Città di Torino > Ufficio Stampa > Comunicati stampa 2012 > AGOSTO
La Porta Palatina, insieme al muro di cinta attiguo, rappresenta per la Città l’unico monumento architettonico di periodo romano del I secolo a.C.
Inserita nel parco archeologico di piazza Cesare Augusto, è stata restaura solo parzialmente negli anni ’90 e, attualmente, presenta uno stato di conservazione piuttosto disomogeneo, con alcune parti in elevato stato di degrado da richiedere provvedimenti urgenti.
Per mettere fine al processo di degrado - considerato il valore storico-artistico del complesso archeologico fortemente legato all’immagine della città - un gruppo di tecnici del Comune – Servizio Edilizia per la Cultura hanno predisposto uno studio di fattibilità con operazioni di risanamento.
La Compagnia di San Paolo ha espresso interesse al sostegno dell’iniziativa contribuendo con 594mila euro, IVA compresa, al lavoro di recupero del monumento.
Autorizzati anche dagli Enti di tutela (Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte e del Museo Antichità Egizie e Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per le Province di Torino, Asti, Cuneo, Biella e Vercelli), gli interventi di restauro conservativo - che prenderanno il via nei primi mesi del 2013 e il cui il progetto preliminare è stato sviluppato dal Servizio Edilizia per la Cultura della Città di Torino -, dureranno circa un anno.
SCHEDA
La Porta Palatina – Storia:
In età romana gli ingressi allo spazio urbano, i punti di passaggio dall’esterno all’interno, avevano una loro autonomia architettonica che spesso corrispondeva anche a un’evoluzione del tutto separata da quella delle cortine murarie. In diversi casi, come probabilmente è accaduto ad Augusta Taurinorum, la porta poteva essere costruita ben prima che si elevasse la cinta muraria, con il solo scopo di monumentalizzare l’ingresso allo spazio urbano.
Le porte erano quindi collocate su un perimetro astratto o segnato da una semplice palizzata che divideva dal punto di vista amministrativo e religioso la città dalla campagna. Verso la fine dell’età repubblicana le sperimentazioni architettoniche nella realizzazione delle porte urbiche portano al perfezionamento di una tipologia che avrà molto successo, quella della porta con cavedio.
Si tratta di porte doppie con un cortile aperto centrale e il lato verso l’esterno chiuso da una saracinesca o da battenti. Alte torri laterali poligonali fungevano da rinforzo prima solo della cortina esterna e poi anche di quella interna.
Il cortile interno, circondato da alte mura, aveva la funzione di monumentale vestibolo d’ingresso alla città, posto di controllo e probabilmente di riscossione dei dazi, e di eventuale trappola per gli assedianti che fossero riusciti a forzare la prima porta.
Contesto urbanistico e storico:
La struttura in oggetto, di proprietà della Città, è inserita, in piazza Cesare Augusto, nell’ambito del parco archeologico di recente realizzazione. La Porta Palatina, insieme al muro di cinta attiguo, rappresenta per la città l’unica emergenza architettonica di periodo romano (I sec. a.C.).
La realizzazione del parco archeologico adiacente ha permesso di contestualizzare tali eminenze architettoniche, pur soddisfacendo le esigenze della zona circostante e rendendole agevolmente fruibili dai cittadini. Sebbene i resti del vicino teatro romano rimangono inseriti all’interno dell’area di pertinenza del Museo di Antichità, il tutto viene concepito in un insieme unitario, di fruibilità pubblica.
I resti della Porta romana attuali sono costituiti da entrambe le torri di altezza leggermente differente, ca. 25 m, e dalla sola facciata Nord della Porta, alta ca. 17 m. Verso Est si snoda un tratto di ca. 40 m. del muro di cinta, attualmente in elevato per ca. 9,60 m.
Cronologia:
Il complesso murario e le porte urbiche furono realizzate nel processo di colonizzazione di Augusta Taurinorum in periodo augusteo. Di tutto il complesso, la Porta Palatina rappresenta, insieme al muro di cinta attiguo, l’unico elemento conservato in elevato.
La Porta Palatina, in periodo romano denominata Porta Principalis Sinistra, costituente lo sbocco della città verso Nord, venne realizzata forse in periodo augusteo e probabilmente non contestualmente alla cinta muraria, forse più tarda. Attualmente sono rimaste in elevato le due torri, sebbene rimaneggiate nei secoli, il muro fra le stesse, costituente il fronte Nord dell’originario edificio, ed, infine, un tratto del muro di cinta verso Est.
Durante il medioevo, in quanto dimora nobiliare, prese il nome di “Palatium”, ancora oggi popolarmente utilizzato e assunse l’aspetto tipico della casa–forte. Profonde le manomissioni subite nei secoli: nel 1724 l’edificio venne adibito a carcere del Vicariato ed utilizzato a tale scopo fino al XIX sec. A partire dal 1860 - e fino al 1934 -, affrontò una serie di interventi di restauro, inizialmente volti all’isolamento delle sole vestigia romane rispetto gli altri fabbricati che nel corso del tempo le erano stati addossati.
Significativo l’intervento dei primi anni del Novecento a cura di Alfredo d’Andrade: l’architetto operò un radicale restauro, mirando ad un'attenta cancellazione degli interventi precedenti e liberando la struttura di tutti gli orpelli aggiunti nel corso dei secoli e alla struttura in muratura ad essa addossata.
Gli interventi di restauro conservativo sui resti romani della Porta vennero eseguiti in due riprese negli anni ’90 del XX sec. (lc)