continuano a decidere le stesse dieci persone. A Giusi La Ganga dico di accettare la sfida perché si impegni in Consiglio affinché si scardini questo sistema di potere. In questo modo sarebbe individuato come colui che dopo un ventennio mette fine al dominio di poche persone su tanti cittadini. Sarebbe la sua palingenesi politica.
La sfida è sulle tariffe, sul manifatturiero, sull’edilizia, sull’ascolto dei corpi intermedi e sul risparmio energetico.
E’ grave la perdita del vice sindaco Dealessandri, che rappresentava un elemento di amalgama per questa Città. Tisi spero abbia la stessa forza politica, avendo anche molto da fare con le deleghe all’assistenza.
Positivo il cambio di deleghe sull’Urbanistica mentre chiediamo che non ci siano blitz da parte dei presidenti di circoscrizione in materia di decentramento. Ci sia partecipazione dei cittadini attraverso menti libere che derivano da assistenza e non da assistenzialismo per il consenso elettorale. Non si crei consenso con la creazione di nuovi bisogni. Al sindaco come presidente dell’Anci, chiedo di lavorare molto sullo status degli amministratori perché la passione e la determinazione dei consiglieri deve trovare il giusto riconoscimento e non ci siano più consiglieri a mezzo servizio.
Vittorio Bertola (Mov. 5 Stelle): Avremmo avuto bisogno di una vera fase due, di un programma che andasse oltre le linee programmatiche già sentite due anni e mezzo fa. In realtà ci siamo di fatto trovati di fronte ad un rimpasto da prima Repubblica caratterizzata da sostituzione di poltrone, preceduta da un dibattito sulla distribuzione di posti. Questo dopo una fase uno che sarà ricordata per l’aumento dei biglietti dei trasporti, la sosta a pagamente, le dismissioni, la privatizzazione dei nidi. Non vediamo cambiamenti di rotta. L’unica cosa positiva è la delega alle politiche giovanili assegnata ad un assessore sperando che vada oltre lo ius soli e le politiche di integrazione. La Città ha un bisogno disperato di futuro ma non vedo nessun segnale di slancio e di entusiasmo e di novità: questo rimpasto dimostra che voi non siete in grado di rilanciare la città.
Paolo Greco Lucchina (PdL): Dai banchi della minoranza non è mai mancata la richiesta di segnali di discontinuità e rilancio, ma mi sembra che oggi non sia stata data risposta a questa istanza. Per quanto riguarda la riqualificazione urbana, non abbiamo saputo cogliere le opportunità del mercato immobiliare, facendo interventi di pessima qualità, ad esempio in via Livorno e agli ex mercati generali. Si è puntato sulla scienza, grazie al Politecnico, ma ho forti dubbi che sia diventato un ateneo attrattivo a livello mondiale. Le imprese locali calano e le esportazioni soffrono ancora, mentre crescono disoccupazione, cassa integrazione, sfratti e protesti, soprattutto nelle periferie. È vero che il debito della città è diminuito grazie alle dismissioni, ma servono tagli alla spesa. Oggi non vedo una “fase due”, ma un semplice rimpasto di Giunta. Non c’è un rilancio dell’azione amministrativa, ma solo piccoli aggiustamenti.
Marco Grimaldi (SEL): Non nascondo la preoccupazione a fronte di un esito che sembra aver invertito i presupposti per cui il rimpasto di Giunta era stato pensato. Si era detto: prima i progetti e la revisione delle linee programmatiche, poi l’analisi di cosa ha funzionato e cosa no. Siamo invece ancora alla fase Zero. Zero come l’impegno messo nell’analizzare il lavoro svolto, zero come il tempo speso a discutere con i consiglieri sullo stato della crisi. Servono poi meno convegni e più lavoro sulla strada, sindaco. C’è gente che ha voglia di parlare ed essere ascoltata. Occorre riallacciare i rapporti con i cittadini, mettendo al centro le istanze dei territori, senza avere paura di aprirsi al confronto. Servono più attenzione e fantasia, più generosità e rispetto, soprattutto per i giovani, che percepiscono una città “bloccata”.
Marco Muzzarelli (PD): Voglio richiamare l’attenzione su questa ripartenza con nuovi assessori su due deleghe importanti ma ritenute spesso poco urgenti. Si tratta di quella al lavoro, tema per il quale troppo spesso si rinvia a istanze superiori al Comune. Chiedo al nuovo assessore di occuparsene non pensando che altri debbano farlo. L’altra è quella delle politiche giovanili, alle quali è tempo di pensare in modo nuovo, vedendo i giovani come la migliore lente d’ingrandimento per interpretare il presente e il futuro della Città e coniugando queste politiche con quelle del lavoro.
Alessandro Altamura (PD): Nel corso del dibattito sono stati sottolineati aspetti di metodo e aspetti di merito. Io ricordo che Torino è uscita dal Patto di stabilità perché negli ultimi 24 mesi sono venuti a mancare 260 milioni di euro di trasferimenti. Rispetto ai cambiamenti in entrata e uscita dalla giunta, il mio ringraziamento, a nome anche del Pd, a Tom Dealessandri per il lavoro svolto, particolarmente difficile negli ultimi anni, segnati da una crisi che ha visto tre governi alternarsi e in tutte le città i servizi alla persona messi in crisi dai vincoli del patto di stabilità. Mentre si va nella direzione di una fase maggiormente sinergica sottolineo che questa maggioranza ha sempre dato prova di reggere nei momenti più importanti.
Quanto alle energie fresche il Pd, a partire dal 36,6% del suo risultato elettorale ha aperto spazi a politici giovani.
