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E’ previsto per il prossimo giovedì 28 il voto sul provvedimento
La seduta del Consiglio comunale di martedì 26 giugno è iniziata con il dibattito generale sull bilancio preventivo della città di Torino per l’anno 2012. La relazione illustrativa sul dibattito era stata illustrata da parte dell’assessore Passoni nelle ultime ore della serata del 25 giugno. (Collegamento al comunicato stampa con la sintesi dell’illustrazione del bilancio: http://www.comune.torino.it/ucstampa/comunicati/article_631.shtml )
Roberto Carbonero (Lega Nord): In più parti della relazione sul Bilancio 2012 si fa riferimento ai tagli di Stato e Regione. Sottraendo i 158 milioni di trasferimenti ai 294 milioni di entrate dovuti alle imposte, ci sono 136 milioni in più rispetto allo scorso anno. Si poteva, quindi, evitare di prendere i 40 milioni di Irpef dai cittadini.
La situazione del Bilancio andava affrontata molto tempo prima, cercando soluzioni condivise anche con l’opposizione.
Andrea Tronzano (Pdl): Occorre affrontare le sfide proposte dai nuovi contesti economici nazionali ed internazionali e l’assessore Passoni ha le capacità per farlo. Resta però la responsabilità di un buco di bilancio, eredita di una gestione ventennale. Ora è importante il ragionamento sul futuro: il bilancio consolidato a partire dal 2014, l’armonizzazione dei sistemi contabili, per garantire efficienza ed efficacia dei servizi (oggi verificabile attraverso l’utilizzo dell’Agenzia per i servizi pubblici locali) e il controllo di gestione sul bilancio.
Il Bilancio 2012 è coerente con quanto indicato dalla Corte dei Conti. L’azione di riscossione deve continuare mantenendo comunque equità e rispetto della dignità delle persone. Si proceda con le dismissioni. Preoccupano le difficoltà di rientro nel patto di stabilità, le troppe tasse e gli scarsi investimenti.
Enzo Liardo (Pdl): La Città è stata indebitata senza che i torinesi se ne siano accorti: a fronte delle spese, infatti, non si è riscontrata efficienza nei servizi. I fondi sono stati spesi male, in direzione elettorale, soprattutto verso una miriade di associazioni, finanziate nonostante la riduzione dei bilanci.
Fondi spesi male, anche per opere pubbliche, come il sottopasso di via Orvieto o l’Arena rock. Bisogna inoltre rivedere l’utilità e i costi di società come 5t, smettere di investire in modo elettorale e andare incontro alle esigenze dei cittadini.
Vittorio Bertola (Movimento 5 stelle): Sorprendente il numero di torinesi che ha cambiato idea sull’Amministrazione che sta facendo il contrario di quanto aveva promesso.
Il momento che la Città sta vivendo è logica conseguenza di un ventennio di amministrazione nel segno della continuità e della spesa allegra.
Ora siamo di fronte a paradossi: opere necessarie cancellate per mancanza di fondi e opere finanziate da terzi che non sembrano così necessarie, come il sottopasso del Museo delle Scienze (600.000) euro, l’Energy Center (19 milioni di euro) o la galleria sul corso Grosseto (165 milioni di euro). E tutto questo mentre il bilancio del Welfare è di lacrime e sangue, con tagli del 14, 5%.
Non è stato facile approfondire la materia del bilancio per i limiti nell’accesso ai documenti: bisogna ripensare le procedure ed anche una nuova contabilità centrata sulla trasparenza, permettendo ai cittadini di decidere come spendere i loro soldi.
Angelo D’amico (Pdl): Ci troviamo a votare un bilancio che è un’ultima spiaggia. Alla maggioranza, che non interverrà nel dibattito, è stata chiusa la bocca, ed è un peccato perché avrei voluto ascoltare gli interventi di Grimaldi o di Mangone… Le voci di questo bilancio sostengono servizi rivolti ai cittadini ma pagati dai cittadini. Io ho cercato tra le maglie strette dei conti di non utilizzare lo strumento dell’ostruzionismo bensì di proporre pochi emendamenti che spero siano dibattuti e non cancellati da atteggiamenti tracotanti della maggioranza.
