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Il Consiglio comunale ha approvato con 22 voti favorevoli 13 contrari e due astenuti, una delibera presentata dall’assessore Elide Tisi che adegua alla normativa regionale i requisiti di accesso ad una serie di prestazioni socio assistenziali, revocando le misure di miglior favore che erano state a suo tempo adottate dalla Città.
Il provvedimento, che riedita integralmente la compartecipazione al costo dei servizi da parte dei cittadini che beneficiano di prestazioni assistenziali (un torinese su nove) si è reso necessario, recita la delibera, “per fronteggiare la riduzione dei finanziamenti statali e regionali”.
Le tipologie di risposte sociali del welfare torinese sono attualmente più di 500.
Tra le novità approvate l’innalzamento dell’anzianità necessaria, da 60 a 65 anni per coloro che chiedono assistenza economica, interventi a domicilio o inserimenti in struttura residenziale, se autosufficienti.
Scenderà da 70.000 euro a 51.000 euro il valore dell’eventuale patrimonio che non viene calcolato per la definizione della situazione patrimoniale degli anziani e dei disabili che chiedono interventi domiciliari o inserimenti in strutture residenziali.
Anche nel caso delle persone con disabilità, come già per gli anziani, il patrimonio immobiliare e quello mobiliare, rileverà ai fini del calcolo del contributo dovuto per le prestazioni ricevute, sia in strutture residenziali, sia a domicilio. Inoltre l’indennità di accompagnamento potrà concorrere a coprire i costi del progetto terapeutico o riabilitativo qualora la spesa superi i massimali previsti.
Le prestazioni di assistenza economica saranno subordinate alle disponibilità di bilancio del Comune e all’esistenza di un progetto di intervento approvato.
Un progetto servirà anche per l’inserimento in strutture di enti o organizzazioni del terzo settore, in alternativa all’inserimento in albergo già previsto per talune tipologie di disagio sociale e abitativo.
Alcuni degli emendamenti presentati sono stati accolti. Lucia Centillo e Marta Levi del Partito democratico hanno introdotto nella delibera la dimensione della sperimentalità e della transitorietà e l’impegno nel reperire nuove risorse, anche procedendo alla dismissione del patrimonio immobiliare delle Ipab.
Di Lucia Centillo, Michele Paolino, Guido Alunno, del Partito democratico, l’emendamento, anch’esso accolto, con cui l’Amministrazione si riserva di tornare in futuro a deliberare migliori condizioni. Si tratta della possibilità di riportare a 70.000 euro il valore del patrimonio da calcolare per determinare il contributo dovuto dagli utenti, in base ad una precisa valutazione delle risorse del bilancio per il 2012 prevista nelle prossime settimane.
Ciò in ragione del fatto che le norme regionali a cui la delibera fa riferimento erano anteriori all’introduzione dell’Imu, che comporterà per i proprietari un onere di spesa superiore a quello a suo tempo rappresentato dall’Ici.
La Giunta non ha considerato invece economicamente sostenibile la proposta di Marco Grimaldi e Michele Curto di Sinistra e libertà di accogliere il passaggio della franchigia a 51.000 euro, ma collegandola ad una stima del valore basata sui parametri a suo tempo previsti per l’ICI.
Nel medesimo spirito è stato accolto un emendamento di Chiara Appendino e Vittorio Bertola del Movimento 5 stelle che prevede una possibile revisione di tariffe e contribuzioni nel corso dell’attività deliberativa del 2012 relativa al bilancio o ai servizi socio-assistenziali.
Con il provvedimento l’Amministrazione punta ad un risparmio di 3,2 milioni di euro nel secondo semestre del 2012.
