Comunicato stampa
GIOVANNI PICCO, L'ULTIMO DEI SINDACI DEMOCRISTIANI
La Città di Torino ha oggi festeggiato ufficialmente in Sala Rossa gli 80 anni dell’ ex sindaco Giovanni Picco.
A capo dell’esecutivo comunale dal dicembre 1973 al luglio 1975, Giovanni Picco, classe 1932, architetto, è stato l’ultimo dei sindaci democristiani a Palazzo Civico. Con lui, si concludeva una serie pressoché ininterrotta di primi cittadini dello scudo crociato, iniziata nel 1951 con Amedeo Peyron e interrotta dai due mandati di Diego Novelli.
Prima di essere scelto quale sindaco da una coalizione tra la DC e i partiti di area socialista e liberaldemocratica (allora non era prevista l’elezione diretta del sindaco da parte dei cittadini), Picco aveva rivestito l’incarico di assessore, al personale, alla cultura e poi all’urbanistica: aveva messo piede in Sala rossa per la prima volta, come consigliere, nel 1964.
Il suo mandato da sindaco si è svolto in uno dei periodi più tesi per la città, all’apice della crisi petrolifera (le prime “domeniche a piedi”) e percorsa da tensioni sociali fortissime nei luoghi di lavoro e nei quartieri, tra cassa integrazione e carenza di alloggi.
Successivamente, Picco ha rappresentato il suo partito nel Consiglio regionale del Piemonte, sedendo sui banchi di Palazzo Lascaris per quindici anni. Nel marzo del 1978 le Brigate Rosse gli hanno teso un agguato, quindici colpi per uccidere, tre andati a segno, ferendolo. Oltre a continuare ancora oggi la sua attività professionale, Giovanni Picco è stato presidente del Parco Nazionale del Gran Paradiso.
Nel suo saluto iniziale, il presidente del Consiglio comunale Giovanni Maria Ferraris ha rievocato le tappe dell’itinerario politico di Picco, iniziato con la sua adesione alla DC e proseguito nelle istituzioni, all’insegna del costante impegno: “L’impegno dell’uomo che crede ai valori irrinunciabili della centralità della persona, del rispetto, della lealtà e della dignità. L’impegno del professionista capace, con la sua competenza, di apportare miglioramenti alla vita dei torinesi. L’impegno del politico in grado di affrontare le difficoltà insite nel ruolo di amministratore pubblico”.
Uomo del dialogo e della mediazione, Picco, ha aggiunto Ferraris. “L’attenzione complessiva ai grandi temi dell’amministrazione pubblica - ha concluso il presidente - non gli impedì però, prima come assessore e poi come sindaco, in virtù delle sue conoscenze tecniche e della sua professione di architetto, di concentrare il suo operato anche in campo urbanistico e di dedicare maggiore attenzione alle periferie”, in un momento di grande espansione della città.
Dante Notaristefano, presidente dell’Associazione ex consiglieri, ha voluto soffermarsi sulla pagina più drammatica del percorso umano e politico dell’ex sindaco, l’attentato subito il 24 marzo del 1978, ricordando come Giovanni Picco sia stato, insieme allo stesso Notaristefano, a Maurizio Puddu, alle vedove di Fulvio Croce e Carlo Casalegno, uno dei promotori dell’Associazione Italiana Vittime del Terrorismo.
L’intervento di Michele Vietti, vicepresidente del CSM,, ha sottolineato come “a fronte dell’antipolitica attuale, Picco si presenti come parte integrante di quella tradizione di impegno cattolico in politica, concepito come la forma più alta di carità e di servizio prestato nell’interesse della propria comunità . Un esempio di come la rottamazione della quale tanto si parla non possa essere attuata su base anagrafica”.
Il sindaco Piero Fassino ha concluso la serie degli interventi ricordando come il mandato di Picco sia stato esercitato in una fase particolarmente delicata per Torino, allora ancora in espansione ma già di fronte ai primi segni di crisi, a cominciare da quella energetica. “Una stagione politica - ha evidenziato Fassino - nella quale la centralità politica e istituzionale della DC dovette far fronte ad una società che cambiava rapidamente, mutando anche i rapporti di forza tra gli schieramenti politici”. Picco era consapevole della necessità di misurarsi con una società in tumultuoso cambiamento, ha aggiunto il sindaco, unendo le sue competenze professionali alla dimensione politica, introducendo nell’urbanistica innovazioni poi divenute abituali, a cominciare dalle varianti al Piano regolatore e dai Piani particolareggiati. “Si è dimostrato un uomo capace di rispettare e ascoltare, venendo per questo a sua volta rispettato e ascoltato”, ha concluso Fassino: “ha servito la sua città amandola, come ogni sindaco deve fare, e per questo gli dobbiamo la nostra gratitudine”.
Ritirando la targa a ricordo della cerimonia, il festeggiato ha voluto ringraziare tutti ricordando gli undici anni trascorsi a Palazzo Civico. “In questa sala – ha rievocato Picco – prendevamo decisioni su sollecitazione di un milione e duecentomila abitanti, metà dei quali erano torinesi da pochi anni se non da pochi mesi”. Per far fronte ai problemi, ha ricordato Picco, “assumemmo provvedimenti non sempre compresi e condivisi, ma che contribuirono a creare il contesto ambientale che permise poi a sindaci come Novelli, Castellani e altri di affrontare il futuro di Torino. Ebbe inizio allora un ripensamento generale sulla nostra città”. Fu un modo, ha aggiunto, di testimoniare il servizio al bene comune. “Interpretavamo la vita politica come servizio alla città. E di questo siamo onorati”, ha concluso.
C.R. - Ufficio stampa del Consiglio comunale