Maurizio Marrone (Pdl): Con questo Bilancio 2012 l’assessore Passoni sta dimostrando le sue doti come liquidatore, ma la responsabilità è della Giunta. Le tassazioni sono aumentate, rispetto al 2011, del 16% e questo grava molto soprattutto nel contesto economico in cui ci troviamo. Con la svendita delle quote azionarie delle società partecipate si rinuncia al controllo della qualità dei servizi pubblici. Si vende, si rientra nel patto di stabilità ma cosa accadrà nel 2014 quando non si avrà più nulla?
Questo bilancio è la carta di identità di un fallimento. Vorrei ancora ricordare i tagli del 20% alle Circoscrizioni e che per il Welfare si tagliano 2 milioni di Euro per i disabili mentre aumenta (anche se progetti ministeriali) quello sul servizio stranieri e nomadi. Infine sulle politiche giovanili che non sono stati dati ai consiglieri i dettagli dei molti progetti gestiti dai diversi assessorati.
Chiara Appendino ( Movimento 5stelle): A differenza di come la pensa il direttore generale nell’introduzione al bilancio previsionale in cui definisce il 2012 come l’anno dell’avvitamento economico dell’Europa e dell’Italia, io credo che sarà ricordato come l’anno di un tentativo disperato di arrivare alla fine del 2012 e di rientrare nel patto di stabilità. Sarà ricordato come l’anno di privatizzazione dei servizi educativi e della vendita delle società partecipate.
Tagli, progressiva vendita del patrimonio e aumento delle entrate, traducibile in un aumento della pressione fiscale.
Sui tagli si rilevano 21 milioni in meno per il personale. Sulla spesa corrente incidono, per interessi e rientro a debito, 250 mln di uscite, circa il 19% della spesa corrente, una cifra che permetterebbe di coprire più del 50% delle spese del personale (400 mln). Tutto ciò per far fronte a un debito che al 31/12/2011 era di circa 4,5mld. Non condividiamo la scelta di dismissione delle quote azionare che dovrebbero portare circa 270 mln.
Sui tributi locali intendo precisare che è inconcepibile per un cittadino dover pagare Imu e Tarsu e dall’altro vedere che l’amministrazione trova le risorse per pagare 180mila Euro per un portavoce nominato, anche se non cambia il bilancio è un segnale.
Concludo esprimendo forte rammarico per il metodo adottato dalla maggioranza e dalla Giunta, l’illustrazione è stata superficiale e lacunosa e molte richieste di chiarimento non hanno ricevuto risposta. E’ stato un bilancio blindato.
Paolo Greco Lucchina (PdL): Non mi è sfuggito l’articolo di oggi su Repubblica in cui il sindaco Fassino conferma che il debito della Città è di 3,3 miliardi di euro, con un onere di 230 milioni all’anno di interessi da pagare. Quest’anno ci si propone di recuperare 350 milioni di euro. Il sindaco però si è dimenticato di dire che questo obiettivo verrà raggiunto grazie al gettito dell’IMU e agli aumenti di Tarsu, Cosap, parcheggi, biglietti GTT e concessioni cimiteriali. I torinesi però dovranno pagare il debito accumulato almeno per i prossimi 35 anni. Senza contare i debiti delle società partecipate, gestite con scarsa trasparenza e poca professionalità. Per questo, abbiamo proposto una mozione di accompagnamento al bilancio “taglia poltrone”, per ridurre i costi, non rinnovando più alla scadenza i Consigli di Amministrazione delle partecipate, ma nominando amministratori unici.
Fabrizio Ricca (Lega Nord): Ringrazio sinceramente il presidente Altamura per come ha condotto questo difficile percorso che porta all’approvazione del Bilancio. Portare però il Bilancio in aula a fine giugno significa avere messo in crisi per sei mesi la città: i nostri 15mila emendamenti sono la misura del nostro gradimento al provvedimento. Tutto quello che abbiamo fatto finora quest’anno è stato possibile grazie agli sponsor. Addirittura, i fuochi di San Giovanni non ci sarebbero stati senza l’aiuto dei privati. L’uscita dal Patto di Stabilità ha aggravato la situazione: abbiamo dovuto mandar via dipendenti pubblici dagli asili e abbiamo perso trasferimenti dallo Stato per milioni di euro. Inoltre abbiamo aumentato tasse e tariffe e tagliato servizi: buoni taxi, mezzi pubblici, proposte culturali, ecc. La città oggi è in mutande e questo Bilancio è finto: impegniamo dei soldi che non esistono, non potranno essere spesi. E non abbiamo innescato meccanismi virtuosi per abbattere il debito, se non svendere tutto il nostro patrimonio, che comunque non basterebbe a coprire tutto il debito.