Il dibattito sul provvedimento è stato preceduto da una illustrazione del provvedimento da parte dell’assessore Elide Tisi che ha spiegato come mentre gli interventi di assistenza economica negli ultimi anni crescevano del 20% e quelli di inserimento in strutture residenziali crescevano del 30%, le risorse per il welfare torinese dal 2009 siano passate da 48 milioni di euro ai, probabili, 25 milioni di euro del 2012. “Ciò rende necessario individuare priorità da garantire ai soggetti più fragili”, ha detto Tisi, la quale ha anche messo in evidenza che per le persone con disabilità si continuerà, come in passato a considerare solo il reddito ed il patrimonio dell’interessato e non quello complessivo del suo nucleo famigliare.
D’altra parte anche i casi in cui in presenza di un patrimonio “sopra la soglia” il reddito della persona non sia sufficiente per affrontare la contribuzione dovuta, continuerà a valere la possibilità di ricevere l’anticipazione della contribuzione da parte dell’Amministrazione.
Il voto che è stato preceduto da un dibattito ha fatto registrare l’astensione dei due consiglieri di sinistra e libertà, Michele Curto e Marco Grimaldi
Sono intervenuti nel dibattito:
Fabrizio Ricca (Lega Nord): Accolgo l’appello alla responsabilità, a patto che non si raccontino cose che non corrispondono a verità. Non si attribuisca alla Regione la responsabilità dei tagli al welfare cittadino.
Vittorio Bertola (Movimento 5 Stelle): E’ una delibera triste e odiosa perché prevede tagli per l’assistenza. L’intenzione di tutti è di cercare di recuperare risorse, in particolare sul discorso della franchigia immobiliare, prima dell’approvazione del bilancio.
Maurizio Marrone (PDL): Inserire i parametri Imu al posto dei parametri Ici creerà indubbiamente problemi e finirà per escludere dal servizio socio assistenziale anziani e piccoli proprietari.
Tutti gli interventi previsti dalla maggioranza, in particolare la cessione delle partecipazioni nelle aziende, erano finalizzati a non procurare tagli al welfare.
Michele Curto (SEL): Dobbiamo salvaguardare il welfare in una situazione delicata, i tagli di Stato e Regione colpiscono duramente. E’ vero che dobbiamo intervenire urgentemente ma dobbiamo capire a che livello dobbiamo mantenere i servizi: parliamo di uomini e donne della nostra città, se questa delibera passa così com’è esclude – non dai servizi di assistenza ma dalla compartecipazione del Comune ai costi -1500 persone in domiciliarità e 300 in residenzialità. La franchigia di 51mila euro a parametro IMU equivale a 30mila a parametro ICI, il valore di un monolocale in periferia. I 4 milioni che si risparmierebbero scaricherebbero sulle persone escluse costi fino a quasi tremila euro annui a testa.
Lucia Centillo (PD): Questa delibera è stata a lungo discussa in IV Commissione e dal confronto sono scaturite proposte migliorative. La situazione è critica, mancano 15 milioni di euro per il welfare. Questo provvedimento non basterà a fugare ogni pericolo per la tenuta di quel “modello Torino” che dobbiamo tutelare. Occorre massima attenzione per le persone sole e con fragilità sociale come indicato da un nostro emendamento. Positiva l’azione per lo scioglimento del Buon Pastore, ma occorre fare di più per valorizzare i patrimoni delle ex-Ipab e utilizzarli per il welfare. Dobbiamo ora uscire da questa crisi ma bisogna dire che questo provvedimento è di natura transitoria.
Stefano Lo Russo (PD): Questo è un provvedimento necessario per la tenuta del welfare torinese. Se siamo in queste condizioni è dovuto al fatto che da quando il centrodestra governa il Piemonte non fa che tagliare risorse e scaricare sui Comuni i costi economici e sociali dei tagli. Se la Regione avesse mantenuto i fondi avremmo potuto evitare questa dolorosa operazione. L’opposizione, invece di condurre polemiche strumentali avrebbe dovuto essere al nostro fianco, facendo pressione sulla Regione per il ripristino dei finanziamenti per l’assistenza. Alla Giunta chiedo uno sforzo per trovare nel bilancio la copertura necessaria all’emendamento presentato da alcuni nostri consiglieri.
