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Comunicato stampa

IREN: DISCUSSIONE SULLE MODIFICHE DELLA GOVERNANCE

Si è svolta oggi, in Consiglio comunale, la discussione sulla delibera che cambierà la governance, lo Statuto e i Patti parasociali di Iren Spa.
Lunedì 13 maggio la delibera sarà portata in aula per la votazione.
Ha aperto il dibattito il sindaco Piero Fassino. Di seguito le sintesi degli interventi dei consiglieri

Piero Fassino – Sindaco
Iren è una società nata negli ultimi anni per aggregazione di società di servizi e multiutility di diversi ambiti territoriali. Il processo è iniziato con Iride, fusione tra Aem del Comune di Torino e l’Amga del Comune di Genova; successivamente è nata Iren dalla fusione tra Iride e Enia, la società dei Comuni dell’Emilia occidentale.
Iren è oggi una delle quattro principali società di servizi nel Paese, in un settore peraltro molto polverizzato, soprattutto nel Mezzogiorno.
Via via si è affermata la consapevolezza di superare questa frammentazione perchè significa scarsa efficienza, costi alti di gestione e livelli di produttività bassi.
Per questo governi nazionali di diverso orientamento politico, così come operatori economici e finanziari hanno via via sollecitato l’attivazione di processi di aggregazione societaria e industriale nel settore dei pubblici servizi che ormai guardano al mercato italiano come un’appetitosa opportunità.
Iren è stata una scelta giusta; se fossimo rimasti piccoli avremmo certamente avuto poche possibilità sul mercato. In molti Paesi europei (Germania, Francia) da anni sono state promosse grandi aggregazioni di società di servizi.
Iren ha due anni e mezzo di vita e la sua struttura societaria necessita di un salto per permettere un profilo più alto alla società stessa.
Iren, infatti, soffre oggi di 2 fattori che la rendono poco integrata. Il primo è il sistema di governance con deleghe attribuite a più soggetti – Presidente, Amministratore delegato, Direttore - fatto che abbassa il livello di integrazione e di produttività. Per questo si propone una revisione dello Statuto che prevede un Amministratore delegato che avrà l’intera responsabilità di gestione manageriale e organizzativa della società. Un Amministratore delegato non più caratterizzato dalla territorialità (come accade oggi) ma dalla competenza e dalla professionalità.
In secondo luogo si deve andare verso una semplificazione dell’assetto aziendale e delle troppe società di primo e secondo livello per aumentare competitività ed efficienza.
Questo è il cuore del testo di Statuto che viene sottoposto al Consiglio comunale.
Segnalo che da qui ai prossimi anni, le 4 società (Iren, A2a, Hera e Acea) più grandi saranno protagoniste di nuove aggregazioni per superare la frammentazione attuale e Iren dovrà essere in grado di cogliere le opportunità di mercato, mettendosi nelle condizioni di agire con una struttura forte e competitiva.

Stefano Lo Russo – PD
Stiamo discutendo di una società importante e quotata in borsa e ci sta ascoltando una vasta comunità e il mercato.
Il Consiglio comunale di Torino è l’ultimo, tra quelli dei soci forti a farlo. Quello di Genova ha approvato la sua delibera martedì sera.
In questa prima fase di avvio Iren ha scontato una naturale e fisiologica resistenza al cambiamento; oggi ci è chiesto di farle fare un salto in avanti, individuando nell’amministratore delegato la figura di riferimento fondamentale per l’azienda lasciando a presidente e vicepresidente ruoli minori.
Discutiamo di tutto questo all’indomani dell’acquisizione da parte di Iren di quote di maggioranza di Trm e di minoranza di Amiat. E quindi discutiamo del cuore dei nostri servizi pubblici locali.
Ma è l’architettura societaria che rappresenta un punto critico perché si tratta delle società che gestiscono i servizi sui territori. A tale riguardo il Consiglio comunale di Genova ha votato con ampia trasversalità (37 voti favorevoli su 40) un emendamento che modifica l’articolazione per linee di business dalla delibera sulla governance preservando l’assetto attuale. Questo, e non la governance, è il vero terreno del confronto tra le tendenze localistiche, confronto che deve essere trattato nel consiglio di amministrazione e non da parte dei Consigli comunali.
Per un’assunzione di responsabilità che deve essere del Consiglio e non solo della maggioranza, invito i consiglieri di minoranza, nel tempo che ci separa dalla seduta di lunedì prossimo, a valutare l’ipotesi di ritirare i propri emendamenti ostruzionistici.

