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“Ci ha fatto piacere ricevere la lettera dei figli di Bruno Caccia – ha dichiarato Roberto Tricarico, presidente della Commissione Speciale Legalità – che volentieri diffondiamo, in vista del trentennale dell’assassinio del Procuratore, il prossimo 26 giugno”.
“Stiamo lavorando in accordo con la famiglia – ha spiegato Tricarico – per organizzare una celebrazione non retorica e valorizzare la memoria di Bruno Caccia come motivo di impegno e verità”.
Di seguito, il testo della lettera di Guido, Paola e Cristina Caccia:
“Si sta avvicinando la ricorrenza del trentennale della morte di nostro padre Bruno Caccia, e in quell’occasione la commemorazione sarà tenuta per la prima volta in veste ufficiale a cura della Città di Torino nella Sala Rossa del Municipio, alla presenza di autorità civili, giudiziarie, militari, religiose.
Questa iniziativa della città onora la memoria di nostro padre e ci fa profondamente piacere.
A distanza di trent’anni, ci sembra che sia necessario che qualcuno si assuma il compito di fare una commemorazione di Bruno Caccia del tipo di quella che ha fatto Roberto Scarpinato, Procuratore Generale di Palermo, per ricordare Giovanni Falcone il 23 maggio scorso: un’analisi storica, non solo un elogio della persona.
Gli elogi fanno piacere a chi ha avuto Bruno Caccia come familiare o amico; l’analisi storica è piuttosto un dovere: il dovere di far conoscere il suo operato inquadrato nel contesto di quegli anni, al fine di fornire la chiave di lettura necessaria a comprendere i veri motivi che hanno portato alla sua uccisione.
Perché ciò che durante questi 30 anni sta diventando sempre più chiaro è che l’assassinio di Bruno Caccia non è stato un gesto isolato, progettato in autonomia da un boss locale (unico condannato) e compiuto dalla mano di due sicari ancora oggi sconosciuti, ma è stato qualcosa di più complesso, un delitto commesso non tanto e non solo perché Bruno Caccia era un magistrato integerrimo, quanto per tutelare concretamente gli enormi interessi che dal suo operato potevano essere messi a rischio. I cittadini hanno diritto di conoscere la verità su ciò che è successo.
È giusto che Bruno Caccia venga ricordato non solo per le sue doti personali, ma per quello che ha fatto, per il percorso professionale che ha intrapreso usando non solo il proprio talento, la dirittura morale e la professionalità che gli erano propri; ma ad essi accompagnando e rinnovando giorno per giorno, la coerenza, la tenacia e il coraggio necessari per inseguire la verità, fino al sacrificio della propria vita.
Non saremo gli unici a essere riconoscenti a chi saprà ricordare questo percorso, spiegando che cosa ha comportato la sua brutale interruzione e come è stata proseguita l’azione penale nelle varie indagini da lui avviate.
Una commemorazione “utile”, insomma, che non faccia leva solo sul sentimento, ma che stimoli la ragione e la riflessione; che generi piuttosto voglia di reagire e magari qualche resipiscenza.
Crediamo infatti che siano in molti a potere ancora dare un apporto utile alla conoscenza dei fatti, e ci auguriamo che qualcuno fra loro si farà avanti e racconterà ciò che sa: sarebbe un tributo anche alla memoria di nostra madre che, nei 25 anni che è sopravvissuta a suo marito, tanto si è tormentata per le questioni non risolte dalle sentenze dei processi di Milano, e per gli interrogativi che ne emergono.
Potrebbe essere un esempio di coraggio, un esempio capace di interrompere un ciclo della nostra storia italiana, martoriata da anni di menzogne, occultamenti e depistaggi che continuano a tradire la Verità e a inquinare le nostre Istituzioni.
Da Torino, da questa città generosa, sono partite tante iniziative coraggiose, sono nati e sono stati esportati nel resto d’Italia tante idee e tanti fenomeni virtuosi; si è detto che Torino è la “città-laboratorio”: sarebbe bello che, ricordando il sacrificio di nostro padre, diventasse da quest’anno, seguendo la scia di altre realtà italiane, anche un laboratorio di Verità”.
Firmato: Guido, Paola e Cristina Caccia
(M.Q.) - Ufficio Stampa Consiglio Comunale