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Da oggi, il giardinetto di via Boston, situato tra la scuola “Violeta Parra” e l’angolo con via Tripoli, porta il nome di Giancarlo Pajetta, partigiano, parlamentare e dirigente del Partito comunista italiano, scomparso nel 1990 all’età di 79 anni.
Durante la cerimonia di intitolazione, oltre al presidente del Consiglio comunale Giovanni Maria Ferraris, hanno preso la parola l’ex sindaco Diego Novelli e la figlia dello scomparso parlamentare, Gaspara Pajetta.
Il presidente Ferraris ha rievocato il profondo legame di Pajetta con Torino e in particolare con Borgo San Paolo e con il Liceo Massimo D’Azeglio: “Ribelle per natura, non poteva che esprimere fin da giovanissimo le sue idee antifasciste, condivise peraltro da quella generazione di giovani torinesi educati al pensiero libero e critico.” Rievocato l’itinerario politico e istituzionale dell’esponente comunista torinese, dal carcere al Parlamento, passando per l’esilio e la Resistenza, Ferraris ha concluso: “Torino oggi dedica a Giancarlo Pajetta un tributo di riconoscenza a quel ragazzo rosso che l’ha tanto amata, sempre al servizio del suo partito in modo passionario e totalizzante, che ha speso la sua vita di battaglie in nome della giustizia e della libertà”.
Diego Novelli, da parte sua, ha voluto ricordare la coerenza di Giancarlo Pajetta nel suo essere comunista, per tutta la sua esistenza. “Era convinto di avere ragione ma altrettanto convinto della necessità di confrontarsi, sempre, con chi la pensava diversamente, pur essendo profondamente intollerante verso la superficialità e l’approssimazione”, ha sottolineato Novelli, rievocando anche il ruolo avuto dalla madre di Pajetta (Elvira Berrini, consigliera comunale per il Pci a Torino, dopo la Liberazione) “nel trasmettergli forza di carattere, amore per la libertà e la dedizione totale alla causa della giustizia sociale”. Doti che lo portarono a trascorrere buona parte della sua gioventù nelle carceri fasciste. “Meticoloso fino alla pignoleria, diceva che l’impegno politico richiede fatica e disinteresse personale, sostenendo che un comunista non aveva tempo di riposarsi. Lo conobbi – ha proseguito l’ex sindaco - durante la battaglia contro la ‘legge truffa’ del 1953, quando coniò lo slogan dei ‘forchettoni’ La nostra comune militanza si trasformò in amicizia. Mi confidò un giorno che, forse, non era riuscito a trasmettere alla madre tutto il suo affetto. La politica rischia di far trascurare gli affetti personali, diceva, aggiungendo però come, in fondo, fosse stata la madre stessa ad insegnargli come essere comunista”, ha poi concluso Novelli, ricordando anche come Pajetta, ormai al termine della sua vita, in occasione della ‘svolta’ della Bolognina – che avrebbe visto la scissione del Pci e la nascita del Pds – (“il quale non è mai stato un riformista ma semplicemente un comunista”) non avesse voluto schierarsi con nessuna delle due parti.
Gaspara Pajetta, notando la presenza di numerosi allievi delle vicine scuole (la materna “Violeta Parra” e l’elementare “Carlo Casalegno”) si è detta convinta che suo padre “sarebbe stato felice di vedere tutti questi bambini, lui che aveva cominciato a far politica con i pantaloni corti, allora li portavano anche gli adolescenti. Oggi sarebbe un uomo politico, come dire, fuori moda. La moda di oggi è infatti l’antipolitica. E mio padre – ha aggiunto la signora Pajetta – finì in carcere perché a quel tempo l’antipolitica aveva vinto, imponendosi per vent’anni”.
La cerimonia si è conclusa con lo scoprimento della targa commemorativa, al suono dell’inno nazionale e di un allegro ma non meno solenne Bella ciao intonato dai bambini presenti.
C.R. - Ufficio stampa del Consiglio comunale