Marco Grimaldi ( Sel): Sono consigliere dal 2006 e sono cresciuto in una città che ha visto dismettere il 90% degli stabilimenti industriali dal 1980 al 2005. Ho contribuito a cambiare l’hardware di questa città, le piazze, i quartieri, i deserti urbani, il trasporto pubblico (linea 4 su terra, linea 1 metropolitana, i trasporti notturni, il passante ferroviario) ma anche i luoghi di cultura, i bagni pubblici, i centri di protagonismo giovanile e le case del quartiere. Proprio a questi ultimi, che sono fuori dai nostri bilanci, deve concentrarsi la nostra proposta politica.
A chi ha saputo tenere accesa la città, anche quando i riflettori erano spenti, a chi ha ripensato la cultura, il welfare, la solidarietà nei nostri quartieri.
Attraiamo energie, risorse e soprattutto persone. Passiamo dall’hardware al software. Solo così potremo continuare ad essere un laboratorio per tutto il Paese.
Domenica Genisio (Pd): Ho presentato un emendamento che verrà però ritirato. Chiedeva il sostegno alle scuole materne convenzionate (non solo quelle Fism) perché fanno parte del sistema integrato della città da oltre vent’anni. Chiedevo, con quell’emendamento, di limitare i tagli (stanziamenti ridotti) per salvare il principio che quelle scuole offrono un servizio integrato in un sistema concertato e condiviso. Ridurre il contributo vuol dire diminuire l’offerta che garantiscono al sistema educativo cittadino, ospitando 5800 bambini e permettendo ad altrettante famiglie di non rimanere escluse.
Sapere che il sindaco ha inserito nel suo maxi emendamento anche la mia proposta (facendola sua), mi ha indotto a ritirare l’emendamento.
Lucia Centillo (Pd): La mozione di accompagnamento che presentiamo nasce dalla considerazione che vadano date risposte certe alle persone in un momento in cui il sistema del welfare cittadino e del “modello Torino” vengono messi a rischio dalla difficile situazione economica.
Dobbiamo pensare e progettare un sistema di welfare inclusivo che non può basarsi solo sul sistema assistenziale ma deve rappresentare un investimento articolato per lo sviluppo economico e sociale mettendo al centro le persone e l’attività produttiva, ammortizzatore in un periodo di crisi a garanzia dei diritti di cittadinanza e tessuto connettivo della comunità locale.
Per questo la mozione chiede di assicurare, in fase di assestamento di bilancio, le risorse necessarie a garantire la continuità dei servizi e chiede di dare priorità al comparto sociale anche istituendo un fondo perequativo di solidarietà che contribuisca al sostegno dei nuclei familiari appartenenti a specifiche categorie svantaggiate.
Stefano Lo Russo (Pd): E’ un bilancio complesso e delicato che l’Amministrazione discute in un momento difficile per il Paese e per la Città. L’assessore individua precise responsabilità del governo centrale.
La parola ricorrente è riduzione dell’indebitamento, che va incentivata. Lo sforzo va sostenuto attraverso tre linee guida: le imposte (misura certamente impopolare) dismissioni di patrimonio mobiliare e immobiliare, contenimento dei costi.
Il Pd sosterrà queste azioni.
Un apprezzamento per la cautela con cui sono state previste le entrate extratributarie che consente una riduzione tra la competenza prevista e il reale incassato, per la progressiva riduzione dei residui attivi e per il mancato ricorso ad entrate straordinarie per il finanziamento della spesa corrente.
In merito ai piani di investimento, è utile la logica indicata nella relazione di incentivazione dei piccoli investimenti, ma non possiamo non osservare il futuro continuando a pensare alle grandi trasformazioni urbane, anche attraverso i project bond: se è vero che Torino è affidabile, facendo ricorso a privati, avremo progetti importanti da realizzare, la variante 200, la linea 2 del metrò, la città della salute, la Torino Lione e la tangenziale est.