Andrea Tronzano – PDL
Vogliamo chiarezza ed evitare la dilatazione dei tempi. Manca un progetto politico da parte della maggioranza. Noi lo abbiamo e lo mettiamo a disposizione del sindaco, con responsabilità. Fino a che non ci capirà la linea della maggioranza, manterremo l’ostruzionismo.
Certo, una società quotata in borsa deve avere una filiera di comando chiara, per essere efficiente e trasparente. Siamo però contrari all’idea della “super holding del Nord” che non garantirebbe il rispetto del principio di concorrenza.
Superiamo il vecchio dogma del 51% di controllo pubblico, pur tutelando l’occupazione. Il capitalismo municipale ha fallito, come nel caso del teleriscaldamento che ha fatto impennare le tariffe.
La nostra mozione va nel senso giusto per i cittadini, se ci date la possibilità di farla passare potremmo astenerci o comunque rinunciare all’ostruzionismo.

Fabrizio Ricca - Lega Nord
Ritengo che si debba lasciare il business a chi si occupa di business, il nostro compito in quest’aula è quello di amministrare.
La Città ha una grossa mancanza di capacità di intervento in questioni di una certa portata, come nel caso di Iren.
Siamo soci con Genova in FSU, ma non ci sono consultazioni tra le due Città per le decisioni rilevanti. Entrambe hanno sindaci del PD, che non si parlano, tanto che votiamo due delibere diverse.
Il capogruppo Lo Russo ci chiede qual è la direzione che intendiamo prendere per le partecipate, ma il gruppo PD è il primo a non sapere come fare, lo hanno già dimostrato con Trm, quando in meno di 24 ore sono passati dalla vendita del 49 per cento delle quote all’80 per cento.
Non siamo contrari alla delibera se è finalizzata all’aumento del valore della società e agli investimenti per poter poi mettere sul mercato le nostre quote.
Chiediamo al Sindaco un impegno concreto, siamo disposti ad aspettare e a ritirare il nostro ostruzionismo, ma solo di fronte a certezze che consentano, in un futuro, di poter dare risposte ai cittadini.

Domenico Mangone – PD
Non vorrei che fra 15-20 anni dovessimo pentirci di quanto stiamo facendo oggi.
Non ritengo si debba vendere tutto e comunque, ma che le vendite debbano seguire una logica di strategicità. Una società è strategica quando ha un alto rapporto tra qualità e costo dei servizi offerti ai cittadini, deve fornire il miglior servizio al minimo costo.
Dobbiamo trovare il coraggio di modificare le nostre posizioni, invece di vendere dobbiamo sostituire il corpo manageriale con persone capaci di portare avanti e migliorare realtà societarie così grandi e importanti.
Iren, a mio parere, non è strategica, va venduta perché solo così può diventare una società vera. Attualmente il consiglio di amministrazione di Iren ha bisogno di 10 voti favorevoli su 13 per poter deliberare e, chiaramente, con queste proporzioni la società non può essere snella e i territori rivendicano a sé la gestione delle società operanti a livello locale, come ha stabilito la delibera approvata dal Consiglio comunale di Genova.
Tecnicamente ci troveremo con tre delibere diverse, Torino, Genova e Reggio Emilia hanno espresso pareri differenti. Cosa deciderà il CdA di fronte a queste delibere?
I parcheggi GTT che vogliamo vendere rendono esattamente quanto le quote che deteniamo in Iren. Vorrei sapere dall’Assessore Passoni a quanto ammonta il risparmio di interessi con l’abbattimento del debito dopo la dismissione.
I soggetti e le forze politiche hanno la necessità di capire prima di poter decidere.

Michele Curto – Sel
Sono due le grandi questioni su questo tema. Da un lato la proprietà delle ex aziende pubbliche, dall’altro l’approvazione di una delibera complessa per le diverse esigenze di territori lontani.
Questa delibera si pone l’obiettivo di migliorare la governance di Iren, ma non dobbiamo dimenticare la storia di queste aziende allontanando i servizi erogati dai territori d’origine. E non nascondo che il processo di trasformazione di queste società avvenuto negli ultimi lustri non mi convince fino in fondo.
Occorre poi la massima trasparenza nelle nomine dei vertici come dei dipendenti dell’azienda, improntandole alla massima efficienza e dando più spazio al merito.
Voteremo a favore di questa delibera. E mi rendo conto che la città ha necessità di dismettere le quote delle proprie aziende per ragioni di bilancio. Ma se bisogna fare delle scelte dolorose, io manterrei la proprietà dell’azienda erogatrice del servizio dei trasporti rispetto a quella che eroga l’energia elettrica. E sono davvero contento che si avvii una discussione di carattere generale all’interno della maggioranza di Palazzo civico sulla gestione delle proprietà dei beni pubblici.