Molto importante anche la scelta come vicesindaco di una donna che ha dato ottima prova di sé.
Ringrazio il Sindaco per avere sottolineato che le sinergie con il Consiglio passano non solo dal terzo piano strategico, ma anche dall’annunciata cabina di regia.
Sottolineo tre temi: i giovani, il lavoro, il decentramento. Avremo di nuovo un bilancio difficile, che riusciremo a chiudere andando fino al limite, attraverso la cessione di quote di aziende partecipate. La riorganizzazione della macchina amministrativa del decentramento, affidata all’assessore Passoni, non potrà essere ragionieristica, asettica, verticistica.
Maurizio Marrone ( Fratelli d’Italia): Ritengo che i 45 minuti utilizzati dal sindaco siano stati illuminanti, non per la sostanza ma per il tono dimesso con cui è stata presentata questa “fase 2”. Il cambiamento in Giunta è stato solo un tentativo per riacquistare popolarità (in calo), con la sostituzione del vicesindaco Dealessandri con l’assessore Tisi, l’unica che ha saputo mantenere la popolarità nella gestione delle sue deleghe.
La redistribuzione delle deleghe è stata effettuata con il bilancino come ad esempio le politiche giovanili che non sono più del sindaco, ma passate alla Curti. Un’operazione che ci ha rigettato nel passato. Io ricordo le prime linee programmatiche, erano di sostanza, oggi no. La vera strategia del Comune, lei sindaco non la vuole discutere con il Consiglio comunale e nemmeno con la Giunta. Il futuro della città sarà tracciato da un baraccone extraconsiliare, fuori da ogni confronto democratico, ovvero “Torino strategica”, guidato da Valentino Castellani. La prossima seduta del Consiglio comunale facciamola al museo Egizio, luogo più appropriato.
Fabrizio Ricca (Lega Nord): La passata Giunta ha fatto macelleria nei conti comunali ma almeno era competente. Sono settimane che si parla del cambiamento nella Giunta per dare slancio a ciò che avrebbe cambiato la città. Per il cittadino la situazione non è cambiata dopo questo “rimpasto”, magari è cambiata in sala Rossa, dove si sono risolti mal di pancia politici senza pensare al bene della città. Ci voleva coraggio sindaco, dopo aver assunto la carica dir presidente dell’Anci, ci voleva un vicesindaco più forte che potesse sostenere la città durante le sue lunghe assenze.
Sono state affidate deleghe di contorno ad assessori che hanno sbagliato e sono curioso di vedere cosa farà l’ex assessore Spinosa.
Non credo che con due assessori si possa portare avanti la fase 2: dal risanamento dei conti, finanziario alla prosecuzione dei servizi per i cittadini.
E’ stata semplicemente puntellata con nuove marionette schiacciabottoni la maggioranza, così sarà più coesa.
Chiara Appendino (Mov. 5Stelle): Ci tengo a dire al sindaco che questa è un’ennesima occasione persa che ha reso questo Palazzo ancora più distante dai cittadini. Questo rimpasto è un atto da prima repubblica, è un mix di equilibrismo politico tra le correnti del Pd e le volontà delle segreterie di partito. Non capisco la nomina dell’assessore Mangone che non si basa su criteri meritocratici, penso che per il sindaco, per sua convenienza, sia meglio averlo in Giunta che tra i banchi del Consiglio.
Non vedo la novità, il rinnovamento di cui aveva parlato. Vedo il mantenimento dello status quo. Finalmente c’è un assessorato alle politiche giovanili così come un assessore al decentramento e speriamo che la riforma del decentramento sia condivisa e non solo tra i dieci presidenti delle circoscrizioni. La partecipazione è un tema importante, un elemento che deve essere cardine nel decentramento.
Chiudo col sottolineare tre aspetti fondamentali: la meritocrazia, la parità d’accesso e la trasparenza, che mi auguro siano fondanti in questa seconda fase amministrativa.
Silvio Viale (PD): Una delle prese di posizione di Fassino fu quella di tenere fuori molti degli assessori della giunta precedente. Oggi vedo il ritorno di Mangone e cade un veto. Voglio dire a chi è nella maggioranza che oggi sia importante arrivare alla seconda fase della programmazione.
E’ necessario un confronto con la città e la maggioranza che ha sostenuto Fassino, quella uscita dal voto, affinché si apra il dibattito sugli stati generali della maggioranza.
Le scelte difficili non sono finite. A settembre ci aspetterà la rielezione del presidente del Consiglio comunale, i presidenti che saranno vacanti per un periodo delle commissioni e l’elezione del capogruppo del PD.
Nella sua replica, il sindaco Piero Fassino ha ribadito come il programma illustrato sia caratterizzato da elementi di continuità e di innovazione, legato ad una città che, partendo dalla sua tradizionale vocazione industriale, oggi si identifica con profili di innovazione, formazione e cultura. Ha quindi sottolineato come Torino non abbia la pressione fiscale più alta d’Italia ma come, al contrario, tutte le grandi città stiano portando la tassazione sulla prima casa al 5,75%, come ha fatto un anno fa il capoluogo piemontese.
In relazione alla crisi che stanno vivendo i cittadini, ha evidenziato come questa non colpisca tutti allo stesso modo e, di conseguenza, l’impegno dell’Amministrazione sarà quello di dare risposte a quei settori che la stanno patendo maggiormente.
Ha infine concluso ribadendo la disponibilità al confronto per recepire ogni suggerimento utile alla crescita della città.
(Ufficio stampa del Consiglio comunale)