In tema di welfare occorre ripristinare un quadro di correttezza istituzionale, contrastando la politica iniqua del governo che scarica i tagli e tutti i costi sui comuni.
Sulle prospettive: turismo, cultura ed ecoimprese sono da sostenere ma Torino non può fare a meno della sua vocazione industriale, fondamentale per garantire lavoro e sviluppo, intorno al quale si gioca il futuro della città.
Federica Scanderebech (Fli): Non è facile intervenire in un dibattito sul bilancio quando manca il quadro complessivo delle cose fatte e di quelle da farsi. Ho votato per la costituzione della Hoding e per vendere quote importanti di Gtt e di Sagat, per il necessario risanamento di un bilancio colpito da 25 anni amministrazione di un stessa parte politica. E’ auspicabile quanto è stato annunciato per il 2013 : il calo del debito sotto i 3 miliardi di euro ed il rientro nel Patto di Stabilità per tornare a investire per esempio sul welfare. Mi preoccupa invece l’introduzione di una nuova tassa la Tares e la comparsa di una nuova voce, per il momento a zero euro: la tassa di scopo. Mi chiedo anche se in questo quadro siano scelte valide investimenti come quelli di 1,32 milioni di euro per la navigazione sul Po, 6,7 milioni per Basse di Stura, che riaperta provvisoriamente consentirebbe di abbassare la tassa sui rifiuti, 1,5 milioni di euro per manutenzioni allo Stadio olimpico, 6 milioni per il posteggio alla Gran Madre e altre.
Michele Curto (Sel): Mi sorprende la foto scura che della nostra città ha fatto l’opposizione durante il dibattito. Torino ci ha resi orgogliosi di essere torinesi, aprendo i suoi servizi e le sue scuole agli stranieri mentre altrove succedeva il contrario, costruendo un sistema di welfare dal profilo molto alto, trasformando i suoi vuoti industriali. E bene ha fatto la Città a finanziare queste politiche anche con l’aumento del debito dato che, afferma uno studio, dal 1985 la Città non espande più la sua ricchezza ma la consuma.
Nel votare per il bilancio però dobbiamo guardare oltre che alle luci alle ombre di cui fanno
sicuramente parte quel debito di 890 milioni di euro in derivati. E poi, pensare di poter sostituire all’industria metalmeccanica un’economia del sapere finanziando a debito questo processo con 400 milioni di euro è stata un’idea giusta? Funzionerà? Nel votare il bilancio dobbiamo chiedere un cambio di passo consci di essere oggi in contraddizione con i nostri programmi: serve un cantiere delle idee per il rilancio dell’economia della Città. Perché oggi i settori tradizionali, infrastrutture, edilizia e i rapporti industriali con le maggiori aziende del territorio, in particolare Fiat e Finmeccanica per Alenia, sono in crisi A preoccuparci più ancora del bilancio economico é quello sociale: il numero di sfratti, quello dei disoccupati.
Giuseppe Sbriglio (IdV): Ci accingiamo a votare un documento fondamentale, asse e fulcro di questa maggioranza. Il primo bilancio di questa tornata consiliare ci vede alle prese con la difficile situazione economica mondiale, ed è un bilancio che dovrà preoccuparsi di ridurre il debito e continuare a garantire i servizi. La cruda realtà che stiamo attraversando va ben oltre la cinta daziaria, oltre i confini nazionali per poi ripercuotersi sul nostro territorio. Decisioni difficili ci aspettano nei prossimi mesi per tradurre nella pratica quello che questo bilancio ci indica: far quadrare i conti e cercare di mantenere i servizi che storicamente la nostra città ha garantito. La difesa del welfare prima di tutto.
Per questo voteremo responsabilmente le delibere sul Bilancio e sull’IMU anche se vorremmo fossero diverse. Colpire le tasche dei torinesi non è il nostro sport preferito. Le aliquote dell’IMU e la discussione sugli asset della città non sono il sogno della grande Torino. Il sogno della grande Torino è uscire da questa crisi con una città vivibile dove la gente lavora, paga le imposte che rimangono sul territorio per contribuire alla qualità dei servizi. Una città dove vale la pena far crescere i propri figli, dove un giorno potremo vedere i colori della pelle mischiarsi, avere un sindaco donna o magari con la pelle scura.