Enzo Liardo (PdL): Il Centro-destra nei primi mesi si è trovato a governare una Regione dal bilancio seriamente compromesso. La stessa cosa avverrebbe se dovessimo amministrare questo Comune in fallimento. Il Comune di Torino ha sempre viaggiato al massimo delle proprie possibilità negli scorsi anni, con una serie di spese inutili e superflue: ora la maggioranza deve farsene carico e non può scaricare le colpe su altri.
Marco Grimaldi (SEL): L’atteggiamento dell’opposizione è incomprensibile. Quando si è insediato in Regione, il Centro-destra ha subito operato un taglio sui trasferimenti per il welfare da 48 a 38 milioni di euro. Ora sono solo più 25 milioni. Non si può far finta che il taglio non esista e non influisca sul bilancio comunale. A maggioranza, sindaco e assessore Tisi chiedo però di rimanere nell’oggetto della discussione: misure urgenti per fronteggiare la riduzione dei trasferimenti statali e regionali e adeguamento dei nostri parametri a quelli regionali. Siamo pronti a varare misure urgenti e a scendere sui livelli dei servizi, ma vorrei che venisse chiarito il disegno complessivo del bilancio comunale e non ci siano doppi adeguamenti, come abbiamo visto oggi.
Andrea Tronzano (PdL): C’è un accordo tra Regione Piemonte e Comune di Torino per un trasferimento regionale di 25 milioni di euro per il welfare cittadino. Torino ha subìto un taglio di trasferimenti regionali del 16%, inferiore a quello delle altre province (intorno al 20%): la città è stata tutelata dalla Regione. Il problema è che negli scorsi anni il precedente assessore ha creato bisogni non necessari. Bisogna poi ricordare che la Regione ha stanziato 12 milioni di euro per i non auto-sufficienti: cifra che il Comune ha già speso nel 2011, anziché nel 2012. È ora che gli operatori del Comune di Torino smettano di dire ai singoli cittadini che i tagli sono sempre colpa del Governo Berlusconi e di Cota.
A conclusione del dibattito è intervenuto il Sindaco
Piero Fassino – Sindaco: E’ un fatto obbiettivo che le difficoltà che oggi registriamo sono frutto di una diminuzione di trasferimento di risorse da parte del Governo e della Regione.
I tagli che si sono succeduti dal 2010 ad oggi ammontano a 150milioni di euro (al netto della penalizzazione dovuta all’uscita dal Patto di stabilità).A queste riduzioni vanno aggiunti i tagli decisi dalla Regione Piemonte. Scelta non obbligatoria, tant’è che altre Regioni hanno operato in maniera ben diversa, salvaguardando le risorse per il welfare.
I 25 milioni stanziati dalla Regione per il welfare torinese nel 2012 sono il frutto di un confronto che mi ha visto impegnato in prima persona ma del cui risultato non sono certo contento.
E’ evidente che in un contesto di questo genere bisogna ridefinire gli impegni di spesa in modo da salvaguardare l’equità sociale. Le persone che usufruiscono di interventi domiciliari sono circa 9.000, quelle che usufruiscono di interventi residenziali, circa 3.000. Oggi nel 60% dei casi di entrambe le tipologie il Comune interviene con integrazioni di costi. Con questa delibera le percentuali di cittadini verso cui la Città eroga contribuzioni passano rispettivamente al 40% e al 45%.
Ma soltanto per quei cittadini che posseggono beni immobili. Chi non ha beni patrimoniali, continuerà a usufruire delle contribuzioni di oggi.
Soluzione ragionevole quella proposta attraverso l’emendamento del Partito Democratico che allarga l’area dei cittadini coperti da contribuzione. Oneroso ma sostenibile. Ma non si può andare oltre, la proposta di Sinistra e libertà non è economicamente sostenibile.
Ufficio stampa del Consiglio comunale