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Comunicato stampa

EMERGENZA UMANITARIA NORDAFRICANA, URGENTE L’INTERVENTO DI TUTTI I SOGGETTI ISTITUZIONALI

Il 31 dicembre prossimo verrà dichiarata la fine dello stato di emergenza umanitaria, iniziato circa un anno e mezzo fa, quando sulle coste italiane sbarcarono migliaia di profughi libici, in fuga dalla guerra in corso nel loro Paese.

Come da suddivisione nazionale basata su criteri di territorialità e numero di abitanti, il Piemonte ricevette 14.83 persone e, di queste, circa 1.100 accolte nel solo territorio di Torino e prima cintura.

L'emergenza è stata dichiarata e gestita da diversi soggetti: Ministero dell'Interno e, per la parte di attuazione, la Regione Piemonte, la Protezione Civile Regione Piemonte e il Settore Politiche Sociali, mentre per la parte gestionale la Prefettura.

Da questo tavolo istituzionale sono stati esclusi i Comuni e le strutture ricettive, ossia i soggetti che, al termine dello stato d'emergenza, dovranno fare i conti con le persone attualmente ospitate.

“Siamo chiamati a far fronte a una vera e propria emergenza umanitaria che – dichiara l'assessore alle Politiche sociali, Elide Tisi – richiede l'impegno delle Istituzioni a tutti i livelli, a partire da quello nazionale. Oggi più che mai ognuno è chiamato ad assumere le proprie responsabilità. La Regione, che ha deciso l'allocazione delle persone nel territorio piemontese e gli accordi con le strutture che le devono ospitare, deve anche governare l'uscita dall'emergenza legata all'arrivo di chi è fuggito dalla Libia”.

I dati forniti oggi durante la seduta della Commissione Sanità e Servizi Sociali, presieduta da Lucia Centillo, arrivano dalla Protezione Civile Regionale: per le 1.483 persone accolte, la spesa media pro capite oscilla tra i 40 e i 46 euro al giorno, 15 milioni di euro l'anno in totale.

Senza fondi, che saranno interrotti con la fine dell'emergenza, sarà impossibile poter proseguire sia con l'accoglienza, sia con i percorsi di integrazione.

La Commissione ha ascoltato anche i rappresentanti delle associazioni del privato sociale che, in modo unanime, sottolineano quanto il sistema di accoglienza torinese sia un'eccellenza: nonostante difficoltà economiche e gestionali, si sono sempre raggiunti obiettivi di integrazione. La criticità che si presenta adesso per la situazione nordafricana deriva solo dal non coinvolgimento di Comune e associazioni nella gestione. Le proroghe non servono se non ci sono fondi per continuare a garantire un livello non solo assistenziale, ma di integrazione, e il rimpallo di responsabilità tra le varie istituzioni non fa altro che esporre tutti a pericoli connessi all'illegalità post emergenza.

Pericoli sottolineati anche dalla presidente Centillo: “Senza linee guida per la gestione dei rifugiati, rischiamo che l’emergenza umanitaria si trasformi in un problema di ordine pubblico che coinvolge non solo la Città di Torino, ma tutti i Comuni che hanno un numero di persone di molto superiore alla reale capacità di accoglienza. È davvero necessario che ci sia presto un tavolo di discussione con tutti i soggetti istituzionali coinvolti e che ognuno si assuma le proprie responsabilità”.

Nelle altre Regioni italiane, i rifugiati sono stati distribuiti in base al territorio regionale e provinciale, tenendo anche conto della densità di popolazione. In Piemonte, invece, la gestione non ha seguito questi criteri e di fatto il Comune di Torino e la prima cintura hanno accolto circa l'80 per cento delle persone destinate all'intera Regione.

(G.G. - Ufficio stampa Consiglio comunale)


Pubblicato il 13 Dicembre 2012

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