In risposta ad un articolo di giornale in cui il Ministro Mariastella Gelmini dichiara: “la smettano di chiedere soldi vogliono solo screditare il governo” affermazione nata da un intervista alla preside della scuola elementare Roberto D’Azeglio di Torino: “ Scuola al verde, le famiglie paghino 50 euro”, l’Assessore ai Servizi Educativi della Città di Torino dichiara : “ Il Ministro Gelmini sembra ignorare che in realtà praticamente tutte le scuole sono oggi costrette a chiedere contributi alle famiglie per il funzionamento degli istituti e dell’attività didattica, proprio per effetto dei tagli provocati dalla riforma che lo stesso Ministro Gelmini ha varato. Gli esempi possono essere moltissimi e non riguardano solo l’acquisto di cancelleria, materiale per le pulizie, carta igienica e sapone; infatti la riduzione del numero di insegnanti fa sì che la vigilanza durante l’orario di mensa debba essere svolta da cooperative o associazioni e non più da personale scolastico, con un costo aggiuntivo che si riversa sulle famiglie. Oggi i genitori pagano di loro tasca per completare l’offerta educativa e le attività integrative, prima garantite dalla scuola”.
“ Ogni istituto ha oggi meno risorse – aggiunge l’Assessore – che in passato per sostenere le attività didattiche e il funzionamento minuto. Le scarse risorse che le scuole hanno ricevuto di recente non compensano la mancata erogazione di fondi degli ultimi due anni. I fondi per il cosiddetto funzionamento, tra l’altro, ammontano a meno di 10 euro ad allievo per tutto l’anno scolastico. Gli enti locali, in questi anni, sono dovuti intervenire per cercare di tamponare una situazione sempre più difficile. La Città di Torino, ad esempio, spende ogni anno, oltre ai compiti che le vengono assegnati, circa 20 milioni di euro a sostegno del sistema scolastico torinese. Tra queste spese vi sono i 3 milioni e 500 mila che il Comune spende per pagare 140 insegnanti di sostegno (figura fortemente ridimensionata dalla riforma Gelmini) che lavorano nelle scuole dello Stato, oltre a buona parte delle attività integrative che permettono con grande fatica di proseguire l’esperienza del tempo pieno. Quando i dirigenti scolastici chiedono contributi alle famiglie– sottolinea l’assessore- non è certo per ostilità nei confronti di nessuno ma per cercare di far funzionare nel modo migliore possibile un patrimonio, la scuola pubblica, fondamentale per il futuro di ogni comunità”. (G.Str.)
Torino, 7 Aprile 2011