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In risposta a un’interpellanza generale (primo firmatario: Michele Curto), è intervenuto oggi in Consiglio Comunale il vicesindaco Tom Dealessandri.
Il vicesindaco ha illustrato una breve cronistoria dell’impianto e delle decisioni che hanno portato allo svuotamento dell’ammoniaca contenuta nella pista di bob: “Già in fase di progettazione degli impianti olimpici, e poi nella fase di promozione e gestione, per la prima volta sono stati messi insieme siti montani con siti in città. Per non ripetere le esperienze negative di Italia ’61, si era subito pensato all’utilizzo post olimpico delle strutture. Ad esempio, sono stati realizzati più villaggi olimpici, da destinare poi a residenze universitarie e ad alloggi di edilizia popolare. Eravamo consapevoli che l’impianto di Cesana invece sarebbe stato un problema in futuro, ma il CIO e il CONI ci avevano imposto l’obbligo di costruire la pista.
Quando il 22 dicembre 2008 il cda della Fondazione 20 marzo 2006 ha indetto le procedure per la cessione del 70% delle quote della società Parcolimpico srl che gestiva gli impianti, era già prevista la possibilità di una modalità gestionale alternativa per la pista di bob e il trampolino olimpico, considerati gli altissimi costi fissi di manutenzione.
Andata deserta la gara, c’è stata quindi l’aggiudicazione definitiva il 16 novembre 2009 con trattativa privata a un’Associazione temporanea di impresa (ATI), composta da Live Nation e Set Up, con l’obbligo di mantenere la pista in funzione fino al 31 dicembre 2010.
Dopo una lunga serie di riunioni tra il 2011 e il 2012 tra i soci della Fondazione e i sindaci dei Comuni dell’alta valle, non essendoci state garanzie sufficienti dal punto di vista economico e delle responsabilità, e valutati gli elevati costi di gestione della pista di bob (1,4 milioni di euro all’anno), si è deciso di procedere allo svuotamento dell’ammoniaca contenuta nell’impianto, a cura della ditta Tazzetti, selezionata tra un numero ristrettissimo di aziende specializzate abilitate. Anche il sindaco di Cesana, con una lettera dello scorso 29 ottobre, si è reso conto che non c’erano le condizioni per mantenere l’impianto.
Si può comunque pensare di usare la pista nel periodo estivo, anche se l’ultima estate è stata utilizzata solo per due settimane”.
Il primo firmatario dell’interpellanza, Michele Curto, ha così replicato: “L’interpellanza discussa oggi ci consente di estendere la riflessione anche sulle altre strutture olimpiche. Gli impianti realizzati avevano un valore di circa 600 milioni di euro, a fronte di una vita prevista fra i 30 e i 50 anni e, nella Fondazione 20 marzo, vengono iscritti a bilancio per un valore di 267 milioni di euro: il 50% in meno rispetto al valore iniziale. Regione, Provincia e Città di Torino decidono di concedere le strutture alla società Parcolimpico per 30 anni per un valore di 2 milioni di euro, secondo un patto pubblico privato che prevedeva la cessione del 70% al privato del valore delle strutture, sotto il controllo pubblico. L’interesse pubblico consisteva nel concedere a un soggetto privato un patrimonio da valorizzare attraverso opere di manutenzione. Ma queste come sono state attuate? Esiste un piano delle manutenzioni da parte di Parcolimpico? Esiste la prevista commissione di controllo? È stata individuata la struttura indipendente di controllo? In relazione all’utilizzabilità delle strutture, come sono stati resi fruibili gli impianti e con quali eventi?
Per quanto riguarda i conti di Parcolimpico, quali attività sta mettendo in campo visto che le perdite della società ammontano a circa 6 milioni di euro all’anno?”.
Delassandri si è dichiarato disponibile ad approfondire la questione delle strutture olimpiche nella Commissione Sport, presieduta da Luca Cassiani, ascoltando la Fondazione 20 marzo 2006.
(M.Q. - F.D'A.) - Ufficio stampa Consiglio Comunale