Maurizio Marrone – Fratelli d’Italia
Noi non vogliamo aiutare la maggioranza e per questo non intendiamo ritirare gli emendamenti presentati, perché riteniamo che l’opposizione a questa delibera sarà anche nata da una questione di impostazione politica ma, oggi, con tutti gli elementi di novità è il conseguente risultato di un ragionamento logico. Se IREN é una multiutility, progetto ambizioso che coinvolge diverse amministrazioni a livello geografico, va detto che univa amministrazioni di orientamento politico consolidato della stessa parte. Motivo fondante o coincidenza, è un dato di fatto e la conseguenza la stiamo vedendo adesso. Quell’apparato, considerato solido, viene oggi abbattuto dall’evoluzione del quadro politico trascinando nelle rovine anche la solidità di quell’intesa fra le varie amministrazioni.
Tanto che quella che doveva essere una riforma statutaria per alleggerire la governance dell’azienda si è di fatto arenata nel suo processo decisionale, perché ogni realtà territoriale ha apportato modifiche che hanno stravolto la delibera.
Inoltre, nello scorso Consiglio è stato votato il punto di una mozione che indica di vendere le quote di IREN detenute dal Comune. Come potrà adesso la Città chiedere un ruolo importante nella futura governance dell’azienda quando ha già deciso di uscirne?

Vittorio Bertola – Movimento5stelle
I “tre saggi” hanno lavorato un anno per una riforma che è stata svuotata da un centrosinistra diviso e confuso. Sono state esposte tre opzioni: privatizzare, conservare l’esistente, creare la “multiutility del Nord”, ma nessuna è da percorrere. Da Iren bisognerebbe uscire, l’Azienda Energetica Municipale era una società sana e funzionante e oggi ci troviamo invece una società con 2,5 miliardi di debiti, una cassaforte in mano alla politica, “pubblica” o “privata” a seconda delle necessità. I servizi pubblici locali sono un bene comune e devono tornare a essere gestiti localmente. In ogni caso, proponiamo un tetto ai compensi dei manager (non più di 12 volte lo stipendio più basso pagato in azienda), un massimo di due mandati per gli amministratori e la tutela dei piccoli azionisti tramite voto elettronico o postale.

Paolo Greco Lucchina - PDL
Questa delibera ha visto complicazioni già a partire dalla prima discussione in sede di Commissione, complicazioni che sono poi aumentate successivamente al passaggio in aula di martedì scorso in Consiglio comunale a Genova.
Avevo invitato il Sindaco a essere capofila nella vicenda di Iren, mentre invece ho l’impressione che Torino stia inseguendo le decisioni di Genova.
C’è forse la necessità di cambiare interlocutore? Adesso c’è più apertura verso Reggio Emilia rispetto a Genova.
Abbiamo audito solo i vertici Iren ed è stato molto utile sentire qual è la situazione societaria, ma rispetto all’audizione dei vertici FSU richiesta da PdL e FdI, è stata negata la possibilità. Era una richiesta doverosa per avere un quadro più definito della governance, dal momento che FSU nomina 5 dei 13 consiglieri di Amministrazione esperti.
A noi non è chiaro il percorso che ha portato il Sindaco a dare mandato a Cantarella. Riteniamo sia il momento di dire basta all’autolegittimazione dei vertici Fiat che per anni hanno dettato legge in Città.
Bisogna rinnovare i vertici e le scelte amministrative, altrimenti i cittadini avranno ragione a dire che il Sindaco, pur avendo la caratura politica necessaria, non ha avuto il coraggio di cambiare.

