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L’ultimo saluto della sala del Consiglio comunale, a Palazzo Civico, per Giulio Cesare Rattazzi, è iniziato con la camera ardente alle 9 e la commemorazione di ricordo alle 10.30 di questa mattina.
Il feretro è stato custodito dal picchetto d’onore e da una rosa gialla deposta sul suo scranno di vicepresidente del Consiglio comunale.
La Sala Rossa ha visto passare molti consiglieri, in carica nell’attuale legislatura, e di altre, così come assessori e sindaci, che hanno manifestato il loro cordoglio ai familiari e parenti.
Poi molti gli amici dell’Istituto Avogadro, che Rattazzi diresse dal 1979 al 2006, anno di pensionamento. Uomo sobrio ma anche ironico, è stato ricordato dagli interventi.
Uomo capace di essere una presenza leggera, ma sicura e determinata.
Il feretro ha lasciato Palazzo Civico alle ore 12.30 e dopo una sosta davanti al suo “Avogadro” sarà a Verbania per i funerali alle ore 15.30 presso la basilica di San Vittore.
Di seguito gli interventi:
Giovanni Maria Ferraris, presidente del Consiglio comunale, ha aperto la cerimonia con un suo ricordo di Rattazzi ripercorrendone la carriera professionale e quella politica, tratteggiandone la mitezza coniugata all’acutezza e al rigore: “E’ stato un collega animato dalla grande passione politica; preciso e puntuale, amava impegnarsi per realizzare al meglio i progetti che aveva a cuore, ricercando sempre il confronto rispettoso e costruttivo con gli altri consiglieri”.
Dopo l’intervento di Ferraris ha parlato Tommaso De Luca, preside dell’Istituto Avogadro di Torino. Ha ripercorso l’attività svolta dal suo predecessore che ha guidato l’istituto per 28 anni:
“E’ stato il mio maestro e oggi mi sento più solo”, sono state le sue parole. “Con Rattazzi sono cresciuti i ragazzi ma anche i docenti che lui ha saputo valorizzare”.
Fu artefice di molte trasformazioni frutto di una costante ricerca del confronto. “Voleva costruire una scuola gradevole e severa”, ha sottolineato, “un luogo accogliente e aperto ma sobrio, come deve essere la vita, una scuola in grado di dare forma, attraverso la cultura, alle aspettative del futuro”.
“Rattazzi, ha affermato, “era convinto che la scuola fosse un fattore di sviluppo economico e scientifico del Paese. A lui - ha ricordato - si devono le settimane blu, esperienza pionieristica di scuola lavoro e l’implementazione dei corsi serali, in seguito imposti dalle direttive europee”. Aveva trasformato l’Associazione ex allievi dell’Avogadro nell’Associazione diplomati, “un modo per avere un sguardo più rivolto al futuro e meno al passato”.
Michele Paolino (Pd): “Vorrei ricordare soprattutto l’uomo: colto, cortese, determinato, dalla forte spiritualità e allo stesso tempo laico, generoso, uomo libero, ricco di passioni e pensieri ma concreto. E’ stato un formatore, che ha dato importanza alla cultura attraverso l’impegno di preside dell’Avogadro. Ed era anche un uomo moderno: aveva un suo sito internet e usava facebook. Credo sia riuscito nell’intento di portare la politica nella società: è stato un grande amministratore pubblico a Torino come nella natia Verbania.
E mi piace ricordare l’importanza che dava, da uomo preciso quale era, ad alcuni specifici argomenti sui quali era particolarmente preparato come ad esempio il bilancio e l’urbanistica”. “Ma nella nostra memoria – ha concluso Paolino – Rattazzi rimarrà sempre il preside. Non ci ha lasciati, l’hanno soltanto trasferito in Paradiso”.
Andrea Tronzano (PdL): “Giulio Cesare Rattazzi è un uomo che ho stimato molto per la sua correttezza, il suo rigore e il suo stile di uomo di altri tempi. Uomo libero che poteva discutere su tutto senza discorsi preconfezionati, ed è questo che rende liberi. Rattazzi ha dato molto al Consiglio comunale e lo porteremo nel cuore durante il nostro cammino”.
Michele Curto (Sel): “Ricordo a fine anni ’90, quando Rattazzi aprì i sotterranei dell’Avogadro. Si diceva che non si poteva fare, ma, come sempre, sapeva correre sulla linea del rigore della legalità, rappresentando la forma più alta dell’istituzione e guardando oltre, mettendo le persone giuste al posto giusto. Ha trasformato l’“Avo” in una palestra democratica, dove settimana dopo settimana si sono trovati giovani di questa città. Ci accoglievi e dicevi è casa vostra, ma è la casa di tutti. Quando non volevamo fare intervenire gli studenti di destra (c’era anche l’attuale consigliere Marrone tra di loro) ci hai insegnato il confronto democratico, la ginnastica politica. Noi scoprivamo che le istituzioni possono avere passione politica. Con rigore, in sala Rossa, ci ricordavi il nostro dovere. Hai scelto due campi d’azione straordinari: la politica e la scuola. Noi ce la metteremo tutta per essere quella generazione che tu hai sempre cresciuto. Tu, come sempre, tienici d’occhio”.
Ha chiuso gli interventi il sindaco Piero Fassino: “Giulio Cesare Rattazzi è stato un uomo dalla vita piena, che ha speso bene la sua esistenza, improntata a un impegno civico straordinario. Un educatore e pedagogo che ha creduto nella centralità della scuola nel percorso formativo e nell’identità di ognuno di noi. Lo conobbi quarant’anni fa”, ha ricordato il primo cittadino, “quando divenuto preside dell’ITIS Amedeo Avogadro (che fece divenire un grande laboratorio di esperienze pedagogiche, culturali e anche politiche), rappresentava un punto di certezza per molti, anche per chi la pensava diversamente da lui ma riconosceva la sua straordinaria capacità di ascolto e di relazione. Coerente con la sua tensione pedagogica, Rattazzi aveva la passione per la conoscenza e il sapere e ha saputo trasferire il suo profilo di educatore anche in altri campi della sua attività. In politica, aveva iniziato con la Democrazia cristiana, in coerenza con la sua formazione cattolica, proseguendo con l’impegno nel Partito popolare italiano e poi con l’Ulivo, per approdare infine al Partito Democratico, del quale è stato sino all’ultimo uno dei dirigenti.
Ricordiamo la sua passione, competenza e dedizione in una fase nella quale la politica offre talvolta un’immagine di sé poco accattivante”.
“Giulio Cesare Rattazzi - ha detto Fassino - ha invece mostrato invece il volto di una buona politica, basata su valori solidi, convinzioni radicate, etica e pragmatismo, mostrando sempre grande capacità di interloquire e confrontarsi con tutti. Era per questo amato, stimato e rispettato”.
Esprimendo il cordoglio della Città in primo luogo alla vedova, signora Pieranna, il sindaco ha quindi concluso: “Ha vissuto bene e per questo ha lasciato un segno in ciascuno di noi. Ne ricorderemo il sorriso dolce che esprimeva la sua profonda e garbata umanità, la grande cultura e tutto il suo modo di vivere in una comunità che rispettava e per questo aveva rispetto per lui”.
(T.D.N.) - Ufficio stampa Consiglio comunale