Credo infine che ci si offra una grande opportunità: i tempi di crisi portano spesso l’occasione per crescere. L’oculatezza nelle spese, i tagli delle spese inutili, la razionalizzazione delle risorse non devono rimanere una necessità del momento ma rimanere una scelta prioritaria anche quando i tempi torneranno migliori. E la politica deve dare l’esempio, solo così guadagneremo non solo il consenso ma, soprattutto, la fiducia dei nostri concittadini.
Gianguido Passoni, assessore al bilancio: Ringrazio tutti i consiglieri per il dibattito e per le varie forme di apprezzamento per il grande lavoro che c’è stato dietro il bilancio. Ringrazio anche per il lavoro faticoso e delicato svolto nelle Commissioni, in particolare dal presidente Altamura.
Nel dibattito politico i numeri del bilancio spesso non hanno una valenza univoca, ma che il debito contratto dalla città sia corrisposto a una fase storica di trasformazione è un dato oggettivo: lo dimostrano la metropolitana, la linea 4, corso Francia, i parcheggi sotterranei, i nuovi bus, il termovalorizzatore, il passante… In alcuni casi, come per il passante ferroviario, si tratta di opere che hanno una valenza secolare, che resteranno per generazioni.
Il debito, oggi a 3,3 miliardi di euro, scenderà sotto i 3 miliardi nel 2013, ma non si può dimezzare in due anni, come per magia. L’importante è mantenere una tendenza alla riduzione costante e non dovuta a risorse straordinarie.
Il debito è anche collegato al tema dei derivati, nati tra il 2001 e il 2006 e che stiamo riducendo in questi anni (ammontavano a 1.350 milioni nel 2007, oggi sono 869 milioni).
Abbiamo poi consolidato i conti della città, rendendoli ancora più trasparenti.
Per quanto riguarda il tema delle dismissioni mobiliari e immobiliari, ci tengo a precisare che sono previste dalla legge e noi ci stiamo impegnando a governare questo processo, con gare a doppio oggetto.
Stiamo usando la leva fiscale e abbiamo tagliato costi di spesa sulla base di investimenti e risanamenti, che hanno un ritorno pluriennale.
Non c’è stata alcuna svendita o operazione irresponsabile, né un cambiamento di linea rispetto al passato recente.
Il debito è come un treno lanciato in corsa: non si può arrestare in un attimo. L’energia cinetica del treno però l’abbiamo bloccata: l’indebitamento è già stato fermato. Oggi, infatti, il debito è in rientro ed è ricondotto al ridimensionamento.
Piero Fassino, sindaco: Ringrazio sinceramente l’assessore Passoni per la dedizione, la passione e la competenza con cui ha gestito la redazione del Bilancio. Vorrei si fosse tutti consapevoli che alla guida dell’assessorato al Bilancio c’è un uomo competente, grazie al quale con questa amministrazione si perseguono scelte finanziarie fondate sulla professionalità.
Ringrazio anche il Consiglio comunale: tutti i consiglieri si sono sforzati di misurarsi con i problemi per cercare le soluzioni più idonee. Ringrazio infine dirigenti e funzionari del Comune, che anche questa volta hanno espresso un livello di professionalità che dovremmo apprezzare di più.
Nel definire le nostre scelte di bilancio non possiamo prescindere dallo scenario in cui viviamo: il mondo si chiede cosa succederà tra 48 ore a Bruxelles. È la crisi più grave dal 1929, e allora l’epicentro era l’America: oggi è l’Europa.
In Italia, alla crisi internazionale si aggiungono fattori strutturali di fragilità e debolezza: abbiamo il terzo debito pubblico più alto del mondo, l’assetto finanziario e produttivo è fragile, il tasso di crescita è tra i più bassi del Continente. Tutto ciò ha determinato una crisi via via più profonda che ha portato alla nascita di un Governo tecnico e di una maggioranza di emergenza e ha richiesto interventi d’urto.
Torino deve fare i conti con tutto questo: viviamo in una crisi economica, sociale e finanziaria che non risparmia nessuno.