Marco Grimaldi - Sel
Avrei voluto parlare di più in commissione sulla governance, sul piano industriale e sulle articolazioni di businness che hanno fatto fallire la trattativa.
La nostra visione di Iren è soltanto legata all’energia elettrica, ma il suo ruolo a Torino, è cambiato. Oggi Iren ha acquistato il 49% delle quote di Amiat e sta entrando in Trm. Iren deve cambiare pelle sul tema ambientale. Come è possibile che non ci sia una divisione sulla ricerca , sullo sviluppo, sulle smart city?
Sono per la riduzione drastica degli emolumenti del Consiglio di Amministrazione perchè la società è pubblica al 51%. Condividiamo la mozione della consigliera Genisio sulle nomine amministrative che devono essere indipendenti e senza conflitti d’interesse. Nomine che rendano più qualificata Iren.

Ha poi concluso il sindaco Piero Fassino:

Una prima questione riguarda il carattere strategico di Iren, che è tale perché opera in settori di particolare rilievo della vita delle comunità, un settore in cui tutte le multiutility negli ultimi anni hanno concentrato i loro sforzi: il rapporto tra la raccolta e smaltimento rifiuti, la tutela dell’ambiente e la produzione di energia.
Per quanto riguarda questa Giunta, quando abbiamo discusso della cessione delle quote di Trm e Amiat, ho sottolineato la necessità di continuare a lavorare per una strategia di scala metropolitana nella raccolta e trattamento dei rifiuti e abbiamo iniziato a farlo con la Provincia e i maggiori comuni dell’area metropolitana. Al centro di questa strategia c’è Iren, in quanto proprietaria del Termovalorizzatore e di Amiat. Inviterei a considerare questo aspetto che è analogo a quello per il quale il consigliere Mangone ritiene strategica Gtt. Ed è facile concordare con lui anche sul fatto che non è solo la quantità di azioni che si detengono a determinare il carattere strategico, ma anche il tipo di servizio e questo vale anche nel caso dei rifiuti e non tanto per la produzione e distribuzione di energia, dove c’è una pluralità di operatori per cui che sia pubblica o privata non ha molto significato, non così per i rifiuti. Dopo l’acquisizione di Trm e di Amiat, Iren in questo campo è diventato il terzo operatore nazionale e sta acquisendo commesse in varie regioni italiane che ne stanno aumentando la presenza sul mercato.
Seconda questione: si può considerare senza pregiudizi da parte di nessuno l’eventualità di cedere quote di Iren, mettendo però al centro dei ragionamenti il rapporto costi benefici. Quando il valore delle azioni in borsa è 0.6, mentre il valore a libro è 1.6, la minusvalenza che la vendita genererebbe configura una diminuzione di valore significativa per la Città. Altra questione: se noi stiamo in una società con altri partner, non dobbiamo starci in una situazione di minorità sennò consegniamo ad altri il potere di decidere. Dunque possiamo discutere di cessioni ma tenendo pragmaticamente presenti questi due punti che hanno a che vedere con il peso della Città in una società. A meno di uscirne del tutto. Se invece restiamo nella società io penso che non dobbiamo essere minoritari.
Terzo punto. Grimaldi ha evocato la necessità che Iren sia più proattiva sui terreni dell’innovazione, come Smart Cities e le energie alternative. Io sono assolutamente d’accordo e più volte ho fatto sollecitazioni in questo senso. Ben vengano anche quelle del Consiglio comunale.
Sul tema della governance il tema non è quello di una competizione politica per la distribuzione degli incarichi. Nel momento in cui si va verso una centralità dell’amministratore delegato nella guida dell’azienda, esso deve essere scelto non sulla base del territorio in cui è nato o del partito che vota ma per competenza e professionalità. Questo va chiesto alle cosiddette società di “cacciatori di teste”. Il problema di rapporto tra territorio e società può essere risolto nelle altre figure apicali, che non avendo compiti di gestione operativa, possono essere scelte sulla base della rappresentanza territoriale.
Infine rispondo sull’ingegner Cantarella. Vorrei che affrontassimo qualsiasi tema senza partire da una cultura del sospetto. Cantarella è membro del cda di Iren e conosce bene l’azienda, è membro del CdA di Finmeccanica e responsabile dell’audit interno.
Avendo deciso i tre Sindaci soci in Iren che era opportuno affidare a tre fiduciari il compito di delineare un’ipotesi di statuto, ho ritenuto che Cantarella fosse adatto, senza che ciò precostituisse gli assetti futuri dell’azienda.

Ufficio stampa del Consiglio comunale


Pubblicato il 9 Maggio 2013

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