Inoltre, negli ultimi 4 anni il Patto di Stabilità è stato raddoppiato ogni anno: è diventato insostenibile e siamo stati costretti a uscirne. La spesa pubblica dello Stato è dovuta per il 55% alle Amministrazioni statali, ma a queste ultime è stato richiesto un taglio soltanto del 25%, mentre alle Regioni (che costituiscono il 25% della spesa) è stato richiesta una riduzione del 45% e a Comuni e Province (che rappresentano solo il 15% della spesa) sono stati imposti tagli per il 38%. C’è un forte squilibrio nel carico dei tagli, che i Comuni chiedono di rinegoziare.
Consideriamo un risultato della nostra azione l’impegno assunto dal Presidente del Consiglio dei Ministri di una flessibilizzazione del Patto di Stabilità. Dal 2013 verranno introdotti fattori di flessibilità, in particolare per edilizia scolastica, ricerca, innovazione e investimenti infrastrutturali.
A Torino abbiamo fatto scelte chiare, precise e dettagliate, ispirate a tre questioni di fondo:
1. Ridurre l’indebitamento. A Torino il debito è alto, ma c’è una differenza incontestabile tra l’indebitamento per investimenti e indebitamento da spesa corrente. Abbiamo investito in metropolitana, teleriscaldamento, termovalorizzatore, passante ferroviario, impianti olimpici, ecc., per rendere più attrattiva la città, offrendo nuove occasioni per investimenti, lavoro e tecnologie. Lo dimostra il caso Loquendo, azienda recentemente acquisita dall’americana Nuance. Il CEO di Nuance Paul Ricci mi ha annunciato che intendono allargare la loro presenza in città perché a Torino ci sono il Politecnico, la qualità della vita dei loro ricercatori è alta e la città è accogliente.
In ogni caso i debiti, anche quando da investimenti, vanno pagati. E questa amministrazione si è assunta la responsabilità di farlo. Dall’anno scorso il debito sta scendendo (-25 milioni di euro nel 2011, -85 nel 2012). E con la cessione di quote delle partecipate ricaveremo 350 milioni di euro per pagare i fornitori e ridurre ulteriormente la massa debitoria. E così rientreremo anche nel Patto di Stabilità.
2. Dotare la città di un equilibrio di bilancio solido e strutturale. Infatti, salvo un’entrata una tantum per compensare la multa (anch’essa una tantum) per l’uscita dal Patto di Stabilità, tutte le voci di entrate sono strutturali e ripetibili. Entrate non incerte, né una tantum, che consentono oggi, e ancor di più nel 2013, di avere un bilancio solido. La scelta che motiva l’alta fiscalità è dovuta alla volontà di non intaccare la qualità dei servizi. Nonostante minori trasferimenti per 157 milioni di euro, nessuno dei servizi sociali, educativi, culturali di cui beneficiano i torinesi ha subito riduzioni. Abbiamo realizzato il pareggio per 1/3 con riduzioni di spesa sui costi della macchina comunale e per 2/3 con entrate da fiscalità. Forse da noi la fiscalità è più alta rispetto ad altre città, ma anche il nostro welfare è più alto.
3. Sostenere lo sviluppo della città.
Non intendiamo ridurre le ambizioni della città. E stante le minori risorse pubbliche, ciò è possibile allargando il perimetro delle risorse disponibili a capitali privati e sociali e ri-modulando le forme di erogazione dei servizi. Come abbiamo fatto dando in concessione 9 asili nido su 49, senza smantellare un servizio sociale fondamentale, garantendo a tutti i bambini un posto nell’asilo a settembre. E come faremo con il mondo imprenditoriale, per mobilitare capitali privati per realizzare infrastrutture pubbliche.
Chi governa una città ha il dovere di mettere in campo tutte le azioni possibili per mobilitare risorse, energie e investimenti.
A Torino la crisi c’è ed è forte, ma Torino non è piegata dalla crisi. Abbiamo risorse straordinarie per affrontare, contrastare e superare la crisi il più rapidamente possibile. Nostra responsabilità è mobilitarle. Questa Amministrazione è determinata nel volerlo fare.
Ufficio stampa del Consiglio comunale